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 2025  aprile 14 Lunedì calendario

Biografia di Luca Barbarossa

Luca Barbarossa, nato a Roma il 15 aprile 1961 (64 anni). Cantautore • In tutto, ha partecipato a Sanremo nove volte. «Un giorno ho chiesto a un amico come stesse e lui mi ha risposto “Da non morì mai”. È stata la prima canzone che ho scritto» [D’Onghia, 2018, Fatto]. «Non è un rocker maledetto come Vasco, non si atteggia a principe come De Gregori, non ha bisogno delle collane di Ligabue o delle movenze di Jovanotti: in scena porta sé stesso» [Liuzzi, 2015, Fatto] • Ma è stato anche cameriere, istruttore di tennis, scrittore, conduttore tv e radio, e altro. Le ha fatte tutte? «Ne vorrei fare molte di più» [ibid.].
Titoli di testa «I romanisti nun invecchieno. Al massimo crescheno, si evolveno» (alla festa per i 60 anni di Carlo Verdone, nel 2010).
Vita I suoi genitori si separarono quando aveva due anni. «Erano molto giovani e io non ero previsto. I primi ricordi di famiglia sono quelli del secondo matrimonio di mia madre. Da figlio unico di mamma separata e lavoratrice, mi ritrovai con due sorelle acquisite e un secondo padre. Sono stato molto fortunato, ho avuto l’affetto di tre genitori fantastici. A seguire si sono aggiunti anche due fratelli, uno da parte di mio padre e uno di mia madre. Una famiglia allargata e serena già negli anni Sessanta» [Cresto-Dina, 2021, Rep] • Sua madre era Annamaria Rossi, che aveva lavorato a Repubblica ai tempi di Scalfari (da grande Barbarossa si sarebbe ritrovato a cantare per lui, nella sua casa in via Nomentana a Roma, accompagnandosi con la chitarra) • Suo padre, che fra le altre cose fu segretario di una sezione del Pci, gli faceva ascoltare il jazz e gli regalò una chitarra classica. Sua sorella maggiore Susanna gli insegnò i primi accordi • Com’era suo padre? «[…] scapolone vero, uomo allegro e avvolto da un clima popolare; mi portava nelle cene del lunedì, quando a Roma sopravviveva “La società”, una sorta di banca clandestina. […] Un gruppo di persone metteva periodicamente dei soldi in un fondo, e quando uno aveva un problema, chiedeva un prestito […]». Suo padre di cosa viveva? «Sempre stato nel mondo dell’industria farmaceutica, e ancora oggi [nel 2019], a 85 anni, è un consulente; a quel tempo mi portava a tutti i concerti di jazz e da piccolo ho visto dal vivo i più grandi […]. Frequentavamo una cantina all’inizio di via Giulia, il Music Inn, un ambiente per 50 persone e senza uscite di sicurezza […] Dividevano lo spettacolo in due turni: se volevi assistere al concerto intero, eri costretto a pagare due biglietti; con papà restavo solo il primo tempo, poi andavo a dormire in macchina e lui continuava» [Ferrucci, 2019, Fatto] • «C’è un nodo nell’anima che mi accompagna dall’infanzia. Un misto di inquietudine e inadeguatezza. Un’insoddisfazione di fondo che però mi ha portato a cercare, scrivere, creare, cantare. A volte mi sembra di sentire tutti i dolori e le ferite del mondo e di esserne in parte responsabile. Mi ci sono affezionato, fa parte di me. Se fossi solo felice e fortunato, non me lo perdonerei» [Cresto-Dina, cit.] • «Sono nato a Campo Marzio (centro di Roma), ma a un certo punto i miei genitori (la madre e il secondo marito) decidono per motivi economici di trasferirsi in campagna […]. Avevo 14 anni, vivevamo isolati, non passava neanche l’autobus: o ti ammazzi o scrivi canzoni. […] Frequentavo la sezione del Pci di Monterotondo, poi il partito, con Veltroni capo dei giovani comunisti, mi chiede di aprire la sede del mio paese. […] manifestavo, poi la sera suonavo in piazza Navona, al Pantheon o a Santa Maria in Trastevere». Quanto racimolava? «Se andava bene, il sabato sera anche 100 mila lire». Tantissime. «Noi (lui e Mario Amici, amico e compagno dal liceo) avevamo costruito un vero spettacolo». Cosa cantavate? «Quasi solo folk e country statunitense» Niente romano? «Eravamo americani-americani, molti ci scambiavano per stranieri» [ibid.] • Organizzava cineforum per la sezione del Pci: «Andavo dalle società che affittavano i film: lì prendevo quelle enormi pizze di latta con dentro la pellicola, poi rientravo in sezione e montavo il proiettore per il cineforum. […] Con pazienza e meticolosità bussavo casa per casa, l’obiettivo era tesserare e coinvolgere la popolazione. […] Quelli de destra me volevano ammazzà; poi la domenica vendevo L’Unità ai semafori» [ibid.] • «Ho avuto la stessa insegnante di tennis di Panatta, la mitica Wally San Donnino, una modenese severissima. La mattina andavo a scuola a Monteverde, poi mangiavo in trattoria e andavo a fare i corsi di tennis» • Ha fatto il liceo scientifico a Monterotondo e poi al Morgagni di Roma • Che adolescente era? «Difficilotto. Un ribelle che scappava da casa e non tornava per settimane, mesi. Sparivo, me ne andavo in Inghilterra, in America» [Cesarale, 2022, Cds] • Andava a fare il cameriere a Londra. Una volta lavorò anche come addetto all’impacchettamento da Harrods. A Londra si comprò la sua prima chitarra acustica • Nel 1979, a 18 anni, «giravo l’Europa con il sacco a pelo. Mi bastava trovare uno spazio in una piazza, aprire la custodia e cominciare a suonare, conquistandomi l’applauso e qualche soldino» [Marzi, 2022, Mess] • Il ricordo più bello di quel tempo da cantante west coast romano? «Noi che cantiamo a Madrid e Barcellona dopo la caduta del franchismo: erano talmente affamati di libertà che erano disposti a farsi arrestare per non farci sequestrare le chitarre» [Moretti, 2018, Mess] • Nel 1980, notato da Gianni Ravera, andò al festival di Castrocaro. Vinse, e perciò si guadagnò la partecipazione al Sanremo dell’anno successivo, dove portò Roma spogliata (aveva depositato anche un titolo alternativo, Roma puttana). «Arrivo il pomeriggio alle prove, e avevo 19 anni, la sicurezza mi impedisce di entrare perché mi manca il pass; la sera canto il brano in diretta, finisco, aspetto un po’ dietro le quinte, esco dal teatro e la stessa sicurezza è stata costretta a scortarmi per la presenza di migliaia di persone». Chi ha chiamato dopo l’esibizione? «Nessuno, altri tempi; settimane dopo mi telefona papà per dirmi che ero primo nella hit parade, e non lo sapevo» [Ferrucci, cit.] • Nello stesso anno andò in tour con Riccardo Cocciante • «Ma per azzeccare una seconda canzone, Via Margutta, passarono 5 anni. Nel frattempo, con la mia chitarra e un sacco a pelo, ero entrato in questa casa e dovevo pagare l’affitto: 365 mila lire al mese. […] Sono stati anni difficili, mi sono rimesso a suonare nei locali, avevo quel briciolo di nome che mi permetteva di non fare piano bar. Non arrivavo a fine mese. Per farmi abbassare l’affitto ho ridato indietro una stanza alla proprietaria dell’appartamento» [Cesarale, cit.] • Nel 1983 «io, Venditti e il Banco del Mutuo Soccorso eravamo a suonare al Pincio, in una serata organizzata dal Pci. A un certo punto Benigni prese in braccio Berlinguer» • Veniva promosso come un «belloccio che piaceva alle mamme e alle ragazzine». Nel 1984 posò a petto nudo sulla copertina del singolo Colore, i discografici volevano rifargli i denti (rifiutò). «Da giovane, quando arrivai primo in classifica, la discografia voleva trasformarmi nel nuovo Miguel Bosé quando io sognavo di fare Bob Dylan. Fare l’idolo delle ragazzine non era roba per me. Infatti non andavamo tanto d’accordo, io e i discografici» [Scarpa, 2022, Mess] • Nel 1986 andò a Sanremo, arrivò 18esimo con la canzone Via Margutta. «Io sono nato qui vicino, in via San Giacomo». […] Siamo nella via adiacente al Corso. Intorno a noi, gallerie d’arte, raffinate botteghe di artigianato, caffè dove è possibile incrociare Dacia Maraini o Adriana Asti. […] «La canzone nasce da un fatto vero: mio nonno, durante la seconda guerra mondiale, fece rifugiare in una soffitta di via Margutta un bambino ebreo, salvandogli la vita durante i rastrellamenti. Qui abitavano artisti e poeti, come oggi». Come fece a nasconderlo? «Lo fece rifugiare in una intercapedine, tra le tele di dipinti. Quando, molti anni dopo, tornai qui feci una riflessione: io da bambino avevo giocato sotto lo stesso cielo dei bombardamenti, dei pittori dei giovani poeti e dei loro amori. Nacque così l’ispirazione del brano». Com’era suo nonno? «Era il barbiere di via della Croce, romanista, detto Forbicetta d’oro. Il problema era che aveva un caro amico, Otello, laziale incallito. Otello faceva l’oste. Quando vinceva la Roma, Otello era costretto a fare il garzone nella bottega del nonno e quando vinceva la Lazio mio nonno andava a servire ai tavoli nell’osteria dell’amico» [Scorranese, 2025, Cds] • Una volta «a un mio concerto si presentò Maradona. A Napoli. Nell’anno dello scudetto del 1987». E dove ha suonato? «Era questo il punto. Io sapevo che Diego apprezzava alcune mie canzoni, però in quegli anni per lui era impossibile anche solo fare un pezzo di strada a Napoli: la folla impazziva, davvero rischiava di farsi male per l’affetto dei tifosi. Così quella sera tutto era pronto alle Terme di Agnano, quando lo staff di Maradona ci disse che lui avrebbe avuto piacere di partecipare. “E dove lo mettiamo?”, fu la mia domanda piena di gioia, ma anche di sgomento: l’ordine pubblico nei concerti è una cosa seria. Il mio manager allora ebbe un’idea: letteralmente lo nascondemmo dietro l’impianto audio, in modo che nessuno potesse vederlo. Solo alla fine, sulle note di Roma Spogliata, lo chiamai sul palco a duettare con me. Le lascio immaginare la reazione del pubblico: una follia collettiva» • Nel 1988 portò a Sanremo una canzone che parlava di uno stupro. «Ascoltai a teatro il monologo di Franca Rame sullo stupro, la spedizione punitiva che subì dai fascisti. E provai una profonda vergogna nell’appartenere al genere maschile. Poco dopo scrissi L’amore rubato. Me ne dissero di ogni»[Italiano, 2023, Sta]. Arrivò terzo, e ricevette un telegramma da Dario Fo e Franca Rame dove lo ringraziavano «a nome di milioni di donne» • Nel 1992 vinse Sanremo con Portami a ballare, dedicata a sua madre. «Una volta vidi mia madre ballare un vecchio rock’n’roll. Era aggraziata, bravissima. Per la prima volta la guardai non come una madre, ma come una donna. Mi chiesi: quanto poco sappiamo delle persone che amiamo? E com’erano “prima di noi”? Quella canzone è un omaggio alla bellezza sconosciuta dei nostri amori» [Scorranese, cit.] • Si trasferì a Bologna, perché iniziò a registrare le sue canzoni nello studio di Lucio Dalla. «Città difficile, hanno un loro mondo abbastanza blindato: dopo il lavoro ognuno se ne andava a casa e spesso mi trovavo da solo» [Ferrucci, cit.] • Dal 2008 al 2010, insieme a Neri Marcoré, portò in scena lo spettacolo musicale Attenti a quei due • Nel 2010 iniziò a condurre la trasmissione radio Radio2 Social Club, ancora attiva, dove invita cantanti e musicisti. «I duetti sono la grande opportunità che mi ha dato la radio, mi sono trovato a cantare con artisti che non ci sarebbero stati nella mia normale carriera discografica» [Liuzzi, cit.]. Nel 2019 diventò un programma tv, in onda su Rai2, e venne affiancato nella conduzione da Andrea Perrone. Dall’anno scorso la co-conduttrice è Ema Stokholma • Nel 2011 partecipò a Sanremo insieme a Raquel del Rosario, moglie di Fernando Alonso • Nel 2018 andò di nuovo a Sanremo, con il brano Passame er sale, in dialetto romanesco (come tutte le canzoni dell’album Roma è de tutti). «Il dialetto che uso è quasi un’inflessione […] Sfido chiunque a non capire una parola» [Laffranchi, 2018, Cds]. «Pezzo così così, buono da fischiettare davanti a un bicchiere di vino» [Dondoni, Sta] • Nel 2021 pubblicò l’autobiografia Non perderti niente (nella scrittura fu aiutato dalla giornalista Simona Orlando). «Ho scritto il libro l’estate scorsa, quando la situazione sanitaria sembrava in miglioramento […]. Ripensando alla mia vita, tutto ciò di meraviglioso che mi è capitato non è mai successo davanti a uno schermo: erano scene di vita vissuta» [Fiaschetti, 7]. Nel libro il rimpianto è un tema ricorrente: ne ha tanti? «No, però mi spaventa averne» [Scarpa, 2021, Mess] • Nel 2023 portò in tour lo spettacolo La verità, vi prego, sull’amore con Stefano Massini. Nello stesso anno e sullo stesso tema pubblicò l’album La verità sull’amore, a cinque anni dal precedente • Nel 2024 ha pubblicato Cento storie per cento canzoni, un compendio di canzoni commentate, dei Beatles, Lucio Dalla, Bob Dylan, Michael Jackson, Little Tony, Police, e altri (tutte un po’ vecchie, le più recenti sono Vita spericolata di Vasco Rossi e Creep dei Radiohead). «Una guida musicale che parla inevitabilmente della mia vita» • Lei si è mai perso? «Mi sono sempre ripreso per i capelli. Sapevo che la vita mi aveva regalato tanto: il talento di saper suonare, scrivere e cantare. Così, anche nei periodi di sconforto, mi sono sempre ritrovato» [Scarpa, 2021, Mess].
Amici Per Massimo Gramellini è «una delle persone più sensibili che conosco» • Per Andrea Mingardi, tra i fondatori della Nazionale Cantanti, «il più calciatore di tutti è Luca Barbarossa. Fisico, tecnica, senso della squadra. Gli davi il pallone in profondità e lui andava in porta, contro i dentisti e i dj non lo teneva nessuno» [Zara, 2021, Foglio]. Da un po’ di anni però non gioca più, perché ha avuto diversi infortuni, una volta si ruppe persino lo zigomo: «Ho pensato di morire e ho urlato: “Portatemi in ospedale”» • Per la direttrice d’orchestra Beatrice Venezi «è estremamente elegante» • Per lo scrittore Stefano Massini è «uno dei cantautori più raffinati della scena italiana».
Curiosità Nel 1998 rifiutò di interpretare il dottor Lele Martini, protagonista della fiction Rai Un medico in famiglia (il ruolo andò a Giulio Scarpati) • Nel 2022 disse di vivere da 41 anni in affitto (a Roma, naturalmente) • Ha una casa a Sabaudia • «Sono sempre di sinistra e per i diritti dell’uomo […] Il problema è che non mi sento più rappresentato» [Scarpa, 2021, Mess] • Si definisce «ateo e rispettoso» • Tifa la Roma • Con l’età ha mollato il tennis, ma gioca ancora a padel • È sempre stato ansioso, gli è passata un po’ invecchiando • Insonne cronico • Ha sempre avuto l’ansia di rimanere senza soldi, «forse come tutti quelli che sono andati presto via di casa» [Cesarale, cit.] • Gli piacerebbe scrivere il soggetto di un film • L’anno scorso ha fatto parte del cast di Diamanti, diretto da Ferzan Özpetek • Teme molto le conseguenze della crisi climatica • Aveva l’abitudine di mandare la soluzione alla ghigliottina di L’eredità su WhatsApp al conduttore Flavio Insinna [Scorranese, cit.] • Gioca a scacchi online contro avversari americani, cinesi e russi, scelti a caso da un algoritmo («mi sfondano, ma io non mollo» [2021] • Al ristorante gli capita spesso di rimandare indietro i piatti che non lo convincono • Dalla fine degli anni Novanta ha un’etichetta discografica, Margutta 86 • «È capace di piangere davanti a un cartone animato (“con mia figlia che mi passa i fazzoletti”)» [Ferrucci, cit.] • «Non sono un istrione, ma […] durante i live non ho più alcun pudore» [ibid.] • Da giovane fumava, «ma era un atteggiamento» e ha smesso • «Bob Dylan. Lui e Dio per me sono la stessa persona» • La canzone che la fa commuovere sempre e comunque? «La canzone dei vecchi amanti di Jacques Brel nella versione di Franco Battiato del 1999. Da bambino la sentivano sempre i miei genitori» [Scarpa, 2024, Mess] • Che musica ascolta quando non si tratta di lavoro? «Solo jazz. Bill Evans, Chet Baker, qualche incursione nel blues, J.J. Cale su tutti. È una malattia che mi ha trasmesso mio padre» [Cresto-Dina, cit.].
Amori L’amore «mi ha salvato, tanto quanto la musica. Citando Pavese, è il più potente anestetico che esista in natura, accessibile a tutti, che si può prendere a stomaco pieno e a stomaco vuoto» [Italiano, cit.] • «Il primo amore fu una ragazzina che abitava davanti a me a Monteverde. Anni dopo venni a sapere che stava con un terrorista di destra» [Cresto-Dina, cit.] • La sua prima vera fidanzata, Sophie, era dipendente dall’eroina. «Ci siamo lasciati in maniera traumatica, anche se poi, cresciuti, ci siamo rivisti. È stata una storia bella e triste, ma utilissima. Ho visto da vicino cosa succede quando ci si perde davvero» [Scarpa, 2021, Mess] • Come ha conosciuto sua moglie Ingrid Salvat? «A Parigi. Ma eravamo entrambi impegnati. Poi lei venne a Roma e da allora non ci siamo più lasciati» [Scorranese, cit.] • Salvat è franco-catalana. Capisce il dialetto? «Si diverte anche a usarlo. Purtroppo, senza rendersene conto, a volte ripete cose che in pubblico sono sconvenienti» [Laffranchi, cit.] • Sono sposati dal 1999 e hanno tre figli, Margot, Valerio e Flavio. Valerio ha fatto l’università in Portogallo perché gli piace surfare. Flavio è pianista (ha scritto con il padre la canzone Per sempre). Margot ha 15 anni • «Ho collezionato esperienze da single e da sposato. Ho tre figli, un rapporto meraviglioso, ma è ovvio che ogni scelta comporti delle rinunce» [Fiaschetti, cit.].
Titoli di coda Prima dei 70 anni cosa le piacerebbe fare a tutti i costi? «Vivere in mare, ma non ho la barca e i soldi per farlo. E poi una radio tutta mia» [ibid.].