2 aprile 2025
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Biografia di Nigel Farage (Nigel Paul F.)
Nigel Farage (Nigel Paul F.), nato a Farnborough (Kent, Inghilterra) il 3 aprile 1964 (61 anni). Politico. Capo storico del movimento populista e euroscettico della Gran Bretagna • «Il brexitaro dal ghigno perenne» [Paola Peduzzi, Foglio 18/6/2024] • «Una predilezione per la birra, la pesca, le battutacce» [Enrico Franceschini, Rep 18/5/2014] • «Non è un estremista di destra, e non solo perché sostiene da sempre la legalizzazione delle droghe leggere. È un estremista liberale. Ricorda il primo Bossi, solo più elegante, o forse più eccentrico, in abito blu e cravatta con gli arabeschi» [Aldo Cazzullo, Cds 10/6/2016] • Già leader del Partito per l’Indipendenza del Regno Unito (Ukip, dal 2006 al 2009, poi di nuovo dal 2010 al 2016). Ritiratosi a vita privata dopo la vittoria dei leave nel referendum sulla Brexit, nel 2019 divenne leader del neonato Brexit Party che, ottenuta definitivamente l’uscita del regno dall’Unione, ha preso il nome di Reform Uk • Nonostante il suo euroscetticismo fu eletto cinque volte al Parlamento europeo (1999, 2004, 2009, 2014, 2019, poi decaduto proprio per effetto della Brexit). Dal 4 luglio 2024 è diventato membro del Parlamento per il collegio di Clacton («Ma vi devo dire la verità, e mi duole: preferivo il Parlamento europeo. Lì è tutto molto più organizzato, uno poteva avere una vita. Qui a Westminster invece non si sa mai quando si vota, è estenuante, perdo tutta la giornata!») • È sopravvissuto a un incidente aereo e a un cancro ai testicoli, per cui oggi ha una palla sola. Una moglie tedesca, Kirsten Mehr, che gli fa anche da segretaria e gli scrive tutte le e-mail perché lui odia i computer e battere sulla tastiera. Attivissimo su Tik Tok, dove ha più di un milione di follower. Il suo fervore non tradisce esitazioni, né una goccia di sudore. Si dice sicuro che i laburisti siano ormai finiti, e che il prossimo inquilino di Downing Street sarà lui. «Voi giornalisti avete scritto che bevo troppo. Che sono un mezzo alcolizzato. Che fumo decine di sigarette al giorno. Che mi sono scommesso pure le mutande dagli allibratori. Che sono un dongiovanni senza precedenti. Ebbene, sapete cosa vi dico? È tutto vero».
Titoli di testa Quando la nuova leader dei conservatori Kemi Badenoch disse di mangiare davanti al computer per non perdere tempo, convocò i giornalisti nella gloriosa Churchill Room di Westminster, e improvvisò una conferenza stampa davanti a salmone affumicato, pollo e barbabietole. «Non ho mai conosciuto una persona così noiosa… i conservatori poi: sono dei vecchi bastardi puzzolenti! Non farò mai un accordo con loro». Quindi alzò un bicchiere di Montepulciano. «Viva la vita! Salute!» [Antonello Guerrera, Rep 28/3/2025].
Vita Famiglia benestante. Il padre, Guy, è broker di borsa, lavora alla City di Londra. La madre, Barbara, racconta che il piccolo Nigel non ha mai avuto interesse per i giocattoli • Nigel è un giovane studioso. Gioca a cricket e a rugby, si interessa di politica. Frequenta il Dulwich College, prestigiosa scuola privata della capitale britannica • Dal 1982 lavora per la banca Drexel Burnham Lambert, quindi per il Credit Lyonnais Rouse, Refco e Natexis Metal. «Per sette anni sono venuto regolarmente in Italia, per affari. Mi occupavo di metalli. Giravo le città industriali del Nord e quelle portuali. Il vostro modo di fare business è un po’ particolare (Farage sorride), ma le città sono bellissime» [a Cazzullo, cit.] • «Fino al 1992 militava nel partito conservatore; se ne andò quando fecero fuori il suo mito politico, Margaret Thatcher, e il nuovo premier John Major firmò il trattato di Maastricht. Non a caso Farage si commosse quando John Nott, il ministro della Difesa della guerra delle Falkland, stracciò la tessera Tory per unirsi a lui» [ibid.] • Deluso dai conservatori, aderisce alla formazione euroscettica Anti-Federalist League da cui nel 1993 nasce l’Ukip, il Partito dell’Indipendenza del Regno Unito. Obiettivo: ottenere l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea • Eletto a Bruxelles nel 1999, lo prendono in giro: «Se sei così contrario all’Europa, perché ci vai?». Risposta: «Per cambiare le cose bisogna starci dentro, non fuori» • Farage si fa conoscere. La sua irriverenza. La sua personalità coinvolgente. Il fatto che fuma e beve in pubblico, alla faccia del perbenismo e della correttezza politica. Nel 2006 arriva alla guida del partito, e lo rivoluziona da cima a fondo. «Durante la sua direzione, Farage ha cercato di cambiarne l’immagine di single-issue party, ovvero un partito con un singolo obiettivo, e ha cercato di allargare la proposta politica dell’Ukip, che oggi propone un programma improntato al liberismo economico e ai valori della destra più conservatrice: oltre all’immediata uscita dall’Unione europea, l’Ukip propone tagli alla spesa pubblica in molti settori tranne che nella difesa, e misure contro l’immigrazione. Il partito è contrario alle energie rinnovabili, in particolare all’eolico, e favorevole agli investimenti nei combustibili fossili. In economia lo Ukip è molto liberista, vuole un abbassamento delle tasse per le grandi imprese e una semplificazione del sistema fiscale […]. Sull’immigrazione, infine, lo Ukip ha posizioni a volte definite razziste e xenofobe: vuole bloccare l’immigrazione per 5 anni e richiedere agli immigrati di “parlare correntemente” l’inglese e rispondere a requisiti finanziari e di educazione prima di poter entrare nel Regno Unito. Lo slogan dello Ukip è “We want our country back”, “Rivogliamo indietro il nostro paese”; il messaggio di Farage si articola attorno a concetti tipo “possono venire qui solo se vogliono lavorare” oppure “non vengono qui per lavorare ma per avere il sussidio di disoccupazione” e “dobbiamo controllare la qualità dell’immigrazione”» [Post 24/6/2016] • La ricetta funziona. Lo Ukip, che alle europee arrivava a 2 milioni di voti, ma era sostanzialmente inesistente nella politica interna, diventa un concorrente per i partiti dell’establishment. «Il successo dell’UKIP – che alle elezioni locali del 2013 ha riportato il suo miglior risultato, aggiudicandosi il 23% dei suffragi contro il 25% del Partito conservatore e il 29% del Labour – è stato favorito dall’aggravarsi della crisi economica che ha investito il Paese e dalla massiccia intensificazione dei flussi migratori» [Treccani] • «Durante un intervento alla radio Farage spiega che si troverebbe in difficoltà se un gruppo di immigrati rumeni venissero ad abitare accanto a lui. Che differenza farebbe, gli chiede l’intervistatore, se i vicini fossero tedeschi. Farage risponde stizzito. “Lei saprebbe bene che differenza farebbe”. La stazione radio viene subissata di telefonate che lo accusano di razzismo. Il primo ministro Cameron protesta e dice che la Gran Bretagna è “un Paese aperto e tollerante”. Scoppia il finimondo. Ma Farage ci è abituato. I candidati del suo partito ne dicono di peggio, da “tutte le moschee andrebbero demolite” a “i Paesi che ricevono aiuti da Londra sono terre del bongo-bongo”, eppure gli ultimi rilevamenti danno l’Ukip in testa con il 30% dei voti, i laburisti al 28, i conservatori al 23, i liberaldemocratici al 9. Cameron, che due anni fa definiva Farage “un pagliaccio”, ora lo prende sul serio. E The Economist lo mette in copertina al centro di un’immagine che evoca l’inferno, ripreso nell’atto di accendere un fuoco ai piedi del premier impalato» [Franceschini, cit.] • «Con l’eterno sorrisone da gatto del Cheshire, Nigel Farage detta l’agenda politica britannica, manda nel panico gli avversari, guadagna elettori a un ritmo inesorabile e si è accaparrato l’esclusiva di “quello che ha il polso del Paese” e interpreta gli umori della gente comune» [Cristina Marconi, Foglio 17/10/2014]. «“Siamo gli unici che difendono il popolo, la classe media, le persone normali”, tuona nel suo ultimo comizio a Londra, “l’establishment ci attacca perché è terrorizzato, fra due settimane ci sarà un terremoto politico che lo seppellirà”. Ad applaudirlo in una sala strapiena, con i dimostranti fuori a contestarlo e la polizia a proteggerlo, tanti conservatori delusi dalla moderazione di Cameron ma pure molti che votavano laburista, spaventati dal fantasma dell’immigrazione che porta via posti di lavoro e sfrutta il welfare britannico. “Basta con l’Europa inutile e costosa, noi diciamo quello che tutti pensano, che c’è troppa immigrazione”. Sulle sparate di alcuni suoi candidati, Farage minimizza: “In ogni partito c’è qualche idiota”. Alle accuse di razzismo reagisce chiamando con sé sul palco una dozzina di candidati etnici: un indiano, un pachistano, un giamaicano, in sostanza gli immigrati di ieri dal Commonwealth contro quelli di oggi da Bulgaria, Romania e altri paesi dell’Europa orientale, “perché il Commonwealth è la nostra famiglia, 2 miliardi di persone che parlano inglese, mentre quegli altri vengono da poveri paesi ex-comunisti con l’obiettivo di sfruttarci”. Ovazione in sala. “Vogliamo indietro i nostri soldi, il nostro confine, il nostro Paese”. Tripudio. Finisce facendosi beffe di Cameron, del leader laburista Miliband e del liberaldemocratico Clegg: “Tre che non hanno mai lavorato un solo giorno in vita loro, sono i tre porcellini e li faremo piangere”» [Franceschini, cit.] • «Il premier David Cameron, pressato dalle opposizioni, è indotto a indire un referendum sulla questione; alla consultazione, svoltasi il 23 giugno 2016, il 51,9% circa dei cittadini britannici ha espresso parere favorevole all’uscita del Paese dall’Unione europea» [Treccani] • Sono anni di caos politico nel Regno Unito. Lui è il grande vincitore, ma improvvisamente si dimette. «“Ora che ci siamo ripresi il nostro paese, io posso riprendermi la mia vita. Non ho mai voluto fare il politico di professione” […] Non si può escludere che alla base della sua decisione ci sia qualche “scheletro nell’armadio”: in passato è stato spesso detto che beve un po’ troppo, anche se nessuno lo ha mai descritto come un alcolizzato. Un’altra possibile ragione della sua uscita di scena sono le tensioni all’interno dell’Ukip: l’unico deputato eletto al parlamento di Westminster non fa mistero di detestare Farage e ha provato varie volte a rimpiazzarlo» [Franceschini, cit.] • Tempo due anni, e Farage torna sulla scena. Fonda un suo partito, dice, per portare a termine la Brexit nel modo più intransigente possibile e rispettare la volontà popolare. È il Brexit Party • Il nuovo leader dello Ukip, Gerard Batten, dice che Farage è «un ipocrita egoista». Farage dice che l’Ukip è «un ricettacolo di estremisti di destra». L’operazione riesce. Farage si riprende i suoi voti. Lo Ukip è prosciugato • Nel 2023, nuovo colpo di scena. «Farage accetta di partecipare al reality show britannico, I’m A Celebrity… Get Me Out Of Here!, durante il quale i partecipanti sono costretti a sopravvivere in una giungla australiana per diverse settimane e sottoporsi a prove estreme e ridicole. Come per esempio, restare in più possibile in una gabbia di serpenti, o masticare l’ano di un coccodrillo. Oppure, come si diceva, deglutire testicoli di canguro. “Ma io di serpenti e rettili ne ho visti in tutta la mia vita a Bruxelles da parlamentare europeo, ah ah”, ha scherzato Farage. Che così ha mollato, almeno momentaneamente, il suo ruolo di padrino del nuovo partito di destra radicale britannico, Reform Uk, erede di Ukip e Brexit Party, e che secondo gli ultimi sondaggi sta andando anche bene, intorno al 10% e ponendo così, da destra, enorme pressione sul partito conservatore del primo ministro Rishi Sunak. In realtà, ci sarebbe un motivo ancora più convincente. Secondo il Daily Mail, Farage avrebbe accettato di partecipare a I’m A Celebrity perché la produzione gli avrebbe offerto un compenso monstre, compreso tra 1,2 e 1,7 milioni di euro in cambio di qualche settimana nella giungla. Inoltre, il suo staff avrebbe anche negoziato delle eccezioni per due abitudini cui Farage non può rinunciare: le sigarette e una pinta di birra ogni tanto» [Antonello Guerrera, Rep 16/11/2023]. Nel 2024 Farage fa sapere che non si sarebbe candidato a Westminster, ma si sarebbe spostato negli Stati Uniti per collaborare alla campagna di Donald Trump. Il 3 giugno, cambia idea. Si candida a Cacton-on-Sea, nell’Essex, località dove il 95% della popolazione è bianca, l’età media è la più alta del Regno, e sono tutti brexiters accaniti. «Ieri ho portato a passeggio il cane, sono andato a pesca, poi al pub e ho avuto modo di riflettere» • «Eccolo qui di nuovo, Farage, contro l’establishment, contro la destra e la sinistra che sono la stessa cosa, a favore del popolo che ha bisogno del suo ventriloquo perché c’è “un declino culturale” in corso, il Regno Unito è a pezzi, le menti dei giovani sono state “avvelenate” da un’idea distorta del loro paese, così che non sanno più “chi siamo, qual è la nostra storia, per cosa ci battiamo”. Il rimedio è “un patriottismo senza vergogna”, una “crociata per i valori britannici”, una lotta agli immigrati che rubano il lavoro e il cui numero è andato fuori controllo» [Peduzzi, cit.] • «È una discesa in campo in grado di cambiare la corsa in atto e potenzialmente rimodellare tutti gli scenari a Londra per gli anni a venire. […] È una buona notizia, paradossalmente, per i laburisti, perché il Reform ruberà consensi a destra ai conservatori, che adesso rischiano una sconfitta di dimensioni catastrofiche. Farage non pensa di poter mutare l’esito delle elezioni: “Il Labour ha già vinto”, ha ammesso; lui punta piuttosto a cambiare gli equilibri a destra. Stiamo assistendo “alla campagna elettorale più noiosa di sempre”, ha scandito Farage, con laburisti e conservatori che ormai “sono la stessa cosa”: nessuno dei due partiti maggiori, secondo lui, è in grado di fermare l’immigrazione di massa, abbassare le tasse e soprattutto invertire quello che ha definito il “declino” della Gran Bretagna […] Ma in realtà le sue ambizioni vanno ben oltre […] dopo l’inevitabile disfatta, il moncone sopravvissuto del partito conservatore diventerebbe terra di conquista e non è escluso che Farage possa lanciare un takeover sul modello di quanto fatto da Trump in America con i Repubblicani. Non sono pochi fra i conservatori quelli che pensano che il partito debba scartare vigorosamente a destra, magari richiamando in servizio anche Boris Johnson […] Il paradosso è che a Londra si sono sempre vantati di non avere in Parlamento un partito di destra populista, a differenza di quanto avviene in tutti i Paesi dell’Europa continentale: ora quello scenario potrebbe prendere vita dalle ceneri di un partito conservatore “faragizzato”» [Luigi Ippolito, Cds 3/6/2024].
Amori Sposato due volte, quattro figli.
Religione Anglicana.
Curiosità Dopo il tumore, gli è rimasto solo il testicolo destro • Gioca a tennis e a golf • All’età di 21 anni sopravvisse a un incidente d’auto, sposò in prime nozze l’infermiera irlandese che lo curava • Durante la campagna elettorale del 2010 rimase vittima di un incidente: viaggiava su un aeroplanino da turismo che trascinava uno striscione: il drappo rimase impigliato nella deriva del velivolo, il pilota riuscì a non perdere del tutto il controllo. Farage se la cavò con lesioni facciali, contusioni polmonari e qualche costola rotta. Justin Adams, il pilota, cadde in depressione, perse il lavoro, la moglie lo lasciò, manifestò l’intenzione di ammazzare lo stesso Farage, si suicidò nel 2013 • Fan della sitcom Dad’s Army • Ha detto che i suoi figli sono stati vittime dei bulli a scuola, per via delle sue idee politiche • Ha detto che Mario Borghezio era troppo estremista per i suoi gusti • «GB News, la tv di destra di cui Farage è una delle star, lo ha pagato quasi 350 mila euro […] (e di GB News lui è pure azionista). In aggiunta, il leader del partito Reform tiene discorsi e scrive sui giornali, oltre a postare continuamente su X: e il social di Elon Musk gli ha fruttato oltre 10 mila euro in quanto “premium user” che ha la possibilità di monetizzare i propri tweet. Ma Farage non disdegna di prestare il suo volto per iniziative molto più commerciali: fa la pubblicità per un’azienda che vende lingotti d’oro, che fra dicembre e gennaio gli ha elargito l’equivalente di circa 350 mila euro. Rispetto a tutto ciò, il suo stipendio di parlamentare, equivalente a 110 mila euro l’anno, appare poco più che una mancia. Insomma, sembrerebbe quasi che la politica sia un hobby per Farage e che le sue vere energie siano impiegate a far soldi altrove. Ma è un hobby che sta diventando un incubo per gli altri partiti, soprattutto per il governo laburista di Keir Starmer: i sondaggi danno ormai Reform in testa alle preferenze degli elettori e la popolarità di Farage sui social, che lui sa adoperare con sapienza, è senza rivali. Dopo aver costretto dieci anni fa l’allora premier conservatore David Cameron a indire il referendum sulla Brexit, adesso il leader populista ha indotto il Labour a una decisa sterzata a destra nel tentativo di arginarne l’ascesa: così si spiega la linea dura del governo sull’immigrazione, con tanto di video di deportazioni di clandestini, oltre all’abbandono dei capisaldi del progressismo liberale, dalla globalizzazione ai diritti trans. Quanto ai conservatori, sono stati surclassati nel ruolo di vera opposizione e sono divisi tra l’inseguire Farage sul suo stesso terreno o unire a lui le proprie forze. Il tribuno della destra populista sta facendo saltare il tradizionale sistema bipartitico britannico e ormai impone l’agenda a tutto il dibattito: intanto, fra una cosa e l’altra, gonfia pure il portafogli, che non guasta» [Ippolito, cit.] • Sta già lavorando a una strategia per vincere le prossime elezioni. «“Vi dico quello che accadrà”, profetizza con ebbrezza visionaria, “nei prossimi anni il consenso ‘pro Gaza’ crescerà grazie ai tantissimi giovani islamisti che acquisiranno diritto di voto, così come i Verdi. Entrambi ruberanno molti voti al Labour di Starmer. Pure mia figlia è una fanatica ambientalista che vota Verdi! A parte quando viene a chiedere soldi a papi…”» [Guerrera, cit.].
Titoli di coda «“Penso che l’effetto di Trump nel Regno Unito nei prossimi quattro anni potrebbe essere trasformativo. Noi tendiamo ad adottare ciò che fanno loro”, ha spiegato. “Ci hanno dato il woke, ma poi gli abbiamo dato il principe Harry”. Basterebbe anche solo questa frase per descrivere chi è Farage e perché conquista i britannici» [Luca Sebastiani, Domani 13/2/2025].