Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  dicembre 12 Venerdì calendario

Taja’, nun ce lassà

Vogliono portarci via pure Tajani, il ministro degli Esteri “fino a un certo punto”. Lo fa intendere Pier Silvio B., azionista di maggioranza di Forza Italia per via fidejussoria, che insieme alla sorella continua a dare ordini al partito e pure al governo senza che nessuno faccia notare l’oscena anomalia. Nemmeno nel cosiddetto Terzo mondo (cosiddetto, sennò ci fa causa il Terzo mondo) le aziende posseggono quote del Parlamento: in Italia sì. Dopo aver promosso la Meloni a “miglior premier d’Europa” perché ha appena fatto risparmiare alla holding di famiglia un bel po’ di tasse e accantonato la seccante idea di tosare gli extraprofitti delle banche, il noto figlio di suo padre si dedica al povero Tajani: “Provo vera gratitudine per lui, i vertici hanno tenuto in piedi il partito dopo la scomparsa di mio padre. Ma oggi servono facce nuove e idee nuove”. E tutti sanno quanto tenesse suo padre ai giovani, ma soprattutto alle giovani, specie se minorenni. Come “faccia nuova”, la Famiglia arcoriana ha in mente il ras calabro Roberto Occhiuto, passato dalla Dc al Ppi al Cdu a FI al Ccd all’Udc a FI, consigliere comunale dal ’93, deputato dal 2008, due volte presidente della Calabria: praticamente un neonato. Ma Tajani, all’ennesima ingiunzione di sfratto del padroncino, ha reagito bene: “Sul rinnovamento siamo in perfetta sintonia. Stiamo già facendo emergere molti giovani, penso al segretario nazionale dei giovani”. Che, voi non ci crederete, ma è giovane.
Noi non abbiamo titolo per metterci il dito, ma non comprendiamo che cosa si rimproveri a Tajani. Tutti, alla dipartita del Santo, davano per morta anche FI. E invece esiste ancora. È vero che B. da morto prende molti più voti di Tajani da vivo (o quel che è): sia da chi non ha ancora saputo che B. è morto, sia da chi non ha ancora capito chi fosse B. da vivo. Ma un minimo di gratitudine per Antonio l’Imbalsamatore non guasterebbe: quel 7% di consensi a un partito senza senso, senza idee, senz’anima e senza futuro, buttalo via. Chi altri, nuovo o usato, ci riuscirebbe? Pensa e ripensa, alla fine l’unica spiegazione di tanto astio è che Tajani, nel suo piccolo, forse senza volerlo, è ancora incensurato: manco un avviso di garanzia. E che delfino sei, senza almeno un processo? Ti manca il quid che invece Occhiuto può vantare: una bella indagine per corruzione, che l’estate scorsa lo indusse a bruciare i magistrati sul tempo, ove mai nutrissero cattive intenzioni, dimettendosi da sgovernatore per ricandidarsi subito, senza dare il tempo agli alleati di trovare uno un po’ meno pericolante. E poi quelle tre auto blu (due per sé e una per la famiglia), che a destra fanno sempre curriculum. Tra uno digiuno e uno che viene già mangiato, non c’è partita.