13 maggio 2025
Tags : Andrea Orcel
Biografia di Andrea Orcel
Andrea Orcel, nato a Roma il 14 maggio 1963 (62 anni). Banchiere. Amministratore delegato di UniCredit (dal 15 aprile 2021). Già co-amministratore delegato e direttore generale di Ubs Investment Bank e presidente esecutivo di Bank of America Merrill Lynch. «Protagonista sulla scena internazionale come “uomo della pioggia”, colui che nel gergo degli affari procura i migliori guadagni. Anche per questo, in fondo, è stato scelto dal comitato nomine della UniCredit e dai principali azionisti» (Stefano Cingolani) • «Il cognome Orcel è di origine franco-normanna, e di qui arriva in Sicilia, dove è nato suo padre (a Giovanni Orcel, sindacalista ucciso dalla mafia nel 1920, è dedicata la Camera del lavoro di Palermo)» (Cingolani). «Nato il 14 maggio del 1963 a Roma da un siciliano che si occupava di leasing figlio a sua volta di Giuseppe Orcel, primo direttore generale della Cassa del Mezzogiorno, e dalla madre toscano-francese che lavorava per le Nazioni unite, è stato spinto fuori dal nostro Paese fin da quando nella capitale ha frequentato il liceo francese Chateaubriand su decisione della madre, per poi laurearsi in Economia e Commercio con lode alla Sapienza con una tesi sulle acquisizioni ostili. Da lì alla business school Insead a Fontainebleau in Francia, e poi […] Londra» (Andrea Giacobino). «Già alla fine degli anni ’80 inizia a lavorare in Goldman Sachs e Boston Consulting Group. Ma la vera svolta per lui arriva nel 1992, quando entra nella banca d’investimento Usa Merrill Lynch. In Italia sono gli anni delle prime privatizzazioni e Orcel si dedica al settore finanziario diventando nel corso degli anni il consulente principale di Alessandro Profumo in UniCredit. Sua la regia della nascita di UniCredit – con la fusione tra Credito Italiano e le tre casse di Verona, Torino e Treviso –, così come tutte le successive operazioni, compresa quelle con la tedesca Hvb e con Capitalia. Per lo stakanovista Orcel […] i successi italiani – dove nel frattempo diventa superconsulente anche di Banca Intesa per l’operazione con Sanpaolo Imi – aprono la strada a un ruolo crescente in Merrill Lynch e alla conquista di nuovi clienti in Europa. In particolare, Orcel diventa l’advisor di riferimento del Banco Santander, conquistando la fiducia, anche personale, dello storico numero uno Emilio Botin» (Alessandro Graziani). «Nel 2007 ha lavorato all’acquisizione della olandese Abn Amro da parte del Santander, della Royal Bank of Scotland e della belga Fortis, mentre la crisi dei mutui subprime travolgeva l’intera finanza mondiale. La banca spagnola si salvò vendendo l’Antonveneta al Monte dei Paschi per 9 miliardi di euro, le altre due fallirono. Orcel riconobbe gli errori e chiese pubblicamente scusa. Quanto a Mps, fu proprio Merrill Lynch a occuparsi delle munizioni per comprare l’Antonveneta. Con tutto il pasticcio che ne seguì, e del quale si pagano ancora i costi» (Cingolani). «Per il Santander, assistito da Orcel, fu l’affare del secolo. Per Mps l’inizio del dissesto» (Graziani). «Il resto della storia professionale di Orcel lo ha visto approdare in Ubs nel 2011, chiamato dall’allora numero uno Sergio Ermotti, […] da cui uscì improvvisamente a settembre del 2018 convinto che Ana Botín, figlia del defunto Emilio subentrata alla guida del Santander, gli avrebbe affidato la guida del colosso bancario spagnolo. Ma il dealmaker per una volta aveva fatto i conti senza l’oste. Il consiglio d’amministrazione dell’istituto iberico si oppose, e Orcel […] rimase a piedi» (Giacobino). «Di certo a Orcel non manca la tenacia: quando Ana Botín gli ha stracciato il contratto da 50 milioni di euro appena firmato che lo proiettava al vertice del Santander, non ha avuto dubbi e l’ha portata in tribunale. Vincendo e intascando un risarcimento da 43 milioni. Incidente che non ha impedito il suo arrivo in Italia, nel 2021, come successore di Jean-Pierre Mustier e con uno sponsor di peso come l’ex vicepresidente di UniCredit Fabrizio Palenzona, che lo considera una sua creatura» (Giovanni Pons). «Difficile comprendere sino in fondo la parabola di UniCredit degli ultimi […] anni. A metà 2016 si insedia un amministratore delegato francese, Jean-Pierre Mustier, che vara un aumento di capitale monstre da 13 miliardi di euro e nel giro di due anni vende tutti i gioielli del gruppo faticosamente accumulati dai suoi predecessori, per un incasso complessivo di oltre 20 miliardi. Poi, quando il gruppo è ridotto ai minimi termini, arriva un nuovo ceo italiano, di formazione anglosassone, Andrea Orcel, che rimette in sesto il gruppo dal punto di vista gestionale e redistribuisce agli azionisti sotto forma di dividendi e buyback gran parte della cassa accumulata. Da una logica di liquidazione, in pochi anni si è passati a un ritorno alla redditività che genera capitale, riaprendo le prospettive di crescita futura. […] Cosa fa Orcel quando arriva? Il valore del titolo è basso, 0,4 sul patrimonio netto, dunque non è pensabile fare acquisizioni utilizzando la propria carta. Quindi si concentra sulla gestione, riorganizza la squadra, assegna responsabilità dirette e nell’arco di due anni i risultati si vedono. […] La gestione torna a generare capitale, anche al netto della ristrutturazione delle attività in Russia, e dunque UniCredit si trova con un eccesso di capitale […] da redistribuire ai soci sotto forma di dividendi o riacquisti del titolo in Borsa. […] Una politica che fa risalire le quotazioni del titolo e che mette le basi per future acquisizioni» (Pons). «Et voilà! Ci sono voluti 1.054 giorni d’attesa, ma alla fine la zampata è arrivata. Era il 23 ottobre 2021 quando Andrea Orcel ritrasse le unghie della tigre, con cui si apprestava a stringere il Monte dei Paschi di Siena, abbandonando il tavolo delle trattative con il ministero dell’Economia dopo tre mesi di intensissimi colloqui. Un colpo di scena difeso in ogni occasione dall’amministratore delegato di UniCredit, che richiamava il superiore interesse dei propri azionisti. Da allora le tesi sul suo operato si sono moltiplicate. UniCredit, a differenza di Intesa Sanpaolo, che ha già una posizione estremamente forte sul mercato creditizio della Penisola, aveva (e ha) spazio per operare in Italia: può comperare, aggregare, crescere. Così, tra mosse accennate e speculazioni di Borsa, UniCredit in questi tre anni scarsi è stata indicata come protagonista di ogni possibile partita. […] Invece, mercoledì 11 settembre, l’amministratore delegato di UniCredit si è incoronato kaiser del credito tedesco» (Stefano Righi). «Andrea Orcel […] sale agli onori della cronaca a settembre quando annuncia l’acquisto di azioni Commerzbank messe in vendita dalla Germania, facendo salire la sua partecipazione nella banca tedesca al 9,1 per cento. Poco dopo la quota di azioni sale al 21 per cento con la sottoscrizione di derivati, a cui fa seguito l’istanza alla Bce per incrementare la partecipazione fino al 29,9 per cento. “La mossa su Commerzbank è un test di prova per l’Europa, per dimostrare che possiamo creare banche forti”, commenta Orcel, pochi giorni dopo la presentazione del rapporto sulla competitività di Mario Draghi, che fra i suoi punti pone proprio la necessità di creare grandi campioni continentali. Lunedì [il 25 novembre 2024 – ndr] una nuova scalata, parallela a quella tedesca, verso Banco Bpm» (Riccardo Carlino). «L’idea di aggregare la banca guidata da Giuseppe Castagna è sicuramente buona dal punto di vista industriale, essendo le due reti di sportelli molto complementari. In Lombardia la quota di mercato complessiva passerebbe dal 6 al 19% e a livello nazionale la fetta sui depositi e sugli impieghi salirebbe al 14% e al 15%, rendendo più concorrenziale la partita con il leader Intesa Sanpaolo, al 20% su entrambi i fronti. Ma il salto di qualità deve superare diversi ostacoli, tra cui un rilancio sul prezzo, inevitabile per rendere l’operazione attraente. La tempistica non è stata delle migliori. Orcel ha scelto di agire proprio quando un terzo polo bancario tra Banco Bpm e Monte dei Paschi di Siena sotto la regia del Mef e del governo stava faticosamente vedendo la luce. Grazie anche al supporto di due imprenditori graditi alla maggioranza di centrodestra, la Delfin della famiglia Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone. Se Orcel avesse lanciato il suo attacco uno o due anni fa, quando ne ebbe la possibilità, avrebbe avuto la strada spianata dal governo. Ora ce l’ha contro e sventola l’arma del golden power. Secondo punto, Orcel deve trattare con i francesi del Crédit Agricole, presenti nel Banco Bpm con il 10% (e forse più), desiderosi di una contropartita in cambio della consegna delle loro azioni all’offerta. […] Se la campagna italiana avrà successo, Orcel potrà presentarsi a fine 2025 in terra tedesca per negoziare la fusione con Commerzbank avendo spalle più forti. […] L’obiettivo è alto e nobile, mai riuscito nella storia ancora breve dell’euro: creare il primo gruppo bancario europeo con sede e base italiana. […] Il problema di Orcel è che sta portando avanti questo ambizioso progetto inimicandosi i governi dei rispettivi Paesi. Una sorta di maverick del sistema, anticonformista e ribelle, che non guarda in faccia nessuno, e che tra i suoi rivali si è guadagnato il soprannome di “pistolero”, in evidente contrasto con il “Ronaldo dei banchieri” dipinto dai giornali. […] La strada verso il primo polo bancario europeo è dunque assai accidentata, ma non si può escludere che il maverick Orcel possa alla fine riuscirci» (Pons). «Prova muoversi a tutto campo: vuole sfidare la leadership di Intesa Sanpaolo (parole sue), conquistare la terza banca tedesca, diventare più forte nell’Italia del Nord e rappresentare un grande investitore di Generali» (Mariarosaria Marchesano). «Commerzbank? “Noi siamo stati invitati, poi la posizione è cambiata ma siamo rimasti in partita e siamo fiduciosi”. Bpm? “Resta l’altra opzione industriale strategica, perché le nostre radici sono e resteranno in Italia”. Generali? “È una partecipazione tra il 4 e il 5% maturata nel tempo, perché una quota così non s’improvvisa: è una partecipazione importante ma finanziaria, non è un obiettivo di per sé in quanto non vi è valenza industriale”. Mediobanca? “Non abbiamo neppure un titolo”. All’indomani della presentazione dei conti relativi al 2024, anno che si chiude con un utile record di 9,7 miliardi e 9 miliardi di distribuzioni agli azionisti, l’amministratore delegato di UniCredit, Andrea Orcel, commenta così […] alcuni dei principali temi di attualità che stanno coinvolgendo la banca. […] Partiamo dai numeri. Qual è il bilancio che avete presentato al mercato? “Nel 2024 abbiamo raggiunto risultati ben oltre le previsioni fissate nel piano UniCredit Unlocked, sia per redditività che per distribuzioni: oltre 26 miliardi in quattro anni. E ora stiamo entrando nella fase successiva. Accelerare la crescita mantenendo alta redditività e distribuzioni traendo vantaggio dalla trasformazione portata a termine e dai nostri vantaggi strutturali”. […] “Tra il 2025 e il 2027 saremo in grado di distribuire oltre 30 miliardi, e ciò significa che circa il 40-45% della capitalizzazione di mercato attuale tornerà agli azionisti, mentre allo stesso tempo miglioreranno ulteriormente qualità dei risultati e redditività. […] Non credo che molti riusciranno a starci dietro. Vedremo. Quello che conta ora è l’esecuzione. Aggiungo che il nostro piano ad oggi non include nessuna operazione di crescita esterna e che le stesse saranno portate avanti solo se apporteranno un contributo migliorativo rispetto a quanto contenuto già nel piano base”. […] Commerz, Bpm, ora anche Generali. Sicuro di non aver messo un po’ troppa carne al fuoco? “No, non credo. Le prime due sono operazioni strategiche ragionate che non si sovrappongono e che verrebbero sequenzialmente eseguite da squadre diverse in Paesi diversi, in entità legali differenti. Generali è una partecipazione importante ma finanziaria, senza risvolti industriali”. […] “Mi sento di dire una cosa. Da decenni il sistema finanziario italiano è bloccato e deve invece trovare una stabilità maggiore, in una maniera o nell’altra. Le operazioni in atto potrebbero dargliela in modo trasparente attraverso il mercato, dando maggior forza finanziaria all’Italia”» (Luca Davi e Fabio Tamburini) • Una figlia, Allegra, dal matrimonio con la portoghese Clara Batalim, progettista d’interni ed ex dipendente di British Airways • Romanista • «Uccello mattutino (si alza alle cinque), jogging-dipendente, sapientemente palestrato» (Cingolani). «Come Mustier ama indossare le cravatte rosse, per lo più Ferragamo, ma rispetto al manager francese, grande scaramantico che aveva imposto lo stesso colore a tutti, ha ristabilito libertà di nuance» (Francesco Spini). «Andrea Orcel, […] romano di nascita ma cittadino del mondo, come ama definirsi, non risponde certo ai classici canoni del banchiere tutto casa e ufficio. Anzi, gli piace essere descritto come il Jamie Dimon (il capo della banca più grande del mondo, Jp Morgan) europeo oppure come colui che sta disboscando la “foresta pietrificata” delle banche italiane. […] Carattere irruento, non certo un diplomatico, nella sua bussola c’è in primo luogo il mercato, che dovrebbe essere lasciato funzionare da solo, senza intromissioni da parte della politica. Al contrario di ciò che sta succedendo in Italia da quando si è scatenato il risiko bancario. […] Nel tempo libero, grazie a un solido patrimonio costruito nel tempo, trova svago sulle piste di Zermatt o nelle sue dimore tra Londra, il Portogallo e i Caraibi, dove sembra abbia casa nella stessa isola di David Bowie e Mick Jagger» (Pons) • «Ricordo sempre che quand’ero ragazzo mio padre mi diceva: “Ogni mattino, quando ti alzi e ti guardi allo specchio mentre ti radi, non puoi nasconderti. Puoi vivere con chi vedi riflesso? Perché tu sei il miglior giudice di te stesso”».