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 2025  giugno 09 Lunedì calendario

Biografia di Rafael Leão

Rafael Leão, (Rafael Alexandre da Conceição Leão), nato il 10 giugno 1999 (26 anni) ad Almada (Portogallo). Calciatore. Attaccante. Cresciuto nello Sporting Lisbona, con cui ha esordito e vinto una Coppa di Lega portoghese (2017-2018), nel 2018 è passato al Lilla e nel 2019 al Milan, con cui ha vinto un campionato italiano (2021-2022) e una Supercoppa Italiana (2024). Nominato miglior giocatore della Serie A 2021-2022. Con la nazionale portoghese 39 presenze e 5 gol finora. «Non sento mai la pressione. Il dribbling è il simbolo della mia serenità in campo».
Vita «I primi ricordi? “Il pallone fra i piedi, a Bairro da Jamaica, oltre il fiume Tago. Un quartiere molto popolare, la maggior parte sono immigrati, in molti dall’Africa. La mia famiglia è in parte angolana e in parte, da quella di mia madre, di São Tomè. Angolani, guineani, capoverdiani abitano il bairro. Non un posto facile. Lì di buono c’era il pallone, ci giocavo dalla mattina alla sera. Interi pomeriggi nel parcheggio del supermercato. A volte penso di essere rimasto su quel campetto. Spesso carte appallottolate o una lattina come palla, mentre un’auto era la porta. Il mio modo di giocare è ancora quello, un calcio di strada, finte, scatti, furbizia”» (a Venanzio Postiglione e Carlos Passerini) • «Nato ad Almada, presto si è trasferito a Lisbona: “I miei genitori si sono separati quando avevo solo 4 anni e io sono andato a vivere con mia madre al bairro”. Qui, in questo quartiere periferico della capitale portoghese (il Bairro da Jamaica), è cresciuto il piccolo Rafa, la cui famiglia è in parte angolana da parte di padre, mentre quella materna è originaria dell’isola di São Tomé. Tra i caseggiati di questo rione abitato per lo più da immigrati africani ha iniziato a tirare i primi calci a un pallone. Già allora dribblava e saltava tutti: “Mi sembrava estremamente facile, i miei piedi funzionavano da soli, e gli altri non mi stavano dietro”. Gli spazi erano quelli che erano, ma si giocava ovunque anche davanti a un supermercato: “Passavamo interi pomeriggi fuori al parcheggio del Carrefour”. E tutto poteva diventare una palla: “Qualche volta erano delle carte appallottolate, oppure una lattina o una bottiglia… Mentre le due ruote di un’auto assomigliano immediatamente ai pali della porta”. Un posto dove il calcio può essere davvero l’unica via di fuga, come lo è stato per lui, anche se: “Conosco tanti ragazzi che non ce l’hanno fatta, la maggior parte non ce la fa”. Un genitore del quartiere aveva notato quel ragazzino imprendibile e da lì la sua vita non è stata più la stessa. Tutta la trafila delle giovanili nello Sporting Lisbona fino a un addio traumatico i cui strascichi sono arrivati fino a oggi. La stagione 2018 si concluse in malo modo con l’irruzione al centro sportivo degli ultras inferociti che colpirono tutti i giocatori che si trovavano a tiro con cinture e spranghe di ferro. Rafa riconobbe sotto i passamontagna anche alcuni dei suoi ex compagni di scuola e del quartiere. Inevitabile dopo la denuncia, cambiare squadra e città, ma la rescissione del contratto ha comportato un lungo contenzioso internazionale e ancora adesso le minacce dei tifosi. “Sono certo che se dovessi incontrare quelle persone in giro farebbero di tutto per rendermi la vita un inferno”. Un periodo durissimo in cui a salvarlo, spiega, sono stati decisivi ancora una volta i suoi genitori, in particolare il padre, per lui un vero “supereroe”: «Se sono oggi quello che sono il merito è soprattutto di una persona: mio padre, Antonio Leão”. Una sola stagione in Francia al Lille, dove ha fatto fatica ad ambientarsi, poi l’approdo al Milan con sponsor Paolo Maldini (“Senza di lui non sarei chi sono, è stato unico, fondamentale”) e l’esplosione in rossonero culminata con la conquista dello scudetto nel 2022» (Antonio Giuliano) • «È famosa la sua foto su Instagram coi palazzoni del Bairro da Jamaica: “Cresciuto qui come un topo per diventare un leone”. “Amora sta dall’altra parte del Tago, si può prendere il battello da Lisbona per Almada. Poi si scende un po’ fino a Vale do Chicharos, la mia strada. Jamaica è tutto per me: è lì che ho cominciato a giocare, che ho la mia famiglia, i miei amici, le persone più importanti. Torno appena posso: è il mio cuore”» (a Enrico Currò) • Il 20 dicembre 2020 in Sassuolo-Milan (1-3), ha segnato il gol più veloce di sempre in Serie A, dopo 6 secondi e 76 centesimi, battendo il record detenuto fino ad allora a Paolo Poggi, in rete dopo 8 secondi con la maglia del Piacenza contro la Fiorentina nel 2001 • Nel 2024 ha pubblicato il libro Smile. La mia vita tra calcio, musica e moda (Piemme) • Nello stesso anno è diventato padre di due gemelli: Leonardo e Tiago. Non si hanno informazioni sulla madre dei bambini.
Critica «Leão è troppo altalenante, una grande squadra non può sopportare la sua incostanza. Non ne vale la pena. Leão è da squadra media, è inadatto per una grande: somiglia un po’ a Cassano, grande talento ma mai realizzato» (Massimo Mauro).
Musica Appassionato di rap, canta con il nome d’arte di AY45. «L’amore per la musica lo ha portato a incidere due album, a soli 24 anni. Nel 2021 il primo da solista, Beginning, L’inizio: 7 tracce che si dividono tra inglese e portoghese, fra rap, trap e drill, che raccontano la sua storia, dai sacrifici fino al successo. Poi il secondo, dal titolo My life in each verse, cioè La mia vita in ogni verso, che contiene 17 tracce. “Mi piace molto rappare, penso che quando finirò la mia carriera di calciatore potrei fare quello nella vita – dice –. Per ora è un passatempo e basta, parlo soprattutto della mia vita e dei sacrifici fatti per arrivare fin qui”. Con la musica supera la timidezza. Chi lo conosce assicura che per lui è più facile parlare con le canzoni che nelle interviste: “Non mostro mai le mie emozioni e i miei sentimenti, ma attraverso la musica posso farlo”. La passione per le note arriva da papà Antonio (“faceva musica quando era giovane”) e inizialmente è stato un hobby domestico: “Ho creato un mini studio in casa, ho cominciato a imparare e provare, chi era vicino a me mi ha detto che era una passione da portare avanti”. […] Il numero 45 del suo nome d’arte è il codice postale. “Nel cammino che stai facendo, non dimenticare da dove sei venuto” scrive nelle sue canzoni l’attaccante, che non ha mai nascosto di essere cresciuto in un contesto rischioso e di essere stato salvato dal calcio. Il suo singolo Escolhas, in portoghese Scelte, racconta appunto il percorso fino al grande calcio: “Ovunque vado ho gli occhi sempre aperti / Non vado in chiesa / nel mic io mi confesso / Miglior amico detenuto, rivolta dentro”. La legge del ghetto, i sacrifici per uscirne. Appena può torna dagli amici del quartiere, che aiuta in maniera concreta» (Carlos Passerini) • «La trap, la sua musica, negli Usa ha anche il senso di trappola: la strada, le insidie del ghetto. “Hip hop e trap sono il mio hobby”. Nome d’arte WAY 45 e un album, Beginning: quarta traccia Sacrificios, qual è il più grande? “Way come cammino, 45 come il codice postale di Jamaica. Il sacrificio oggi è essere qui da solo, la mia famiglia è in Portogallo. È svegliarmi e non trovare la mia sorellina. Ma la cosa bella è che non hanno più nulla di cui preoccuparsi, posso dargli tutto”. Come il salone da parrucchiera che ha regalato a sua madre? “Lo desiderava: non ci ho pensato due volte”. A suo padre dedicava i gol col gesto del telefono. “Siamo mamma, papà e 7 tra fratelli e sorelle. Il più grande ha 33 anni, Mellany 8 mesi”. Con la Bgang, lei rappava Longe, lontano: parlava di Champions come di un sogno. “Lo era, fin da piccolo, e l’ho realizzato col Milan, la squadra delle 7 Coppe dei Campioni e di Kakà, Seedorf e Pirlo, che ammiravo, come Barcellona e United. Sono felice”» (a Enrico Currò).
Soldi Nel marzo 2025 ha rinnovato il contratto con il Milan fino al giugno 2028: cinque milioni di euro netti a stagione più bonus. Nel contratto è stata inserita anche una clausola rescissoria di 175 milioni. Quando è arrivato a Milano nell’estate del 2019, il club rossonero lo ha pagato al Lille 24 milioni più Tiago Djalo (valutato quattro milioni) • «Quando vieni da dove vengo io, i soldi del tuo primo contratto ti sembrano non finire mai, sono tanti, non hai mai visto quel numero scritto su un conto corrente se non nei film su Wall Street. Non si deve perdere la testa. Subito dopo la casa ai miei, ho deciso di comprare qualcosa per me: era un Rolex Submariner. Era bellissimo. Rappresentava un po’ l’avercela fatta. Oggi non ce l’ho più: uno dei miei più cari amici lo ha perso non so su quale aereo di ritorno da una vacanza. Non gli ho parlato per una settimana... L’orologio non c’è più, ma lui è rimasto il mio migliore amico» (Salvatore Riggio).
Religione «Sono credente, cattolico... Credo in Dio, lo faccio fortemente. Prego ogni notte prima di andare a letto… prima di ogni partita e prima di ogni accadimento importante della mia vita» (dall’autobiografia Smile).
Tatuaggi Sul collo ha tatuata la scritta “tudo passa”, in portoghese “tutto passa”. Ha anche tatuata la frase “Only the family”: «Accanto ho messo anche il codice postale del mio quartiere: quelli che mi hanno visto crescere da piccolo sono la mia famiglia, quindi sono sempre con loro. Dove vado sono con loro».