30 aprile 2025
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Biografia di Ricky Tognazzi
Ricky Tognazzi, (Riccardo “Ricky” Tognazzi), nato a Milano il 1° maggio 1955 (70 anni). Attore, sceneggiatore e regista.
Vita Primo figlio dell’attore Ugo Tognazzi: «Con nessuno ho mai riso come con lui» [Arcidiacono, Famiglia Cristina] • Sua madre era Pat O’Hara, ballerina irlandese (morta nel 2018, abitava a Nizza). «Mamma è tutta d’un pezzo, le sue opinioni sono sempre state articoli di fede. Con uno come Ugo non potevano durare, perché nessuno era disposto a cedere» [ibid.] • «Sono figlio di genitori separati ante litteram, oltretutto entrambi appartenenti al mondo dello spettacolo, e andavo a scuola dai preti, quindi ero figlio di due peccatori... Ma per me erano entrambi presenti» [Costantini, Cds]. Ugo «si permetteva lunghe assenze per lavoro e non solo, in cui si faceva “ugoisticamente” i cavoli suoi […]. Lui teneva sempre banco, sarebbe stato capace di metter a tacere anche il Papa, io invece sono un ottimo ascoltatore; lui era estroverso, io timido. […]». Che cosa facevate insieme? «Per esempio, dormire nello stesso letto. Lui si era preso un pied à terre, e c’era un solo lettone» [Vanity Fair] • Fratellastro da parte di padre di Gianmarco e Maria Sole (figli di Franca Bettoja), e Thomas Robsahm (figlio di Margarete Robsahm) • «Ricordo la nascita di Thomas, avvenuta poco meno di una decina di anni dopo la mia. L’abbiamo appreso dai giornali: mia madre un giorno ha aperto un settimanale di gossip, allora alcuni erano popolarissimi, e così ha scoperto che a Ugo Tognazzi era nato un secondo figlio, avuto da un’attrice norvegese. Immagino che abbia deciso di dirmi immediatamente che avevo un fratellino: “Quando vedrai papà a Roma la prossima volta”, ha aggiunto, “speriamo che abbia voglia di raccontartelo”» [nel libro Ugo] • «I miei genitori erano separati e quando l’estate trascorrevo le vacanze con papà passavo il tempo a vederlo recitare: lui vestito da messicano, da latin lover o da donna […]. Mentre girava Il Federale, nel 1961, ero davvero molto piccolo, ingenuo, ignaro di tutto... seguivo le riprese e, vedendo al lavoro i truccatori, il sangue finto, le botte finte, capivo che si trattava di una pura, innocua mascherata. Ma quando, qualche mese dopo, andammo insieme a vedere il film al cinema, di fronte alla scena in cui lui, orgoglioso di vestire la divisa da fascista arriva a Roma ignaro del fatto che la città era stata liberata, e viene assalito, rincorso dalla folla inferocita... beh mi sono sciolto in lacrime: mi sembrava tutto vero!» [Costantini, cit.] • L’estate si passava al cosiddetto Villaggio Tognazzi di Torvajanica, dove suo padre organizzava tornei di tennis: «In palio c’era lo “Scolapasta d’oro”, alternativa ruspante all’“Insalatiera d’argento” della Coppa Davis. Partecipavano Gassman, Villaggio, Pavarotti, Bongusto, una volta venne perfino uno dei Rolling Stones. Il rituale prevedeva l’infornata di pizza con mortadella tra le 18 e le 19, la spaghettata tra le 22 e le 23 e i polli arrosto intorno all’una. La prima sera eravamo una ventina, l’ultima si chiudeva con 3-400 persone» [Serra, Cds] • «Quando a Velletri, durante i fine settimana, noi figli scendevamo assonnati e affamati in tarda mattinata, lui era già sveglio dall’alba e alle undici aveva già divorato i quotidiani, messo a bollire i sughi e a marinare le aringhe per Thomas, il fratello norvegese. E mentre ci faceva la rassegna stampa, distribuiva le cipolle da affettare, i pomodori da passare, il brodo da filtrare […] Un’estate a Torvajanica papà portò in tavola il famoso pesce finto, una scultura a forma di pesce, appunto, composta da un impasto di patate, maionese, capperi e – naturalmente – il tonno. Un piatto semplice, delizioso ed economico che papà preparava come antipasto quando gli ospiti erano in esubero. Il piatto era squisito, solo ogni tanto ci si ritrovava tra i denti qualche anomalo ossicino... Incrociai lo sguardo di Ugo, che mi fece cenno di seguirlo in cucina mentre gli ospiti si cibavano beatamente del pesce finto. Si aggirava per la dispensa piena di scatolame dannandosi e dicendo tra sé: “Come ho potuto? Potremmo morire tutti! Avvelenati!”. “Come è possibile?” “Ho usato il cibo per i gatti”. Strabuzzai gli occhi nella speranza di vomitare ciò che avevo appena ingerito. A quel punto minimizzò: “Ricky, i nostri gatti sono sanissimi e grassi. Quindi questo cibo è commestibile anche per noi”. Ma dopo pochi secondi Carmina, la sua straordinaria assistente ciociara, che ci aveva cresciuto, ritirò il pesce finto dalla tavola mentre gli ospiti protestavano: “No, ancora, ancora!”. Ma Ugo disse: “Lo diamo ai gatti!”» [prefazione al libro di ricette Il rigettario, Ugo Tognazzi] • «Ho fatto la prima elementare al Collegio San Carlo di Milano, accompagnato da mamma Pat e da papà Ugo, anche se erano già separati. […] La maestra, Marta Ripamonti, era piuttosto dura e di scarsa simpatia. Insomma, non vedevo l’ora che finisse: il mio incubo quotidiano era di essere bocciato e di stare lì un altro anno. Dopo l’esperienza dai preti diocesani del San Carlo, mi sono toccati i Gesuiti del Leone XIII. Ho proseguito gli studi in Inghilterra in una scuola protestante, la Solihull Public School vicino a Birmingham, dove abitavano i miei nonni materni. […] Poi finalmente l’ultimo anno ho frequentato una scuola pubblica italiana: lì ho finalmente conosciuto la libertà e non ho più fatto un cavolo» [Auriti, Oggi] • «Ugo mi sconsigliò di fare l’attore, dicendo: è un mestiere limitato, sei nelle mani degli altri, perché non provi a studiare da regista, è un lavoro più completo. Così, dopo aver studiato in Inghilterra dove vivevo principalmente con mia madre, venni in Italia e mi iscrissi alla scuola di segretario di edizione e produzione, dove ho imparato tutto il percorso per la realizzazione di un film. Per dieci anni ho fatto la gavetta, poi Ettore Scola mi chiama per il suo meraviglioso film La famiglia, dove interpretavo Paolino, il figlio di Vittorio Gassman, e l’anno dopo [nel 1988, ndc] mi dà la possibilità del vero debutto da regista, nella serie Piazza Navona, per l’episodio intitolato Fernanda» [Costantini, cit.] • Nel 1989 dirige il suo primo lungometraggio, Piccoli equivoci, «un film felice, che si è fatto notare» [Zonca, Sta] • «Dopo la prima di Piccoli Equivoci, in un cinema a Milano. […] Prima che si spegnessero le luci, però, papà si avvicinò a Lucio Ardenzi (il produttore, ndr) che gli era seduto accanto e gli disse piano piano all’orecchio, titubante: “Lucio che dici, il film mi pare carino. O sbaglio?”. E Lucio gli disse di sì. Che ero capace, e bravo» [Ravarino, Mess] • Nel 1990 il produttore Claudio Bonivento gli affida la regia di Ultrà, sui tifosi della Roma, protagonista Claudio Amendola: «All’inizio non pensavamo di riferirci a una squadra vera e questo consentiva un po’ di distacco. Che non è durato, non avrebbe funzionato» [Zonca, cit.] • «La Rai ha cercato in tutti i modi una chiusura più conciliante, si aspettavano la denuncia del capo banda che per sbaglio accoltella uno dei suoi. Invece c’è chi prende le distanze, ma nessuno lo consegna. Il codice d’onore malato che tiene insieme il gruppo resta». Ora la Rai pretenderebbe un altro finale? «Non lo so, ma io in prima persona mi farei forse condizionare. A 65 anni il senso della morale si rafforza, a 35 la ribellione ce l’hai dentro» [ibid.] • «Fu un’avventura. Un caldo come quello che c’è a Roma in questi giorni, e noi giravamo con gli attori che indossavano i giubbotti dentro un treno dismesso, a Borgata Fidene. Il Patata, che era il nostro macchinista, costruì un capannone di dieci metri per dieci, tutto foderato di panni neri, per girare gli interni. Senza aria condizionata, naturalmente. Il 70 per cento del film fu girato là dentro. […] è stato uno dei primi film che ha fatto sua l’estetica del cattivo, dell’antagonista, quella poi riprodotta dalle serie tv con i cattivi al centro, da Romanzo Criminale a Gomorra. Siamo stati i primi» Con i mondali, che si giocavano in contemporanea, come ve la siete cavata? «Fu un problema. Non c’erano i cellulari e nemmeno Sky per tenerci aggiornati, quindi abbiamo fatto un piano di lavorazione per cui, durante le partite dell’Italia, ci si fermava. Abbiamo visto partite alle stazioni, nei bar di periferia, ovunque…». E l’ultima partita dell’Italia? «Fu Italia-Argentina (finita ai rigori 3-4, ndr), la guardammo a Cinecittà perché giravamo di notte. Dalle 20.30 abbiamo preso una pausa lunga: il quartiere era silenziosissimo... e purtroppo è rimasto silenzioso anche dopo, dato che abbiamo perso. D’altra parte, se avessimo vinto, non so quando lo avremmo finito, il film. Diciamo che Maradona ci ha salvato le riprese». Papà ha visto il film? «Abbiamo montato in autunno e il lavoro sembrava non finire mai. A ottobre mi diceva: “Allora, quando finisci? Esci, o te cacciano via... quando me lo fai vedere?”. Gli risposi che il giorno dopo organizzavo una proiezione di controllo, per i montatori, senza le musiche. Ma ha insistito: “Preferisco vederlo finito”. Purtroppo non ha fatto in tempo» [Ravarino, cit.]. Ugo Tognazzi morì il 27 ottobre 1990. «Quando si ammalò, ho sottovalutato il suo grave stato di salute e non sono andato a trovarlo spesso in clinica dove era ricoverato. Quando finalmente ci andai, era troppo tardi: mi piacerebbe chiedergli scusa per questo» [Costantini, cit.] • Nel 1991 Ultrà vinse l’Orso d’argento al festival di Berlino, condiviso con Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme: «Sono 30 anni che guardo l’Orso d’argento nella mia libreria e mi immagino Demme che ogni volta si chiede “Ma chi cavolo è questo Ricky Tognazzi?”» [Zonca, cit.] • «Amendola non è andato in curva per anni, io ho avuto gli onori degli striscioni. Mi accusavano di aver dipinto i tifosi come animali. […] Persino Venditti, che ha firmato la colonna sonora, è finito nella lista nera» [Zonca, cit.] • Altri film che ha diretto: La scorta (1993), Vite strozzate (1996), Canone inverso (2000). Negli anni si è specializzato come regista per la televisione. Con sua moglie Simona Izzo scrive e dirige soprattutto film e mini serie ispirati a storie vere. Su Mediaset sono andati in onda Il papa buono (2003), L’isola dei segreti – Korè (2009), L’amore strappato (2019), Se potessi dirti addio (2024). Sulla Rai sono andati in onda Mia madre (2010), Il caso Enzo Tortora (2012), Pietro Mennea (2015), Boris Giuliano (2016) • Nel 2001 era a Genova per girare un documentario sul G8. «Alle 4 del mattino all’ospedale San Martino il regista Ricky Tognazzi riprende l’andirivieni delle barelle: “Sembra il set di un brutto film di genere”» [Sarcina, Cds] • Ha recitato in Nine di Rob Marshall, remake di 8 e 1/2 di Fellini. Nella parte che fu della Cardinale ci sarà la Kidman. Com’è andato l’incontro? «È stato un momento quasi irreale, il regista ci ha presentati chiedendole: “Nicole, conosci Ricky?”. Io le ho stretto la mano e lei, con quella pelle così bianca, altissima sui tacchi e in abito da vamp, con una gran scollatura sulla schiena, sembrava qualcosa di superiore, impalpabile. Detto questo, è un vero mulo da lavoro. Così speciale che persino Simona, per la prima volta, non è stata gelosa» [Vanity Fair] • Ha recitato in decine di film, l’ultimo ruolo risale al 2016 nel film Infernet • Nel 2023 ha partecipato a Ballando con le stelle, in coppia con la ballerina Tove Villför (e sua moglie Simona tra gli ospiti). È stato il primo concorrente a venire eliminato. Il programma però lo ha aiutato a dimagrire: «Ero in sovrappeso, ad oggi ho perso quasi 10 chili. Ricordo che il 15 agosto sono entrato in una farmacia e sono salito su quelle bilance parlanti che a voce alta ha detto 108 chili e mi è preso un colpo» [AdnKronos].
Curiosità Aveva i capelli bianchi già a trent’anni. «Erano un vezzo meraviglioso, anche le rughe mi piacevano da ragazzo, quando tornavo a casa mi controllavo in ascensore». Adesso ogni tanto li tinge. «Quando lavoro, mi faccio i “colpi di notte”: sul momento sono meravigliosi, ti senti un gran figo, poi diventano di un biondo un po’ sospetto, dopo quindici giorni virano sul verdino, cominci a vergognartene. Non è finita perché passi alla seconda fase: il ritocco funziona e dopo un’altra settimana, però, sei in pieno carnevale. L’unica soluzione è radersi a zero» [Fumarola, Rep] • Abita a Roma, in una villa in via della Pisana con una stanza blindata dove rifugiarsi se entrano i ladri • Dice di andare d’accordo con tutti e tre i suoi fratellastri: «Thomas e io ci somigliamo anche fisicamente, forse perché siamo entrambi nati da due donne nordiche. Gianmarco ha dei tempi comici eccezionali, è buffo, mi diverte e mi fa anche tanta tenerezza perché ha il candore che è tipico degli attori, perché per fare questo lavoro si deve restare un po’ bambini. Maria Sole è forse quella più tagliente, acuta, ha sempre la battuta pronta, sardonica... però resta la mia sorellina più piccola» [Costantini, cit.] • «Io sono pieno di difetti: pigro, ansioso, nevrotico... Sono un ottimo pessimista». Nessuna qualità? «Sono tenace, questo me lo riconosco... Aggiungo che mia moglie afferma di amare la mia parte femminile» [ibid.] • Fu aiuto regista di Tinto Brass sul set di La chiave • «Aliscafo da Trapani per Favignana, una fila chilometrica fuori dalla biglietteria. A un certo punto una coppia di turisti, che sull’isola possiede una lussuosa villa, supera la coda e si imbarca sull’aliscafo ormai esaurito. Partono gli insulti rivolti ai due furbetti, che non fanno un plissé. Si tratta di Ricky Tognazzi e della moglie Simona Izzo» [Chi, 2011].
Amori Primo matrimonio con Flavia Toso, con la quale ha avuto Giulia e Sarah • Da 40 anni sta con Simona Izzo, regista e sceneggiatrice come lui: «Affrontano sempre in tandem sia la quotidianità domestica sia il lavoro» [Satta, Mess]. L’ultimo film che hanno fatto insieme racconta la storia di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, uscirà il 23 maggio. Ma non le capita mai di voler stare cinque minuti da solo? Dove va? «In bagno. I bagni sono l’unico spazio che abbiamo diviso: uno per uno» [Vanity Fair] • Simona Izzo era già stata moglie di Antonello Venditti, con il quale ha avuto il figlio Francesco, e convivente di Maurizio Costanzo • «Simona cercava un attore per il suo primo film diretto con la sorella Rossella, Parole e baci. Mi aveva visto in Colpo di fulmine di Marco Risi. Mi volle incontrare. Non so se già le interessassi, però succede ai registi che inconsapevolmente cerchino nei personaggi un’incarnazione dei propri sogni». Interviene Simona Izzo, a letto con la febbre: «Quando ci siamo conosciuti, la prima di una lunga serie di affinità elettive: io avevo appena mangiato una carbonara, il cestino della troupe. Avevo preso la pasticca per digerire e lui mi chiese “Ce l’hai il Gaviscon?” Ci siamo guardati negli occhi, dicendoci che digerivamo allo stesso modo» [Martellini, Cds] • «Quando mi separai dalla mia compagna per Simona, papà mi fece la ramanzina. Gli chiesi con quale diritto, visto che aveva avuto tante donne e parlava senza pudore delle sue conquiste, anche davanti alla cameriera. Lui mi rispose: è vero, ma io non sono mai uscito di casa» [Satta, cit.] • Si sposarono nel 1995. «Una volta, mentre andavamo in macchina proprio a trovare mia madre, lei mi fa una scenata che dura dal casello di Roma nord fino a Ventimiglia. Io cercavo di spiegarle che il matrimonio non era necessario, che avevamo una casa in comune, un lavoro in comune, persino il conto in banca in comune... e a un certo punto le chiesi: perché dobbiamo sposarci? La sua risposta fu solenne: per educazione... E su questo mi sono arreso. Quando però finalmente arrivammo a casa di mia madre, le dissi con tono brusco: ciao mamma, io e Simona ci sposiamo. Lei sorrise felice, ma replicò: Ricky c’è un altro modo di dare una bella notizia. E io le risposi: sì, ma non c’è altro modo per dare una cattiva notizia...» [Costantini, cit.] • Izzo ha sofferto molto di depressione bipolare: «Ho passato metà della mia vita a letto […]. Mi ha salvato mio marito Ricky Tognazzi che, quando stavo male, mi lasciava dormire e mi accarezzava dolcemente, aspettando che il malessere passasse. Oggi ci amiamo più del primo giorno. La notte ci capita di fare l’amore e poi di stare abbracciati a mangiare un panino» [a Monica Setta, Storie di donne al bivio] • «Non siamo d’accordo su niente, il bianco e il nero. […] Siamo in simbiosi 24 ore, come il canguro e il marsupio» [Martellini, cit.] • «I momenti massimi di crisi sono i viaggi. Io viaggio al minimo. Simona vorrebbe portare con sé la libreria, la farmacia e l’armadio. Altro momento delicato è lo shopping. Lei non si perde un negozio, io faccio il labrador, che sta fuori dalla porta, quieto. Ma ogni tanto il lupo che è in me si sveglia e me ne vado con la carta di credito» [Mantovani, Chi] • Non hanno avuto figli insieme. Mai pensato di avere un figlio con Ricky? «Si, ma non ho mai avuto il coraggio» [Luppoli, Libero] • Hanno diversi nipoti dai figli dei precedenti matrimoni. «Abbiamo creato la famiglia Tognizzo, una sorta di minoranza etnica, dove siamo tutti padri e madri dei figli e nipoti di tutti e due che amiamo, senza togliere nulla ai genitori biologici. Nel cuore c’è posto per tutti» [Costantini, cit.] • «Sono più vicino io ad Antonello (Venditti, precedente legame della Izzo da cui è nato Francesco, ndr) di lei, tanto che ormai lo chiamo il mio ex marito. E lei chiama la mia ex moglie (Flavia Toso) la sua ex moglie. Ci si capisce di più» [Martellini, cit.] • Izzo: «Ancora dice che non sono il suo tipo. A lui piacciono magre e senza tette, questa è la verità» [a Monica Setta, nel programma Generazione Z] • «Una volta, ad Amsterdam, ci siamo “lanciati”: siamo entrati per la prima volta in un locale a luci rosse. Pensavamo di essere in incognito. Siamo stati beccati da un gruppo di turisti italiani, di Biella, e siamo andati via» [Mantovani, cit.] • «La mia fedeltà coniugale è dettata anche dalla mia pigrizia: riesco ad appassionarmi a una sola donna alla volta» [ibid.] • «Le donne che incontri ti modificano nel Dna: forse se avessi incontrato una donna chef, una “cheffa”, avrei aperto un ristorante in Messico» [Costantini, cit.].