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 2025  giugno 30 Lunedì calendario

Biografia di Carl Lewis

Carl Lewis, (Frederick Carlton Lewis), nato a Birmingham (Stati Uniti) il 1º luglio 1961 (64 anni). Ex velocista e lunghista. Ha conquistato dieci medaglie olimpiche (nove d’oro e una d’argento) in quattro edizioni consecutive dei Giochi, dal 1984 al 1996. Alle Olimpiadi di Los Angeles (1984) ha vinto quattro medaglie d’oro (100 m, 200 m, salto in lungo, staffetta 4×100 m), uguagliando l’impresa olimpica di Jesse Owens (Berlino 1936). Ha vinto altri cinque titoli olimpici, due (100 m, salto in lungo) a Seoul (1988), due (salto in lungo, staffetta 4×100 m) a Barcellona (1992) e uno (salto in lungo) ad Atlanta (1996). Ha conquistato otto titoli mondiali e ha più volte migliorato il primato mondiale nei 100 m e nella staffetta 4×100 m. Si è ritirato dall’attività agonistica nel 1997. Soprannominato il “Figlio del vento». Il Comitato Internazionale Olimpico l’ha nominato Atleta del XX secolo. «Gli altri migliorano, noi Lewis siamo già perfetti».
Vita Figlio di William ed Evelyn Lewis, entrambi ex atleti, è nato a Birmingham, in Alabama, ma cresciuto a Willingboro, nel New Jersey. «Cresce in una famiglia di sportivoni e si nutre di competizione e orgoglio. I suoi genitori sono entrambi i primi del loro albero genealogico ad aver frequentato il college e per questo ci restano dentro. Entrambi insegnanti ed entrambi responsabili di squadre di atletica. Non altissimo livello ma quanto basta per mettere il fulcro dei figli su una pista. Sono convinti che lo sport sia anche un mezzo di emancipazione sociale, hanno imparato le lezioni di Martin Luther King, vogliono che i loro ragazzi abbiano il meglio e sanno che per entrare nelle scuole prestigiose è utile far parte di una squadra. La madre è stata ai Panamericani e portare la maglia degli Usa le ha fatto capire che l’inclusione passa da lì, dal condividere le giornate di allenamento, gareggiare, viaggiare, conoscere. Carl Lewis assorbe questa visione e la sposa, come i suoi tre fratelli, uno diventerà giocatore di calcio per i Cosmos, la sorella vincerà un bronzo nel lungo ai Mondiali del 1983: tutti sono ben felici della comunità in cui stanno. Dell’effetto che fa. Da bambino Lewis viene battezzato “shorty”, rispetto ai coetanei è basso, poi, di colpo, nell’estate dei 15 anni, cambia e inizia a stupire. Salta in lungo con una facilità impressionante e una tecnica che disegna una traiettoria verso l’alto: secondo molti così perde centimetri e invece il metodo diventa la spinta extra, gli dà la possibilità di muoversi in volo e di planare sempre più in là. Il salto in lungo per gli Usa è la prova della grandezza, terreno di Jesse Owens, mito che Lewis conosce mentre è all’università, record stupefacente di Bob Beamon che arriva quando Carl ha dieci anni, mentre è ancora shorty e nessuno pensa lui possa arrivare a certe quote. Invece quell’impresa gli mostra la strada. Il lungo diventerà la disciplina in cui eccellere e quella con cui prendersi il pianeta Olimpiade con quattro ori consecutivi dal 1984 al 1996, anno in cui il 35enne Lewis saluta lo sport per poi concedersi una coda promozionale. Con il salto in lungo definisce la perfezione: 65 gare senza mai perdere, un primato indoor che resiste ancora, dal 27 gennaio 1984 (8, 79 metri) e la sfida più bella nella storia dell’atletica che però lui ha perso. Siamo alla finale dei Mondiali di Tokyo 1991, Lewis vince i 100 metri con il tempo di 9”86, record mondiale e vuole il lungo, vuole la firma sulla sua specialità. Piazza la più straordinaria serie di salti mai visti in una stessa giornata: 8. 68, nullo, 8. 83 ventoso, 8. 95 ventoso, 8. 87, 8. 84. E Mike Powell lo batte grazie al clamoroso 8. 95 che cancella l’incredibile primato di 8. 90 ottenuto da Bob Beamon ai Giochi di Messico’68. Il commento di Lewis è un concentrato di frustrazione: “L’ha semplicemente fatto”» (Giulia Zonca) • «Correva con un’eleganza senza pari, regale, imperioso, dominante. Gli riusciva tutto facile. Capace di vincere due volte i 100 metri alle Olimpiadi: Los Angeles 1984, Seul 1988. “Non preoccuparti, ne vincerò un’altra”, disse alla madre dopo aver fatto seppellire col padre la medaglia d’oro di Los Angeles. Fu di parola. La sua carriera è stata segnata dalla longevità. Basti pensare che il primato personale nel salto in lungo l’ha ottenuto a trent’anni, nel 1991, a Tokyo (8,87 metri). Alle Olimpiadi ha conquistato nove medaglie d’oro e una d’argento, da Los Angeles ’84 ad Atalanta ’96» (Furio Zara) • non hanno aiutato» (Giulia Zonca) • «In tempi in cui le scarpe da pista non avevano il “tacco” e non esistevano speciali accorgimenti tecnologici, Lewis fu l’unico dopo Jesse Owens (negli anni Trenta) a dominare tutte le specialità di velocità e il lungo, con una versatilità oggi impensabile per sprinter molto più muscolati. Ai Giochi di Seul del 1988 fu umiliato sui 100 metri dal canadese Ben Johnson, pur stabilendo il nuovo record mondiale con 9”92. Johnson venne beccato dall’antidoping e cacciato dal Villaggio poche ore dopo, Lewis recuperò l’oro olimpico che gli spettava senza infierire più di tanto sull’avversario caduto in disgrazia» (Marco Bonarrigo) • «Nel 1988 ha riacciuffato l’oro dei 100 strappato dal dopatone Johnson. Poi si è scoperto che il canadese non era nemmeno il più marcio, era solo il più ingenuo ed è pure venuto fuori che Lewis qualche test lo aveva saltato, qualche dubbio lo lasciava. Quando lo hanno trovato positivo è stato poi scagionato e questo resta, pure su questo argomento le sue massime ambigue» (Giulia Zonca) • «Oggi allena atleti di livello nazionale alla Houston University e vive vicino al campus accanto alla madre Evelyn. A chiamarlo e convincerlo è stato il suo vecchio compagno di squadra e amico Leroy Burrell. Gl inzi non sono stati facili perché non sapeva cosa dire ad atleti che avevano una frazione del suo infinito talento. “Ora so che quello che vogliono sentire è la verità – spiegò poi –. Dico ai ragazzi che ho vinto nove medaglie d’oro. Che sono stato l’olimpionico del secolo. Non prendo un centesimo per allenare per questa università. Non ho bisogno di niente da loro, ma voglio che vincano e voglio che lo facciano per UH (Università di Houston), lo voglio per loro e lo voglio per la loro famiglie”» (Marco Bonarrigo).
Pubblicità «Dio degli stadi, Lewis non fu amatissimo dal pubblico per il suo ostentato narcisismo e la scarsa umiltà che lo allontanava dall’ipocrita immagine dell’atleta tipo: era una divinità e se ne rendeva conto. Rifiutò di essere sponsorizzato da Coca Cola giudicando l’ingaggio non adatto alla sua statura mediatica da rockstar, fu rifiutato da Nike che all’epoca ne giudicò l’immagine troppo ambigua. Proprio giocando sull’ambiguità, realizzò però una leggendaria campagna pubblicitaria per la Pirelli (“Il potere è nulla senza controllo”, era lo slogan) dove, fotografato da Annie Leibovitz, posò sui blocchi indossando due scarpe rosse da donna con i tacchi altissimi. La campagna passò alla storia. L’America puritana lo mise in croce e gli diede del gay. Per l’altra America, quella più illuminata, divenne un’icona» (Marco Bonarrigo) • «Lei è sempre stato critico con Usain Bolt e i suoi record. “Lo sfido a guardarsi dentro: pensa di aver fatto crescere l’atletica? Ha fatto qualcosa che non fosse solo per se stesso? È stato generoso di sé? Per diventare migliore non puoi permetterti di essere egoista”. Perché, quasi 50 anni dopo, il pugno guantato di Tommie Smith in Messico è ancora un’icona così potente? “Perché contiene il coraggio di Tommie, che cambiò la storia e ne pagò le conseguenze. Ai miei ragazzi dico: vivete nella cultura dei media e dei social, apritevi, lasciatevi contagiare, uscite da voi stessi”. Cosa sarebbe stato Lewis con Facebook e Twitter? “Avrei mandato al mondo i miei messaggi, invece di essere schiavo dei giornalisti”.
Politica Nel 2011 annunciò l’intenzione di correre per il Senato nello stato del New Jersey con il partito democratico. Fu però costretto a ritirarsi dopo che i repubblicani si lamentarono che non soddisfacesse i requisiti di residenza: anche se effettivamente nato nel New Jersey, aveva trascorso più tempo in California – Più di recente, ha ammesso al giornale locale di Houston che il suo tentativo di entrare in politica nacque perché era «annoiato», aggiungendo che la gente di New Jersey «ama lamentarsi, ma non gli piace fare nulla per risolvere i problemi» • Hanno fatto notizia le sue uscite contro Donald Trump ai tempi della prima presidenza: «È razzista, misogino e pieno di pregiudizi».
Curiosità Vegano. «Ho scoperto che un atleta non ha bisogno di proteine animali per essere un atleta di successo. Infatti il mio migliore anno nelle competizioni di atletica leggera è stato quando mi sono convertito al veganismo» • Nel 1987 Carl Lewis incise un singolo musicale intitolato Break It Up con il gruppo Carl Lewis and the Electric Storm • Dal 2009 è ambasciatore dell’Onu.