14 giugno 2025
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Biografia di Helen Elizabeth Hunt
Helen Elizabeth Hunt, nata a Culver City, in California (Stati Uniti), il 15 giugno 1963 (62 anni). Attrice, regista e sceneggiatrice. «Invecchiare mi spaventa moltissimo, ma solo perché significa che il mio percorso sta finendo. Mi fa paura il tempo che passa e che si porta via tutto, il suo essere inarrestabile. Per le rughe, invece, basta trovare uno specchio con una buona luce» [Sarto, Donna Moderna].
Vita «Nata a Los Angeles, poi trasferitasi a tre anni con la famiglia a New York, e ritornata quindi in California a 11, la Hunt ha vissuto su entrambe le coste, perfettamente a suo agio tra le palme e le onde dell’oceano Pacifico come nei teatrini off-Broadway, sintesi felice quanto unica di due universi culturali» [Venezia, IoDonna] • È ebrea per un quarto (da parte della nonna paterna, una Rothenberg). «Sono cresciuta circondata dall’umorismo ebraico» [Robinson, The Jewish Week] • Il primo film che ricorda di aver visto al cinema è Tutti insieme appassionatamente, alla City Music Hall di New York • Suo padre, Gordon Hunt (morto nel 2016), era regista teatrale e insegnante di recitazione, sua madre era una pittrice, suo nonno Peter Huls Hunt era regista cinematografico • Viene da una famiglia di gente di cinema. È più facile fare l’attore per chi è cresciuto a Los Angeles? «È di certo più divertente per noi che per quelli che arrivano da fuori. Quando gli attori si trasferiscono qui hanno la sensazione di avere perso ogni senso di comunità… Io ho una famiglia, degli amici, è diverso per me. Quando vivevo a New York tutto era semplice: la Terza Strada viene dopo la Seconda e prima della Quarta. Qui invece devi prendere la freeway 405 che ti porta alla 101, uscire a Mulholland e se il traffico è tremendo, invece, imboccare il Laurel Canyon. Se lo immagina come si sente un disgraziato newyorchese?» Vivere a Los Angeles è un incubo? «Oh no! Questa è una dichiarazione d’amore alla mia città» [Venezia, cit.] • «Il suo amore per il teatro iniziò quando aveva circa cinque anni, assistendo agli spettacoli con suo padre, insegnante di recitazione e regista teatrale. Ricorda di aver visto la produzione originale di Godspell nel seminterrato di una chiesa. “E fu totalizzante”, racconta. “Non sapevo nemmeno se volevo recitare, cantare o dirigere. Ma sapevo di voler essere coinvolta in una cosa così”» [White, Guardian] • «Da bambina vidi Meryl Streep ne La bisbetica domata a Central Park. […] Quello è stato uno di quei momenti in cui senti che la grazia è scesa su di te: sei a teatro e ti dici “Un giorno voglio fare questo”» [King, Los Angeles Times] • Debuttò nel 1973, a 9 anni, nel film western per la televisione Pioneer Woman. Poi ebbe molti piccoli ruoli in tv • Disse in un’intervista del 1991, quando aveva 27 anni: «Ad un certo punto ho iniziato a rifiutare un sacco di ruoli in produzioni televisive perché volevo smettere di fare l’attrice per la tv. Ho smesso dopo aver girato Project X […]. Sono andata a New York e ho fatto teatro. Ho fatto qualche salto nel vuoto» [King, cit.] • Nel 1996 ebbe il suo primo ruolo importante nel cinema, in Twister, film apocalittico su dei cacciatori di tornado (ma non ha preso parte al sequel Twisters uscito l’anno scorso) • Nel 1997 recitò con Jack Nicholson in Qualcosa è cambiato, dove è «graziosa, espressiva» [Bertarelli, Giornale]. Interpretava una madre single che si innamora di uno scrittore nevrotico. Ha di recente spiegato che, anche se «oggi viene etichettato come una commedia romantica, in realtà non era nato con quell’intento». Grazie a questo film nel 1998, a 34 anni, vinse il premio Oscar come migliore attrice protagonista (ritirato in un abito azzurro di Tom Ford per Gucci) • «Iniziò un periodo frenetico. Ero sempre piuttosto nervosa perché mi seguivano ovunque. Ricordo di aver pensato: “E se non riesco a spegnere tutto? Troverò sempre gente con delle telecamere ogni volta che vado a prendere la macchina parcheggiata? Durerà per sempre?“» [Hayes, 2019, Guardian] (ma anche: «Oggi non credo di avere più quel tipo di fama. […] Vorrei essere conosciuta per ottenere più lavori, ma la situazione si è calmata» [ibid.]) • «Leggenda vuole che chi vince l’Oscar come migliore attrice perda l’amore. È capitato a Sandra Bullock, Kate Winslet, Gwyneth Paltrow, Halle Berry, Hillary Swank, Julia Roberts, Charlize Theron, Reese Witherspoon, Helen Hunt» [Anteprima] • Dal 1992 al 1999 fu la coprotagonista della sitcom Innamorati pazzi • Nel 2000 recitò in diversi buoni film: Cast away con Tom Hanks, in Il dottor T e le donne con Richard Gere, in What Women Want con Mel Gibson • Negli anni successivi ha recitato in sempre meno film, e sempre meno interessanti «Le speculazioni della stampa erano frequenti, dove ci si domandava: “Che fine ha fatto Helen Hunt?”. Lei ora ride: “Ho scritto e diretto due film, vi ho recitato e ho avuto una bambina. Quindi non so cosa rispondere quando la gente mi chiede: ‘Che fine hai fatto?’. Ho fatto un sacco di cose. E per me sono state più che sufficienti”» [White, cit.] • Nel 2007 scrisse e diresse Quando tutto cambia, con Colin Firth • Nel 2012 recitò in The Sessions, «in cui appare più nuda che vestita» [Ameri, Venerdì]. Qual è stata la sua prima reazione quando ha letto il copione e ha scoperto di dover recitare nuda per quasi tutto il film? «Terrore. E disagio. Sono imbarazzata dalla nudità, ma aspettavo una sceneggiatura così da anni, È una storia straordinaria e volevo questa parte. Al primo incontro con il regista ho capito che le scene di sesso non sarebbero state né erotiche né glamour. Ma molto reali e necessarie per raccontare la storia. Per questo ho accettato, anche se le inquadrature sono impietose e dovevo spogliarmi alla luce del sole». Come ha superato l’imbarazzo? «Mi sono detta: ho quasi 50 anni, è troppo tardi per preoccuparsi di queste sciocchezze, delle mie curve o dei miei difetti. A questo punto della mia vita si deve essere coraggiosi». E lo è stata: non sono molte le attrici di Hollywood che avrebbero accettato la parte. «A Los Angeles c’è una vera ossessione per il look. Io non me ne preoccupo da tempo. A vent’anni, sì, era un problema. Ero sempre lì a contare calorie e a sudare in palestra. Ma non ero felice. Ho smesso di fare diete e di pesarmi. Oggi mangio di tutto e faccio yoga tre o quattro volte la settimana» [ibid.] • Nel 2014 scrisse e diresse Ride, dove interpreta una madre che si dà al surf, sport che ha iniziato a praticare davvero poco dopo la nascita di sua figlia. «Vidi una donna alle Hawaii che era saltata fuori dall’acqua, aveva preso in braccio il suo bambino, si era tolta il costume, lo ha allattato, ha dato il bambino, presumibilmente, al padre, ed è tornata in acqua. Ho pensato: voglio essere come lei» [Espinoza, Flow Space]. «Ci mise dieci anni per far decollare il film, solo per poi vedere il distributore, Think Film, fallire appena prima dell’uscita: ciò significa che non ci furono né promozione né pubblicità. “Quella è stata la cosa più devastante… Non toglie nulla all’esperienza di aver fatto il film, ma poi vuoi anche la gente lo veda. Quindi è stata dura, davvero dura”. Nelle interviste di quel periodo, appariva sulla difensiva e irritabile. Col senno di poi, probabilmente aveva il cuore spezzato. “Vorrei fare in modo che, in uno schiocco di dita, tutti nel mondo l’avessero visto”, dice ora» [Hayes, cit.] • Le sue apparizioni più recenti: nel 2018 recitò nel film Una stagione da ricordare, su una squadra di pallavolo, nel 2019 nell’horror I see you, e il suo ultimo film risale al 2020 e si intitola I segreti della notte • Nei giorni scorsi era a Taormina come ospite d’onore del festival di cinema locale.
Curiosità È di religione metodista • Ha vinto 4 Golden Globe e 4 Emmy, che con l’Oscar tiene in cima a uno scaffale nel suo ufficio di casa, a Los Angeles • Da 30 anni medita tutti i giorni per 20 minuti • Le piacciono gli oggetti d’antiquariato • Le pesa non aver mai preso la laurea, perciò segue alcuni corsi universitari • Ameri del Venerdì la intervistò a Londra nel 2012 e scrisse: «Neppure un grammo di divismo. Atteggiamento spiccio, occhi onesti. Porta jeans, maglioncino a V e scarponcini. E nemmeno un filo di trucco» • Nel 2001 «durante il Festival di Venezia, l’attrice americana Helen Hunt, stufa di aspettare la fine della conferenza stampa della collega Nicole Kidman e impaziente di iniziare la sua intervista, ha bisbigliato inviperita: “Lei non l’ha ancora vinto un Oscar, io sì”» [Piacenza, IoDonna] • Ha un cane trovatello, Emma, con sole tre zampe • Nel 2017 partecipò con la figlia alla Women’s March a Washington, in protesta contro Trump, appena insediatosi • Nel 2013 si presentò alla cerimonia degli Oscar con un abito blu di H&M. «Silenzio, grande stupore. Poi, secondo quanto riportato da Los Angeles Times, i reporter hanno incalzato: “Come mai un designer ‘commerciale’?” La risposta non si è fatta attendere: “È bello e stanno lavorando in modo sostenibile. Ne sono fiera”» [Jadeluca, Rep] • «Dico sempre agli amici che fanno lavori diversi dal mio: “Sai, quella cosa davvero inquietante che capita ogni dieci anni circa, quando devi trovare un nuovo lavoro? Per gli attori è così quattro volte all’anno!”» [Espinoza, cit.] • «Non ho una risposta all’eterna domanda “Lavorerò di nuovo?” che si fanno tutti gli attori, compresa Meryl Streep. Per quanto mi riguarda, sono sempre sicura che l’ultimo lavoro che faccio sarà l’ultimo per davvero» [Hayes, cit.].
Amori È stata sposata dal 1999 al 2000 con Hank Azaria, famoso come doppiatore de I Simpson • Ha una figlia, Makena Lei (dalla città di Maui, alle Hawaii) Gordon (dal padre di Hunt) Carnahan, 21 anni, avuta con il produttore Matthew Carnahan, suo compagno dal 2001 al 2017 • «Quando la porto in auto con me e vedo quelle ragazze sui cartelloni pubblicitari di Sunset Strip, cambio strada. Voglio che impari cosa significa essere una donna senza vedere quelle gigantesche pubblicità di donne in slip. E non è facile» [Venezia, 2015, cit.] • Da qualche anno sta con l’attore Jeffrey Nordling, 63 anni, con cui era già uscita nel 1988. «Ho sempre pensato che fosse adorabile, dolce, talentuoso e sognante. Abbiamo avuto vite molto diverse per decenni, e poi, in un modo folle, ci siamo ritrovati» [Espinoza, cit.]