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 2025  maggio 14 Mercoledì calendario

Biografia di Brian Eno

Brian Eno, nato a Melton, nel Suffolk (Inghilterra) il 15 maggio 1948 (77 anni). Compositore, produttore musicale, artista visuale. Soleva definirsi «non-musicista». È considerato l’inventore della musica ambient (detta anche discreet music, o «chiamata in modo imbarazzante New Age» [a Visentin, Cds] • Nome completo: Brian Peter George St John le Baptiste de la Salle Eno (St John le Baptiste de la Salle venne aggiunto quando si cresimò) • «Oltre cinquanta album come solista o in collaborazione con altri, alcuni dei quali hanno segnato la storia della musica, ad esempio Another Green World, Before and After Science, Music For Airports. E c’è il lavoro con Bowie, Talking Heads, U2, Coldplay (e Damon Albarn e tanti altri): da produttore, ha rivoluzionato il mondo del rock e venduto milioni di copie» [Ruffili, Rep] • «Della mia carriera salvo tre cose. Primo, l’idea che si possa essere intellettuali senza essere noiosi, che all’inizio sembrava assolutamente inconcepibile. Secondo, l’aver introdotto il concetto di lentezza nel pop. Che era musica concepita con un’energia adatta per chi ha 18 o 19 anni: giustissimo, ma non ci sono soltanto loro. Ho cercato di creare una musica che avesse orizzonti più ampi e uno sviluppo più lento. All’inizio si chiamava ambient, ma adesso è un concetto declinato in molti altri modi. E infine, ho sempre voluto portare all’interno del prodotto artistico tutto quello che mi interessa, quindi la scienza sì, ma anche il sesso, la bruttezza come la bellezza, la complessità oltre alla semplicità. Ecco, questa è stata la mia ambizione: fare dell’arte che mi interessasse, che mi mantenesse occupato in tutte le mie sfaccettature. E così mi sono trovato a stupirmi del mio stesso lavoro» [ibid.].
Vita Suo padre (come suo padre prima di lui) faceva il postino. «Lavorava a turni. Era un ciclo di tre settimane, mattina, pomeriggio e sera. Anni dopo mi resi conto che era in uno stato di jet lag permanente perché la sua giornata lavorativa di otto ore cambiava ogni settimana. Ricordo che tornava a casa dal lavoro e si sedeva a tavola; mia madre gli aveva appena messo il cibo davanti e lui si addormentava con la faccia sul tavolo. Decisi che anche se anche fossi dovuto diventare un criminale, non avrei mai lavorato; l’orrore di essere così esausto e di dover continuare a lavorare solo per mandare avanti le cose; la mancanza di libertà. […] Quando avevo circa 35 anni, e i miei genitori vivevano in una casa che avevo comprato per loro con quello che avevo guadagnato grazie alla musica, mia madre disse: “Papà ed io stavamo parlando. Pensi che riuscirai mai a sistemarti e a trovare un lavoro?” Ahahah! Disse: “Potresti trovare un lavoro alle Poste”. […] Sua madre, belga, aveva trascorso la guerra in Germania, costruendo aerei in un campo di lavoro. Alla fine della guerra, tornò in Belgio. «Ci vollero tre mesi per tornare. Arrivò a Dendermonde, vicino a Bruxelles, che pesava 25 chili» [Hattenstone, Guardian] • «Le prime cose che mi hanno entusiasmato sono state la musica e la luce. Ero molto giovane. Ricordo una volta che ero a casa di mio zio e lui proiettò un film Disney sulla parete della cucina. Era di una luminosità così intensa da rimanermi impresso per anni, come una sorta di momento magico. Lo stesso è valso per la musica. Quando ho ascoltato per la prima volta Get a Job dei Silhouettes, del 1957, ho provato una sensazione stranissima. Mi ha fatto sentire strano dentro. Ho sempre pensato che sarei diventato un artista. Mio zio dipingeva acquerelli e adoravo l’idea di poter dare vita a qualcosa che non era mai esistito prima, qualcosa di nuovo che nessuno aveva mai visto o pensato. Mi sento ancora così. Ogni volta che entro nel mio studio, mi vengono le farfalle nello stomaco pensando a cosa potrebbe succedere» [McMahon, Guardian] • Si iscrive alla Ipswich Art School per studiare pittura. «Se non volevi un lavoro schifoso in Inghilterra quello che facevi era andare in quelle scuole. Per questo mi iscrissi a una scuola d’arte: non volevo un lavoro» [Miliani, Giornale dell’arte] • «Mi sento molto fortunato perché sono nato in una società che aveva un sistema di welfare, che non era in guerra e che aveva un sistema sanitario che mi ha salvato più di una volta. Una società che valorizzava le arti creative al punto da avere scuole d’arte gratuite. Ne ho frequentata una anche io; ora in Inghilterra non ne esistono più perché è tutto a pagamento. Era una cultura che pensava che la mobilità sociale fosse una buona idea e che fosse un bene che le persone provenienti da contesti poveri come il mio avessero una possibilità» [Tom Service] • «Ho frequentato la scuola d’arte come pittore che amava la musica. Non sapevo suonare nessuno strumento, quindi non mi aspettavo davvero che avrei avuto una carriera del genere. Ho frequentato la scuola d’arte con il pensiero che sarei diventato un pittore e nel frattempo ho iniziato a scoprire che le scuole d’arte inglesi erano il luogo principale per l’esplorazione di nuove sonorità musicali. […] stava arrivando un’intera generazione di nuovi strumenti: elettronica, registratori, sintetizzatori nelle loro prime forme. E ho pensato che non ci fossero regole per suonarli. Potevo farlo io come chiunque altro sul pianeta, perché nessuno sapeva come suonarli. Ho iniziato a collezionare nastri. Un oggetto piuttosto strana da conservare, ma ad un certo punto ne avevo 31 perché pensavo che fossero lo strumento musicale nuovo più interessante, perché puoi fare qualsiasi cosa con l’audio su un nastro registrato. Potresti allungarlo, girarlo e farlo correre all’indietro. Era la cosa più sorprendente, potevi fare andare il tempo al contrario» • Nella sua scuola tra gli altri insegnava il pittore Tom Phillips. «Ero uno studente sedicenne e lui era uno dei miei tutor. Lo chiamavamo “Black Tom” perché sembrava vestirsi sempre di nero. Aveva la barba nera, i capelli neri e anche degli occhi neri piuttosto spettrali. Era molto autorevole, mentre molti insegnanti degli anni Sessanta avevano un atteggiamento del tipo “tutto è concesso”. E aveva un approccio rigoroso all’essere un artista. Ricordo che avevo lavorato a un dipinto per un po’, e lui lo guardò con il suo scetticismo e disse: “È piuttosto insignificante, vero?”. Mi sconcertò, ma non mi infastidì. La sua freddezza era intrigante. Anzi, forse desideravo quel tipo di rigore. […] diventammo intimi. Mi stimava e io lo ammiravo. Ricordo che una volta disse: “Se gli studenti venissero trasferiti da un college all’altro come i giocatori di football, tu varresti 10 mila sterline”, che all’epoca erano un sacco di soldi. […] Grazie a Tom mi avvicinai alla scena musicale sperimentale. Andavamo spesso a Londra per concerti dove c’erano sempre le stesse 35 o 40 persone. […] Dopo Ipswich mi trasferii in un’altra scuola d’arte a Winchester. […] Quando mi trasferii a Londra, dopo aver lasciato l’università nel 1969, abitavo a Cambridge, proprio accanto a Tom. Per un po’ fui il suo assistente, dipingendo per 10 scellini all’ora. Mi piaceva un sacco» [O’Brien, Independent] • Inizia la sua carriera da musicista nel 1972 come membro fondatore dei Roxy Music, un gruppo rock-pop. Ne faceva parte anche Bryan Ferry (che di lui disse: Ma è vero che parla troppo? «Rispetto a me sicuramente sì. Ora abitiamo vicino, a volte ci incontriamo, ridiamo sempre molto. Lavorare con lui è una sfida» [Silenzi, 2025, Rep]) • Si esibiva truccato, con giacche di paillettes e boa di struzzo. Disse che decise di lasciare il gruppo quando una volta, sul palco, si ritrovò a pensare a quando avrebbe avuto il tempo di fare il bucato • Dopo alcuni album da solista, nel 1975 pubblicò Discreet music, disco di musica ambient, genere di cui è considerato l’inventore, e che definì come «musica sospesa nell’universo, in grado di essere ascoltata e non ascoltata, qualcosa di importante e di irrilevante» • «L’intuizione arriva a metà degli anni Settanta durante una convalescenza: un disco di arpa con musica dell’800 in uno stereo difettoso, il volume bassissimo. La musica che diventa un oggetto tra gli altri ma con uno statuto particolare: è in movimento, fa percepire il tempo, accompagna il formarsi di pensieri, il moto della coscienza» [Saviano, Rep] • Tra i suoi album: Another green world (1975), Before and after science (1977), Remain in light (1980, con ritmi africani), Ambient n. 1: music for airports (1978), Ambient n. 2: the plateaux of mirror (1980), Ambientn. 3: day of radiance (1980), Ambient n. 4: on land (1982), Apollo: atmospheres and soundtracks (1983), Neroli (1993), Spinner (1995), Drop (1997), Drawn from life (2001), Bellstudies (2003), The equatorial stars (2004) Another day on earth (2005), 77 Million Paintings (2006), Making space (2010), Lux (2012), Someday world (con K. Hyde, 2014), The ship (2016), Reflexion (2017) e Mixing colours (con il fratello Roger, 2020) • Nel 1977 a Berlino sentì I Feel Love di Donna Summer, arrangiata da Giorgio Moroder, e disse a David Bowie: «Questo è il suono del futuro» • «Quando vivevo a New York agli inizi degli anni Ottanta, ricordo di aver visto questo compositore, Rhys Chatham, camminare per strada con un walkman. Era la prima volta in vita mia che ne vedevo uno. E ho pensato: che idea stupida, non durerà a lungo. (Ride). Perché dovresti voler camminare per strada e non ascoltare la strada?» [Zoladz, Marie Claire] • Nel 2016 pubblica l’album The Ship, dove canta anche: «In realtà questo disco non era stato pensato all’inizio per essere un vero e proprio album: si trattava di un’installazione multicanale che ho realizzato a Stoccolma. Ho cominciato a creare queste canzoni con l’idea che la gente potesse camminarci intorno come se si trattasse di sculture sonore da esplorare […]. Quando ho cominciato a lavorare a questo nuovo progetto mi sono reso conto che i brani erano tutti in chiave di do, e provando a cantarci sopra ho scoperto di riuscire a fare il do basso come mai prima d’ora. Forse questo è l’unico vantaggio che mi ha dato la vecchiaia» [Colasanti, Rolling Stone] • Dagli anni 80 si dedica anche all’arte generativa, che secondo lui è simile all’attività di un giardiniere: «Ho il controllo del momento in cui li pianto ma non ho il controllo della loro crescita» • Nell’estate del 2022 idea le installazioni Audio Installation for Buonconsiglio per il Castello del Buonconsiglio di Trento, e 77 Million Paintings for Beseno per il Castel Beseno, a Besenello, in provincia di Trento. «Per me un’installazione è un luogo in cui possiamo abbandonarci, arrenderci ed esporci indifesi a quello che ci succede. È un’esperienza che non molte altre cose possono offrire: magari le droghe, il sesso o il misticismo religioso. […] È un atto di abbandono anche da parte dell’artista, io stesso mi arrendo» [Ruffili, cit.] • «In qualche modo lo stile che ho nel dipingere, che si basa su movimento lento della luce, è molto legato al concetto stesso della musica d’ambiente, che non è narrativa ma è uno “stato costante”. In pratica ho passato molti anni della mia carriera a trovare un modo per fare musica come se fosse un dipinto, e viceversa» [Colasanti, cit.] • Sono famose le sue light box, «una struttura quadrangolare basata sull’intreccio di led e sul “movimento” della luce come in una sorta di dipinto che muta in continuazione» [ibid.]. Sono state esposte anche in alcuni ospedali, per il loto effetto calmante • Nel 2016 a Roma ha esposto i suoi speaker flower, «vere e proprie sculture sonore in forma di fiori dai lunghissimi steli metallici, che montano al centro degli altoparlanti da cui emergono suoni determinati dalle oscillazioni e che danno vita a composizioni potenzialmente infinite e sempre rinnovate» [ibid.], che costavano dagli 11 ai 15 mila euro • Nel 2023 ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera alla Biennale Musica di Venezia: «Un giorno ho ricevuto un’e-mail che me lo annunciava e pensavo fosse uno scherzo» [Visentin, cit.]. Per l’occasione, per la prima volta nella sua carriera, si è esibito con la Baltic Sea Philharmonic nello spettacolo Ships, in cinque città europee: «Smettetela di dire che vado in tour. Poi la gente pensa di vedermi davanti a un microfono che scuoto i capelli, ma per prima cosa non ho i capelli» [Visentin, cit.] • Può diventare sgradevole con i giornalisti che si dilungano nelle domande («taglia», a una conferenza stampa nel 2016) o che gli fanno domande sciocche («questa non è una domanda interessante» al giornalista che gli chiedeva se fosse mai stato in Puglia) o che gli chiedono aneddoti (Un ricordo di Bowie? «Ecco, lo sapevo! Ho appena perso una scommessa da cento euro! Ero convinto che questa domanda sarebbe arrivata entro le prime tre, e invece eccola qui. Solo ora. E meno male. Mi spiace, ma non rispondo. Ho smesso di rispondere a questa domanda. Basta. Stando a quello che mi chiede la gente avrei dovuto passare gli ultimi sei mesi a parlare della morte di David. Sono certo che potete capirmi quando dico che non lo voglio più fare» Che figo. E che adorabile stronzo, Brian [Colasanti, cit.]) o che vogliono fare domande sul suo passato («Fai una ricerca! È il tuo lavoro!» al giornalista che chiedeva dettagli sulle sue collaborazioni artistiche) • «C’è sempre stato qualcosa di fastidioso in lui. Le sue interviste, di solito, durano 45 minuti esatti. Un giornalista raccontò che Eno aveva interrotto la loro chiacchierata per fargli ascoltare una registrazione di Elvis Presley della durata di due minuti e sette secondi, e che poi aggiunse due minuti e sette secondi all’intervista cosicché il giornalista non venisse penalizzato» [Hattenstone, cit.] • «È una gelida rockstar che diventa subito un napoletano, si scioglie» (Mimmo Paladino, che dalle sue musiche realizzò I Dormienti, a Bandettini, Rep) • «Stava parlando dei suoi genitori con calma e con dolcezza, perciò è stato uno shock quando gli ho chiesto da dove venga la sua sfilza di nomi, e è esploso. “Perdio, vogliamo fare delle domande interessanti? Queste sono tutte stronzate. Non sono per niente interessato a me stesso. Voglio parlare di idee. Possiamo provarci almeno un po’?”» [Hattenstone, cit.].
Curiosità Si è definito ateo. Disse che l’arte è simile alla religione, al sesso e alle droghe per la sua capacità di creare uno spazio in cui ci si può abbandonare, in cui si può allentare il controllo su sé stessi e lasciarsi sedurre • Lavora nel suo studio di Notting Hill, a Londra; ha una casa nel Norfolk, contea inglese affacciata sul Mare del Nord. «Viaggio molto perché vivo tra il Norfolk e Londra. Prendo sempre il treno con la mia piccola valigia, che riempio con due computer e un sacco di libri. L’altro giorno si è staccata una ruota. Ho pensato: “Oddio, devo comprarne un’altra”, ma non volevo portare un altro oggetto stupido e inutile nella mia vita. Così ho passato circa un’ora a ripararla» [McMahon, cit.] • Ha composto i 3 secondi di suono di avvio del sistema operativo Windows, il Microsoft Windows Reboot Chime, che è stato incluso nel National Recording Registry statunitense. «La Microsoft mi chiese una musica capace di ispirare, universale, ottimistica, sexy, futuristica, sentimentale, emozionale, più un’altra serie di circa centocinquanta aggettivi, e conclusero dicendo che il brano doveva durare tre secondi e un quarto. Da allora ho composto 84 di questi piccoli pezzi, sicché quando ritorno a lavorare su brani della durata di tre minuti questi ultimi mi sembra siano come oceani di tempo» • Ha composto molte colonne sonore (quella di Dune, ad esempio). Quando ne deve ideare una, non guarda il film, ma al massimo ne legge una descrizione: «Non voglio che la musica sia guidata dal film. Voglio che suggerisca, aumenti l’ambiguità. Che lo espanda un po’, non che lo sottolinei. Spesso, specie con le colonne sonore di Hollywood, l’obiettivo della musica è dire a te, povero scemo che stai guardando: ora devi sentirti triste. Ora è divertente. Ridi! Dai! Io non voglio essere tra quelli che evidenziano» [Zoladzs, cit.] • Ama scrivere saggi • «Se avessi voluto per prima cosa guadagnare avrei scelto una carriera diversa. Probabilmente non avrei scelto di essere un artista» • Ha suonato in un gruppo chiamato Passengers con i quattro U2 • Nel 1975 lui e l’artista Peter Schmidt s’inventarono un set di oltre 100 carte, formato 7x9 cm, nere su un lato e bianche dall’altro, racchiuse in una piccola scatola nera, da consultare in caso di blocchi creativi e dette Oblique Strategies. Si sa che Bowie ne fece uso mentre stava registrando V2-Schneider. Una delle carte, poco prima che il sax gli andasse fuori tempo, aveva consigliato: «Apprezza i tuoi errori come intenzioni nascoste» [Anteprima]. Ne venne tratto il libro Strategie Oblique (che è il libro preferito di Max Pezzali) • «In Cina è stato inventato il lettore mp3 Buddha Machine. Simile all’IPod, disponibile in sei colori, costa 23 dollari, funziona a pile. A differenza dei lettori mp3 non ci si possono scaricare i file musicali preferiti e contiene già nove brani (litanie mistiche) che si ripetono all’infinito. Il musicista Brian Eno ne ha comprati sei (uno l’ha regalato a David Bowie)» [2006, Vanity Fair] • «Ho preso l’abitudine di andare ogni giorno in piscina per avere una ventina di minuti in cui non succede veramente nulla. Pago l’abbonamento per 20 minuti di pace al giorno» [Visentin, cit.] • «Mi piace moltissimo Tiziano per quanto si trova nello sfondo dei suoi dipinti: per me è un grande pittore atmosferico. E amo anche il Bronzino» [Miliani, cit.] • «Per me qualunque tipo di performance dal vivo è inefficiente […] una buona parte della mia musica non è mai stata suonata perché è costruita in studio, pezzo per pezzo, ed esiste solo nei dischi. Io stesso non vado molto ai concerti e se lo faccio scelgo quelli piccoli» [Visentin, cit.] • «Una delle cose che noti quando usi un po’ di Intelligenza Artificiale è che la prima volta sembra incredibile e poi diventa velocemente noiosa. Credo che non diamo abbastanza importanza alle nostre capacità: temiamo l’Intelligenza Artificiale solo perché non ci rendiamo conto di quanto siamo intelligenti noi» [Visentin, cit.] • Si considera un attivista ecologista: nel 2007 ha fatto piantare seimila alberi, nel 2021 ha fondato EarthPercent, un’organizzazione che raccoglie fondi per aiutare piccole organizzazioni che lottano contro il cambiamento climatico, è a favore del nucleare • Fa parte della Long Now Foundation (Fondazione del lungo presente). «impegnati nella costruzione di alcune sezioni a grandezza naturale del carillon ideato da Brian Eno, un nuovo manufatto che, utilizzando un particolare algoritmo, potrà salutare i visitatori con uno scampanio diverso per ognuno dei suoi 3,5 milioni di giorni di vita» [Di Cianni, 2009, Sta] • «Quando Brian Eno esordì a Roma da artista visivo, Dago diede in suo onore un gran party con gente da tutta Italia e il guru del minimalismo, felice e meravigliato, sembrava persino fuori posto tra tanto eccesso visivo e sonoro, culminato con le canzoni napoletane di Maria Nazionale, che è un po’ come proporre Gigi D’Alessio a Bob Dylan» [Luca Beatrice, MowMag]. «Si dice addirittura che il musicista Brian Eno, sceso in visita a Napoli, sia rimasto affascinato da lei e abbia chiesto: “Scusate, ma Maria Nazionale è sposata?”» [Anteprima].
Amori Negli anni 70 ebbe una relazione con l’attrice Julie Christie • Nel 1967, a 18 anni, sposò Sarah Grenville ed ebbe una figlia da lei nello stesso anno. Dopo il divorzio, nel 1988 sposò la sua manager Anthea Norman-Taylor. Hanno due figlie, Irial e Darla • Ha un fratello, Roger, musicista.