Corriere della Sera, 12 dicembre 2025
Carceri, La Russa insiste: più detenuti ai domiciliari e giudici di sorveglianza
Nel lungo confronto con la stampa parlamentare, in occasione della tradizionale cerimonia prenatalizia dello Scaldino, Ignazio La Russa fa largo uso di ironia (e autoironia come quando evoca il detto: «Non si può fare di tutta l’erba un... come finiva?») per disinnescare ogni possibile spunto polemico. Che si parli di Ucraina, di referendum sulla giustizia o di legge elettorale, però, il presidente del Senato offre il suo punto di vista rivendicando, come già in passato, che non vive il ruolo «come una camicia di forza». Ma è sulle carceri, dopo lo stop alla sua proposta di varare un provvedimento per liberare i detenuti prima delle feste, che avanza – «forse prenderò un altro schiaffo, ma non mollo, datemene atto» – un’altra idea.
La prima proposta era stata respinta infatti come «iniziativa a titolo personale» dal governo. Così La Russa la rimodula suggerendo di intervenire sui tribunali di sorveglianza, intasati, perché possano applicare «misure già previste dalla legge, occupandosi di pratiche sospese». Come? «Allarghiamo i criteri per i domiciliari adesso, prima di Natale, aumentiamo il numero dei giudici di sorveglianza con norme temporanee e affidandoci ai magistrati onorari». Senza nulla togliere al «piano del governo, serio». Carlo Nordio, però, non si fa convincere. «Trovo più ragionevole evitare si entri in prigione prima del processo, da presunti innocenti, più che liberare, per indulgenza, chi è colpevole conclamato – dice il Guardasigilli —. Stiamo lavorando per una ridefinizione dei criteri di carcerazione».
Con i giornalisti La Russa si dilunga sulla politica estera, centrale nella legislatura: «Prima si diceva che incideva poco e niente sui consensi, non è più così». E parte dal passato: «La mia parte politica ha sempre creduto nell’Europa, noi giovani di destra la sognavamo come terza forza tra Usa e Urss». Ora, davanti alle critiche di Trump, «non si può immaginare un’Europa che entri in una competizione cattiva con l’alleato e il governo italiano può essere ponte».
Riguardo alla politica interna, La Russa si concede una riflessione sulle frizioni tra gli avversari: «Se Meloni avesse accettato il confronto con Conte o con Schlein avrebbe dato un vantaggio indebito all’uno o all’altro. Schlein ha sbagliato a non accogliere la mossa, furba, della premier disposta a un dibattito a tre con il presidente del M5S. Secondo me un confronto tra la premier e Conte avrebbe più “sugo” dal punto di vista dei contenuti, quello tra due donne sarebbe più bello da vedere. Ma il leader devono sceglierselo loro».