20 marzo 2025
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Biografia di Gary Oldman (Gary Leonard O.)
Gary Oldman (Gary Leonard O.), nato a Londra il 21 marzo 1958 (67 anni). Attore, sceneggiatore e produttore britannico. Tra i più versatili. Nel 2018, dopo quasi cento film in cui ha interpretato una vasta gamma di personaggi, ha ricevuto l’Oscar per l’interpretazione del primo ministro britannico Winston Churchill in L’ora più buia.
Titoli di testa «Per essere bravo nel mestiere, l’attore deve essere un po’ egoista».
Vita Nato a Londra, nella zona di New Cross. Figlio di Leonard e Kathleen Cheriton Oldman • Come e quando è iniziato il suo rapporto con il cinema? «A 5 anni, le mie sorelle maggiori mi portarono a vedere A Hard Day’s Night e siccome avevano comprato il 45 giri dei Beatles, lo ascoltavo rallentandolo a 33 giri per imparare le parole. Al cinema ho cantato a squarciagola le canzoni e loro si vergognavano» [a Marco Consoli, Sta] • Il padre, un saldatore che all’occorrenza diventava marinaio, era un forte bevitore e abbandonò la famiglia per un’altra donna quando Gary aveva sette anni. Così il giovane Oldman crebbe con la madre e le due sorelle maggiori, una delle quali è Laila Morse (pseudonimo di Maureen Oldman), nata nell’agosto del 1945, anche lei attrice • Da principio ha un primo amore per la musica e, deciso a diventare pianista, impara da autodidatta a suonare il pianoforte ma, grazie, all’incontro con Roger Williams si appassiona alla recitazione • A 15 anni, diventa membro del Greenwich Young People’s Theatre, e poco dopo lascia la scuola per andare a lavorare in un negozio di articoli sportivi • «Prima di diventare un attore famoso, ha fatto l’operaio, il portiere, il commesso in un negozio di scarpe e l’addetto alla macellazione dei maiali» [Sara Sirtori, Amica] • «La folgorazione per il cinema è avvenuta quando ho visto in tv Luna arrabbiata: appena è apparso Malcolm McDowell è come se si fosse accesa una luce nel buio e ho capito che volevo fare anche io quel mestiere. Poi ho avuto la fortuna di conoscerlo e gliel’ho detto. Ancora adesso a ricordarlo mi commuovo» [Consoli, cit.] • Recitazione, pianoforte e lettura dei classici sono i suoi unici passatempi: «Un giorno ho improvvisamente annunciato che avrei fatto l’attore e mia madre mi ha incoraggiato. È importante crescere in un ambiente familiare in cui i genitori ti incoraggiano a seguire i tuoi sogni» [ad Arianna Finos, Rep] • A 17 anni tenta di entrare alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra. Respinto • Ottiene una borsa di studio per la Rose Bruford School of Speech and Drama, nel Kent,. Si diploma nel 1979. L’anno successivo, è in tour in Europa e America del Sud con il Glasgow Citizen’s Theatre, e presto comincia ad apparire in film prodotti dalla televisione britannica. Nel 1986 la giovane star del teatro inglese è accolta al Royal Court Theatre e nella Royal Shakespeare Company, e debutta al cinema • «Nel 1986 con Syd e Nancy, ho interpretato il leader dei Sex Pistols Syd Vicious, ruolo che mi ha dato una certa popolarità» [Consolo, cit.] • «Vicious era l’espressione stessa del rifiuto totale della società, in nome di quel no future gridato durante i concerti nei bassifondi della Londra Anni ’70, una vera icona punk che Gary Oldman, pur alle prime armi, interpretò magistralmente sia per somiglianza fisica che per carisma» [Jacopo Conti, The Hot Corn] • «Poi per puro caso subito dopo ho incarnato il drammaturgo Joe Orton in Prick Up – L’importanza di essere Joe. Erano due ruoli talmente diversi l’uno dall’altro che ho potuto dimostrare la mia versatilità. E ho iniziato a credere di potercela fare. Sa, questo non è un mestiere facile» [Consolo, cit.] • «Nel 1990 raccoglie consensi con Rosencrantz & Guildenstern are dead, una commedia drammatica basata sull’omonima opera teatrale di Tom Stoppard, una rivisitazione dell’Amleto di Shakespeare. La sua inclinazione per i personaggi storici lo porta a interpretare una persona reale nello pseudo-biopic di Oliver Stone JFK, in cui interpreta Oswald. Segue Dracula di Bram Stoker diretto da Francis Ford Coppola» [Fidel Martinez, YardBarker 2018] • «Non sono un attore che segue il metodo, ma quando Francis Ford Coppola mi ha chiesto per una scena di Dracula di inondare il set di lacrime, ho pensato alla sensazione di abbandono che ho provato a 7 anni quando mio padre ha lasciato mia madre per andare a vivere con un’altra donna. Solo da adulto ho capito quanto è complessa la vita, e che ci si può innamorare diverse volte, ma quell’emozione è ancora vivida dentro di me. Anche se usarla per il mio mestiere dimostra che si può trovare qualcosa di buono anche nei traumi» • «Winona Ryder durante le prove mi ha detto “sai, sei davvero intenso” e io mi sono quasi offeso… (ride sonoro, ndr). Tu non sei consapevole di che tipo di reazioni susciti, cosa provochi sullo schermo» [Finos, cit.] • «Sembra che Gary Oldman non fosse particolarmente interessato al ruolo di Dracula in Dracula di Bram Stoker. L’attore, però, ha detto che quando ha letto per la prima volta la sceneggiatura ha deciso che sarebbe valsa la pena fare il film solo per poter pronunciare la battuta “Ho attraversato gli oceani del tempo per trovarti”, da lui considerata tra le più belle mai lette in tutta la sua carriera. Non andava d’accordo con Winona Ryder. Pare che sul set del film tirasse una brutta aria, determinata dal cattivo rapporto con la co-protagonista. Il resto del cast era rimasto sconvolto da questa cosa, anche perché i due erano stati amichevoli durante le prove, per poi arrivare ad odiarsi a vicenda, come se tra di loro fosse successo qualcosa di irreparabile» [Mara Siviero, Cinefilos.it 2022] • Segue «una pellicola di Tarantino-Tony Scott, True Romance, in cui interpreta uno sballato, lo scontro tra Dennis Hopper e Christopher Walken, scegliete voi. Personalmente, poche cose sono meglio di Oldman nei panni di Drexl Spivey, il pappone spacciatore che pensa di essere nero. Con Léon: il professionista è un agente corrotto della Dea con un talento per gli scatti di follia che gestisce un’operazione di droga a New York City. Dire che Oldman ha fatto centro in questo ruolo sarebbe un eufemismo. Per molti, Norman Stanfield è uno dei più grandi cattivi di tutti i tempi. Luc Besson deve essersi innamorato del lavoro di Gary Oldman sul cattivo durante Léon, perché il regista ha nuovamente scelto l’attore per il ruolo del cattivo ne Il quinto elemento» [Martinez, cit.] • «Negli anni Novanta, dopo i successi di Dracula di Stoker e Léon, nonché durante le relazioni con Uma Thurman e Isabella Rossellini, Oldman era affondato nell’alcolismo, che ha prima romanticizzato (“Tutti i miei eroi erano bevitori o consumatori abituali di oppio – ha dichiarato in anni recenti – Ammiravo poeti, attori e scrittori con problemi di alcool”), poi esorcizzato con l’autoironia, infine sconfitto grazie agli alcolisti anonimi e a una lunga riabilitazione. L’alcolismo era stato anche causa della fine della relazione tra sua madre e suo padre, Leonard Bertram Oldman, che aveva lasciato la famiglia quando Gary aveva solo sette anni. Echi di quella infanzia difficile si trovano in quella che rimane a oggi l’unica prova di Gary Oldman da regista, Niente per bocca, del 1997: un film crudo e autobiografico in cui una famiglia della periferia londinese sopravvive a stento tra violenza e dipendenze» [Serra, cit.] • Gli anni Novanta lo vedono protagonista non solo in veste di attore ma anche di produttore e regista. Ha fondato con Douglas Urbanski la casa di produzione SE8 Group (il nome deriva dal codice di avviamento postale dalla cittadina natale di Oldman) • «Interpreta spesso il cattivo, a suo merito, però, è sempre grandioso in quei ruoli e interpreta tutti i tipi di cattivi diversi. Oldman non è sempre il cattivo. A volte è la vittima. Questo è stato sicuramente il caso di Hannibal del 2001, il sequel di Il silenzio degli innocenti. Oldman dà vita a Mason Verger, un personaggio originariamente presente nel libro che cerca vendetta contro Hannibal Lecter per averlo sfigurato. […] Gary Oldman sa anche fare commedia, come dimostra la pellicola del 2005 Dead Fish. Il film non è stato un grande successo, ma merita di essere visto. In Bambino 44 interpreta il generale Mikhail Nesterov». [Martinez, cit.] • Tra i suoi ruoli più amati dai giovani c’è quello di Sirius Black nella serie di Harry Potter. Molti lo considerano uno dei migliori dell’intera saga. «Credo derivi dal fatto che ho infuso il personaggio del mio rapporto con Daniel Radcliffe, che all’epoca aveva 14 anni ed era molto intimidito da me. Abbiamo passato molto tempo insieme, ricordo di avergli insegnato un riff di basso, e siamo diventati amici. L’esperienza di Harry Potter è stata bella: come ricordo, mi sono portato a casa dal set gli stivali di Sirius» • Nel 2011, la prima nomination come miglior attore dall’Academy nel 2011 con La Talpa, l’adattamento del thriller di spionaggio di John Le Carré. Anticipa Musk interpretando il Ceo di un’azienda che colonizza Marte (Lo spazio tra di noi), è a capo di una comunità di umani in L’alba del pianeta delle scimmie, è il detective James Gordon in Il Cavaliere oscuro, in Batman di Nolan e nel corso della sua carriera, dimostra la sua versatilità apparendo in diversi film, inclusi alcuni flop al botteghino. Non è andata così vestendo i panni di Churchill in L’ora più buia, che gli fa conquistare l’Oscar come migliore attore • Oldman, che rapporto ha con la figura storica di Churchill? «Da buon inglese sono cresciuto riverendo Churchill. Una figura storica incomparabile. Un uomo che ha scritto 50 libri, più di Shakespeare e Dickens messi insieme, Nobel per la letteratura, pittore con oltre 16 mostre personali e più posizioni politiche di chiunque altro. Per me, nato nel 1958, Churchill era “l’uomo che ha vinto la guerra”. Così imparammo all’asilo. Mio padre combatté con la Royal Navy nella battaglia di Okinawa. Quindi per forza sento quel forte legame». Nel film mostra anche un lato tenero di Churchill. Era così? «Certo. Quando piange in metropolitana. Si commuoveva facilmente alla vista di gente che soffriva. Churchill si recava spesso nelle aree di Londra che erano state bombardate, sentiva il dolore, capiva le persone. Churchill era anche buffo, aveva senso dell’umorismo, e sapeva come promuovere sé stesso. Fece di sé stesso una sorta di “brand”, di marchio. In questo senso fu anche un visionario». Come si è preparato al ruolo? «Di materiale d’archivio ce n’è tantissimo, ho visto tutto e letto tutto. La responsabilità di dar volto a un personaggio così immenso era tale che all’inizio ho rifiutato l’offerta. Ma poi mia moglie e un amico produttore mi hanno fatto capire che non era un’occasione che potevo lasciarmi sfuggire». Qual è stato il dettaglio chiave per la sua interpretazione? “Tanti dettagli. Mi hanno dato il permesso di sedermi sulla sua poltrona (nella War room di Downing Street, ndr), e ho potuto osservarne bene i braccioli: sul sinistro c’erano graffi delle sue unghie, e su quello di destra c’erano i graffi dei suoi anelli. Minuzie che dicono molto del suo enorme stress: aveva 300.000 uomini a Dunkirk, in Francia. Hitler aveva un’armata di cinque milioni di soldati» [a Silvia Bizio, Rep] • «Oldman era così determinato a ottenere il look giusto per Churchill che è riuscito a convincere il famoso truccatore Kazuhiro Tsuji a uscire dal pensionamento per aiutare a trasformare l’attore nel famoso volto con guance cadenti del primo ministro» [Martinez, cit.] • «Oldman ha affermato che il trucco gli serve da corazza, per dargli il coraggio necessario a interpretare un personaggio, per superare ogni timore di inadeguatezza. Tanto che il ruolo che gli ha messo più ansia nell’intera carriera, a suo dire, è quello del produttore Herman J. Mankiewicz in Mank, che richiedeva solo un minimo make-up (e che ha finito per fruttargli la sua terza nomination agli Oscar)» [Serra, cit.] • Nel 2020 arriva il Covid: «La vita somiglia parecchio alla mia vita precedente. Non esco molto, sono un po’ un eremita, ci sono voluti quattro mesi prima che arrivassi al cancello di casa per dare un’occhiata in strada. Mi arrivavano lavori da valutare, studiavo… Confesso che è stato piacevole. Io vivo così, quando non lavoro mi chiudo in casa. Sto bene con le mie cose. E tutto quello che ho adesso lo devo proprio a quella decisione, ventiquattro anni fa, di buttare l’alcol e salvarmi la vita. È stata la mia scelta più coraggiosa» [Bizio, cit.] • I film in cui ha recitato hanno incassato oltre 11 miliardi di dollari in tutto il mondo, rendendolo uno degli attori più remunerati di sempre • Nel 2020 ad Arianna Finos dice: «Sono stato fortunato in una carriera ad aver lavorato con Oliver Stone, Chris Nolan, Stephen Frears, Francis Ford Coppola, Luc Besson. Ora, lasci che le faccia una domanda: Paolo Sorrentino, ecco con chi vorrei lavorare. Glielo può far sapere?». Nel 2022 viene accontentato. Paolo Sorrentino gli affida il ruolo di uno scrittore alcolizzato nel suo ultimo Parthenope: «Oggi io vivo un momento felice, ma ne ho vissuti altri che mi rendono facile comprendere la malinconia, la solitudine, l’autodistruzione e l’abuso di alcol che attraversano la sua esistenza. Avremmo potuto fare a gara di bevute con lui, e quel personaggio sulla carta l’ho riconosciuto d’istinto. Io non interpreto Cheever, ma la versione che ne dà Paolo» [Finos, cit.] • «Ammiro Sorrentino da sempre, per lui avrei interpretato anche Babbo Natale» [a Rolling Stone] • Christopher Nolan vuole che sia Harry Truman in Oppenheimer: «Un solo giorno di set, ma sono stato bene» • Nel 2022 «ha affermato che la sua carriera di attore è finita, e che preferisce fare il pensionato: una decisione che ritarda a trasformare in fatti solo a causa del successo insperato di Slow Horses, la serie di Apple Tv+ che doveva essere il suo ultimo lavoro, e che invece sta producendo la sua quinta stagione […] Per chi non l’avesse mai vista – è di gran lunga una delle cose migliori che si possano pescare nel mare di contenuti che ci vengono offerti quotidianamente dai colossi dello streaming […] in questa storia, la spia più brava è un vecchio sbevazzone che ha un rapporto molto intenso con i suoi gas intestinali» [Serra, cit.] • «La star della serie tv Slow Horses, Gary Oldman, tornerà sul palco teatrale nell’aprile 2025 per la prima volta dopo un’assenza di quasi quattro decenni per recitare nel celebre monologo di Samuel Beckett Krapp’s Last Tape […] Oldman ripercorre i suoi passi allo York Theatre Royal, dove si distinse nel 1979 dopo essersi laureato al Rose Bruford College. […]» [Laura Pavanello, Moviemag news 2024] «In carriera ho rifiutato molti ruoli per via della mia insicurezza: pensavo sempre che ci fosse qualcuno più adatto di me per interpretarli. Ma quando ho trovato il coraggio di affrontare quella paura, camminando sospeso sul baratro del fallimento, ho trovato lo stimolo per continuare il lavoro di attore e spesso anche il successo. Per questo il mio consiglio ai giovani è di seguire le proprie passioni e coltivare la propria autostima: è la migliore arma contro la paura» [a Marco Consoli, Sta] • «Quello che volevo dire era che, come poi qualsiasi artista o attore o pittore, sono sempre iper-critico del mio lavoro. Se non lo fossi, e fossi semplicemente soddisfatto di quello che faccio, per me significherebbe la morte. Il giorno in cui rivedrò una mia performance e penserò “Dio mio, sono fantastico”, ecco, sarà un giorno molto triste» [Finos, cit]. Ora è a Londra per girare la sesta stagione di Slow Horses. Amori Cinque matrimoni. Il primo nel 1987 con l’attrice Lesley Manville, incontrata al Royal Court. Pochi mesi dopo la nascita di Alfie, divorziano. Sul set del film Henry & June, Oldman conosce Uma Thurman. Si sposano nel 1990. Divorziano nel 1992. Dal 1994 al 1996 ha avuto una relazione con Isabella Rossellini, sedotta sul set di Amata immortale: «L’alcol lo portava a spendere fino all’equivalente di quasi 20 mila euro al giorno. Isabella sembrò convinta di poterlo salvare. Nel periodo in cui lui cominciò a parlarle di matrimonio aveva la lingua nera a causa del troppo bere qualsiasi drink. Isabella stabilì che la sobrietà era la condizione imprescindibile per sposarsi, e lui andò in rehab. Ne uscì pulito e raccontò alla stampa di quanto fosse stata dura. Continuò a seguire gli Alcolisti Anonimi ma lì ha conosciuto un nuovo amore, la fotografa ex modella Donya Fiorentino. E Isabella? Dall’esterno sembra che tutto sia sfumato senza traumi, probabilmente quando lui si è messo con Donya la loro storia era già finita» [Debora Attanasio, Marie Claire] • Il 16 febbraio 1997 sposa Donya Fiorentino e ad agosto nasce Gulliver Flynn. Due anni dopo danno alla luce Charles John (Charlie), che oggi fa l’attore. Il 13 aprile 2001 arrivano il terzo divorzio e le accuse di violenza: «Donya Fiorentino, che dopo l’Oscar ha scritto: “Complimenti agli Academy per aver premiato non uno, ma due molestatori. Pensavo ci fossimo evoluti. Che fine ha fatto il movimento #MeToo?”. […] Fiorentino aveva accusato Oldman di violenza per la prima volta nel 2001. Secondo quanto detto dalla donna, Oldman avrebbe addirittura tentato di strangolarla e l’avrebbe colpita con un telefono di fronte ai suoi figli» [Giulia Echites, Rep 2018] • Nel 2018, quando Donya tira fuori questa storia, il figlio Gulliver Flyn si schiera in difesa del padre: «Ma non c’è niente di vero in tutto questo. È stato pesante e doloroso vedere scritte di nuovo quelle false accuse contro mio padre, specialmente dopo che tutto questo era stato chiarito anni fa». Oldman aveva ricevuto la piena custodia dei figli dopo il divorzio da Donya e di questo Gulliver dice «è stata una grazia, una fortuna». «Di sua madre parla come di una donna con dei problemi: “È stata una persona triste e ha sofferto per la maggior parte della sua vita, tutte le bugie che continua a ripetere sono diventate la sua realtà, a mio padre e tutti noi hanno causato solo dolore”» [Rep. cit] • «Pur non essendo più legato alle due donne che lo hanno reso padre, Oldman ha affermato di cercare comunque di stare vicino ai suoi figli e di crescerli nel migliore dei modi» [Siviero, cit.] • Nel 2008 il quarto matrimonio con la cantante inglese jazz Alexandra Edenborough al quale segue il quarto divorzio nel 2015. Nell’agosto 2017 ha sposato la scrittrice e curatrice d’arte Gisele Schmidt. Stanno ancora insieme.
Titoli di coda «Sappiamo ascoltare e vedere molto di più quando invecchiamo che non quando siamo giovani. La gioventù non è nel momento. È sempre, come Parthenope, da un’altra parte. Poi, invece, con l’avanzare dell’età, cominci a pensare che devi goderti il presente, perché il domani non è garantito. Mentre a 18 anni si pensa che si vivrà per sempre» [Intervista a Valentina Ariete, Movieplayer, 28 ottobre 2024].