5 aprile 2025
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Biografia di Paolo Nespoli
Paolo Nespoli, nato a Verano Brianza (Milano) il 6 aprile 1957 (68 anni). Ex astronauta. Primo italiano a trascorrere oltre sei mesi nella Stazione Spaziale Internazionale: 313 giorni, 2 ore e 36 minuti. Suddivisi in 15 giorni tra ottobre e novembre del 2007, come specialista di missione; 159 giorni tra dicembre 2010 e maggio 2011 come ingegnere di volo, 139 giorni tra luglio e dicembre del 2017. Ex militare (incursore paracadutista del 9° battaglione d’assalto “Col Moschin”. Schierato in Libano durante le operazioni di peace keeping tra il 1982 e il 1984. Attualmente riservista dell’esercito con il grado di maggiore). Ingegnere (2 lauree a New York in ingegneria aerospaziale e una a Firenze in ingegneria meccanica). Divulgatore e docente (tiene un corso sul Volo spaziale umano, in inglese, al Politenico di Milano).
Titoli di testa «Come diciamo noi, se hai un grosso problema, lo dividi in tanti piccoli più affrontabili, e arrivi dove vuoi: io volevo volare alto».
Vita «Il rapporto con i miei genitori è stato molto forte, specialmente con mia madre, che stava a casa e gestiva quattro figli. Io ero il maggiore, sono stato quello che ha aiutato i miei genitori a capire cosa vuol dire essere un figlio. Non è stato facile. Mia madre era molto forte, ma lo ero anch’io. Ci sono stati degli scontri quando ero ragazzo, poi negli anni ci siamo riallineati. Alla fine, ho capito che molto del mio carattere e delle mie fattezze sono sue» • «Mamma aveva fatto di tutto per mandarmi a lavorare come elettricista. Non aveva dimestichezza con il positive reinforcement su cui mia moglie mi sta addosso. Era un continuo “tu non farai niente di buono, sei svogliato a scuola”. Non mi ha mai detto: “Sei bravo”» • Neppure quando è partito per lo Spazio? «Ai giornalisti che le chiedevano se era orgogliosa rispondeva: “Sì, sono contenta. Ma è sempre stato un mascalzone, me ne ha combinate di tutti i colori, tornava a casa con i pantaloni rotti...”» [Elvira Serra, Cds] • Quando, alunno di scuola elementare, gli chiedevano cosa volesse fare da grande rispondeva: «Voglio andare sulla Luna e fare derapate con la jeep lunare…» [Elisabetta Pioltelli, Il Cittadino Monza Brianza] • Lei dov’era il 20 luglio del 1969? «In un bar affollatissimo di Cattolica, assieme ai miei genitori. Capivo dall’atteggiamento degli adulti che stava succedendo qualcosa di straordinario, ma ai miei occhi di dodicenne era del tutto plausibile e “naturale”» [Serra, cit.] • Ma già da piccolo sognava di diventare astronauta? «Sì, ero affascinato dalle immagini della Luna, dell’Apollo. Però negli anni Settanta, in Italia, razionalmente era impossibile. Sapendo di questo mio sogno, a 14 anni la fidanzatina mi regalò Se il sole muore, libro-reportage della Fallaci sugli astronauti» [Eleonora Barbieri, Giornale] • L’uscita dal liceo scientifico non è brillantissima. Durante l’esame si mette a battibeccare con il presidente della commissione. Voto finale: 38 su 60. «Ero un diplomato “scarso”, di risulta. Due punti soltanto sopra il minimo che mi concesse non mancando di chiosare che quel voto mi avrebbe penalizzato per tutta la vita e insegnato a trattare con il potere costituito» • Il giovane Nespoli è un «ribelle incallito», ma fa anche il chierichetto e l’animatore di oratorio. «Insomma ero Dottor Jekyll e Mr. Hyde» [Riccardo Bruno, Cds] • «Era un ribelle?». «Assolutamente ribelle, anticonformista. Così lasciai l’università e subito arrivò la cartolina per il militare: paracadutisti, come avevo chiesto alle visite di idoneità. Così partii per la Scuola di Pisa» • «E come andò?» «Finalmente – e paradossalmente – lì ero libero: autonomo, anche finanziariamente. Mi trovai così bene che alla fine dell’anno di leva decisi di fermarmi e l’anno dopo feci domanda per diventare incursore, l’élite dell’esercito» [Barbieri, cit.] • Nel 1979 entrò negli Incursori dell’Esercito e sostenne «un anno e mezzo di corsi massacranti» necessari per ottenere il brevetto di incursore [Giannella, Oggi] • Che cosa le piaceva dell’esercito? «Ero sempre posto di fronte a sfide nuove e mi dicevano che potevo vincerle: ho capito che con l’equipaggiamento, l’addestramento e la forma mentis giusta puoi fare l’impossibile» • Che cosa fece da incursore? «L’Italia mandò un contingente nel corpo di pace internazionale in Libano e partii subito. Dopo il primo mese come incursore a sminare e bonificare, il generale Angioni mi chiamò al Comando di contingente e mi assegnò il ruolo di fotografo» • «All’inizio io mi arrabbiai: “Scusi, sono un incursore...”. Comunque mi assegnò al cosiddetto “ufficio arabo” che seguiva le attività di pubbliche relazioni e talvolta anche di intelligence • Un giorno, poi, è arrivata Oriana Fallaci e Charlie-Charlie (il capo dell’ufficio stampa e di intelligence) me l’ha affidata dicendomi di accompagnarla dove voleva e di farle fare quello che voleva con l’unica condizione che l’avrei dovuta riportare intatta • Così ha conosciuto la Fallaci? «Lei era venuta varie volte, l’ultima appena prima che da Roma arrivasse l’ordine abbandonare Beirut. La città era a ferro e fuoco e lei rimase bloccata al Comando fino all’evacuazione: così la portammo con noi, sulla nave militare del ritorno. E lì, con la silhouette di Beirut sullo sfondo, mi stuzzicò: “Dimmi un po’ Nespoli, che cosa vuoi fare da grande?”» [Barbieri, cit.]. «E io, che avevo 26 anni: “L’astronauta”. Mi disse: “Perché no?”. E quella risposta mi ha dato lo stimolo per superare gli ostacoli: imparare l’inglese e laurearmi in Ingegneria. I miei colleghi in Libano, al ritorno si erano regalati la Porsche, io l’iscrizione al Politecnico di New York» [Tiziana Sabbadini, Vanity Fair] • Nell’aprile del 1985 Paolo Nespoli lascia l’esercito e va ad abitare nella casa di Oriana Fallaci a New York • Ottiene un Bachelor of Science in Aerospace Engineering nel 1988 dalla Polytechnic University of New York e, nel 1989 riceve, sempre dalla stessa università, un Master of Science on Aeronautics and Astronautics • Passa le giornate a leggere l’interminabile manuale dello Shuttle [...]. Per distrarsi riprende a lanciarsi con il paracadute. Finché una domenica il paracadute non si apre, solo prima dello schianto riesce ad azionare quello d’emergenza. La sera cerca di scacciare lo spavento in un pub e incontra Troy, un ingegnere che lavora nel «Pirate lab» della Nasa. È la svolta [Bruno, cit.] • Al ritorno in Italia si laurea in ingegneria meccanica • «A fine ’91 vinco un concorso all’Agenzia Spaziale Europea, a Colonia, come ingegnere addetto all’addestramento degli astronauti. Nel ’96 vengo distaccato al Johnson Space Center della Nasa, a Houston. Nel ’98 partecipo a un nuovo concorso per astronauti italiani. Su 427 aspiranti ne selezionano due: Roberto Vittori e il sottoscritto. Poi sono di nuovo a Houston, a seguire i corsi per la qualifica di astronauta. Nel 2000 ho avuto disco verde per essere assegnato a una missione a bordo di uno Shuttle e alla Stazione spaziale. Nel 2001 ho completato con successo il corso di addestramento per comandare il braccio robotico dello Shuttle. Nel 2003 ho completato il corso avanzato per le attività extraveicolari, le “passeggiate spaziali”. Nel 2004 sono stato assegnato al centro di addestramento per cosmonauti nella Città delle Stelle, presso Mosca [Giannella, Oggi] • Nel giugno del 2006 entra a far parte dell’equipaggio impegnato nella missione Space Shuttle Sts-120, denominata Esperia, che ha lo scopo di aggiornare la Stazione Spaziale Internazionale Iss • Prima della partenza, nell’ottobre del 2007, fa testamento: «Sono andato dal notaio con mia moglie Alexandra [...] è stato un po’ strano». Porta con sé «stemmi di associazioni, di Milano e della mia Regione, ma anche la fede di mio padre (scomparso nel 2006, ndr). E poi l’iPod con canzoni di Ramazzotti, Pausini, Zucchero e Bocelli». In orbita si occupa degli astronauti che dovevano fare passeggiate spaziali, manovrando il braccio robotizzato «come un gruista del cosmo». I momenti più belli: «Quando mi sono slacciato le cinture di sicurezza e tutto volava nello Shuttle [Giovanni Caprara, Cds] • Novembre 2008: gli viene comunicato che è stato selezionato per MagiSStra, missione semestrale che avrebbe comportato un addestramento lungo più di due anni tra gli Stati Uniti e la Russia. Partenza nel dicembre del 2010 • Nel corso della permanenza sull’Iss posta, con grande riscontro di pubblico, le fotografie scattate dalla cupola spaziale su Twitter e su Flickr • Durante la missione muore la madre al termine di una malattia cardiaca dal decorso rapidissimo: tutto il mondo spaziale osserva un minuto di silenzio con lui • Rientrato sulla Terra Nespoli è diventato un personaggio celebre: la popolarità lo porta a pubblicare un libro intitolato Dall’alto i problemi sembrano più piccoli. Diventa protagonista di una storia su Topolino • Nel 2015 riceve la proposta di partecipare a una nuova missione dell’Agenzia spaziale italiana (Expedition 52/53). Alla partenza, prevista per il luglio del 2017, avrà compiuto sessant’anni • «Andare in orbita da sessantenni è possibile senza problemi. Ogni anno siamo sottoposti a profondi controlli medici che ci rivoltano come un calzino indagando il nostro corpo e le sue condizioni nei dettagli. Basta dimostrare di essere in salute e che tutto funziona a dovere perché si possa partire». Al momento del decollo è l’astronauta più anziano dell’Esa a volare [Alessandra Borella, Rep] • Benché la missione abbia avuto successo, Nespoli rimane molto amareggiato a causa della mancata possibilità di effettuare una camminata spaziale, per la quale si era addestrato e che desiderava fortemente • Va in pensione (tre-quattromila euro al mese, niente liquidazione, ferie non smaltite, l’ultimo soggiorno spaziale pagato 3 euro al giorno con la scusa che il vitto e l’alloggio erano già compresi) il 31 ottobre del 2018 [Serra, cit.] • Medita di “capire cosa voler fare da grande”. In passato sognava di prendere il brevetto per pilotare elicotteri e di volare attorno al mondo con un aereo costruito in proprio [Borella, cit.]. Ora desidera anche «un viaggetto nello spazio, seduto comodamente in poltroncina su uno degli spazioplani che si stanno sviluppando per il turismo spaziale» [Antonio Lo Campo, Avvenire] • Nel 2021, in seguito a un periodo di spossatezza, gli viene diagnosticato un linfoma di tipo B al cervello: dovrà affrontare otto cicli di chemioterapia al Besta di Milano, l’autotrapianto di cellule staminali al San Raffaele e un intenso percorso di riabilitazione • L’esperienza più difficile è stato il trapianto di midollo, che lo ha costretto all’isolamento per 26 giorni in un letto, «altro che Alaska o sei mesi sulla Soyuz» [Lucia Bellaspiga, Avvenire] • A febbraio del 2022 ha cominciato a insegnare al Politecnico di Milano. Come c’è riuscito? «Me lo chiedevano da un po’, ma mi ero sempre tirato indietro pensando di non averne le capacità, la forza, la costanza. Poi la molla è scattata quando l’oncologo mi ha detto che il mio cervello poteva essere rimasto offeso e che avrei dovuto accettarlo • Adesso è arrivato al suo terzo anno di insegnamento. «Il primo è stato il più duro, perché l’ho dovuto disegnare da zero. Preparare le lezioni è stato difficile, ma non ho mollato […] Ho lezioni abbastanza affollate. Il primo anno i posti erano 50 e si sono iscritti in 97, il secondo anno 91. Quest’anno siamo riusciti a contenerli nei ranghi» [Serra, Oggi] • Nel 2022 pubblica il suo terzo libro, un romanzo intitolato L’unico giorno giusto per arrendersi.
Religione «Ho un’educazione cattolica, riesco a malapena a dire che Dio non esiste. Ma sono un ingegnere. E ancora non riesco a conciliare la dicotomia tra razionalità e spiritualità» [Serra, cit.] • Nello spazio «paradossalmente sei solo anima, il corpo non c’è, basta la spinta di un mignolo sulla parete e voli lontano… ». E allora eccola la «condizione metafisica veramente forte», tale da sconvolgere la razionalità dell’ingegnere aerospaziale, «vai alla cupola, la apri, guardi la Terra, ma non è il tuo corpo che la guarda, è la tua coscienza, una cosa bellissima!» • «A quel punto non puoi non interrogarti su “Chi” ha organizzato tutto questo, «alcuni colleghi credenti trovano nello spazio ulteriore conferma di Dio, altri al contrario ci trovano la prova che la scienza spiega tutto, io sono a metà strada» [Bellaspiga, cit.] • Da ET passiamo alla fede: da lassù ci si sente più vicini a Dio? Ci ha mai pensato? «Andare nello Spazio amplifica o giustifica le varie credenze. Ma lo Spazio normalmente non ci dà una risposta. Diciamo, piuttosto, che si consolidano le convinzioni di ognuno» [Pierluigi Bonora, Il Giornale] • Memorabile è il collegamento dalla Stazione Spaziale Internazionale con papa Francesco nel 2017, «mi faceva domande impegnative e io boccheggiavo, stavo parlando con il Papa! Così gli dissi: “Santo padre, sono solo un ingegnere, la invitiamo qui e poi ce lo dice lei come vede le cose. Noi qui capiamo solo che c’è qualcosa che non capiamo”. Capiamo che c’è tanto da capire» [Bellaspiga, cit.] • Ho una matrice cattolica e non riesco a sopportare gli inciuci politici» [Sabbadini, cit.].
Curiosità Tifosissimo della Ferrari • Ha un brevetto di pilota con qualifica per volo strumentale, un brevetto avanzato d’immersione subacquea, l’abilitazione all’immersione NitrOx • Film di fantascienza preferito? «Alien e 2001: Odissea nello spazio» [Serra, cit.] • È vero che Angelo di Insciallah è ispirato a lei? «La Fallaci si era innamorata del nostro contingente in Libano e l’ha usato come sfondo per il suo romanzo. Ci sono storie di tanti militari, ma li ha plasmati a modo suo. Come Angelo, che di base potrebbe coincidere con la mia descrizione, ma di fatto è il personaggio del suo romanzo [Barbieri, cit.] • La classe di allievi astronauti prima della sua era soprannominata “le sardine” perché molto numerosa. Quella di Nespoli e dei suoi compagni fu chiamata “i pinguini”, gli uccelli che non volano proprio perché si riteneva che non avrebbero avuto molta possibilità di volare dato che il gruppo che li precedeva aveva così tanti componenti. Loro però amavano dire che i pinguini mangiano le sardine [Giovanni Di Costanzo, queryonline.it] • Ha posseduto una Moto Guzzi Quota 1200 • «Mai visto cose strane o sentito segnali ma negli extra-terrestri ci credo» [Bonora, cit.] • Le hanno mai detto che somiglia a Patrick Swayze? «In America ogni tanto rispondevo che ero suo fratello. Da un po’, però, mi dicono che somiglio di più a Harrison Ford» [Serra, cit.].
Amori In Libano trascorre insieme a Oriana Fallaci, che ha il doppio dei suoi anni, tante ore parlando di tutto. Nei mesi successivi si vedono molte volte. Oriana Fallaci si innamora di nuovo […] Gli scrive: «Avevo giurato che mai più avrei toccato un uomo. Poi ho incontrato te» [Cristina De Stefano, Oriana. Una donna] • Avete avuto una storia d’amore. «Non è né vero né falso... Il nostro era un rapporto strano, lei era una tosta, mica facile: a volte eravamo complici, a volte amici, a volte era un rapporto fra madre e figlio, altre fra padre e figlia. Spesso facevamo delle litigate spaventose. Sicuramente mi ha lasciato il segno, mi ha aiutato e spronato» [Barbieri, cit.] • «Avevamo un rapporto poliedrico, multiforme, sentimentale, camaleontico. A volte diventava una relazione madre figlio, altre il contrario. Per lei sono stato compagno, amico. Era molto sola». Non era una donna facile. «Non le ho mai dato ragione perché era Oriana Fallaci, come facevano gli altri. Però litigavamo, eccome. Era intrigante, stimolante, vulcanica, impossibile da gestire, a volte volevo buttarla dalla finestra» • A un certo punto Oriana non ha più voluto vederla. «Avevamo un obiettivo comune: per lei il libro Insciallah, per me gli studi a New York. Quando nel ’91 vinsi la graduatoria per il concorso dell’Esa per addestrare gli astronauti a Colonia dovetti lasciare New York. Disse: se esci da quella porta non ti conosco più. Non pensavo che fosse seria. Non mi ha mai più voluto sentire» [Serra, cit.] • Al concorso Nespoli arriva ottavo e non viene selezionato: «Vede, Oriana era un personaggio speciale. Il mio fallimento, in quell’occasione, lo prese come suo fallimento e, obbedendo a una specie di senso di colpa, ha troncato i rapporti con me. Ma la mia riconoscenza nei suoi confronti è totale: lei per me è stata una madre, un’amica, una confidente. La delusione del concorso fallito potrebbe essere stata ampliata nel suo inconscio perché forse lei stessa voleva fare l’astronauta» [Giannella, cit.] • Cosa ha provato quando è scomparsa, nel 2006? «Quando sono andato in missione sulla Iss la prima volta, l’anno dopo, ho portato a bordo due poesie che mi aveva dedicato: le ho fotografate con la Terra sullo sfondo» [Serra, cit.] • Nel 2004 fu mandato a completare la propria formazione in Russia: qui, presso il centro di addestramento per Cosmonauti Jurij Gagarin nella Città delle Stelle, presso l’Oblast’ di Mosca, conobbe Alexandra “Sasha” Rjabova • Torniamo alla vita senza gravità: ha mai fatto sesso in orbita? «Io no, ma tecnicamente è possibile, anche se è difficile trovare un angolo appartato. È un po’ complessa l’operazione di aggancio per via della mancanza di gravità, ma si può fare» […] Sua moglie è gelosa quando è in orbita, visto che si può fare sesso? «Sasha è tranquilla, quando volo. E anch’io lo sono: siamo una coppia serena. Magari la sento più attenta quando vede che ho una sintonia di troppo, a terra» [Tiziana Sabbadini, Vanity Fair] • Ha due figli: Sofia e Maximilian • «Non posso nascondere di essere stato un papà un po’ assente. Ma quando ho potuto esserci, mi sono sempre messo a disposizione. Cerco di far diventare prezioso il tempo che passiamo insieme» • «Ricordo il ritorno dalla [seconda] missione spaziale. Dopo sei mesi di lontananza, mia figlia Sofia, che allora aveva due anni, si era abituata a vedermi solo nel monitor. Si era convinta che vivessi dentro un televisore. Mi ha guardato con diffidenza, sembrava dirmi: ma come papà, tu hai le gambe? E cosa ci fai qui in prima persona?» [Barbara Papuzzi, giovanigenitori.it] • Come domina, nello spazio, il desiderio di vedere i suoi affetti? «Adesso, dagli americani ai russi, sono tutti più attenti al problema dell’isolamento degli astronauti e hanno studiato la possibilità di avere una videoconferenza privata con la famiglia una volta alla settimana. Io che sono italiano, avevo chiesto che il sistema fosse installato non solo a casa di mia moglie e mia figlia Sofia, negli Stati Uniti, ma anche in quella di mia madre, a Verano Brianza, a un costo relativamente basso» [Sabbadini, cit.] • Prima di vederlo partire per l’ultima missione Sofia ha prestato al papà alcuni suoi giocattoli: un orsacchiotto, un dinosauro e un coniglietto, che lo hanno accompagnato per tutto il viaggio [Papuzzi, cit.] • Dopo tanto tempo in orbita non nasce nostalgia per chi ha lasciato sulla Terra? «Tutti i giorni parlo con la mia famiglia, con i miei bimbi. Max si è arrabbiato perché ho rispedito a casa un giocattolo della sorellina Sofia e ho trattenuto il suo Transformer. Gli ho spiegato che mi aiuterà a pilotare l’astronave quando torno. Si è tranquillizzato» [Caprara, cit.] • […] «Io mi sento un esploratore e sapere che potrei non tornare non mi spaventa. Sto cercando di comunicare questo spirito anche a mia figlia, che ha 7 anni». Come? «Piccole cose, come andare in campeggio e scoprire che si può dormire in un posto diverso dal letto. Ma l’ho anche portata a volare con un piccolo aereo da turismo e le ho lasciato i comandi». Le è piaciuto? «Sì, ma non voglio forzarla. È giusto esporre i figli a tante esperienze, ma non decidere per loro. Se vorrà fare l’astronauta sarà solo per sua scelta». Andrebbe su Marte anche sapendo di lasciare la famiglia? «La mia famiglia non mi ha mai frenato [Elena Dusi, Rep] • Nel 2024 si separa dalla moglie • Ha appena divorziato. Lo ha vissuto come un fallimento? «Non vedo come un fallimento 15 anni di matrimonio e due figli. Vedo però che noi come esseri umani cambiamo e non necessariamente quello che siamo oggi saremo domani. Io e Sasha siamo arrivati al punto in cui gli obiettivi giornalieri si erano discostati troppo ed era giusto che ognuno andasse per la sua strada. Resteremo per sempre i genitori di Sofia e Max» [Serra, cit.].
Titoli di coda Era brianzolo anche sulla Stazione spaziale? «Ebbene sì. Nel mio rapporto di fine missione, dopo sei mesi sulla Iss, la Nasa ha scritto “incredibile capacità di lavorare, non si ferma mai”» [Barbieri, cit.].