25 marzo 2025
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Biografia di Roberto Bolle
Roberto Bolle, nato a Casale Monferrato (Alessandria) 26 marzo 1975 (50 anni). Ballerino. Étoile della Scala e principal dancer dell’American Ballet Theatre. È Guest Artist al Royal Ballet. «Il rigore permette di trovare la forma, fino alla perfezione».
Vita «Mio padre ha una officina di autoriparazioni. La mia famiglia non ha legami artistici o musicali, tantomeno con la danza. Il mio gemello Maurizio è laureato in Economia e commercio» • «Per me la folgorazione è arrivata a sei anni. Guardavo i balletti in tv, quelli del varietà del sabato sera, e cercavo di imitarli. Ma quando dissi ai miei che volevo diventare ballerino non mi badarono. Ma io insistevo, così mi spedirono a un corso di ballo a Vercelli, sicuri che mi sarei presto stancato. E invece mi appassionavo sempre di più. A 11 anni partecipai alla selezione per la Scuola di ballo della Scala. Mi presero» • «Quando facevo le elementari andavo due volte la settimana da Trino a Vercelli, a una scuola di ballo lì, ma non ne parlavo. Non per altro, solo capivo che nessuno avrebbe capito. Coi miei compagni facevo nuoto, calcetto, il boyscout e non mi veniva di dire del balletto» (Anna Bandettini) • «Qual è il primo ricordo che afferisce al suo corpo? “Sono stato un ragazzino disciplinato, ma dalle grandi energie. Ho sempre avuto un corpo molto reattivo, flessibile, portato per le discipline sportive, e una consapevolezza innata del fisico che adesso ho imparato a chiamare propriocentrismo. È un dono che va allenato, altrimenti si disperde, ma è un dono”. Il dono, una vocazione. Qualcosa di divino che dunque va oltre il talento? “Alla scuola di danza si sono accorti subito che possedevo un non so che di speciale. Il talento sta forse un gradino più sotto. Che avrei fatto della danza una professione, la mia professione, sono arrivato a pensarlo intorno ai quattordici anni, dopo la terza media. Ho capito che lì con la danza classica sarebbe cominciata e finita la mia vita”. In una professione si inseguono anche simboli, leggende, figure da emulare. Le sue quali sono state? “Ho avuto buoni maestri sin dall’inizio. Ho diverse fonti di ispirazione, prime fra tutte Nureyev e Carla Fracci non solo perché hanno guidato intere generazioni di ballerini, ma perché hanno avuto una visione: portare la danza a tutti, fuori dai teatri. Molto di ciò che ho fatto per la danza non avrei potuto farlo se loro non mi avessero preceduto”» (a Dario Cresto-Dina) • «È stato duro adattarsi a vivere da solo a Milano. Sentivo la mancanza dei miei fratelli. E dopo le medie ho avuto un momento di crisi, che per fortuna ho superato. Poi un episodio accaduto poco dopo ha segnato una svolta nella mia vita. Con i miei compagni della scuola di ballo prendevamo parte allo Schiaccianoci di Nureyev. Io mi ero trattenuto oltre l’orario in sala prove per ripassare la mia parte. Non so ancora come sia stato possibile: le regole della scuola erano rigidissime. Fatto sta che a un certo punto vedo entrare in sala proprio Nureyev. Ero paralizzato, sudavo freddo e ho cercato precipitosamente di uscire. Lui mi ha fermato e mi ha chiesto di tornare alla sbarra e di fargli vedere quel che sapevo fare. Avrei voluto sparire. Quando finalmente sono uscito la cosa mi pareva così inverosimile che non l’ho raccontata a nessuno, neppure ai miei genitori: pensavo che non mi avrebbero creduto!» • «A diciannove anni Elisabetta Terabust, allora direttrice del ballo alla Scala, ha voluto farmi debuttare in Romeo. La ringrazio ancora oggi perché quel ruolo – nella versione di MacMillan, che è in repertorio nelle maggiori compagnie – mi ha spalancato le porte della ribalta internazionale: l’ho danzato a Londra e da lì in tutto il mondo» • «Avevo solo ventun anni e dovevo ballare, come secondo cast, il Principe nel Lago dei cigni in un’edizione speciale alla Royal Albert Hall. Ma il primo ballerino si è infortunato e alla prima ho dovuto sostituirlo. Di nuovo, come con Nureyev, ero terrorizzato. Per fortuna, Altynai Asylmuratova, straordinaria prima ballerina del Kirov, mi ha aiutato in ogni modo. Ce l’ho fatta, ma l’emozione è stata enorme. Sempre a Londra ho vissuto di nuovo, qualche anno fa, un’esperienza speciale: in occasione del Golden Jubilee di Elisabetta II (per i cinquant’anni di regno – ndr) sono stato invitato a danzare nella sala del trono, di fronte alla regina. Non credevo ai miei occhi: danzavo il “passo a due del cigno nero”, dal Lago dei cigni, che si svolge proprio nella sala del trono, di fronte alla Regina. Avevo la sensazione di qualcosa di irreale» • «Sono molto autocritico, e penso che riuscirò a dire basta prima di smettere di regalare armonia e bellezza. Dopo, non so. Di certo mi prenderò un po’ di tempo, la cosa che mi manca di più. Viaggerò. Ma non mi ci vedo ad abbuffarmi di patatine davanti alla tv. Quando sei ballerino, lo sei per sempre: Alessandra Ferri continua a prendere lezioni dal suo vecchio insegnante. Ecco, il maître de ballet è un mestiere che potrebbe fare per me: mi piace aiutare i giovani» (Luca Dini) • Nel 2004 ha danzato davanti a Giovanni Paolo II in occasione della Giornata mondiale della gioventù in piazza San Pietro a Roma • Nel 2006 ha inaugurato le Olimpiadi invernali di Torino • Importante polemica con Carla Fracci. Bolle: «In Italia per la danza siamo fermi a una tradizione culturale chiusa su se stessa, mentre gli altri Paesi si sono rinnovati... Quello che abbiamo cambiato è stata l’età pensionabile dei ballerini: alzata a 47 anni per le donne e a 52 per gli uomini! Siamo poco più di un centinaio di professionisti nei cinque Corpi di ballo, fare regole più mirate non sbilancerebbe certo i conti. Questo sistema frena il ricambio generazionale, la possibilità di carriera per i giovani, condiziona la resa coreografica, il ritmo... trovo che sia umano ma egoistico da parte di un’artista come Carla Fracci restare in organico, non solo per l’economia dell’Opera di Roma, ma nei confronti dell’arte». Replica della Fracci: «Io non devo rendere conto a lui della mia carriera, ho ancora molto da insegnare, e quando ballo mi ritaglio ruoli adatti a me; se interpreto la Regina Madre nel Lago dei Cigni non porto via niente a nessuno. Io non voglio mettermi in polemica con lui, sono entrata alla Scala a 9 anni. Lui studia, è un danzatore bellissimo, però non è cresciuto artisticamente, gliel’ho anche detto di persona. Penso che sia mal consigliato. L’equilibrio per un danzatore è di non sentirsi mai arrivato. Lui ha perso equilibrio. È così difficile avere credibilità. È tanto tempo che non vado alla Scala, ma sono cresciuta lì, la rappresento, è logico, la considero casa mia. E il pubblico lo sa. Bolle è un bravo ballerino, ma per diventare un danzatore artista ci vuole qualcosa in più, la coscienza in ordine e non guardarsi in maniera ossessiva allo specchio. Io sono antica, anzi antichissima. C’è sempre da imparare dai vecchi. Voglio vedere se alla mia età arriverà con un fisico come il mio. Questo è un momento difficile per la danza in Italia, non ha la posizione che merita e sono ancora qui che lotto» • «Lei parla di sacrifici, io di allenamento. Mi racconti dell’uno e degli altri. “Mi alleno dalle sei alle sette ore ogni giorno tra lezioni e prove in sala, stretching e a volte anche palestra. Non seguo una dieta particolare, ma sono molto attento a quello che mangio. Non è una questione di calorie, chiaramente, perché noi ballerini consumiamo molto, ma di qualità. Ho praticamente eliminato la carne, in particolare quella rossa. Mangio pesce, verdure, frutta e, anche se Pif mi prende pubblicamente in giro per questo, molti semi e frutta secca. Non ho mai fumato e bevo vino solo per brindare. Amo molto il cioccolato fondente che mi accompagna anche in sala ballo. Mi nutro con piccoli snack tra una prova e l’altra e bevo almeno sette litri di acqua al giorno”» (a Dario Cresto-Dina) • Successo di ascolti e di critica per i suoi show in prima serata su Raiuno Danza con me (2018-2023), Ballo in bianco (2023-2024) e Viva la danza (2024). «È uno spartiacque nella mia carriera. Una emanazione di Bolle & Friends, dell’esigenza di portare la danza a un pubblico largo. L’occasione della tv arrivò con un’idea di Bibi Ballandi quando vide la mia esibizione a Sanremo 2016 su We will rock you dei Queen, la prova che un ballerino classico può comprendere il mezzo e il contesto e usare le proprie qualità per emozionare una platea ampia. Mi proposero una prima serata su Rai 1, una scommessa. Accettata con un po’ di incoscienza» (ad Alessandra Vitali) • Nel 2024 ha fatto sapere che ha ballato e si è allenato anche a Natale. «In vacanza a Parigi con la famiglia fa il turista e il danzatore: “Per noi è tradizione stare insieme nelle feste e quest’anno abbiamo deciso di trascorrerle diversamente. Stiamo facendo lunghe passeggiate, visitando mostre, musei e, intanto, ho fatto anche qualche lezione al Ballet Opera de Paris, visto che fanno spettacoli in questi giorni”. […] Sono passati 30 anni da quando è diventato ballerino professionista alla Scala. Il più giovane della storia del Teatro ad essere promosso in quel ruolo. “Un percorso lungo che mi ha dato tantissimo. Ero un ragazzino molto timido, insicuro, introverso che non aveva idea di quello che avrebbe fatto nella vita. La voglia di ballare è nata un po’ per gioco, a sei anni lo facevo davanti alla tv, una mia compagna di classe delle elementari che frequentava un corso mi insegnava i passi e così per curiosità mi sono iscritto anch’io. È stata una scelta quasi casuale, ma poi la danza mi ha costruito come persona, forgiato il carattere, ancor prima come uomo che come artista. Mi ha dato forza, sicurezza, identità”. Fra tre mesi compie 50 anni. Che effetto le fa? “Ormai è da sei mesi che dico di avere 50 anni. Lo faccio in maniera tranquilla e rivendico la mia età con gioia e orgoglio. Vivere a questi livelli la mia passione mi fa sentire bene, sono contento. Non avrei mai pensato di riuscire a portare la danza nei grandi teatri italiani e internazionali, e fare tanti progetti ballando così”. Considerando che i ballerini vanno in pensione a 47 anni, qual è il suo segreto? “La disciplina. Essere costante nel fare scelte di vita giuste: mangiare bene, riposare, fare attività fisica. Costa fatica, rinunce e sacrifici avere rigore e regolarità in tutto. Un esempio sia il 24 che il 26 dicembre sono andato a lezione. Avere degli obiettivi e degli spettacoli da portare in scena mi aiuta, sono motivazioni forti che mi costringono a tenermi in forma”. Il fisico come risponde oggi? “Ci sono giorni in cui vado in teatro anche se non ho voglia o se ho dolori. Mi alleno più dolcemente, senza spingere troppo”. C’è qualcosa che non riesce più a fare? “Tanti ruoli classici, interpretati in passato, oggi non li faccio più perché troppo pesanti per il corpo. Scelgo cose che mi corrispondono di più e che posso interpretare al meglio. A ogni età bisogna capire cosa portare in scena in modo da poter dare un valore aggiunto”. Ha deciso quando lascerà il palcoscenico? “In passato avevo detto che avrei lasciato a 40 anni. Poi la prospettiva è cambiata. Man mano che vai avanti, in base a come ti senti, decidi cosa fare. Oggi non mi sono dato dei limiti. Ho appuntamenti fino a novembre 2025 ed è un tempo utile per capire poi cosa fare. Ci penserò il prossimo anno”. Un’idea di cosa farà ce l’ha? “Un’ipotesi di cui si è parlato è la direzione della Scala, è sul tavolo ma non c’è nulla di certo. Al momento è un pourparler. Mi piacerebbe. Sarebbe una bellissima opportunità per continuare a lavorare nel mio teatro, con la mia compagnia anche se in un ruolo diverso. Quel che è certo è che ciò che farò non dovrà compromettere i tanti progetti che ho”. Ci vuole più coraggio a continuare o lasciare? “Continuare. Richiede tanto. E devi affrontare anche tante cadute. Andando avanti hai un confronto diretto con te stesso e i tuoi limiti. Devi conquistarti ogni piccolo passo”» (Daniela Lanni).
Amori «Fuori dal palcoscenico, quando il teatro si svuota, inizia un’altra parte della mia vita, che non desidero mettere in mostra. È uno spazio esiguo ma vitale, perché è la sorgente da cui attingo energie preziose, indispensabili. All’artista e all’uomo» (da una lettera a Vanity Fair del 2009, in risposta alla polemica sul suo presunto coming out scatenato da una rivista francese) • «Lei tiene nascosti amori, felicità, affetti, dolori. Perché questa chiusura ermetica? “Molti trovano sollievo nell’aprirsi, io sono abituato a vivere le mie emozioni più profonde in maniera personale, riservata, intima appunto. Abituato alla solitudine fin da ragazzo, mi ci sono affezionato. Sono uno di quegli uomini che piange dentro e, le assicuro, il rumore è ancora più forte”. Qualcuno ha detto che in questo mondo la bellezza è l’unica consolazione. Il suo corpo è anche un oggetto di desiderio. Come vive questa condizione? “Le sembrerà strano ma non ci penso mai. Il mio corpo è per me uno strumento d’arte, come lo è il pennello per il pittore o il violino per un musicista. E poi, credo lo abbia detto Mandela, siamo tutti nati per risplendere come fanno i bambini”» (a Dario Cresto-Dina).
Critica «È “Il Principe” per antonomasia. Romantico, bellissimo, sensuale, splendidamente elegante. Si sa che i grandi ballerini non sono mai alti, una statura eccessiva è anzi un handicap e la sua (sfiora il metro e 90) lo è: eppure Roberto Bolle è riuscito a conquistare tutti. Pubblici difficilissimi gli hanno tributato standing ovation e trionfi da stadio. Critici rigorosi ed esigenti lo hanno gratificato di elogi iperbolici: “il fiore della Scala” (Vittoria Ottolenghi), “un fuoriclasse, forse l’unico a rievocare nel tratto e nello stile Nureyev” (Donatella Bertozzi), “seducente per morbidezza e vigore” (Mario Pasi). Tutti pazzi per Bolle. Comprese sublimi étoiles come Alessandra Ferri e Darcey Bussell, sue partner abituali alla Scala e al Covent Garden. Scoperto da Nureyev, il Principe era predestinato al successo. Gli unici ostacoli, per lui, sono stati le sue stesse virtù: la bellezza apollinea e la perfezione tecnico-stilistica. Ma, alla fine, ha convinto anche gli scettici. Stella dei classici come Il lago dei cigni e La bella addormentata, ha saputo imporsi sia nel repertorio neoclassico con l’Apollon Musagète di Stravinskij, che gli è valso un prestigioso premio come il Benois de la danse, sia nel contemporaneo più ostico, come In the middle somewhat elevated di Forsythe» (Massimo Di Forti) • «Bolle coinvolge e affascina stuoli di ammiratori (e soprattutto di ammiratrici), pronti ad acclamarlo scatenati, come fosse una rock-star, per poi attenderlo riuniti in vere e proprie folle fuori dai teatri, alla fine di ogni esibizione. È un fenomeno senza confronti, che non smette di stupire. Luminoso e credibile sia come languido principe circondato da drappelli di cigni candidi, sia come corpo onirico nello spot di un’acqua minerale» (Leonetta Bentivoglio) • «Franco Zeffirelli che con Bolle ha lavorato da regista, spiega perché il ballerino è onnicomprensivo: “Come un oggetto ben fatto che non può scatenare passioni ma solo ammirazione. Come un meraviglioso dipinto che non suscita desideri volgari o carnali”. [...] Viso d’angelo e corpo michelangiolesco, mangia ma non troppo, salato soprattutto se si esclude una smodata passione per il cioccolato, si sottopone a sedute osteopatiche per mantenere la giusta postura più qualche massaggio. Niente creme e niente interventi più invasivi, quando si è belli di natura non bisogna faticare troppo per mantenersi tali. [...] Enrico Lucherini, il press agent per eccellenza da esperto di comunicazione quale è non ha dubbi: “[...] Quando si arriva a certi livelli che cosa ci può importare se uno va a letto con donne o con uomini? Ai miti non si fanno domande banali”. [...] Lui sostiene di non lasciarsi mai andare a rivelazioni d’ordine privato. Si dice sia single, “Sono stato fidanzato a lungo con una ballerina poi basta. Non ostento la mia vita privata, sono concentrato sulla professione”, si lasciò scappare e fu una delle poche concessioni riguardo l’affettività espressa al di fuori della sua amata famiglia» (Michela Tamburrino sulla Stampa nel 2009) • Paolo Isotta: «Pare un cubista da discoteca e, sulla bellezza delle sue natiche, liberamente periziabili, mette per miracolo d’accordo tutti i sessi e ceti e categorie in sala. Forse saranno la cosa dello spettacolo destinata a restare» (a proposito della prima dell’Aida di Zeffirelli alla Scala, quella dello scandalo Alagna, il 7 dicembre 2006) • “L’annuale appuntamento con Roberto Bolle è uno di quelli che non si possono perdere: perché lui stesso è uno spettacolo, perché la danza è ospite rara della tv, perché la rappresentazione della grazia ci indica strade che sono sempre meno percorse (Rai1 e Rai Play). Gli aspetti più innovativi di Roberto Bolle – Danza con me sono essenzialmente due. Il primo è il desiderio costante di Bolle di proiettare il mondo della danza classica nello spazio infinito della virtualità, là dove coreografia e scenografia si incontrano in un universo nuovo in un reciproco scambio di senso. Il secondo riguarda la struttura stessa del programma che, anno dopo anno, trova una dimensione narrativa sempre più articolata. Bolle non si limita ad invitare alcuni ospiti del mondo dello spettacolo, come normalmente si fa, ma li inserisce dentro un racconto, come nell’esilarante Roberto’s Family un omaggio alla famiglia Addams. Insomma, Bolle non ha paura del pop ma cerca di elevarlo al passo di danza» (Aldo Grasso).
Religione «Lei è credente? “Sì. Quando ero bambino andavo in chiesa con mia mamma, che è molto più credente di me. Mi ha trasmesso la fede, la religiosità. In ogni città in cui vado entro in una chiesa, mi piace ritrovare questa energia particolarmente coinvolgente. La sera di Natale, infatti, siamo andati a messa alla Madeleine, una bella celebrazione” Papa Francesco le piace? “Molto. Mi piacerebbe incontrarlo. Sta contribuendo a rinnovare la Chiesa in un modo diverso, più contemporaneo, facendola arrivare a tantissimi giovani. Magari non siamo sempre completamente d’accordo su tutto quello che un Papa può dire, ma è espressione di un’istituzione enorme che deve preservare. Però, nel suo ruolo, ha avuto molte aperture e detto tante cose positive. Sta facendo un ottimo lavoro, anche per i vescovi. Ha parlato della pedofilia, fa costanti appelli sulla fine della guerra, delle ingiustizie. Ha usato parole forti e necessarie come il genocidio. Cose non scontate perché le sue affermazioni posso essere attaccate e criticate, si espone in maniera concreta e decisa”» (a Daniela Lanni).
Vizi È appassionato di immersioni: «Mi ha scritto Pierre Cousteau, il figlio di Jacques, grande oceanografo. Ha letto sui giornali americani che ho il brevetto di scuba-diving e mi ha proposto di realizzare con lui un balletto acquatico, invitandomi a Santa Barbara, o a Saint-Tropez. Sarebbe bello per uno come me che adora il mare. Tutto sta nel trovare il tempo...» • Ama gli sport estremi e la velocità, il paracadute e il deltaplano • Ogni notte, prima di addormentarsi, ascolta Giselle. Al risveglio, Il lago dei cigni • «La maggior parte delle volte cucino a casa. “Cucino” è una parola grossa: faccio un riso in bianco col grana oppure un’insalatona con tonno scottato e avocado. Se mangio cose sbagliate me ne accorgo subito: faccio più fatica a ballare» (a Marco De Martino).