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 2025  marzo 21 Venerdì calendario

Biografia di Giulia Bongiorno

Giulia Bongiorno, nata a Palermo il 22 marzo 1966 (59 anni). Avvocata e politica.
Titoli di testa «La prima cosa che dico ai miei nuovi clienti è: “Quella che le è capitata è una disgrazia. Faccia conto che le sia venuto un tumore”» (Claudio Sabelli Fioretti).
Inizi «Nasce alto borghese a Palermo tra i libri di Giurisprudenza, anno 1966. Il padre, Girolamo, è professore emerito di Diritto processuale alla Sapienza» (Pino Corrias), sua madre si chiama Maria Fiamma, ha una sorella minore, Roberta • «Nonno, papà e sorella avvocati civilisti: un destino segnato. “A Palermo abitavo sopra lo studio legale di famiglia e mio nonno già a cinque anni, scherzando, mi presentava come la futura avvocato Bongiorno. Era uno studio di civilisti, immobile, silenzioso. Come clienti avevano dei pacchi di carta, esclusivamente carte. In me c’era già il fascino della professione ma anche la consapevolezza di non volere avere a che fare solo con pezzi di carta. All’università ho capito che mi sarei occupata di penale”» (Francesco Agresti) • «Da ragazza, a Palermo, non ho fatto altro che basket, calcetto, barca a vela, viaggi, nuoto, tennis. Giocavo, arbitravo, allenavo» (Claudio Sabelli Fioretti). «D’estate nuota nel mare di Mondello che con una granita al gelso resterà per sempre la sua vacanza ideale» (Pino Corrias) • Si laurea con lode all’università di Palermo nel 1989, diventa avvocato nel 1992, ottenendo il riconoscimento della Toga d’onore per essere arrivata prima tra i 700 praticanti palermitani. «Ricorda il suo primo processo? «Si giudicava un chirurgo il cui paziente era morto. Riuscii a dimostrare che fra la sua negligenza e la morte del paziente non c’era nesso causale. Assoluzione piena»» (Claudio Sabelli Fioretti) • «Quando ho iniziato, il tribunale di Palermo era pieno di avvocati uomini: c’era grandissima diffidenza nei miei confronti, soprattutto da parte dei clienti. Per di più ero giovane e dimostravo pure meno: sembravo una quindicenne, per quanto cercassi di invecchiarmi indossando tailleur-pantaloni e fumando il sigaro» (Maria Laura Giovagnini) • «Considerato che vivevo a Palermo e il mio lavoro era da penalista, i clienti erano di tutti i tipi, anche accusati per associazione di stampo mafioso. Lì bisognava farsi vedere veramente forti. Io cercavo, già nel primo incontro, di essere strapreparata, di aggredirli con le nozioni e dimostrare loro che conoscevo ogni parola di ogni verbale. La chiamavo “tecnica del pugno in faccia”: quando vedevano questa ragazzina dietro la scrivania, dovevo colpirli con una serie di prove sulla mia preparazione, prima che potessero rendersi conto che ero donna e piccolina» (Rosanna Biffi) • «Io accetto i clienti sulla base della fiducia che ho in loro, nelle loro storie, nella loro innocenza. A Palermo difendere una persona spesso vuol dire automaticamente poi diventare l’avvocato del figlio, del nipote, di tutta la famiglia. E quella mia scelta preliminare diventava impossibile» (Tommaso Labate).
Andreotti «La mia vita si divide in due parti, prima e dopo Andreotti» • «Gioacchino Sbacchi, […] dal ’92 avvocato degli eccellenti, da Bruno Contrada ad Andreotti. È lui il “primo maestro”. È lui a creare il primo contatto con Andreotti e l’altro difensore, Franco Coppi, il professore catturato dalle capacità della “giovane di studio”, pronto a offrirle un posto al sole, a Roma. E, d’accordo con Sbacchi e Coppi, accetta la proposta benedetta da Andreotti: sarà lei a seguire il processo di Palermo [in cui Andreotti era accusato di associazione a delinquere semplice e associazione a delinquere di tipo mafioso, ndc] per tre giorni a settimana e quello di Perugia [in cui Andreotti era accusato di essere il mandante dell’omicidio del giornalista Mino Pecorelli (1928-1979), ndc] la prima settimana di ogni mese. Prima con il compito di studiare le carte e preparare le udienze, poi con responsabilità sempre maggiori. E stando sempre di più a Roma per consultazioni, consigli, dialoghi continui con “il presidente”, fino a familiarizzare come forse nessuno è mai riuscito a fare con Andreotti. […] Una macchinetta a moto perpetuo capace di operare 24 ore su 24, anche saltando i pasti, producendo e sfornando memorie, ricostruzioni, riscontri, idee, sogni tutti esclusivamente finalizzati per anni e anni ai processi contro Andreotti» (Felice Cavallaro) • «Che cosa aveva lasciato dietro di sé per sposare la causa di Andreotti? “Palermo, la mia casa, i ventitré clienti del mio studio”. Meno redditizi di Andreotti, probabilmente. “Ma scherza? Lì per lì lo erano molto molto di più. Accettare la difesa di Andreotti volle dire cambiare vita, spostarsi in più città, Perugia compresa. ‘Ha tempo per pensarci’, mi disse. Ah, bene, ho tempo, pensai. Poi aggiunse: ‘Può darmi una risposta domani mattina’. Dissi di sì. Ma ho potuto farlo grazie agli aiuti della mia famiglia e al piccolo gruzzolo di rimborsi spesa di quando giocavo a basket, che avevo messo da parte”» (Tommaso Labate) • «“Io viaggiavo tutte le settimane tra Perugia, Palermo e Roma. Le spese di trasferta per l’esame dei 50 collaboratori di giustizia, alcuni dei quali sparsi nei bunker di tutta Italia, erano enormi. Sono state prodotte un milione e duecento mila carte da fotocopiare. Diciotto euro ogni 50 pagine se richieste con urgenza”. Un miliardo solo per fotocopie. “Il calcolo lo ha fatto lei”» (Claudio Sabelli Fioretti) • Nel 2002 Andreotti in secondo grado viene condannato a 24 anni di reclusione come mandante dell’omicidio del giornalista Mino Pecorelli. «Dopo la lettura della sentenza, la sofferenza diventa insopportabile. Svengo subito dopo. Da quel momento in poi inizio a dimagrire sempre di più, giorno dopo giorno. Mi danno da mangiare pasta per farmi riprendere peso» (Tommaso Labate). Verrà però assolto un anno dopo, in Cassazione • Il 2 maggio 2003 Andreotti in secondo grado viene assolto dalle accuse di collusione mafiosa (in parte per intervenuta prescrizione del reato, come confermato l’anno successivo dalla Cassazione). Bongiorno in aula grida: «E vai! Assolto! Assolto! Assolto!» • Dopo aver assistito Andreotti, «tutti la vogliono, tutti la cercano. A lei piace il sangue e l’inchiostro della battaglia. Quando esce Il Divo di Paolo Sorrentino, si rimbocca le maniche, pronta a chiedere il sequestro del film per lesa maestà. Ma sua maestà Andreotti la dissuade» (Pino Corrias) • Al funerale di Andreotti pianse e disse: «Era una persona unica. Non rara: unica».
Politica Entra in politica nel 2006, come deputata per An. «Fino ad allora, Giulia […] non aveva mai neppure votato. […] Titubante alla proposta di Fini, si consultò con Andreotti, che considera alla stregua di un tenero nonno. Il Divo ci pensò un po’ su, poi dette l’assenso. Accettata la candidatura, Fini la presentò alla stampa con apposita conferenza. Giulia […] ai giornalisti disse che aveva ricevuto avances anche da sinistra, ma che sceglieva la destra per il particolare rapporto con Fini. Di lui – spiegò – aveva apprezzato il favore per le quote rosa. Soprattutto, però, la “posizione coraggiosa e indipendente” sulla fecondazione assistita, più laica e aperta di quella del centrodestra. […] Aggiunse che non voleva “crociate contro i magistrati, ma essere ponte tra politica e toghe”, e concluse: “Sono garantista, non perdonista”. […] Nella prima legislatura, di rodaggio, Giulia non lasciò grandi impronte» (Giancarlo Perna) • Nel 2008 viene confermata come deputata, ma con il Pdl. E «fu tra i parlamentari che nel 2010 seguirono Fini nella sfortunata avventura di Futuro e libertà (“Che fai, mi cacci?”) e nel tentativo fallito di far cadere il governo Berlusconi allora in carica. […] Nel suo ruolo di presidente della commissione Giustizia della Camera, in quella legislatura l’avvocato si oppose alle leggi ad personam e ai giri di vite sulle intercettazioni voluti dall’allora presidente del Consiglio» (Giorgio Dell’Arti) • Nel febbraio 2013, come esponente del raggruppamento montiano in cui era confluita la formazione finiana, si candidò contemporaneamente al Senato e alla presidenza della Regione Lazio, ma fallì entrambi gli obiettivi. Seguì un lungo periodo di silenzio politico, rotto solo da qualche estemporanea dichiarazione, come quella relativa all’adesione al fronte del «no» per il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 • «La lunga marcia di avvicinamento verso la Lega […] inizia in uno studio televisivo. Poi da cosa nasce cosa. E così Salvini, colpito dalla concretezza giuridica della sua interlocutrice, la invita a tenere una lectio magistralis davanti a 6 mila leghisti convocati a Verona, nel giorno della Festa della Liberazione, sul tema “La difesa è sempre legittima”. Il successo è enorme. E le parole d’ordine non lasciano spazi all’immaginazione: “Se un ladro entra in casa mia, apro il fuoco”. […] Dopo quel 25 aprile, la collaborazione Salvini-Bongiorno s’intensifica» (Dino Martirano) • Il 18 giugno 2018, Salvini annunciò che, alle imminenti elezioni politiche, Bongiorno sarebbe stata candidata «come capolista della Lega in diversi territori del Paese». Viene eletta senatrice, nella XVIII legislatura, grazie alla netta affermazione elettorale della Lega. È stata anche candidata alla presidenza del senato • Il 1° giugno 2018 diventa ministro per la Pubblica amministrazione nel governo Conte I, incarico decaduto un anno dopo con la formazione del governo Conte II. «Le manca il ruolo da ministra nel governo gialloverde, il Conte I? “Per nulla. Insieme a Giorgetti, fui la prima a dire che l’esperienza di governo coi Cinquestelle andava archiviata quanto prima. Ci bloccavano tutto, non ci consentivano di fare nulla”» (Tommaso Labate) • Il 13 ottobre 2022 viene rieletta senatrice, nella XIX legislatura, sempre nel gruppo leghista • Nel 2023, dal palco del raduno della Lega di Pontida, invocò la castrazione chimica per gli stupratori.
Altri Tra le persone che ha difeso: Pierfrancesco Pacini Battaglia (detto «il banchiere un gradino sotto Dio», nel 2002, processo derivato da Tangentopoli), Vittorio Emanuele di Savoia (nel 2006, quando in un’intercettazione disse di aver «fregato» la polizia sull’omicidio Hamer), Piero Angela (nel 2000, citato per diffamazione da due associazioni omeopatiche), Francesco Totti (per lo sputo a Poulsen agli Europei del 2004; «tutti mi dicevano: guarda che Totti è completamente idiota, avrai difficoltà a parlare con lui. Invece ho scoperto una persona che vale molto»), Stefano Bettarini e la Sampdoria (per l’inchiesta sul calcio-scommesse), la magistrata Clementina Forleo, Federica Panicucci quando divorziò, Tiziano Ferro quando venne accusato di evasione fiscale, Raffaele Sollecito (che durante le udienze ha definito simile a «un personaggio di Proust», e che fece assolvere in Appello dall’accusa di aver ucciso Meredith Kercher), l’avvocato di Berlusconi Niccolò Ghedini, la ragazza che accusa Ciro Grillo e i suoi amici di stupro • Ha difeso Matteo Salvini nel processo per la nave Gregoretti e nel processo Open Arms: il 20 dicembre 2024 è stato assolto nell’aula bunker di Palermo, la stessa dove 25 anni prima Bongiorno vide l’assoluzione di Andreotti • «Forse sono anomala, ma se mi capita di scoprire che un imputato che ho fatto assolvere in realtà era colpevole, mi viene tristezza perché non ho capito nulla e sono stata presa in giro» (Claudio Sabelli Fioretti, Amascord) • «Quale parte del processo mi piace di più? Il controesame. Fare una raffica di domande che tramortiscono il teste ostile dà una gioia superiore perfino all’assoluzione» • «Ho adottato la regola del cinque. Vede quelle carte? Bisogna leggerle cinque volte. La prima volta rapidamente, la seconda con attenzione, la terza sottolineando con evidenziatori di colori diversi, la quarta attaccando i post-it, la quinta volta si può dire di conoscerle se un attimo prima di leggere il rigo già lo si sa a memoria. Consente di fare bene i controesami. In aula spesso si improvvisa. Più sei preparato, più sei bravo a improvvisare» (Claudio Sabelli Fioretti) • «Quando un signore entra nel suo studio quanti soldi ha già perso? “Dipende dalle spese che si devono affrontare. In linea di massima da 3 mila a 100 mila euro che nessuno gli ridarà in nessun caso. Il consiglio che io do è: ‘Non chiedetevi perché è arrivata questa disgrazia proprio a voi, altrimenti impazzirete. Mettetevi in testa che è una perdita secca’. Da un processo penale si esce come minimo con un tic nervoso”» (Claudio Sabelli Fioretti) • «C’è stata una volta in cui è partita convinta dell’innocenza di un suo cliente ma poi ha cambiato idea? “Una sola”. Come andò? “Un mio assistito appena assolto mi manda un regalo. Guardo l’oggetto e, in quell’oggetto, mi sembra di riconoscere una cosa che avevo visto descritta in un verbale di sequestro, che teoricamente poteva stare ovunque meno che nelle mani di un innocente”» (Tommaso Labate).
Altro La madre e gli amici la chiamano Giulietta • È celiaca: «I sintomi sono esplosi il giorno della condanna di Andreotti a 24 anni in appello. Sono svenuta per strada mentre mi stavano intervistando per la Rai» (Claudio Sabelli Fioretti) • «La sua vita privata resta privatissima. Guadagna una fortuna, 2,8 milioni di euro lo scorso anno, ma senza indossare diademi, solo giacche, pantaloni, camicette bianche. Un tempo giocava a calcetto, ora preferisce sedersi nel consiglio di amministrazione della Juventus [dal 2012 al 2018, ndc]. Va in chiesa tutti i giorni e siccome è celiaca il prete ha una scorta di ostie senza glutine per lei. Non le piace mangiare, esibirsi, raccontarsi. Ha qualche amica, molte ammiratrici. Nessun fidanzato: “Gli uomini mi annoiano”» (Pino Corrias). «Ho avuto degli spasimanti […] Il partner impiccia? «Ostacola, limita, pretende». Non c’è stato l’amore folle. «Ho avuto delle storie che si sono sgretolate appena qualcuno ha detto: “Che cosa si fa domenica?” Io rispondevo: “si lavora”». Quanto è durato al massimo un fidanzamento? «Prima di Andreotti o dopo Andreotti?». Lo spartiacque della sua vita. «Prima, normalissimi fidanzati, durati due o tre anni». Dopo Andreotti? «Mai più di due settimane» (Claudio Sabelli Fioretti) • Il 22 gennaio 2011 ha avuto un figlio, Ian, senza avere un compagno (rischiava un parto prematuro, perciò a dicembre votò alla Camera in sedia a rotelle). Disse che considerava averlo avuto tardi, a 44 anni, un «fallimento». «Lo guarda continuamente “grazie alle telecamere che ho installato in tutta la casa e che controllo con il telefonino. Guardarlo mi fa star bene […] Lui è il mio angolo di paradiso”. Intendendo per paradiso proprio quello che vede, la casa, e la sua ricercata solitudine. La stessa che frequenta ogni mattina all’alba nell’ora di jogging intorno a via del Corso, prima del caffè in San Lorenzo in Lucina, proprio dove Andreotti aveva lo studio e il potere» (Pino Corrias), l’ufficio dove oggi ha sede lo studio Bongiorno, dove lavora con altre 17 persone • «Quando va dal parrucchiere? “All’ora di pranzo e cronometrando. A me piacerebbe avere i capelli lunghi. Ma non me li posso permettere e ho scelto un taglio pratico. Quaranta minuti e via, ogni due mesi e mezzo”. E i vestiti? “Me li manda mia madre da Palermo. Non voglio vestiti eleganti. Li voglio comodi”. Quando si vestiva da sola il risultato era disastroso. “Non ho buon gusto e mi annoio a provare i vestiti”» (Claudio Sabelli Fioretti) • Lontana parente di Mike Bongiorno («Mio nonno Filippo Bongiorno era cugino di Philip, il padre di Mike») • Cofondatrice nel 2007, insieme a Michelle Hunziker, dell’associazione Doppia difesa, per la tutela legale e psicologica delle donne vittime di violenza. Selvaggia Lucarelli scrisse un articolo sul Fatto in cui si dimostrava che l’associazione non era molto efficiente • Cattolica praticante, è tuttavia favorevole a: diritto all’aborto, diagnosi pre-impianto, fecondazione assistita, regolamentazione delle unioni civili, legge anti-omofobia • Nel 2023 a Libero dichiarò che, visto che «i ragazzi crescono molto in fretta, […] dovremmo anche pensare alla possibilità di abbassare la soglia di imputabilità, che oggi è fissata a 14 anni» • Durante la pandemia fece una dose sola di vaccino: «Perché ho avuto il Covid, ho 6.670 di carica anticorpale, la più alta del Parlamento» (Giuseppe Alberto Falci e Fabio Savelli) • Nel 2020, durante una pausa dell’udienza preliminare al Tribunale di Catania per il caso Gregoretti, mentre parlava con il suo assistito Matteo Salvini, si è appoggiata ad una parete, dalla quale si è staccata una lastra di marmo che l’ha colpita sulle gambe. È uscita dal tribunale in sedia a rotelle.
Titoli di coda «Tutto per vincere. Vincere è importante. Se adesso giochiamo a carte io non voglio divertirmi, voglio vincere» (Claudio Sabelli Fioretti).