29 marzo 2025
Tags : Yoko Ogawa
Biografia di Yōko Ogawa
Yōko Ogawa , (il cognome da nubile era Hongō), nata a Okayama, in Giappone, il 30 marzo 1962 (63 anni). Scrittrice • Autrice di almeno 50 libri, soprattutto romanzi, ma anche saggi e raccolte di racconti. In Italia ne sono stati tradotti una decina, pubblicati soprattutto dal Saggiatore (ma qualcuno anche da Adelphi) • Tanto l’autrice è gentile e pacata, quanto le sue storie sono inquietanti e spietate. Scrive in modo minimalista, ma vivido.
Titoli di testa «Mentre scrivo mi sembra sempre che i miei personaggi siano morti, che io stia registrando le memorie di morti» [Palumbo, Cds].
Vita Ha detto di aver avuto un’infanzia «piatta e pacifica» • «Conosce ben presto l’universo dei libri grazie alla nutrita biblioteca del padre, un luogo che ai suoi occhi di bambina sembrava avere del magico e nel quale erano presenti sia voluminosi tomi di medicina che enciclopedie illustrate e libri provenienti dall’estero, tra cui diversi racconti per ragazze quali Piccole donne, Senza famiglia e Il giardino segreto, che divora subito con grande avidità. L’ambiente familiare costituisce dunque il primo terreno nel quale la piccola Yōko comincia a coltivare la sua passione, uno spazio che fornisce una notevole ispirazione al suo universo letterario, grazie anche alla fede religiosa dei genitori, seguaci del Konkōkyō (L’insegnamento della luce divina) nonché responsabili della relativa chiesa nella città di Okayama, dove ospitano fedeli e bambini orfani. Secondo il Konkōkyō, tutte le cose sono strettamente correlate l’una con l’altra e il kami, la divinità, risiede in questo stesso mondo, cancellando così la possibilità di un “aldilà”. Per comunicare con la divinità è necessario l’intervento di un toritsugi o medium, ruolo esercitato anche dal nonno di Yōko. Non è un caso se nelle opere di Ogawa troviamo sia la presenza di grandi biblioteche che quella di famiglie numerose e, in particolare, la figura di un fratello più piccolo, spesso malato o debole, così come la messa in discussione di concetti basilari quali lo spazio e il tempo, il normale e l’anormale in contesti come la società o la famiglia» [Specchio, Enciclopedia delle donne] • «Alle medie, un’insegnante mi rimproverò perché leggevo mentre ero impegnata a ripulire il cortile della scuola dopo la scuola. […] Fin dall’infanzia, la lettura è stata per me più di un semplice hobby. Si potrebbe dire che non riesco a trovare un senso alla vita senza libri» [2024, New York Times] • A 18 anni «durante le vacanze estive del primo anno di università, decide di acquistare per 100 yen in un negozio di libri usati di Okayama il volume Una vita d’amore di Mieko Kanai, che la colpisce a tal punto da farle decidere di diventare una scrittrice» [Wikipedia] • Venne ispirata molto anche dalla lettura del diario di Anna Frank: «Mi ha insegnato che le parole rendono liberi» [Palumbo, Cds]. Iniziò a tenere lei stessa un diario, in cui si rivolgeva ad Anna Frank come ad una cara amica. «Per evocare il tipo di prigionia fisica sperimentata da Anna, Ogawa si infilava, con il quaderno in mano, in un cassetto o sotto un tavolo ricoperto da una trapunta» [Rich, 2019, New York Times] • Esordì nel 1988 con il racconto Quando la farfalla si sbriciolò, «rielaborazione della tesi di laurea, che la scrittrice discute presso la facoltà di Lettere dell’Università Waseda di Tokyo. Durante gli anni universitari viene a contatto con le opere di scrittori come Murakami Haruki, Yamada Eimi e il premio Nobel Ōe Kenzaburō» [Specchio, cit.] • «Quando sposò un ingegnere di una società siderurgica, lasciò il suo lavoro di segretaria universitaria di medicina, una scelta di vita comune per molte donne della sua generazione. Mentre suo marito lavorava, lei scriveva. Non lo teneva intenzionalmente segreto, ha detto (“Lui era al lavoro, io ero a casa, non mi sembrava rilevante! Fu piuttosto sorpreso quando scoprì che avevo scritto qualcosa”), ma suo marito venne a conoscenza della sua attività di scrittrice solo quando il suo romanzo d’esordio, Quando la farfalla si sbriciolò, vinse un premio letterario. “Non dicevo a nessuno a gran voce ‘Sto scrivendo un romanzo’”, dice. “Ma ho sempre pensato che, non importa in che modo, avrei voluto diventare una scrittrice. Se avrei potuto anche guadagnarci qualcosa, non lo sapevo”. Ogawa diede alla luce un figlio: era ancora piccolo quando il racconto Diario di una gravidanza vinse il prestigioso premio Akutagawa per la letteratura, consolidando la sua reputazione in Giappone [nel 1990, quando Ogawa aveva 28 anni, ndc]» [Rich, cit.]. Nel 2004 il racconto venne pubblicato sul New Yorker: Ogawa fu la terza scrittrice giapponese a ricevere questo onore, dopo Haruki Murakami e Kenzaburō Oe • «Continuò a scrivere. “Cambiavo un pannolino e poi scrivevo una frase”, ricorda. “Preparavo da mangiare e scrivevo un’altra frase”» [Rich, cit.] • Nel 1994 pubblica The memory police, un romanzo distopico ambientato su un’isola dove la polizia può far sparire le idee dalla testa della gente • Nel 1996 pubblica Hotel Iris, «ambientato in una cittadina balneare che immaginiamo sulla costa giapponese, ma potrebbe essere ovunque. […] C’è un’atmosfera decadente, giostre deserte e gelati liquefatti, turisti nervosi, una morìa di pesci che restano a putrefarsi per le strade della cittadina, con le automobili che li spiaccicano e schizzano fuori le interiora […] Yoko Ogawa è, nei confronti dei suoi personaggi, esattamente come il traduttore è con la fanciulla [i protagonisti del romanzo, che hanno una relazione sessuale, ndc]: “Sapeva essere violento senza perdere l’eleganza; anzi, quanto più mi precipitava nella vergogna, tanto più i suoi modi si facevano raffinati”. [...]» [Zucconi, Espresso] • Nel 2003 esce la La formula del professore, che vende nel mondo più di un milione di copie. Racconta la storia di una madre single che accetta un lavoro come cuoca e donna delle pulizie per un matematico smemorato. Paul Auster lo definì un romanzo «profondamente originale, infinitamente affascinante, e commovente in ogni sua parte». Diventò un film giapponese nel 2006 • In Italia nel 2015 esce Nuotare con un elefante tenendo in braccio un gatto; nel 2018 L’isola dei senza memoria; nel 2021 Vendetta (11 storie parallele «con una prosa tagliente e raggelante, un’immaginazione lugubre che richiama Il giro di vite e i racconti di Poe unita a un’ossessione sinistra per i dettagli» [dal sito del Saggiatore]) • Il suo ultimo libro edito in Italia è dell’anno scorso: si intitola La casa della luce, che parla di tre donne normali alle prese con un evento inatteso e inquietante.
Stile È definita un’autrice post-moderna, esponente del cosiddetto «black o dark romanticism», un «romanticismo venato da tinte pessimistiche, grottesche, vagamente inquietanti. Le sue protagoniste, spesso donne, non hanno quasi mai nome e le storie vengono narrate in prima persona. Ciò che emerge dal suo stile è un’analisi (comune agli autori e alle autrici giapponesi) dei meandri della psiche umana: i giapponesi sono abilissimi nello scandagliare i pensieri più oscuri, segreti, inconfessabili, rendendoli malleabili e comprensibili agli occhi del lettore. Così anche Ogawa, che tinge i suoi tre racconti di una sottile inquietudine, di grottesco, e di qualche elemento che si potrebbe definire “surreale”» [D’Addetta, Critica Letteraria] • «Poiché scrive in modo vivido del corpo femminile e della violenza che gli uomini possono infliggere loro, alcuni critici l’hanno definita una scrittrice femminista» [Rich, cit.] • «Una delle maggiori rappresentanti della letteratura giapponese contemporanea, presenta al suo pubblico storie uniche per tematiche e rappresentazioni della realtà, che spaziano dal grottesco all’horror e dal fantastico al concreto esasperato, al punto che risulta difficile inserirle all’interno di un preciso genere letterario. I suoi racconti e i romanzi non sono ambientati nella Tokyo vestita di neon e ipermodernità, bensì in luoghi non meglio precisati che aiutano a conferire alle atmosfere di per sé già surreali toni ancora più fiabeschi» [Specchio, cit.] • «Molto amata in Francia. […] [Nei suoi libri, ndc] il ritratto sociale è rarefatto, quasi astratto. Sono assenti quelle istituzioni (la famiglia, la scuola, l’azienda) che siamo abituati a considerare come i luoghi della coesione sociale giapponese: qui ci sono individui, talmente soli e spersonalizzati e concentrati nelle loro esplorazioni erotiche che non hanno neppure un nome» [Zucconi, Espresso] • Spesso descrive nei dettagli la preparazione del cibo: «Mi è venuto naturale descrivere i pasti, scene fondamentali della vita quotidiana. Tutti amano la “cucina della mamma” che esalta gli ingredienti e usa tante verdure. Penso che la cucina italiana e quella giapponese abbiano molti punti in comune e si sposino bene. A me piace molto la cucina italiana» [Palumbo, Cds] • «Spesso trovo materia per i miei romanzi nelle notizie scientifiche sui quotidiani» [ibid.].
Altro Abita ad Ashiya, una cittadina giapponese del Kansai con meno di 100 mila abitanti, con il marito e il figlio. «Scrive a una scrivania fatta da un artigiano, in una stanza ariosa, con un letto singolo per i riposini e una libreria che scorre lateralmente per rivelare, nascosto dietro di essa, un altro scaffale pieno di volumi. Un’intera sezione è dedicata ai libri su Anna Frank e sull’Olocausto. Tira fuori una copia del diario di Anna per mostrarmi che su praticamente ogni pagina c’è appiccicato un Post-it. Sulla sua scrivania, Ogawa tiene un teschio di castoro, un animale che ammira per la sua laboriosità. La ispira, dice» [Rich, 2019, cit.] • La sua traduttrice italiana Laura Testaverde non l’ha mai incontrata di persona, ma dice che via mail è molto gentile, «la quintessenza della tipica gentilezza giapponese» • Nel 2024 disse al New York Times di non aver mai letto I fratelli Karamazov. E anche che se dovesse scegliere tre scrittori, morti o vivi, con cui cenare, inviterebbe Anna Frank, J.D. Salinger ed Emily Dickinson • È in produzione un film tratto da The memory police. Vi reciteranno Lily Gladstone (che ha vinto un Oscar per il suo ruolo nel film Killers of the flower moon) e Ryan Gosling; tra i produttori c’è anche Martin Scorsese • Dal romanzo breve L’anulare, uscito in Italia nel 2007, è stato tratto il film francese L’Annulaire • Tra le altre cose, ha scritto anche la didascalia posta sotto la Pala Montefeltro di Piero della Francesca, esposta alla Pinacoteca di Brera, a Milano.
Titoli di coda «Ogni volta che scrivo un romanzo, la parte del corpo che lavora più intensamente sono le orecchie. Posso sentire il rumore dell’esplosione di una stella che scompare ai confini dell’universo, oppure il lamento di una persona morta tra le ceneri di un forno crematorio in un campo di concentramento. A tutte queste anime offro un posto dove stare, il racconto».