12 aprile 2025
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Biografia di Garri Kimovič Kasparov
Garri Kimovič Kasparov, nato a Baku (Azerbaigian) il 13 aprile 1963 (62 anni). Scacchista. Grande maestro. Quindici volte campione del mondo (1985-2000). Scrittore (30 libri, la stragrande maggioranza dei quali sugli scacchi). Attivista politico.
Titoli di testa «Il gioco degli scacchi è lo sport più violento che esista».
Vita Figlio di due ingegneri, l’ebreo russo Kim Moiseevič Vajnštejn e l’armena Klara Kasparjan, della quale a dodici anni, dopo la prematura morte del padre (che aveva però fatto in tempo a trasmettergli la passione per gli scacchi), assunse il cognome, russificandolo • A 4 anni già legge, conosce l’aritmetica elementare e mostra una memoria degna di un calcolatore elettronico [Gianluca Pasini, La Gazzetta dello Sport] • «Ricordo perfettamente tutti i numeri di telefono che ho composto nella mia vita» [Daniele Zaccaria, Left] • Un giorno, ancora piccolo, risolve un problema scacchistico che nessuno dei genitori era riuscito a sbrogliare. Il destino è segnato: abbandona definitivamente gli studi di violino (aveva un nonno e uno zio musicisti) e si dà alla scacchiera» [Pasini, cit.]. Passa per il mitico e inevitabile Palazzo dei pionieri di Baku, fucina scacchistica in cui incontra Mikhail Botvinnik, campione del mondo negli anni ’50, vero e proprio monumento degli scacchi sovietici anche se ormai confinato ai margini del potere. Botvinnik riconosce subito la genialità di quel piccolo azero e lo mette sotto la sua ala [Zaccaria, cit.] • «Le scuole per i giovani talenti delle nuove generazioni facevano parte della tradizione sovietica, e quella di Botvinnik era una delle prime e delle migliori: negli anni ’60 ci studiò Karpov, negli anni ’70 io, e negli anni ’80 Kramnik. Io fui scelto per andarci nel 1973» [Piergiorgio Odifreddi]. • A 12 anni è campione di Russia junior (competizione cui partecipano giocatori fino a 19 anni), a 14 è il più giovane maestro di sempre, a 16 vince il suo primo grande torneo internazionale, a 19 è candidato al titolo mondiale in un ciclo in cui ha strapazzato ex campioni del mondo come Petrosjan e Smyslov o giocatori del calibro di Korčnoj. Ormai manca solo l’ultimo tassello, il più difficile [Zaccaria, cit] • La grande occasione si presenta nel 1984. Il campione del mondo di scacchi è Anatolij Karpov, […] che è un campione consolidato quando si trova davanti Garri Kasparov, 21 anni […] Diversi in età, vivono gli scacchi agli antipodi: metodico, dotato di una memoria eccezionale il campione; istintivo, rapidissimo nel ragionamento, tanto da risultare irruento, lo sfidante. Anche dal punto di vista politico sono differenti: fedele al Pcus il primo, iscritto solo l’anno prima al partito Kasparov, che strizza l’occhio all’Occidente. Quell’irruenza è fatale al “giovane di Baku” (lo chiamava così Karpov) nel settembre ’84 [Pasini, cit] • Karpov […] dopo nove partite era già avanti 4 a 0. Gli bastano ancora due vittorie per “matare” l’irruente Kasparov. Gerry, disperato, trova in Botvinnik, campione leggendario, il suo mentore: «Non dare ascolto a tua madre Klara». Già, perché l’ingegnere Klara Kasparova è l’ombra del figlio […] «Tu devi smettere di avere idee. Preoccupati solo di non perdere. Gioca molle, passivo». Gerry infila una serie di 17 pareggi, perde la ventisettesima partita, dopodiché inchioda Karpov. Prima con qualche patta, poi una timida vittoria seguita da altri nulli e infine due secchi successi. Allora, dal Cremlino arriva l’ordine di chiuderla lì [Leonardo Coen, Rep] • Karpov e Kasparov fino a quel momento erano rimasti seduti davanti ai loro pezzi per oltre 200 ore, avevano mosso 1.652 volte, e avevano perso cinque chili di peso uno, sette chili l’altro. Quando non giocavano, studiavano. E quando non studiavano, giocavano. Le ore di sonno erano ridotte al minimo. La tensione psico-fisica era al punto di rottura. Ma, se non li avessero interrotti, entrambi avrebbero continuato a giocare, sarebbero andati avanti all’infinito [Luigi Mascheroni, Giornale] • Senza né vincitori né vinti, dopo 5 mesi e 48 partite, di cui 40 nulle, […] vengono mandati a casa il 25 febbraio 1985, e si sentenzia che il titolo rimanga a Karpov. Tutti capiscono che la ragione è un’altra: Karpov è il campione del regime sovietico, Kasparov il giovane ribelle che non accetta la ferrea disciplina del partito. La grande sfida incompiuta divide il mondo degli scacchi. Chi è il più forte? [Coen, cit.] • Vengono riformulate le regole, e pochi mesi dopo i due si trovano ancora di fronte per un altro Mondiale. Solo 24 partite, ancora a Mosca: alla vigilia dell’ultima partita Kasparov è in vantaggio (12 a 11). Karpov, che gioca con i bianchi, è costretto a vincere per pareggiare e mantenere il titolo, ma alla 43esima mossa si arrende, proclamando Kasparov campione [Pasini, cit.] • Se si guardano gli altri campioni, si vede sempre una chiara correlazione tra i loro stili di gioco e il pensiero dominante della loro epoca. Anche in Karpov e lei? «Certo. Karpov, che è un tipico conformista, visse in un periodo in cui l’Occidente era in ritirata, e divenne il simbolo della cinica accettazione dell’avanzamento comunista. Io invece, che sono un ribelle e un rivoluzionario, ho vinto il titolo in tempi di grandi cambiamenti [Odifreddi] • Per 15 anni Kasparov resta re del mondo, “il mostro dai cento occhi” lo chiamano, per via della sua abilità nel non perdere di vista nemmeno un millimetro della scacchiera per ore e ore. La sua voglia di vincere, di battersi su ogni mossa contro l’avversario, si mescola con il carattere teatrale, animato, viscerale, capace di incutere un timore reverenziale negli avversari (da qui il soprannome di “orco di Baku”). È il primo ad attirare sponsor importanti, a rendere celebre lo sport degli scacchi, a costringere tutti a schierarsi con lui o contro. È anche il primo ad allenarsi con l’aiuto della tecnologia. E poi a sfidare una macchina [Luca Gambardella, Foglio] • Negli scacchi l’unica qualità che conta è il divario tra un giocatore e gli altri. Quello tra Fischer e il resto del mondo è stato probabilmente il più grande della storia, ma è durato solo un paio d’anni, mentre io ne avuto uno magari un po’ minore, ma molto più lungo: il mio dominio è durato quindici anni, e sono riuscito a mantenerlo anche sulla generazione successiva alla mia. Questa lunghezza del suo dominio è stato uno dei motivi per cui, a un certo punto, ha iniziato a giocare coi computer? «L’ho fatto perché credevo che fosse importante per il progresso del gioco. Per me è stato un grande esperimento sociale, culturale e scientifico del ventesimo secolo, un tentativo di vedere come si paragonano la forza bruta del calcolo e l’intuizione umana» [Odifreddi] • L’11 maggio 1997 un computer chiamato Deep Blue per la prima volta si rivela più bravo di un essere umano, il campione del mondo di scacchi Garri Kasparov. Deep Blue era nato nel 1989 alla Ibm, progettato da un informatico cinese, Feng-hsiung Hsu, e dal canadese Murray Campbell […] Deep Blue non è un normale calcolatore elettronico, ma un super-computer di quelli che gli esperti definiscono ad altissimo parallelismo: è in grado di elaborare 200 milioni di mosse al secondo e di memorizzare migliaia di partite giocate e di aperture e chiusure diverse. Aveva già sfidato Kasparov un anno prima, riuscendo a vincere la prima partita a Filadelfia, ma perdendo poi il confronto, che si gioca su sei incontri, per 4-2 [Vittorio Sabadin, Sta] • Hsu e Murray non si erano persi d’animo. Avevano convocato campioni di scacchi che potessero insegnare nuove tattiche a Deep Blue e immesso nella sua memoria altre librerie di aperture e chiusure […] Deep Blue sfida nuovamente a New York, dal 3 all’11 maggio 1997, un Kasparov più concentrato che mai: «Difenderò la razza umana», dice pomposamente prima di sedersi alla scacchiera. Nell’incontro di un anno prima ha capito che c’è un solo modo di averla vinta con i computer: bisogna sconcertarli, fare cose che non si aspettano. Kasparov comincia dunque la prima partita con lo stravagante Sistema Barcza, un’apertura che non ha una sequenza precisa, ma lascia aperte diverse possibilità. Deep Blue […] perde in 45 mosse [Ibid.] • Nella seconda partita Kasparov commette un errore senza il quale avrebbe potuto pareggiare […] La terza, quarta e quinta partita si concludono in parità e l’11 maggio, con il punteggio di 2 ½ a 2 ½, inizia il confronto decisivo, seguìto da centinaia di giornalisti […] Kasparov parte ancora per sconcertare Deep Blue con la Difesa Caro-Kann, ma permette poi al computer di sacrificare un cavallo, mossa che scardina la sua strategia al punto da costringerlo ad arrendersi in sole 19 mosse. Kasparov non la prende bene: accusa Ibm di avere affiancato a Deep Blue, che non era davanti alla scacchiera ma si trovava in un’altra località, alcuni campioni umani. Solo così può spiegarsi la sua sconfitta, perché lui ha giocato pensando alla reazione di un computer, non a quella di un uomo […] Ibm non fa nulla per smentirlo, né gli consegna i tabulati che lui chiede, felice di avere speso bene i 4 milioni di dollari che Deep Blue è costato, tutti rientrati in pubblicità e rialzo delle azioni [Ibid.] • La sconfitta contro la macchina, seguita da quella nel 2000 contro Vladimir Kramnik, sono il preludio del suo ritiro [Gambardella, cit.]. • La perfezione non esiste […] Non si può semplicemente evitare di fare errori? «No: di errori, se ne fanno di continuo. Uno dei segreti del mio successo, quello che mi ha permesso di rimanere al top degli scacchi per vent’anni, è stato proprio il non aver mai sottovalutato niente: anche dopo una vittoria sono sempre andato a ricercare i miei errori, per poter continuare a sorprendere gli avversari» [Odifreddi] • Nel 2005 ha annunciato il ritiro per passare al “gioco” della politica: voleva contrastare l’ascesa folgorante di Vladimir Putin. Un gioco ad armi impari. Nel 2007 viene arrestato tre volte nel corso di manifestazioni antigovernative. Nel 2008 si è candidato senza successo alla presidenza a capo della coalizione d’opposizione Altra Russia [Rosalba Castelletti, Rep] • Sporadiche le partecipazioni a competizioni scacchistiche successive al ritiro. Tra le più suggestive, la partita disputata con Karpov a Valenza nel settembre 2009, venticinque anni dopo la loro prima storica sfida per il titolo mondiale [Guido Scaravilli, Rivistagradozero.com] • Vince Kasparov, ancora. L’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche non esiste più, la guerra fredda è finita, […] è mutata l’economia, la società, la politica, da una parte e dall’altra del Muro, che pure era caduto. Ma i duellanti sono ancora lì, immobili e immutati, […] la partita continua, e si protrae ancora oggi, con la filiazione delle scuole scacchistiche di entrambi. La sfida, per essere tale, è eterna. Kasparov e Karpov si sono incontrati 161 volte, di cui 144 per il titolo mondiale, per un numero infinito di ore di gioco. Kasparov ha vinto 24 partite, Karpov 20. Tutte le altre sono finite in parità [Ibid.] • Nel 2011 e 2012 ha partecipato alla cosiddetta “Rivoluzione bianca”, finita nella repressione. Dopo essere stato arrestato mentre sfilava a sostegno delle Pussy Riot, nel 2013 ha lasciato la Russia, promettendo che non sarebbe più tornato [Castelletti, cit.] • Fugge negli Stati Uniti per paura della sua incolumità. Ciò nonostante, resta un attivista che, dice lui, si ispira a Ronald Reagan [Gambardella, cit.] • Nel febbraio del 2014 ottiene la cittadinanza croata: da molti anni passa lunghi periodi di vacanza nel Paese balcanico, dove ha una villa a Makarska, non lontano da Spalato. In Croazia è molto ben voluto fin dal ’91, quando si era espresso a favore dell’indipendenza dalla Jugoslavia [Mauro Manzin, Il Piccolo] • Tra gli allievi di Kasparov, il norvegese Magnus Carlsen (classe 1990) che, nel maggio 2014, ottiene una quotazione di 2882 punti (secondo il sistema Elo), superando il maestro, dal luglio 1999 in vetta alla classifica con 2851 punti. • Durante i disordini che anticiparono l’invasione russa della Crimea Kasparov è convinto che siano due gli errori regolarmente commessi dagli strateghi occidentali. Il primo è quello di concepire Vladimir Putin come un leader razionale la cui politica è volta a massimizzare gli interessi nazionali della Russia […] «Putin ha un solo interesse fondamentale, che è quello del suo mantenimento del potere» […]. Il secondo errore occidentale è la propria volontà di auto-limitarsi, una mancanza di coraggio […] «Oggi la maggior parte delle classi dirigenti statunitense ed europee, è convinta di non poter fare nulla di concreto per poter fermare l’avanzata russa. Le dichiarazioni distensive di John Kerry e Barack Obama non fanno altro che rafforzare, in Putin, l’impressione di trovarsi di fronte a un avversario debole […] Se tutto ciò che interessa a Putin è la conservazione del potere, bisogna dividere il suo gruppo di potere. Non con la guerra, ma usando la leva delle sanzioni ad personam» [Stefano Magni, Opinione.it] • Nel 2016 viene pubblicato in Italia un libro di Kasparov, scritto l’anno prima, al tempo dell’invasione Russa della Crimea. Titolo profetico: L’inverno sta arrivando • «Negli ultimi vent’anni la linea del compromesso, e dunque dell’inerzia di fronte ai crimini delle dittature – specie se sono importanti partner commerciali – si è talmente consolidata che nemmeno l’invasione di una nazione sovrana europea è riuscita a metterla in discussione» scrive Kasparov […] Solo isolando internazionalmente Putin sarebbe possibile erodere quella popolarità che, unita al pugno di ferro, gli permette di mantenere il consenso nel Paese [Valeria Gandus, Fatto] • Kasparov si impegna poi sul fronte della cybersecurity con l’azienda ceca Avast e parla di uno stato di “guerra” sul digitale che nessuno sta cercando di contrastare come invece andrebbe fatto [Jaime D’Alessandro, Rep] • «Sul web è in corso una guerra. La tecnologia amplifica, nel bene come nel male, e adesso amplifica i messaggi radicali: poco importa che siano quelli del M5s, di Donald Trump o di chi ha spinto per la Brexit. Trump si può permettere di mentire cinque volte al giorno su Twitter, senza alcun contraddittorio. Eppure il problema è politico, non tecnologico: sono i messaggi alternativi a latitare, manca una visione, mentre quelli di coloro che hanno costruito il benessere dell’Occidente negli ultimi decenni si son fatti deboli […] Sa quale sarebbe l’unica mossa possibile? Far rispettare le regole a tutti ovunque. Il problema non è tanto mettere al bando le armi chimiche, quanto fare in modo che nessuno le usi. America ed Europa hanno la forza di imporre standard elevati e di obbligare al rispetto su scala planetaria. La Russia o la Cina non lo accettano? E allora resteranno fuori finché non cambieranno posizione. Bisogna avere la forza di rinunciare a una parte del tornaconto immediato per un principio» [Ibid.] • Nel gennaio 2022, appena prima dello scoppio della guerra: «Negli anni ’30 la Francia o la Gran Bretagna sottovalutarono Hitler. Oggi parlare di sottovalutazione significa ignorare l’esperienza storica […]». Lei crede che possa realmente attaccare? «Per così tanti anni abbiamo detto: Putin non lo farebbe mai! Sarebbe terribile per la sua immagine! E poi lo ha fatto e l’ha passata sempre liscia». In Occidente molte persone bene informate ritengono che Putin non invaderà l’Ucraina. Pensa che si sbaglino? «Non dico che invaderà l’Ucraina di sicuro, ma Putin può fare qualunque cosa e passarla liscia. Quelli che ora dicono che non invaderà l’Ucraina avevano previsto l’annessione della Crimea? Avevano previsto l’occupazione di fatto del Kazakhstan? Così questi osservatori nascondono la loro impotenza o qualcosa di peggio: l’interesse concreto» [Federico Fubini, Cds] • Su Twitter, il 25 febbraio 2022: «Dopo anni di avvertimenti ignorati e aver sentito “Garry, avevi ragione” per tutto il maledetto giorno oggi, ripeterò quello che ho detto nel 2014: “smettila di dirmi che avevo ragione e ascolta quello che dico ora”» • Otto mosse per fermare Putin: Prima: «Sostenere militarmente l’Ucraina, immediatamente, tutto tranne boots on the ground (truppe sul terreno). Tutte le armi, l’intelligence, il cyber». Seconda: «Bloccare la macchina da guerra di Putin. Congelare e sequestrare le finanze della Russia e quelle di lui e della sua banda». Terza: «Cacciare la Russia da ogni istituzione internazionale e finanziaria. Pace, Interpol, eccetera». Quarta: «Richiamare tutti gli ambasciatori dalla Russia. Non ha senso parlare. Il nuovo messaggio unificato è “fermatevi o sarete isolati completamente”». Quinta: «Bandire tutti gli elementi della macchina di propaganda globale di Putin. Spegneteli, chiudeteli, mandateli a casa. Smettete di aiutare il dittatore a diffondere bugie e odio» Sesta: «Smascherare e agire contro i lacchè di Putin nel mondo libero. Se Schröder e la sua specie continuano a lavorare per Putin, denunciateli. Chiedete ai proprietari e agli inserzionisti delle reti che ospitano propagandisti di Putin come Carlson perché lo permettono». Settima: «Sostituire il petrolio e il gas russo. Fare pressione sull’Opec, aumentare la produzione, riaprire Keystone. Non puoi salvare il pianeta se non salvi le persone che lo abitano». Ottava: «Riconoscere che ci saranno costi e sacrifici. Abbiamo aspettato troppo a lungo, il prezzo è alto, ma non potrà che aumentare. È il momento di lottare». Infine, un consiglio al popolo americano quanto a quello occidentale: «Non si può ignorare la quinta colonna politica dei putinisti, dall’estrema destra e sinistra nell’Unione europea ai comunisti e Trump e i suoi seguaci del Partito repubblica negli Stati Uniti. Possono avere il diritto di sostenere la guerra di un brutale dittatore per criticare Biden, ma è disgustoso e anti-americano. Non dimenticatelo» • Il 6 marzo 2024 viene inserito nella lista «di terroristi ed estremisti dell’intelligence russa» […] su Twitter: «È un onore che il mio nome sia su quella lista, un fatto che racconta più del regime fascista di Putin di quanto dica di me. Come spiegava Goldwater, l’estremismo nella difesa della libertà non è un vizio e la moderazione nel perseguimento della giustizia non è una virtù. Tutta l’opposizione, o solo la semplice decenza, viene chiamata estremismo dalle dittature» [Zaccaria, ildubbio.news].
Religione «Non sono stato educato religiosamente, ma direi di essere autonomamente diventato cristiano, in qualche senso. Naturalmente sono sempre stato molto a disagio con le strutture confessionali, che si inseriscono fra un individuo e il potere supremo: in particolare con la Chiesa ortodossa, che in Russia è la più rigida di queste strutture. Non mi piacciono le regole stabilite dagli uomini».
Amori Si è sposato tre volte. Dal matrimonio con la prima moglie, Masha, è nata la figlia Polina. Dalla seconda, Yulia, il figlio Vadim. Nel 2005 sposa Daria “Dasha” e diventa padre per altre due volte: di Aida, nata nel 2006, e di Nickolas, nato nel 2015. Vive a New York.
Titoli di coda Ma lei, dunque, non ha mai giocato una partita perfetta? «No, se non altro perché negli scacchi si gioca in due: in una partita perfetta, anche l’avversario dovrebbe essere all’altezza della situazione! Alla perfezione si può tendere, però, e lottare per avvicinarvisi è il compito di ogni giocatore, per non dire di ogni uomo» [Odifreddi].