13 giugno 2025
Tags : Paolo Bonolis
Biografia di Paolo Bonolis
Paolo Bonolis, nato a Roma il 14 giugno 1961 (64 anni). Conduttore, presentatore e autore televisivo. «Costruisco e conduco, vendendo disimpegno, ma dietro c’è tanto lavoro» • Figlio unico di un milanese e di una salernitana. «“Sono nato a Borgo Pio. Papà scaricava il burro Gallone. Mamma lavorava come segretaria. Io giocavo a pallone”. Eri balbuziente. “Sono guarito recitando a teatro, a 12 anni, Assassinio nella cattedrale. Dovevo dire dal torrione: ‘Si aprano le porte’. Il regista mi disse: ‘Balbetti perché hai cento cose in testa che vogliono uscire tutte assieme. Crea una corsia preferenziale’. Feci così e dissi: ‘Si aprano le porte’”» (Claudio Sabelli Fioretti). «Fino ai 12 anni i professori neanche mi potevano interrogare: ci mettevo troppo a rispondere. […] Rispondevo per iscritto. Mio padre stesso, quando tentavo di dirgli qualcosa, a un certo punto si rompeva: “Ahó, scrivi”» (ad Alessandro Ferrucci). Da adolescente «“non sono mai stato politicamente coinvolto, la mia vita era banale rispetto a quegli anni; la forza ideologica, l’ho scoperta dopo”. Non percepiva l’aria… “Sì, ma sfuggivo: giocavo a pallone, poi studiavo, quando potevo viaggiavo”. Dove andava? “Seguivo un amico di mio padre che lavorava per la rivista ‘Mondo sommerso’; con lui ho scoperto la Cambogia, il Nord Africa, la valle del Nilo, il Sahara, la Tanzania”» (Ferrucci). «Che studi ha fatto? “Liceo classico, Legge per un po’ e poi sono passato a Scienze politiche, indirizzo Politica internazionale. Avrei dovuto seguire la carriera diplomatica. La tv ha salvato tutti dai disastri che avrei potuto fare”» (Adriana Marmiroli). «Come ci sei arrivato, in tv? “In motorino. Accompagnando un amico a un provino a via Teulada. Mentre stavo per andare via, il regista mi chiese ‘E tu che cosa sai fare?’. Risposta: ‘Nulla’. Già allora avevo i requisiti giusti. Raccontai una barzelletta e mi presero”. Per quale trasmissione? “3, 2, 1… contatto!. Per bambini. Mi offrirono dodici milioni per un anno. Mio padre, quando sentì la cifra, dalla gioia fece una scena tipo Totò in Miseria e nobiltà”. C’è un momento in cui hai capito che fare la tv era il tuo mestiere? “Sì. Dopo 3,2,1 mi cacciarono perché avevo litigato con un dirigente di Rai 1. Mi arrivò una proposta da Quinta Rete, che poi sarebbe diventata Italia 1, e mi trasferii a Milano. Per condurre Bim bum bam. Contemporaneamente studiavo Scienze politiche. Sognavo concorsi diplomatici e grandi viaggi da esploratore. Mi ero sposato prestissimo e a ventidue anni avevo già un figlio. Quando arrivò anche la seconda figlia, decisi di rinunciare agli studi”» (Vittorio Zincone). «“La fama è arrivata con Bim bum bam, in particolare dal secondo anno, quando avevamo iniziato a scriverlo noi, e non Lidia Ravera”. Esautorata? “Nonostante le sue indubbie qualità di scrittrice e giornalista, aveva uno stile un po’ stucchevole, melassoso”» (Ferrucci). «“Da piccolo odiavo gli adulti che mi parlavano sdolcinato, moine, buffetti. Ogni volta pensavo: che vuole questo? Con Bim bum bam ho provato a cambiare linguaggio”. Nel senso? “Con Giancarlo Muratori, voce del pupazzo Uan, chiediamo di scriverci i testi da soli. Il programma andava molto male, non avevano niente da perdere”. Allora iniziate a scrivervi i testi da soli. “E io comincio a fare cose che nessun conduttore aveva mai fatto prima, come schiacciare i Puffi, che ho sempre odiato: troppo buoni”. Risultato? “Ascolti alle stelle”. Inizia così la televisione di Paolo Bonolis. “Ho sempre creduto che non bisogna chiedersi cosa vuole vedere la gente, ma cosa ho da raccontare io. Ogni espressione sarà originale e priva di antenati. Teniamo bene a mente che prima di noi nessuno mai è stato noi”» (Teresa Ciabatti). «“A un certo punto chiesi a Berlusconi di cambiare. […] Fu lui a darmi la possibilità di condurre Doppio slalom. Il passo successivo fu Urka!, nel 1991: il mio primo esperimento di destrutturare e sfottere i giochi a quiz, anche andando parecchio sopra le righe. Lì conobbi Luca Laurenti”. Poi hai condotto pure Non è la Rai. “Sì. Boncompagni non mi ci voleva”. E Giorgio Gori, ex dirigente Mediaset, […] disse che ti dovevi dare al teatro. “Non credeva molto in me. Passai alla Rai. E lì ci fu una svolta”. Con quale trasmissione? “Prima con I cervelloni. Poi con Beato tra le donne. Metà anni Novanta. In quel periodo misi a fuoco le sfumature di linguaggio, i tempi e la postura. Il regista Pier Francesco Pingitore all’inizio mi voleva imporre un suo copione di centinaia di pagine. Ma, dopo la prima puntata pirotecnica in cui avevo improvvisato il più possibile, entrò nel mio camerino e col suo vocione mi disse: ‘Va benissimo’”» (Zincone). Poi, «“di nuovo Mediaset. Una proposta economicamente molto conveniente”. Parliamone. “Sei miliardi. Lordi”. Vabbè, lordi. E facesti arrabbiare monsignor Tonini e don Rigoldi. “Si incazzarono tutti. In realtà ero sottopagato: solo Tira & molla aveva incassato 590 miliardi. Io avevo preso l’uno per cento. Un po’ pochino”» (Sabelli Fioretti). «Sulle reti del Biscione il presentatore lancia […] Tira & molla nella fascia preserale, Un disco per l’estate accanto a Renato Zero, lo show Il gatto e la volpe. Alla scadenza del contratto si vocifera di un suo possibile ritorno alla Rai, che però non si realizza: sono targati Mediaset i suoi nuovi successi, come il varietà del sabato sera Ciao Darwin e Chi ha incastrato Peter Pan?. Conduce anche varie edizioni di Striscia la notizia, in coppia con Luca Laurenti. Unico flop: il varietà del sabato sera Italiani, del 2001, sospeso in anticipo a causa dell’audience insoddisfacente» (Francesca Schianchi). «Poi sei tornato in Rai. “Guadagnando molto, ma molto, ma molto, ma molto di meno rispetto a quello che mi avrebbe dato Mediaset”. Cifre alla mano… “Due miliardi e mezzo. Meno della metà”» (Sabelli Fioretti). «Bonolis in Rai conduce lo storico contenitore domenicale Domenica in e il fortunatissimo gioco Affari tuoi, capace di scalfire per la prima volta dopo dieci anni l’incontrastata egemonia di Striscia la notizia nella fascia preserale» (Schianchi). Tra le polemiche che segnarono quel biennio (2003-2005) trascorso da Bonolis alla Rai – molto accesa quella seguita alla sua intervista all’assassino seriale Donato Bilancia per Domenica in – la più clamorosa fu quella legata al violentissimo scontro con Antonio Ricci, innescato il 30 novembre 2003, quando «il conduttore di Domenica in invita in studio la presunta medium Palma Casalino, che vanta straordinarie capacità di comunicazione con l’aldilà. L’8 gennaio Striscia la notizia, il tg satirico di Antonio Ricci, rivela che la Casalino è in realtà una medium farlocca e accusa Bonolis di sponsorizzare chi sfrutta il dolore della gente per fini meschini. Il contrattacco arriva da Roma la domenica successiva: un inedito Bonolis in lacrime rispedisce le accuse al mittente con l’aggiunta di un “Vergognati!”. Apriti cielo! Ricci, ferito nel suo titanico amor proprio, puntata dopo puntata, dispensa proiettili sempre più letali per l’immagine dell’ex conduttore di Striscia: i concorrenti di Affari tuoi sono “mezzi attori, mezzi noti, mezzi raccomandati, mezzi figuranti”, quindi Bonolis passato a Rai 1 tenta di dar da bere al pubblico le stesse verità taroccate che a Striscia amava smascherare. […] La Rai si schiera in difesa intentando l’ennesima causa contro l’autore di Striscia la notizia e sconquassando i palinsesti della prima rete per permettere al suo pupillo di replicare tempestivamente e in prima serata. Non se ne può già più quando finalmente, lunedì 19 gennaio, Paolo e Antonio si affrontano in diretta contemporanea. Paolo inscena l’arringa difensiva del suo quiz insinuando che l’attacco di Striscia sia animato dalla rabbia per la perdita di ascolti. Antonio dal canto suo continua a vibrar fendenti ricostruendo il “giro” dei concorrenti taroccati e delle scalette predeterminate di Affari tuoi e di altri programmi Rai» (Pietro Piccinini). Ciononostante – oltre vent’anni dopo, il dissidio tra i due non si è ancora ricomposto – nel 2005 Bonolis tornò a Mediaset, «per otto miliardi. Lordi. “Lordi”» (Sabelli Fioretti). «Il suo apice in carriera è Il senso della vita, ed è un programma molto politically correct… “Non sono d’accordo, ed è un format di cui avevo bisogno: amo leggere e riflettere, ma ho limiti di conoscenza, cultura, e capacità intellettuale; con quella trasmissione ho cercato persone da ascoltare, soggetti in grado di schiudere un pensiero rivelatore; un brivido d’intimità in un periodo sociale nel quale l’intimo è quasi cancellato dall’esteriore”» (Ferrucci). «Un programma che non è esattamente Kierkegaard: diciamo che è Paulo Coelho» (Antonio Dipollina). Nel frattempo, nel 2005 (quando era ancora in Rai) e nel 2009 (nonostante fosse ormai a Mediaset), Bonolis fu anche il presentatore e direttore artistico del Festival di Sanremo. «Ha senso se decidi tu. Allora c’era la controprogrammazione e dovevo ideare uno show. Non sono un così grande esperto di musica. Anche se nel 2005 pensavo assurdo escludere i Negramaro di Mentre tutto scorre. Poi li hanno eliminati, ma sono diventati i Negramaro. Nel 2009 stavano escludendo Sincerità di Arisa: ma quella era come la sigla della Coca-Cola, chi non la canta? Poi vinse» (ad Alvaro Moretti). A partire dal 2011, al di là di qualche breve esperienza di scarso successo – la trasmissione sportiva Serie A – Il grande calcio (2005), il gioco preserale Fattore C (2006), il varietà musicale Music (2017) –, di due stagioni alla guida di Scherzi a parte (2015, 2018) e di tre edizioni di Ciao Darwin (2016, 2019, 2023/2024), Bonolis conduce principalmente Avanti un altro!, «il circo preserale di Canale 5 di cui Bonolis, parole sue, è “domatore, clown, e qualche volta spazzo anche la cacca dei cammelli”. […] “Un programma che mi piace e piace al pubblico. Ci siamo inventati il format con gli autori, è venduto in otto Paesi. Odio i quiz: che m’importa di vedere chi dà risposte esatte? Mi diverte lo show”» (Silvia Fumarola). «“Un gioco voglio sia gioioso, farcito di elementi di disincanto, popolato da personaggi buffi, singolari”. La criticano a volte per l’indugiare su personaggi eccentrici, freak… “Negli altri quiz i concorrenti sono scelti purché sappiano e siano di bell’aspetto: da noi non c’è questo lato sprezzante che esclude lo stravagante, il borderline”. […] “Vorrei essere il domatore di tante fiere diverse. L’esistenza è ricca di individui irripetibili: mostrarlo era l’intento anche di Ciao Darwin, Chi ha incastrato Peter Pan? o Il senso della vita”» (Chiara Maffioletti) • Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana dal 2 giugno 2000 • Un libro di riflessioni (Perché parlavo da solo, Rizzoli, 2021) e un romanzo (Notte fonda, Rizzoli, 2022) • Due esperienze da attore, in Classe mista 3ª A di Federico Moccia (1996) e, soprattutto, in Commediasexi di Alessandro D’Alatri (2006) • Detentore di 16 Telegatti • «Laurenti è il suo feticcio: perché non riesce a fare a meno di lui? “Innanzitutto è un amico. E poi vive in un universo mentale parallelo rispetto al mio, e quello che sgorga da lui è quello che probabilmente sgorgherebbe anche da me se non dovessi vestire il ruolo ortodosso del conduttore. Lui è the dark side of the moon. E non è affatto come sembra”» (Renato Franco) • Due figli dal primo matrimonio (1983-1988), con la statunitense Diane Zoeller, e altri tre dal secondo (2002-2023), con Sonia Bruganelli • Agnostico. «Adele Bonolis, figlia di un’agiata famiglia milanese, che viveva a due passi dalla basilica di Sant’Ambrogio, è stata proclamata “venerabile” da papa Francesco: il primo passo verso la canonizzazione. […] Di lei, il popolare pronipote ha detto: “Zia ha fatto quello che ha fatto perché aveva cultura e fede. È lei che mi ha ispirato a incuriosirmi nella vita”» (Aldo Grasso) • «Nel ramo politica, negli anni ho conosciuto due persone che mi sono piaciute e con cui mi sono confrontato. Una è Walter Veltroni, l’altra è Matteo Renzi». «Per chi vota ora? “Ho sempre votato nel campo di centrosinistra”. […] Berlusconi cercò di arruolarla come portavoce di Forza Italia. “Sì, andai a Palazzo Grazioli e mi fece la proposta. Io gli dissi: ‘Come faccio a fa’ il portavoce di un partito che non ho manco votato?’. Si fece una risata. Berlusconi era un uomo simpatico”» (Stefano Cappellini) • «Il film preferito? “I primi che mi vengono sono Oltre il giardino, con quel finale pazzesco (‘La vita è uno stato mentale’), e Apocalypse Now”. La canzone? “Stand by Me nella versione di Ben E. King del 1961, il mio anno di nascita”. Il libro? “Ho vissuto una vita parallela immerso nella fantascienza. Ma scelgo Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez”» (Zincone) • Da sempre grande amante dello sport, in gioventù fu istruttore di escursionismo e di subacquea. «Lei è stato un buon calciatore. “Per quello mi chiamano sempre nelle partite del cuore: anche all’estero”. In quella partita di Londra con Rod Stewart conobbe Freddie Mercury. “Mi fece capire che voleva trascorrere tempo con me, ma io gli ho fatto capire che non volevo. Mi chiese l’indirizzo, diedi quello di mia madre: un anno e mezzo dopo mi fece avere due biglietti per il famoso concerto di Wembley”» (Moretti) • «Lei è uno dei pochi a usare ancora un vecchio telefonino senza connessione. “Siamo io e qualche narcotrafficante”. Rifiuta l’èra social? “Non è un rifiuto: accetto la modernità, ma non per questo devo adeguarmi”» (Cappellini) • «Sono realmente tranquillo, direi timido, con una vita riservata. Esco pochissimo» • «Bonolis, non piange: gli sudano gli occhi!» (Antonio Ricci) • «Bonolis ha un modo tutto suo di presentare che si basa principalmente su tre elementi: la fisicità, la paraculaggine, l’incoscienza. […] Invece di trasformare (come fanno molti) una mancanza di contenuti, una carenza di energia interiore in effervescenza spettacolare, Bonolis preferisce abbruttirsi nella forma, nel sistema, nel sociale. Ed è un rammarico. […] La tv di Bonolis è una maledizione cui lui tenta invano di porre rimedio, con trasporto» (Grasso). «Affabulatore sommo, di progetto. È chiaro che si diverte come un matto a infilare citazioni dotte (ogni tanto proferite a caso) e linguaggio forbito anche nelle chiacchiere più comuni. La reazione del pubblico è spesso un “ohhh” di meraviglia, qualunque cosa abbia detto, qualunque cosa volesse dire. Il motto: perché esprimere un concetto con dieci parole quando se ne possono usare cento e riempire più spazi televisivi? […] Bonolis è un Frankenstein costruito con pezzi dei grandi dell’entertainement, televisivo e non solo, del passato. […] Il riferimento più diretto è a Corrado, di cui ha mutuato espressioni, tic, modo di porgersi, ironia in scena. Ma ammicca a Totò, spesso, e ad Alberto Sordi. Non ha nulla di Baudo né di altri grandi, trasforma l’ufficialità del ruolo in ammiccamenti costanti al pubblico, poi trasforma il tutto nel suo lessico da intellettuale di borgata, detto come un complimento» (Dipollina). «Quel che ne fa un fuoriclasse è l’essere riuscito nella straordinaria impresa di meridionalizzare la tivù del Nord. Trasformando il canale di proprietà del Cavalier Berlusconi, prototipo e icona della Lombardia e dei suoi miti, […] in una succursale genere festa de’ noantri, stile marchese del Grillo, dal tono dei matrimoni ai Castelli. Una vera televisione all’amatriciana» (Denise Pardo) • «Non parlo molto, parlo veloce. In questo sta la differenza. Gli altri conduttori illustrano, io faccio accadere cose, i miei programmi sono pieni di fatti. E sono irriverente sia con l’attrice famosa sia con l’uomo calvo col riporto. Per me l’alto e il basso non esistono». «Lo confesso: la vecchia che cade mi fa ridere, mi piace il lato grottesco dell’esistenza. Ma la cattiveria non mi appartiene: gioco perché sto bene con le persone, è il cinismo classico alla Alberto Sordi». «Come si pone nei confronti del politically correct? “Una barbarie che costringe persone meno sicure a camminare facendo una sorta di passo dell’oca di cui non si sente la necessità. Io non riesco a non corrispondermi”. […] “In tv la bellezza è cavalcare la tigre quando esce dalla gabbia: se l’addomestichi è noiosissimo”» (Maffioletti) • «È forse il presentatore più pagato. “Li prendo perché ho il mercato che me li dà”» (Ferrucci) • «La tv è come la cacca: farla è normale, guardarla un po’ meno» • «Quanto le piace creare i programmi che poi conduce? “In 40 anni di tv si è trattato quasi sempre di dare forma a cosa ho dentro, ai miei pensieri… Per me ha senso fare una tv che ti appartiene, non mi interessa essere un maggiordomo di idee altrui ma il narratore di ciò che sono”» (Maffioletti). «Darwin è davvero trash? “Il problema sono le etichette. Sono facili. Quella del trash è l’etichetta di Darwin: che, certo, lo racconta, ma lo fa consapevolmente. Il trash vero è quello inconsapevole: e allora fa paura”. […] Se avesse la bacchetta magica, che programma farebbe? “Mi piacerebbe un programma di divulgazione, divertente”» (Alessandra Comazzi) • «Le è venuta voglia di interrompere, Bonolis? “Non ora, ma succederà. Non voglio restare in video a vita”. Ha attraversato tre ere della tv italiana e realizzato programmi di ogni genere. Rifarebbe tutto? “Tutto”» (Cappellini). «Ho cominciato facendo tv per i bambini, poi per i ragazzi, poi per gli adulti: mi manca Le frontiere dello spirito e ho chiuso il ciclo». «Vorrebbe rifare Sanremo? “Sì, può darsi che lo rifarò. A modo mio, come quelli che ho già fatto. Nel 2005 penso di aver dato un contributo importante al cambiamento del Festival”. Ci pensa come al gran finale di carriera? “Potrebbe essere una bella chiusura”» (Cappellini) • «A che punto del percorso di vita si sente? “Quello in cui si restringono gli orizzonti. Ma sto bene, e resto fedele alla filosofa romana dello sticazzi”. Tradotto? “Bisogna gioire delle luci e accettare le ombre. Come scriveva Kurt Vonnegut: quando siete felici, fateci caso”» (Cappellini).