24 giugno 2025
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Biografia di Péter Erdő
Péter Erdő, nato a Budapest (Ungheria, all’epoca Repubblica Popolare d’Ungheria) il 25 giugno 1952 (73 anni). Cardinale (creato il 21 ottobre 2003). Arcivescovo metropolita di Esztergom-Budapest e primate d’Ungheria (dal 7 dicembre 2002). Già presidente della conferenza episcopale dell’Ungheria (2005-2015) e del Consiglio delle conferenze dei vescovi d’Europa (2006-2016). «La fede è la cosa più importante nella vita» • «Primogenito di una numerosa famiglia cattolica (lui è il primo di sei figli), è cresciuto sotto il comunismo ed è stato testimone di diversi episodi traumatici, tra cui l’avere visto la sua casa bruciare. Aveva quattro anni, era il 1956, era appena scoppiata l’insurrezione ungherese e il Cremlino aveva deciso di schiacciarla nel peggiore dei modi mandando l’Armata rossa. L’invasione toccò da vicino anche la famiglia Erdő, costretta a mettersi in salvo e fuggire con solo i vestiti che avevano addosso e poco altro» (Franca Giansoldati). «In quel periodo difficile, quando lei era giovane, cosa l’ha aiutata a non perdere […] la fede? “Sono stati prima di tutto i miei genitori, la nostra famiglia, perché non soltanto pregavamo a casa, parlavamo delle feste religiose e andavamo insieme in Chiesa, ma mio papà ci ha trasmesso anche la catechesi. E poi abbiamo saputo che mio papà, in quanto giurista, non poteva esercitare la propria professione perché era considerato troppo religioso. Mia mamma, insegnante, non poteva insegnare perché considerata troppo religiosa. E quindi abbiamo visto qual era la cosa più importante nella vita. Certamente la fede era al primo posto”. […] Ci racconti anche di come lei ha scoperto la sua vocazione in un contesto simile… “Certamente. Se la fede è la cosa più importante nella vita, allora servire la fede degli altri, trasmettere la fede, insegnare la fede e soprattutto amministrarla nella liturgia sono le cose più grandi nella vita. Le cose più importanti che uno può fare e quelle più utili, anche per la salvezza degli altri. Questa è la motivazione principale che sentivo già da ragazzo. È così che man mano sono arrivato alla decisione di entrare in seminario”» (Deborah Castellano Lubov). «Fu educato in una scuola maschile dei Piaristi a Budapest, e il suo servizio da chierichetto gli fece avvertire con chiarezza la “realtà di Dio”, che iniziò a dare senso e direzione alla sua vita. Dopo un intenso periodo di discernimento e preghiera, decise di entrare in seminario» (Paolo Martini). «Nel 1975 è sacerdote e viene mandato un paio d’anni a farsi le ossa in una parrocchia, ma poi, dato che è particolarmente brillante, il vescovo capisce che quel ragazzo operoso possiede la stoffa per crescere ancora. Viene mandato a Roma, dove si laurea prima in Teologia e poi in Diritto canonico al Laterano, intraprendendo la carriera accademica. Inizia così a viaggiare come conferenziere in varie università, pubblicando diverse opere sull’evoluzione del diritto canonico. All’attivo ha più di 200 articoli scientifici e 25 libri» (Giansoldati). «Tra il 1995 e il 1996 fu ricercatore presso l’Università della California a Berkeley. Ha ricoperto anche l’incarico di rettore del Collegio Ungherese a Roma, insegnando parallelamente alle Università Gregoriana e Lateranense. Nel 2000 fu consacrato vescovo da Giovanni Paolo II, che tre anni dopo lo nominò primate di tutta l’Ungheria e arcivescovo metropolita di Esztergom-Budapest. Nello stesso anno fu creato cardinale. Poliglotta – parla fluentemente tedesco, italiano, francese, spagnolo, inglese e ungherese –, Erdő è stato eletto nel 2005 presidente della Conferenza episcopale ungherese e poi presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa» (Martini). «È lui che la Segreteria di Stato ha inviato a fine 2011 a Lima, in Perù, per ricomporre la frattura tra il Vaticano e l’allora Pontificia Università Cattolica di Lima, i cui vertici si rifiutavano di adeguare lo statuto alle norme imposte da Roma e (soprattutto) di sottomettersi all’autorità dell’arcivescovo Juan Luis Cipriani Thorne, che dell’Università è il gran cancelliere. La visita apostolica non ebbe successo, ma quella missione contribuì a rafforzare la posizione del primate d’Ungheria nell’ottica della successione a Joseph Ratzinger» (Matteo Matzuzzi). «Deve la sua notorietà al ruolo che ha ricoperto molto bene e per due quinquenni di presidente dei vescovi europei, e non sarebbe giusto considerare il cardinale Péter Erdő […] solo sottolineando il realismo politico che gli ha consentito una convivenza abbastanza tranquilla con il governo di Viktor Orbán. […] Durante la crisi migratoria del 2015, i commenti di Erdő, che paragonava l’accoglienza dei migranti al facilitare il traffico di esseri umani, apparvero infatti più in linea con la linea dura del primo ministro ungherese che con gli appelli di papa Francesco all’accoglienza e all’integrazione. Negli anni in cui ha guidato il Ccee, il Consiglio delle Conferenze dei vescovi d’Europa (2006-2016), Erdő ha dimostrato invece spirito profetico e apertura mentale, trasmettendo, un po’ sulla falsariga di papa Ratzinger, l’immagine di un pastore cordiale e capace di dialogare con tutti, pur chiarendo sempre le proprie posizioni, che sono quelle tradizionali della Chiesa Cattolica, senza arretramenti né fughe in avanti. […] Durante il suo mandato, ha lavorato instancabilmente per promuovere la collaborazione tra le Chiese europee, affrontare le sfide comuni e contribuire al dibattito sui valori fondamentali del continente. La sua capacità di dialogo e la sua profonda conoscenza delle dinamiche europee lo hanno reso un interlocutore rispettato sia in ambito ecclesiale che civile. […] Il suo pensiero sulle riforme di papa Francesco è sfumato. Sebbene abbia mantenuto una posizione pubblica di cooperazione ed evitato critiche aperte, le sue azioni e le sue dichiarazioni passate suggeriscono un’inclinazione più conservatrice, in particolare su alcune questioni chiave. In qualità di relatore generale per i Sinodi sulla famiglia nel 2014 e nel 2015, Erdő, pur essendo incaricato di guidare la discussione, personalmente sosteneva una visione più restrittiva sulla possibilità di ammettere i cattolici divorziati e risposati civilmente alla santa comunione. Ha sottolineato l’indissolubilità del matrimonio come intrinseca alla sua natura. Pur riconoscendo la necessità di una guida pastorale misericordiosa, la sua posizione iniziale era meno aperta alla possibilità di eccezioni rispetto al risultato finale riflesso in Amoris laetitia. Erdő, pur partecipando ai sinodi, non ha mai posto enfasi sulla sinodalità come metodo di governo della Chiesa, preferendo potenzialmente una struttura gerarchica più tradizionale. E ha costantemente sostenuto l’insegnamento tradizionale della Chiesa sull’omosessualità ed espresso riserve sul linguaggio usato riguardo alle unioni tra persone dello stesso sesso» (Edoardo Izzo). «Erdő, rispetto ad altri esponenti dell’ala tradizionalista, pur non condividendo diverse posizioni espresse dal pontefice argentino sia sul piano sociale che su quello della riforma interna della Chiesa, ha evitato sempre di alzare i toni della polemica, di creare cioè artificiose contrapposizioni personali: una cosa che è stata apprezzata dallo stesso Bergoglio» (Francesco Peloso). Ancor più che nel conclave del 2013, in quello del 2025 Erdő fu indicato da numerosi commentatori quale principale candidato del cosiddetto fronte conservatore del collegio cardinalizio, «un buon candidato per chi vuole archiviare in fretta e furia gli anni del Pontefice argentino. Tanto attento, quest’ultimo, all’assenza di formalismi, ad aspetti pastorali trascurati per decenni, come i temi sociali e ambientali; tanto focalizzato, all’opposto, il cardinale Erdő sui punti saldi della dottrina, su un ritorno imprescindibile alla riscoperta della fede come principio-guida degli uomini. Allarmato da un Occidente sempre più scristianizzato, l’arcivescovo di Budapest è un tipico esponente di quell’Europa che deve rivendicare le sue radici cristiane, che ne va fiera, che si batte per esse e riscopre i valori di una tradizione cattolica incarnata dal lungo “regno” di Wojtyła, di cui Erdő sarebbe un ideale continuatore» (Antonio Bonanata). «Da lui mai una parola fuori posto, un gesto smisurato, un atteggiamento controverso. Questo cardinale ungherese è il grande candidato dell’area moderata-conservatrice del conclave, e da tempo è considerato un sicuro punto di riferimento per tanti porporati che non approvavano la strada che aveva preso la Chiesa sotto papa Bergoglio. Di lui si dice che abbia una visione ecclesiale assai salda. Ha sempre ammirato la figura di Paolo VI, il pontefice delle riforme che fu capace di chiudere il Vaticano II senza troppi traumi, mantenendo saldo il timore del Magistero. Se fosse ancora in vita, il defunto cardinale australiano George Pell avrebbe fatto certamente campagna per lui: lo vedeva come un buon successore, un uomo di fede che avrebbe potuto ripristinare tante storture in materia di diritto canonico nella Chiesa dopo il pontificato zigzagante di Francesco. In ogni caso uomo tutto d’un pezzo, decisionista, in grado di muoversi nel ginepraio della politica europea» (Giansoldati). Alla conclusione dell’ultimo conclave, Erdő mostrò di accogliere con favore l’elezione di papa Leone XIV • «Il cardinale Erdő è oggi considerato uno dei più autorevoli intellettuali della Chiesa, un accademico di spessore, stimato insegnante, esperto di diritto canonico e fine conoscitore delle Sacre Scritture. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui dottorati honoris causa da istituzioni prestigiose, come l’Institut Catholique de Paris (1996), e, più recentemente, il Vox Canonica (2023), premio riservato ai canonisti d’eccellenza» (Martini) • «Poliglotta, parla anche un po’ il russo imparato bambino dietro la Cortina di Ferro: un aspetto che gli sarebbe tornato utile successivamente per mantenere aperti canali con l’arcipelago del mondo ortodosso. Ama la musica ebraica, che ascolta con piacere quando ha tempo, e quella classica, soprattutto Chopin. Il poco tempo libero che ha, se gli capita, lo usa per fare lunghe camminate nella campagna ungherese. Un vero trekker. Adora il pesce alla paprika ed è un grande sostenitore della riscoperta dei piatti tipici locali, tanto che, diversi anni fa, fece pubblicare un libro di antiche ricette ungheresi, proprio per fare imparare ai giovani la storia e la cucina tipica» (Giansoldati) • «Alcuni lo hanno […] soprannominato l’erede di Wojtyła, altri l’anti-Bergoglio» (Paola Lo Mele). «Erede morale del papa teologo Joseph Ratzinger» (Izzo). «Una figura chiave della Chiesa in Europa» (Giansoldati) • «Rimane fondamentale l’enciclica Mit brennender Sorge, che papa Pio XI pubblicò prima della Seconda guerra mondiale nel 1937, in cui viene precisato che le nazioni come comunità culturali con la propria lingua, la propria memoria, le proprie strutture e la propria cultura rappresentano un vero valore, appartengono alla ricchezza della creazione, quindi sono care al Creatore. In diversi passi della Bibbia troviamo che anche nel giudizio finale il Signore giudicherà le nazioni. Anche i popoli, non soltanto le singole persone. Quindi i popoli hanno un certo ruolo nel grande progetto di Dio. Eppure le nazioni non rappresentano il valore supremo. Guardare alle nazioni in quel modo sarebbe idolatria. Pertanto perseguiamo sempre l’equilibrio indicato dall’insegnamento papale. E questo insegnamento sembra essere attuale anche ai nostri giorni» • «L’unità delle chiese cristiane è la mèta finale, come disse […] entrando da arcivescovo a Budapest. Anche perché l’Europa è un continente che deve prepararsi ad “affrontare una nuova e forte ondata migratoria, diversa dalle precedenti”. Questa volta, a cercare rifugio nel “più secolarizzato dei continenti” saranno “i cristiani in fuga dalle persecuzioni in atto nel Sud del mondo”» (Matzuzzi).