28 aprile 2025
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Biografia di Sara Errani
Sara Errani, nata a Bologna il 29 aprile 1987 (38 anni). Tennista (professionista dal 2002). Detta Cichi, o Sarita. Best ranking da giocatrice singola nella Wta (Women’s Tennis Association): 5° posto, ottenuto il 20 maggio 2013. Oggi è al 154esimo posto. La tennista italiana con il maggior numero di vittorie complessive in singolare (688, contro 509 sconfitte). In singolare ha vinto 9 titoli ed è arrivata 11 volte in finale. In doppio ha vinto 32 titoli ed è arrivata 16 volte in finale. Nel 2024 ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi nel doppio con Jasmine Paolini. Nella sua carriera ha guadagnato più di 15 milioni di dollari in montepremi.
Vita Nata a Bologna ma cresciuta a Massa Lombarda, in provincia di Ravenna (perciò emiliana di nascita, ma romagnola di formazione) • Figlia di Giorgio, fruttivendolo, e di Fulvia, farmacista • Prova a giocare a tennis per la prima volta a cinque anni • «Mio padre giocava, ho dei video di me piccolina nel passeggino sul campo, ma ho iniziato perché volevo fare tutto quello che faceva Davide (il fratello, a cui è legatissima e che oggi è anche il suo manager oltre che quello di Roberta Vinci, ndr). Sono passata dal calcio al basket, poi ho capito che nel tennis potevo fare bene» [a Paola Santoro, Rep] • «Ho frequentato fino alla prima superiore, poi da privatista. Non mi sono mai potuta permettere le vacanze estive di 2-3 mesi» [a Guido Frasca, Rep] • «A 12 anni sono partita da sola per gli Usa. All’inizio ero contentissima, la mia idea era che sarei stata un po’ lì e che poi sarei tornata e avrei vinto contro tutti […]». Come ha vissuto la quotidianità? «Piangevo sempre, contavo i giorni che mancavano per tornare a casa. Contavo le ore, i minuti, i secondi. Diciamo che ho esercitato la matematica, che è sempre stata la mia materia preferita» [Santoro, cit.] • È stato suo padre Giorgio «ad accompagnarmi in Florida all’Accademia di Bollettieri, dove a 14 anni piangevo ogni sera al telefono con i miei. Un’esperienza splendida, ma dura. Sette mesi lontana da casa. […] Io ero già molto matura e responsabile, sapevo che i miei genitori stavano investendo tanti soldi e non volevo dare loro una delusione. Lì ho imparato a soffrire. […] Al ritorno cominciai a credere di poter diventare una professionista. È stato fondamentale fare le scelte giuste, come quella dell’allenatore. Molte giocatrici cambiano spesso, io invece ho lo stesso coach, Pablo Lozano, dal 2004. È un ex giocatore professionista, è giovane e siamo cresciuti insieme. Anche se vive a Valencia ho fatto armi e bagagli e mi sono trasferita» [ibid.] • A Valencia vive «in un appartamento in centro che ho comprato qualche anno fa. Non è che sia scappata dall’Italia. Ho cercato a lungo un’accademia, ma non sono riuscita a trovare un allenatore che mi seguisse a tempo pieno. Ero minorenne, avevo bisogno di qualcuno che si dedicasse solo a me, che mi accompagnasse ai tornei. Poi ho incontrato Pablo Lozano, che viveva lì, che ha scommesso su di me anche se era molto giovane anche lui. Lavoriamo insieme da 10 anni. È amico, padre, psicologo, fratello. Sono rimasta a Valencia per lui e perché ho valutato che per me quello è il posto ideale. C’è l’accademia e ci sono altri ragazzi, tennisti che fanno la mia stessa vita: aiuta scambiare sensazioni, fa crescere. Ho imparato anche guardando David Ferrer allenarsi, mi ha fatto capire come arrivare a un certo livello. Tutto sta nel prendere le decisioni giuste, e assumersene la responsabilità. Io non ho mai perso di vista i miei obiettivi, ma quand’ero piccola avevo bisogno di vedere “la strada”, e se devi anche essere bravo a capire quale è la tua, è utile che qualcuno l’abbia tracciata prima di te». Vince da quand’era bambina e soprattutto dal 2012, quando ha cambiato racchetta, decidendosi per una Babolat Pure Drive (che ha battezzato Excalibur, come racconta nell’omonimo libro che parla di lei), più lunga di un 1,5 cm dei 68,5 standard. «Per adottarla ho pagato 30 mila euro di penale alla Wilson, cui ero legata per contratto. Ma una volta provata non potevo farne a meno: mi ha fatto sentire sensazioni nuove, più potenza, più controllo. Mi ha fatto conquistare sempre più partite» [Santoro, cit.] • Ha gli occhi azzurri, è alta un metro e 64, pesa circa 60 chili. Per fare un paragone: Serena Williams è alta 11 centimetri in più, e pesa circa dodici chili (di muscoli) in più • «Le altre corrono come pazze e sparano bordate da paura. Lei corre, corre, corre. La potenza le lascia alle rivali, dal basso del suo fisico minuto, da scricciolo del tennis, in antitesi con lo sport della racchetta contemporaneo, dominato da atlete nerborute e muscolari. Sara Errani è così, la classica eccezione che conferma la regola. Una normodotata in un modo di superdotate» [Famiglia Cristiana, 2012] • Destrorsa, rovescio a due mani, il servizio: «So benissimo che non è il mio punto forte», colpo preferito: il dritto, superficie preferita: terra battuta, torneo preferito: Acapulco • «Io, dal momento che non ho potenza, lavoro sul fisico e sulla tattica» [a Federico Mariani, Tennisworld] • «Errani è da sempre un’eccezione per come ha saputo affermarsi in un tennis nel quale la forza fisica, l’altezza e la potenza del servizio stavano diventando via via sempre più cruciali. È più bassa (è alta 1 metro e 64) e meno potente rispetto a quasi tutte le altre giocatrici d’élite, ma è riuscita a competere ai massimi livelli compensando con un gioco preciso e regolare, limitando gli errori e diventando molto forte soprattutto in risposta, cioè nel colpo che segue il servizio avversario, e nei colpi al volo che si giocano vicino alla rete. A queste caratteristiche tecniche ha aggiunto una resistenza fisica e mentale fuori dal comune: è una tennista difficile da affrontare perché raramente demorde, soprattutto sulla terra rossa, cioè la superficie che favorisce gli scambi più lunghi e faticosi» [Post] • Nel 2017 venne squalificata per doping. «Galeotto fu il ripieno dei tortellini. Sara Errani non potrà giocare a tennis per i prossimi due mesi, fino al due ottobre, dopo che l’Itf, la federazione internazionale, l’ha squalificata per doping a seguito di un test effettuato il 16 febbraio scorso. Nelle urine della Cichi è stato trovato letrozolo, un modulatore ormonale e metabolico la cui assunzione è punita con le stesse modalità degli agenti anabolizzanti. Si è trattato, però, secondo il Tribunale indipendente che l’ha giudicata, di un’assunzione involontaria, determinata da una pastiglia di Femara, farmaco anticancro utilizzato dalla madre, finita per sbaglio tra gli alimenti di casa. […] decisiva la testimonianza della madre Fulvia, che dal 2005 sta combattendo una dura battaglia contro un cancro al seno. La signora Errani conferma di assumere il farmaco incriminato da anni e di tenerlo nella dispensa, in modo da ricordare quotidianamente l’ora in cui prenderlo. Aggiunge poi che tante volte le pastiglie sono finite sul tavolo della cucina o sul pavimento e addirittura nel brodo, e che in quei giorni aveva appunto preparato il ripieno dei tortellini, con un’alta probabilità di contaminazione. In ogni caso il tribunale, respinta l’ipotesi della totale non colpevolezza, ritiene l’attuale numero 98 del mondo rea di errore e negligenza non significativi, sulla base della modica quantità rilevata, del fatto che la Errani non fosse un’abituale frequentatrice della casa dei genitori (per anni ha vissuto all’estero) e dunque non ne conoscesse le dinamiche e soprattutto sulla considerazione che dal gennaio 2014 è risultata negativa a 23 test sulle urine e dal 2012 a 21 test sul sangue» [Riccardo Crivelli, Gazzetta] • «La squalifica mi fa sentire estremamente frustrata, ma posso solamente cercare di essere forte e aspettare che questo periodo arrivi a conclusione. Sono molto arrabbiata ma allo stesso tempo in pace con la mia coscienza» [comunicato ufficiale] • «La tennista Sara Errani non potrà giocare fino all’8 febbraio 2018. Il Tas di Losanna ieri ha inflitto all’italiana dieci mesi di squalifica per doping, rivedendo in maniera molto dura la precedente condanna a due mesi decisa dalla Federazione internazionale di tennis. […] Ora dovrà anche pagare quattromila franchi svizzeri di multa e perderà tutti i risultati conquistati dopo il ritorno in campo: “Sono davvero nauseata da questa vicenda. Non so se avrò la forza e la voglia di rigiocare a tennis dopo tutto questo”» [Anteprima] • «Il rientro fu complicato: perse molte partite e sembrò non riuscire più a essere competitiva. Molti considerarono la sua carriera praticamente finita lì. In particolare, anche a causa di un problema cronico alla spalla, i suoi difetti al servizio peggiorarono: divennero note alcune sue partite in cui non riusciva più a mettere nemmeno un servizio in campo dall’alto e commetteva moltissimi doppi falli consecutivi. Dal 2019 cominciò allora a servire dal basso con regolarità, inizialmente attirandosi molte critiche. Il servizio dal basso è un colpo discusso nel tennis, perché alcuni lo reputano irrispettoso nei confronti dell’avversario o avversaria; in genere viene impiegato (raramente) da alcuni tennisti e tenniste per sorprendere l’avversario con una palla corta, ma nel caso di Sara Errani diventò quasi una necessità in certe partite. Negli anni, e dimostrando grande maestria, Errani ha saputo sfruttare la cosa anche a suo vantaggio, alternando i due tipi di servizio per non dare punti di riferimento alle avversarie e allo stesso tempo sbagliare meno» [Post] • Nel 2024 inizia a giocare in doppio con Jasmine Paolini • Come è iniziata la vostra avventura? «Un anno fa [cioè nel 2023, ndc], qui a Parigi, durante il Roland Garros. Gliel’ho proposto al ristorante, proprio con l’obiettivo di una medaglia alle Olimpiadi. […] Il vero segreto è che siamo molto amiche, ci divertiamo» [a Stefano Semeraro, Sta] • Errani e Paolini vincono insieme la medaglia d’oro alle olimpiadi di Parigi del 2024. È il mese di giugno del 2019 quando Sarita, che in classifica è fuori dalle prime 350 del mondo, torna a vincere nel torneo Itf dell’Antico Tiro a Volo. «Dentro di me sentivo che avrei potuto superare tutte le difficoltà, i risultati non arrivavano ma ero consapevole di poter ritrovare la felicità in campo e, di conseguenza, le vittorie. Il tennis, per me, è sempre stato amore e non avrei potuto terminare la carriera in malo modo, come era accaduto a Dementieva e Coria, incapaci di superare le difficoltà al servizio. Ho ritrovato la spensieratezza, la voglia di divertirmi» […]. C’è stato un match folle, negli ottavi, contro le francesi Garcia e Parry, vinto 10-8 al supertiebreak. «Credo che, col senno di poi, sia stato il match decisivo di tutto il torneo. Jasmine aveva perso contro la Schiemdlova un match combattutissimo sotto un sole cocente, negli spogliatoi era stanca e delusa; ha fatto uno sforzo disumano per giocare quel doppio, penso che in parte lo abbia fatto più per me che per sé. Sapeva quanto ci tenessi. Il clima sul campo 7 era infuocato: il pubblico francese urlava i ‘buu’ già dal riscaldamento» [ad Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport] • «Ho sempre avuto il pallino delle Olimpiadi, per me la massima espressione dello sport. Non è scontato, perché per i tennisti di solito non è così» [Semeraro, cit.] • Si aspettava un finale di carriera così spettacolare? «Così no, non me l’aspettavo, è pazzesco. Però sentivo che potevo dare ancora qualcosa al tennis, e che il tennis mi poteva dare qualcosa, per questo ho continuato a giocare, a prescindere dai risultati: per la passione e il divertimento quando scendo in campo. Sennò non sarei andata a giocare i torneini da 25 mila o sotto i 50 mila dollari di montepremi». […] ha fatto trionfare quel suo tennis antico: smorzate, controtempi e pallonetti. «Ognuno ha le sue caratteristiche, il tennis di questi tempi ormai è sempre più uno sport di potenza e tutti tirano più forte che possono, purtroppo. La gente non va mai a rete, non ha il tempo di scendere, i punti sono sempre velocissimi. Ma io ho il mio modo. So di non poter usare l’arma della potenza, quindi devo compensare con altro». E come ci riesce? «Io il tennis lo vivo, lo gioco con intelligenza tattica, come se fosse una partita a scacchi, non come tirare pallate. Questo è il mio modo di vedere il nostro sport. Che va in un’altra direzione. Chissà se un giorno tornerà a essere come era prima. Magari”» [a Paolo Rossi, Rep] • Nel 2014 disse: «Lo sport a questi livelli è durissimo. Le articolazioni soffrono, per l’usura magari a 40 anni non potrò più muovermi. Non è come quando fai esercizio per restare in forma. Qui devi imparare a gestirti, ad ascoltarti. Eppure mi diverte ancora» [Santoro, cit.] • Nel 2016 disse: «Quando i viaggi, gli alberghi e gli allenamenti cominceranno a pesarmi mi porrò delle domande. Questa vita la sognavo da bambina, sono una privilegiata» • Quando si ritirerà le piacerebbe dedicarsi al padel, «se il fisico me lo consentirà».
Frasi «Non ho mai amato le interviste e l’essere al centro dell’attenzione» [Nizegorodcew, cit.] • «Ci sono tante giornate in cui sei distrutto dalla stanchezza. Durante il Roland Garros, o agli Internazionali di Roma, ho giocato tantissime partite, singolo e doppio, singolo e doppio. Mi svegliavo al mattino e dicevo: io non ce la faccio, oggi non ce la faccio. Ma è lì che devi reggere, muovere tutto con la volontà di riuscire a rialzarti e ricominciare. Il ranking mi motiva […]. Non sono mai andata in gara pensando “Adesso vinco il torneo”. Sono sempre scesa in campo ripetendo “Adesso vinco il primo punto della prima partita. E poi penso al secondo, al terzo e così via, al risultato di quella partita e poi al secondo turno, se vinco”. L’obiettivo è domani, poi sarà dopododomani» [Santoro, cit.] • Quanto tempo dedichi allo sport ogni giorno? «Diciamo che con gli anni il tempo per gli allenamenti è calato, nel senso che ho più bisogno di fare mantenimento e recuperare; devo lavorare anche sotto l’aspetto della prevenzione perché gli anni si fanno sentire. Sono già a fine carriera e il recupero non è uguale a quando avevo vent’anni ovviamente. Cerco comunque di allenarmi bene, ma in un tempo più ristretto che mi consenta di riposare e dedicarmi al mio benessere fisico e mentale». […] Quali sono gli aspetti più duri di questo sport? «Si tratta di uno sport individuale, viaggiamo spesso e abbiamo molti momenti in cui siamo soli; il tennis in questo senso è particolare perché seppur sempre accompagnati dal proprio team, la sensazione di solitudine esiste […]» Singolo o doppio? «Beh, singolo! […]» Ricordo che nella scorsa edizione degli Internazionali il pubblico ti è stato vicino, anche nei momenti difficili della tua performance. Quanto è importante l’atteggiamento degli spettatori nei confronti di un atleta? «Sicuramente le persone ti possono caricare molto, specie nei momenti di difficoltà quando ti senti un po’ più sfiduciato; l’affetto del pubblico che ti incita e ti aiuta è importante per un giocatore. Se ripenso a questi due anni di Covid che ci hanno costretti a giocare senza pubblico… una sensazione strana e davvero negativa. Il fatto di aver ritrovato il pubblico è sicuramente una cosa significativa e molto bella per tutti noi» [a Annalisa Boni, Bre Magazine] • «Il pareggio non è ammesso. O vinci, o perdi» [Santoro, cit.].
Curiosità Si definisce «testarda, timida e semplice» [Frasca, cit.] • Lo scorso autunno è andata in vacanza alle Maldive con Jasmine Paolini (hanno anche fatto una battuta di pesca insieme) • Le piacciono i passatelli fatti in casa da sua mamma Fulvia • Ha definito il suo manager e fratello Davide «la mia casa viaggiante» • Nel 2015 Roberta Vinci disse che lei, Errani, Pennetta e Schiavone si sentivano in un gruppo WhatsApp • «I soldi li lascio gestire tranquillamente dalla mia famiglia» • «Mi piace controllare i voli su internet. Se dobbiamo prendere un aereo a me piace star lì a confrontare i prezzi dei biglietti. Solo se devo andare lontano lascio che li compri un’agenzia, perché trovano tariffe alle quali io non ho accesso» • Ha raccontato la sua storia nel libro Sara Errani. Excalibur – Il mio tennis sul tetto del mondo, scritto da Roberto Commentucci. «Di sicuro mai avrei pensato di scrivere cose di mio pugno come i cinque box che ho scritto all’interno del libro!» [Marco Mazzoni, Tennis Magazine] • Se non avesse scelto il tennis, le sarebbe piaciuto dedicarsi al basket • «Se sono a casa vince la pigrizia e mi ritrovo spesso sul divano. Quando sono in giro per tornei ascolto musica e mi concedo un po’ di shopping» • Le piace giocare a carte e a Monopoli • Sul caso Clostebol di Sinner: «Non ho dubbi su di lui, sono felice che per Jannik tutto il processo abbia funzionato nel migliore dei modi» [Rossi, cit.].
Amori Nel 2014 disse: «In questo ambiente non puoi conoscere una persona al di là del suo ruolo rispetto allo sport. Conosci gente che sempre e comunque copre ruoli predefiniti: io sono la tennista, tu sei il fisioterapista, il medico, il massaggiatore; questo non aiuta il nascere di un amore. E non lo aiuta neppure non trascorrere mai più di pochi giorni nello stesso posto. Adesso sono single, e serena. Innamorarsi non è una cosa che puoi decidere, “lo faccio o non lo faccio”, come se dovessi comprare un divano. Io non lo escludo, se dovessi conoscere qualcuno certo non gli direi: “No, guarda, non posso, gioco a tennis”. Ma facendo la mia vita so che è improbabile trovare un fidanzato. Un conto è l’amore che dura 10 anni, un altro è stare con qualcuno per qualche mese, sono pesi diversi. E comunque non ne parlerei mai in pubblico: non mi piace che si giudichino dall’esterno i miei sentimenti. Oggi non ho relazioni in corso, ma amici e familiari che mi danno grandissimo sostegno» • «Una famiglia davanti la vedo. Mi piacciono i bambini: Pau e Alex, figli di Pablo, e Giuggi e Pallino, i figli di Francesco Cinà, l’allenatore di Roberta, sono spesso con noi, e mi hanno fatto scoprire che non sono negata come credevo, anzi, che sono in grado di fare lo stesso gioco per ore senza stancarmi. Mi viene facile perché sono zuccona come una bimba, ma più paziente» [Santoro, cit.].