il Fatto Quotidiano, 12 dicembre 2025
Tozzi: Io, tra principi, successi e Rol: ora cerco chi è la vera ‘Gloria’ (per un musical)
“Era il 2011. Lei, bellissima, mi disse: se un giorno lo sposerò, tu verrai a cantare al nostro matrimonio”.
Chi era questa “lei”, caro Umberto Tozzi?
Charlene Wittstock.
La futura principessa di Monaco.
L’avevo conosciuta prima delle nozze con Alberto. Charlene adorava Ti amo, che aveva sentito nella cover di un gruppo sudafricano. Così mi chiese di cantarla nel rito in cui sarebbe divenuta sposa del principe. Io andai, anche se non ero una testa coronata. Lei mi parve travolta dall’emozione.
Canterebbe per qualche potente, oggi?
Ma no, quella era una richiesta personale.
Lei, Umberto, vive a Montecarlo. Chissà che frequentazioni.
Una volta ricevetti lì un dono particolare da parte della nipote di Rol. Il vaso, con dentro i pennelli, con cui il grande sensitivo dipingeva a distanza.
Che connessione aveva Tozzi con Rol?
Sono di Torino, città esoterica per antonomasia. Partecipai per curiosità a delle sedute spiritiche in cui i padri di miei amici musicisti spostavano sedie. Una sera in trattoria, senza sapere chi fosse, mi imbattei in Rol.
Cosa accadde?
Cenava a tre metri da me. Il suo sguardo mi bucava, ero turbato. La padrona del locale mandò la figlioletta a salutare il ‘mago’. Lui le sorrise, le chiese come si chiamava, la pregò di portarle un tovagliolo poggiato su un altro tavolo. Le disse: ‘Aprilo, ci troverai scritto il tuo nome. Ma attenta, tra un minuto sparirà’. E così fu. Ero sconvolto.
Torino era una città dura, quando era ragazzo. Suo padre lavorava in polizia.
Faticava come una bestia. Si godette poco la vita: due guerre, più quella in bici per portare a casa la pagnotta per tre figli e una moglie. Non spingeva perché io mi cercassi un mestiere, però sognava per me il posto fisso e la tredicesima. Poi è andata in un altro modo.
Sua madre è la donna “da abbracciare mentre stira cantando”, come nel verso di Ti Amo frainteso dalle femministe.
Era il mio imprinting. Tutte le mamme di quella generazione amavano cantare in casa. Io cercavo un modo per uscire di lì. Presi a suonare la chitarra, feci un lungo tour con Adriano Pappalardo. Poi, sul divano della Numero Uno, restavo in attesa della mia chance seduto tra altri sconosciuti. La Nannini, Ivan Graziani, Bennato, Finardi.
80 milioni di dischi più tardi, e dopo 12 ultime date in Italia ed Europa tra marzo e maggio 2026, arriverà il momento di un nuovo step: il musical Gloria, debutto agli Arcimboldi di Milano il 23 ottobre.
Qualunque ragazza tra i 20 e i 35 anni può candidarsi, entro il 7 gennaio, scrivendo al sito www.gloriailmusical.it. Non la cerchiamo famosa, anzi. Gloria, e gli altri 21 del cast che saranno selezionati entro marzo, dovranno essere giovani, determinati, bravissimi, pronti ad afferrare al volo questa opportunità.
Un vero musical, non un juke-box tozziano.
La storia scritta da Andrea Maia con Toni Fornari e Vincenzo Sinopoli è per metà recitata. La trama è di questa giovane Gloria che lavora in fabbrica, vive delle incomprensioni in famiglia e sogna di cantare. Incontra un produttore che si rivela un po’ stronzo e pure una rivale che vorrebbe diventare famosa al posto suo. Il resto non lo raccontiamo. Una produzione molto importante, ci sono 21 mie canzoni che legano perfettamente la vicenda, non è una colonna sonora. Alla prima mi scenderanno le lacrime agli occhi quando avrò la conferma di ciò che ho sempre pensato: i miei brani hanno una qualità sinfonico-orchestrale che calza a pennello con il format del musical. Ce ne sarà anche uno, Mi manca, che risale al primo album del ’76. L’ha scelto Maia, non l’ho mai eseguito dal vivo.
Ma non lo farà neppure stavolta.
Be’, dopo l’ultima scena di Gloria e il saluto al pubblico, qualche volta potrei affacciarmi sul palco. Non un live vero e proprio, perché il mio ultimo concerto sarà stato a Londra nella prossima primavera. Aggiungo che un’altra sorpresa sarà il possibile coinvolgimento della gente in sala durante la rappresentazione. In qualche modo, potrebbero far parte dell’evento. Io sono il direttore musicale del progetto.
Quindi “Gloria” la sceglie lei? Quando compose la canzone era pura immaginazione. Sarà un’impresa complicata darle un volto.
Prenderà vita davanti a me. E pensare che prima di quel pezzo non conoscevo nessuna ragazza con quel nome: per me era puro suono, legava bene con gli accordi. Dopo sì, mi imbattei in tante “Glorie” che mi lasciavano bigliettini da visita. Ma di magie ne abbiamo già viste, no? Come quando dall’America il mio illustre collaboratore Greg Mathieson mi informò che Laura Branigan stava sbancando il mercato con la sua versione del mio pezzo. Dunque, se è lecito sognare, con Gloria vogliamo tornare a girare il mondo, partendo dall’Italia dove il musical è una sfida. E sbarcheremo magari a Broadway.