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 2025  maggio 27 Martedì calendario

Biografia di Marco Rubio (Marco Antonio)

Marco Rubio (Marco Antonio), nato a Miami, il 28 maggio 1971 (54 anni). Politico e avvocato. Segretario di Stato degli Stati Uniti dal 21 gennaio 2025, nella seconda amministrazione Trump. Il primo latino-americano a ricoprire tale la carica. Membro del Partito repubblicano. Dal 2021 al 2025 senatore per lo stato della Florida, dal 200 al 2008 membro della Camera dei rappresentanti della Florida, di cui è stato anche Speaker dal 2006 al 2008. «Quando ho un problema, Marco me lo risolve» (Donald Trump).
Vita Nato da immigrati cubani. I genitori erano scappati a Miami dalla dittatura di Fulgencio Batista. “Nella sua autobiografia pubblicata nel 2012, An American Son: A Memoir Marco Rubio racconta la vita dei suoi nonni e dei suoi genitori – nei primi anni in America, il padre faceva il barista, la madre la cameriera d’albergo e la magazziniera – e spiega quanto questa dedizione al lavoro per “una vita migliore”, in un paese che li aveva accolti mentre “cercavano la libertà”, l’avesse fatto diventare il politico che era. In una vecchia intervista del 2013 al Time, Rubio raccontò perfino che la madre, Oriales Garcia Rubio, gli aveva lasciato un messaggio in segreteria chiedendogli di “non scherzare con gli immigrati, figlio mio. Sono esseri umani proprio come noi, e sono venuti per le stesse ragioni per cui siamo venuti noi. Per lavorare. Per migliorare le loro vite”» (Giulia Pompili) • «Nel 2020 il 36 per cento dei latinos aveva votato per Trump, nel 2024 è stato il 54 per cento. Le donne che hanno scelto il gringo Donald sono passate in quattro anni dal 30 al 37 per cento. Per un candidato che ha spesso insultato i latinos, e promosso la deportazione di milioni di immigrati illegali, equiparati a criminali nel dna, è un successo sorprendente. Lo stesso Rubio è nipote di un uomo entrato illegalmente negli Stati Uniti nel 1962 e espulso. Il giudice ne aveva ordinato la deportazione, ma i funzionari dell’ufficio immigrazione avevano bloccato il provvedimento, e ottenuto di riconoscere a Pedro Victor Garcia, che era entrato in Usa legalmente nel ’56 per poi tornare a Cuba tre anni dopo, di restare anche se in condizione di libertà vigilata. Nel ’66 il suo status venne riconosciuto e il nonno di Rubio potè restare legalmente nel Paese. Ci fosse stato Trump, probabilmente Garcia sarebbe stato rispedito a Cuba» (Massimo Basile) • «Ha conseguito una laurea in scienze politiche presso l’Università della Florida nel 1993. È stato eletto al Senato degli Stati Uniti nel 2010, con il supporto del Tea Party, una fazione di destra dei Repubblicani che guadagnò forza dopo la vittoria di Barack Obama alle elezioni presidenziali del 2008. Assunse la carica di Senatore della Florida nel gennaio 2019, dopo aver sconfitto alle urne il democratico Bill Nelson, e ha ottenuto un terzo mandato nel 2022 sconfiggendo la democratica Val Demings. E’ stato tra i primi repubblicani ad annunciare il proprio sostegno alla ricandidatura di Trump alla Casa Bianca, poco prima dei caucus dell’Iowa. La sua influenza sulla politica statunitense verso l’America Latina durante il primo mandato di Trump gli valse il soprannome di “segretario di Stato virtuale per l’America Latina”» (Agenzia Nova) • «Il mondo trumpiano lo ha spesso spregiativamente additato come un “neocon”, legandolo alla tradizione interventista e civilizzatrice presente in entrambi gli schieramenti ma che ha dominato in particolare negli anni di George W. Bush e delle guerre in Afghanistan e Iraq. Nell’ultimo decennio il senatore si è avventato come un falco su tutti gli scenari conflittuali possibili, rimproverando gli inquilini della Casa Bianca per non aver fatto nulla, quando hanno scelto l’inazione, o per non aver fatto abbastanza, nei casi in cui invece si sono intromessi. Quando Vladimir Putin ha annesso la Crimea nel 2014, ha parlato di una “sfida diretta e una minaccia di lungo periodo all’ordine internazionale successivo alla Seconda guerra mondiale per il quale gli Stati Uniti hanno fatto grandi sacrifici”. Non ha invocato soltanto devastanti sanzioni per la Russia, ma ha anche chiesto l’apertura immediata delle porte della Nato a nuovi membri in cerca di protezione e addirittura ha proposto l’interruzione delle relazioni diplomatiche con Mosca. Ha criticato aspramente Barack Obama per non essere intervenuto in Siria contro il regime di Bashar el Assad e poi ha attaccato anche Trump per avere stabilito nell’area un’alleanza di fatto con la Russia per combattere lo Stato islamico. Ha aggredito con ineguagliata foga verbale il regime iraniano, che è guidato da una “visione apocalittica” e pertanto è estraneo a ogni interazione politica fondata su razionalità e interesse» (Mattia Ferraresi) • «Sarà un forte difensore della nostra nazione, un vero amico dei nostri alleati e un guerriero senza paura che non si tirerà mai indietro di fronte ai nostri avversari», ha detto Trump motivando la decisione di nominarlo segretario di Stato «Rubio è arrivato a un passo dalla candidatura a vicepresidente ma Trump, all’ultimo momento, gli ha preferito il senatore repubblicano dell’Ohio JD Vance. Come scrive la Reuters, “negli ultimi anni Rubio ha sostenuto una politica estera muscolosa rispetto agli avversari geopolitici. Rubio è considerato uno dei falchi più agguerriti in “area Cina” ed è stato sanzionato da Pechino nel 2020 per la sua posizione su Hong Kong in seguito alle proteste per la democrazia. Nel 2019 il senatore della Florida aveva chiesto al Dipartimento del Tesoro di avviare una revisione della sicurezza nazionale dell’acquisizione di Musical.ly da parte della popolare app di social media cinese TikTok. Lo scorso settembre il senatore ha pubblicato un rapporto intitolato “The World China Made: Made in China 2025 Nine Years Later”, che passa al vaglio i successi e i fallimenti della politica industriale Made in China. […] È stato uno dei 15 senatori repubblicani a votare contro il pacchetto di aiuti militari da 95 miliardi di dollari per l’Ucraina, approvato ad aprile» (Luca Miele) • «Donald Trump lo chiamava “il piccolo Marco”, per sfotterlo durante le primarie del 2016, e i due si erano ingaggiati in una disquisizione sull’altezza del senatore della Florida, la lunghezza delle mani del tycoon di New York, e il significato di tutto questo in relazione ad altri attributi dell’uomo. Otto anni dopo, però, ogni screzio è dimenticato, e Rubio è stato scelto per fare il segretario di Stato. Per certi versi, è la nomina più rassicurante di Trump, perché ormai è un suo fedelissimo allineato sulle posizioni del movimento Maga, però ha una storia personale che dovrebbe quanto meno renderlo incline a salvaguardare le alleanze e non spalancare le porte a personaggi come Putin» (Paolo Mastrolilli) «C’è stato un tempo, quando si contendevano la candidatura dei repubblicani alla presidenza, poco più di otto anni fa, in cui Marco Rubio era particolarmente duro ed efficace contro Donald Trump. […] Tra il 2015 e il 2016, durante comizi e interviste tv, il giovane Rubio sottolineava spesso i fallimenti di Trump da uomo d’affari, il fatto che avesse come dipendenti delle sue proprietà diversi immigrati illegali e insomma il populismo della nuova corrente che voleva hackerare il Partito repubblicano. All’epoca Rubio era la grande speranza neocon per combattere i candidati anti-establishment del Partito repubblicano, ma Trump l’aveva battuto pure in Florida, cioè a casa sua. E poi Rubio non aveva sfondato anche perché era considerato una fotocopia dell’altro moderato dell’epoca, Jeb Bush, il fratello minore di George W., che era stato governatore della Florida e anche lui si era candidato alle primarie repubblicane del 2016. Ma mentre Bush fratello dopo il ritiro dalla corsa aveva consegnato il suo endorsement all’evangelico del Tea Party Ted Cruz, Rubio decise di convertirsi al trumpismo, cercando di mettere a fuoco le sue posizioni neocon con il nuovo vento del movimento Maga. […] Rubio negli ultimi anni si è allineato a tutte le decisioni per proteggere Trump: ha votato per l’assoluzione del tycoon nel suo secondo processo d’impeachment, ha votato contro l’istituzione di una commissione d’inchiesta indipendente sui fatti del 6 gennaio, e a gennaio disse alla Abc che a chiunque fosse offerta la vicepresidenza in un’Amministrazione Trump dovrebbe “essere onorato dall’opportunità”, perché “questo paese e il mondo intero era un posto migliore durante la presidenza Trump”. Jeremy Shapiro, direttore di ricerca del Consiglio europeo per le relazioni estere, dice al Foglio che “le posizioni passate di Rubio lo rendono certamente sospetto per la folla Maga. Ma negli ultimi anni è stato sufficientemente vile nella sua fedeltà a Trump che il presidente eletto sembra ora credere nella sua lealtà”» (Giulia Pompili).
Amori Sposato dal 1998 con Jeanette Dousdebes, di origine colombiana, hanno quattro figli, due maschi e due femmine • «Marco Rubio e sua moglie Jeanette si conoscono da quando erano ragazzi, frequentavano lo stesso liceo a Miami, ma soltanto qualche anno dopo il diploma lui iniziò a interessarsi a lei: chiese agli amici di organizzare una serata al cinema, tutti insieme, fece in modo di sederle accanto, e chiacchierò durante tutto il film. “Pensai che fosse un pochino fastidioso”, ha dichiarato Jeanette parecchi anni dopo, con il sorriso impermeabile e la voce calma, ridendo di quel primo, goffo approccio del futuro marito. Uno che cerca di attaccare discorso al cinema non dovrebbe nemmeno essere preso in considerazione, invece Jeanette si lasciò conquistare. […] Jeanette si mostra sempre più al fianco del marito, con il suo passato da cheerleader dei Miami Dolphins a colorare il loro sogno americano (“ho sempre voluto fare il giocatore di football – ha detto Rubio – e ora sono costretto a dire ai miei figli che l’unica tra noi ad aver mai toccato un campo dell’Nfl è la mamma”). Marco chiese la mano di Jeanette il giorno di San Valentino del 1997 sull’Empire State Building perché erano entrambi fan del film di Nora Ephron “Insonnia d’amore”, lei accettò anche se sapeva che ci sarebbero stati molti momenti di solitudine, in quel matrimonio: avevano già vissuto a distanza, con lunghe lettere in cui lui cercava di convincerla che ce l’avrebbero fatta a stare insieme e a costruire una famiglia, teniamo duro, l’amore esiste. Ora che ci sono quattro figli e diciassette anni di matrimonio alle spalle, Jeanette sorride della lontananza, dice che la sensazione di essere una ragazza madre non la abbandona mai, neppure ora che ha deciso di dare forma all’immagine del “family man” di Rubio, perché è sempre lei a occuparsi dei bambini, la scuola, lo sport, gli incubi di notte da far scappare via contando le stelle (Marco si presta soltanto la domenica a fare da allenatore della squadra di football del figlio Antonio, ma tanta generosità non conta nella lista dei compiti da spartirsi nella gestione dei figli). Rubio sa di aver tradito le aspettative di Jeanette, come ha scritto nella sua autobiografia “An American Son”: “La mia carriera politica l’ha privata della vita famigliare abitudinaria e stabile che desiderava”, ma ora che i sacrifici potrebbero essere ripagati, anche la vita da ragazza madre serve a rafforzare Rubio, fargli sentire che può fare quel che vuole, a casa è tutto a posto (se si esclude il fatto che Jeanette guida malissimo, come si scoprì in uno degli scoop più bizzarri del New York Times, quello in cui furono conteggiate le tante – tantissime: Jeanette è una di noi – multe prese dalla coppia Rubio negli ultimi dodici anni)» (Paola Peduzzi nel 2015).
Religione «Da piccolo voleva fare il prete e a 14 anni convinse i genitori, convertitisi alla Chiesa dei Santi degli ultimi giorni, a tornare al cattolicesimo. Una fede ostentata pure lo scorso Mercoledì delle Ceneri, quando si è presentato in tv con la croce disegnata sulla fronte» (Anna Lombardi).
Sport È tifoso della squadra di football americano Miami Dolphins.