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 2025  luglio 03 Giovedì calendario

Biografia di Elena Cecchettin

Elena Cecchettin, nata a Padova il 4 luglio 1999 (26 anni). Studentessa, attivista per i diritti delle donne.
Titoli di testa «Io speravo che le mie parole avessero un effetto» [a Silvia Grilli, Grazia].
Vita La nonna paterna, Carla Gatto, era appassionata di pittura e scrittura [Roberta Polese, Cds] • Figlia di Gino, ingegnere informatico e imprenditore, e di Monica, impiegata amministrativa, attiva nella piccola comunità di Vigonovo, vicino a Venezia, dove la famiglia risiede [altovicentinonline.it] • Nel 2001 nasce la sorella, Giulia. «Giulia era la persona più importante della mia vita. Siamo cresciute insieme. Avevamo solo 22 mesi di differenza: abbiamo fatto l’asilo insieme, passavamo i pomeriggi assieme, eravamo sempre tra di noi, giocavamo, condividevamo. C’è una parte della mia vita che conosce solo lei. Il nostro legame non si è affievolito con gli anni. È cambiato, ma è sempre rimasto molto forte. Io ho un rapporto solido anche con mio fratello Davide, e con mio padre. Però è diverso, perché Davide è più piccolo, la mia infanzia l’ho fatta principalmente con Giulia» [Sivia Grilli, Grazia] • «Amavamo andare insieme a fare passeggiate lunghissime, non volevamo mai tornare a casa perché si stava così bene a camminare e chiacchierare (…) Andavamo in un parchetto vicino casa e ci stendevamo su una cesta di corda, rimanevamo a dondolarci piano guardando le stelle sentendoci infinite con le viti che si conficcavano nella schiena perché forse eravamo un po’ troppo grandi per quella cesta, ma a noi andava bene così» [Rosario Di Raimondo, Rep] • «Ho anche frequentato una scuola superiore prevalentemente maschile (indirizzo informatico) quindi ho presente i commenti che venivano fatti su me e le altre ragazze, che si ripetevano poi anche al bar o in strada. Io e Giulia amavamo molto andare in bicicletta, è capitato quasi sempre, anche tre volte all’interno della stessa passeggiata, che una macchina suonasse il clacson e non certo con un intento di avvertimento per i ciclisti» [De Gregorio, Rep] • Ha frequentato collettivi e movimenti, si potrebbe dire che è sempre stata politicamente attiva anche in Rete (...) «Tantissima della mia cultura sul punto viene dai social media: può sembrare cosa strana però di fatto sono uno strumento potentissimo in realtà per reperire delle informazioni, che poi vanno verificate, sono il punto di partenza. Sono sempre stata una persona che è stata un po’ sulle scatole a tante, perché bisticciavo sempre per quello in cui credevo: ma tutto questo è andato a crescere, più mi informavo e mi rendevo conto di quante siano le disparità. I social sono stati una risorsa perché da là ho scoperto anche tante correnti, i diversi tipi di femminismo, il trans-femminismo, il femminismo intersezionale, l’antirazzismo, l’antifascismo, cose che poi sono andata ad approfondire da altre fonti, leggendo libri, articoli scientifici, report, interviste, guardando video su YouTube, ascoltando podcast, e anche ovviamente confrontandomi perché alla fine la prima cosa che dobbiamo fare è ascoltare le persone. Non c’è un altro modo per capire di cosa ha bisogno e cosa prova un gruppo sociale, una minoranza, e di fatto io ho ascoltato tanto» [Ibid.] • «Mamma si è ammalata di tumore al seno nel 2015. Io avevo 16 anni, mio fratello 9. Si è operata, è stata bene qualche anno poi nel 2019 si è ammalata di nuovo (…) è morta a ottobre» (del 2022) [Ibid.] • Lei ha fatto la tesi di triennale sul tumore alla mammella. «Non so dirle se dipenda solo da quello. Io studiavo già biologia. È la mia passione fin da piccola, mi sono sempre chiesta il perché delle cose e ho sempre pensato che la scienza sia così stimolante perché c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire. [Ibid.] • Nel corso del suo percorso universitario studia a Londra e in Finlandia. Si sposta poi a Vienna, per frequentare un corso master in microbiologia e immunologia [Alice D’Este, Cds] • Alla fine del 2021 Giulia conosce, all’università di Padova dove studia Ingegneria Biomedica il coetaneo Filippo Turetta, e tra i due comincia una relazione sentimentale • Durante un interrogatorio Turetta metterà a verbale, a proposito di Elena Cecchettin: «Non avevamo molto rapporto. Lei era un po’ una persona un po’ difficile, poi lo sentivo che fin dall’inizio che non le ero mai piaciuto (…) penso un po’ perché lei magari era molto protettiva nei confronti di sua sorella; quindi, bastava anche solo una litigata che facessimo per farmi, tra virgolette, non vedere bene da lei. Poi soprattutto, non so ma immagino, da quando ci eravamo messi assieme praticamente lei era sempre con me, non stava più a casa, tutti i rapporti che aveva prima… Aveva iniziato a vederle sempre meno le persone o a frequentarle sempre meno perché vedeva sempre me, stavamo sempre insieme io e lei e quindi magari le dava fastidio, che avesse perso anche il rapporto con sua sorella» [Il Tempo] • La storia tra Filippo Turetta e Giulia Cecchettin si interrompe dopo un anno e mezzo di fidanzamento, per poi ricomporsi brevemente tra il gennaio e l’agosto del 2023. Dopo la nuova rottura non cessa la frequentazione tra i due, che continuavano a frequentare la stessa compagnia di amici: secondo Elena, Giulia non tronca del tutto la relazione perché Filippo afferma di star male [Marco Imarisio, Cds] • Lungo tutto l’arco della loro relazione Turetta dimostra un desiderio di controllo totale nei confronti di Giulia, che si concretizza in meccanismi di stalking come un’ossessiva corrispondenza via messaggio: tra il gennaio del 2022 e l’11 novembre 2023 Turetta ne invierà 225.000, con una media di 300 al giorno [Fatto] • «Avevo antipatia per il modo in cui trattava mia sorella, ma non sono mai stata maleducata. Non avevo pregiudizi su di lui all’inizio, col tempo ho capito che tipo di persona era e di conseguenza lo tenevo a distanza. Una volta mi ha cercata al telefono perché Giulia non gli rispondeva. Inizialmente gli ho risposto dicendogli “lasciale un po’ di aria, lasciala stare”. Lui insisteva. Alla fine l’ho bloccato» [De Gregorio, Rep.] • La situazione precipita la sera dell’11 novembre 2023, quando Turetta, dopo una serata trascorsa con Giulia nel tentativo senza successo di convincerla a riprendere la relazione, la uccide con 75 coltellate, nascondendo il corpo presso il lago di Bechis, e proseguendo una fuga per una settimana. Verrà arrestato il 18 novembre, in Germania, nello stesso giorno in cui il cadavere di Giulia viene ritrovato [Il Post] • Lei dov’era quella sera? «A casa a Vienna. Studio microbiologia qui, all’Università». Vi siete sentite? «Sì. Ci siamo scritte fino alle dieci e mezza di sera. Parlavamo di vestiti, Giulia stava scegliendo quello per la laurea. Sapevo che era con lui, ci siamo scambiate messaggi mentre erano insieme. Fino alle 22.30, appunto. Poi le ho scritto e lei non ha visualizzato. Non mi sono preoccupata, era sabato sera, erano fuori. Ho pensato magari le si è scaricato il telefono. All’una e mezza mio padre ha scritto nella chat di famiglia: Giulia, dove sei? Sono andata a letto e non riuscivo a dormire, sono molto ansiosa, quella notte avevo un’oppressione tremenda. Alle otto di mattina arriva un messaggio di mio fratello che mi chiede sai dov’è la Giuli, non è tornata a casa. Ero in bagno, sono scoppiata a piangere. Ho capito subito». Ha capito che l’aveva uccisa? «Ho capito che le era successo qualcosa. Sì, ho pensato anche a quello. Non riuscivo a mangiare, non facevo che piangere. Io lo so come sono queste dinamiche, le conosco bene: so come si comporta una persona morbosa di gelosia che ti isola, che non ha amici, che non ama il suo lavoro e ti dice ‘tu sei tutto per me sei la luce’. È un copione sempre identico. Poi certo non tutti i possessivi diventano assassini ma è sempre così che comincia». C’erano dei segnali? Lei l’aveva messa in guardia? «Sì, le avevo parlato. Ora ovviamente sento che avrei potuto fare di più. Le ho detto che avevo paura di lui e del suo comportamento. Era una relazione di controllo e di abuso. Ma all’inizio di una storia scusi tutto. Lui voleva essere presente in ogni cosa della vita di Giulia. Lei non poteva uscire con le amiche senza dirlo, quasi dovesse chiedere permesso. Non le lasciava spazio, non voleva che lei avesse una vita al di fuori di lui. Alla mia festa di compleanno avevo invitato solo lei. Lui ha tormentato di messaggi Giulia per tutta la sera e poi ha scritto anche a me» [ibid.] • «Se c’è una cosa di cui mi pento è di essere stata così apertamente ostile verso Filippo Turetta perché magari per il mio modo di essere, Giulia non mi ha detto certe cose. Magari lei lo percepiva così “Se le dico che siamo tornati insieme, la deludo”. Ad esempio, lei non mi ha mai detto di avere paura di lui, una settimana prima che lui la uccidesse si erano visti in gelateria e lui aveva avuto dei comportamenti violenti sia a gesti che a parole. La sua amica le aveva chiesto in che senso e lei aveva eclissato. Io non sapevo tutto questo. Filippo per me è l’assassino di mia sorella: lui le ha tolto la vita e la libertà, le ha fatto vivere due anni infernali. Litigavano sempre, lei, tante volte, per evitare un litigio faceva quello che non voleva fare» [a Chi l’ha visto?] • Dopo il rinvenimento del corpo di Giulia, Elena affida la sua rabbia ai messaggi di Instagram: pubblica una frase della scrittrice Valeria Fonte: «È stato il vostro bravo ragazzo», «Se domani non torno, distruggi tutto», poesia femminista e contro la violenza di genere di Cristina Torres Caceres; e infine «per te bruceremo tutto» [Giorgia Zanierato, Cds] • Il 20 novembre invia una lettera al Corriere della Sera: «Turetta viene spesso definito come mostro, invece mostro non è. Un mostro è un’eccezione, una persona esterna alla società, una persona della quale la società non deve prendersi la responsabilità. E invece la responsabilità c’è. I “mostri” non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro. La cultura dello stupro è ciò che legittima ogni comportamento che va a ledere la figura della donna, a partire dalle cose a cui talvolta non viene nemmeno data importanza ma che di importanza ne hanno eccome, come il controllo, la possessività, il catcalling. Ogni uomo viene privilegiato da questa cultura» [Cds] • «Viene spesso detto “Non tutti gli uomini”. Tutti gli uomini no, ma sono sempre uomini. Nessun uomo è buono se non fa nulla per smantellare la società che li privilegia tanto. È responsabilità degli uomini in questa società patriarcale dato il loro privilegio e il loro potere, educare e richiamare amici e colleghi non appena sentano il minimo accenno di violenza sessista. Ditelo a quell’amico che controlla la propria ragazza, ditelo a quel collega che fa catcalling alle passanti, rendetevi ostili a comportamenti del genere accettati dalla società, che non sono altro che il preludio del femminicidio [ibid.] • La lettera e altre dichiarazioni lanciate da Elena aprono un acceso dibattito sul tema del patriarcato, che la portano a essere oggetto di moltissimi messaggi di odio e a minacce di morte, costringendo lei e il padre a sporgere denuncia tramite polizia postale [Ansa] • Ai funerali di Giulia, celebrati a Padova il 5 dicembre, sono presenti diecimila persone. Nella piccola chiesa di Saonara, nel corso di una celebrazione più raccolta, Elena saluta la sorella ricordandone i gusti e le particolarità, e conclude dicendo: «Prima o poi ci rivedremo, te lo prometto, ma fino a quel momento so che sarai con me e che continuerai a essere il mio angelo custode, perché in fin dei conti lo sei sempre stato» [Cds] • Nei mesi seguenti prosegue il suo attivismo a fianco del padre, venendo nominata da L’Espresso persona dell’anno: «Perché ha trasformato il dolore privato in assunzione di responsabilità collettiva, costringendoci a dare un nome al male di cui soffriamo: il patriarcato» [Enrico Bellavita, l’Espresso] • L’impegno si concretizza nella creazione, assieme al padre e al fratello, di una fondazione dedicata alla sorella, descritta così dal padre: «Abbiamo individuato il primo progetto, che abbiamo inserito anche nello statuto, che è quello di fare formazione, vorremmo insegnare la bellezza dell’amore, che tradotto significa far capire agli studenti che amare è molto meglio che odiare, fare dei piani didattici che i membri del comitato tecnico, che sono tutti professori universitari, psicologi, pedagogisti, stanno elaborando e che porteremo nelle scuole. Vorremo fare un percorso che ha la velleità di portare ad avere un’ora di educazione all’affettività nelle scuole (…) “La vita è fatta di ostacoli che dobbiamo superare, probabilmente noi genitori cerchiamo di togliere quanti più ostacoli possibili, ma molto spesso non facciamo il bene dei ragazzi. Quando arriva la sconfitta va accetta, e non solo accettarla ma farne virtù» [tg24.sky.it] • Non partecipa in presenza alle udienze del processo a Turetta nell’ottobre del 2024: «Sono più di undici mesi he continuo ad avere incubi, undici mesi che il mio sonno è inesistente o irrequieto, la mia salute mentale e soprattutto quella fisica ne hanno risentito. Ho perso il conto delle visite mediche che ho dovuto fare nell’ultimo anno (…) seguirò a distanza tramite i miei legali, tuttavia non parteciperò, sarebbe per me una fonte di stress enorme e dovrei rivivere nuovamente tutto quello che ho provato a novembre dell’anno scorso. Semplicemente non ne sono in grado» [Instagram] • Il 3 dicembre del 2024 Turetta viene condannato all’ergastolo • La pubblicazione, ad aprile del 2025, delle motivazioni della sentenza scatenano polemiche bipartisan: vengono escluse le aggravanti della crudeltà e della persecuzione, ritenendo che le 75 coltellate inferte a Giulia fossero un sintomo di inesperienza e che «non si ravvisano elementi anche solo sintomatici che consentano di ritenere che Giulia abbia vissuto un grave stato di ansia, turbamento e paura anche per la propria incolumità» [Andrea Pasualetto, Cds] • «Una sentenza simile, in un momento storico come quello che stiamo vivendo, non solo è pericolosa, ma segna un precedente terribile (…) Il non riconoscimento dello stalking (non parlo dell’altra aggravante perché la situazione si commenta da sola) è un’ennesima conferma che alle istituzioni non importa nulla delle donne. Sei vittima solo se sei morta. Quello che subisci in vita te lo gestisci da sola. Quante donne non potranno mettersi in salvo dal loro aguzzino se nemmeno nei casi più palesi viene riconosciuta una colpa? Però va bene con le frasi melense il 25 novembre e i depliant di spiegazione (…) Sapete cosa ha ucciso mia sorella? Non solo una mano violenta, ma la giustificazione e il menefreghismo per gli stadi di violenza che anticipano il femminicidio» [Instagram] • In seguito alla pubblicazione delle motivazioni sia la difesa di Turetta che la pubblica accusa presentano ricorso: la prima per ottenere le attenuanti generiche, cancellare l’aggravante della premeditazione ed evitare l’ergastolo, e la seconda per il riconoscimento delle aggravanti di crudeltà e stalking [rainews.it].
Curiosità Intervistato da Fabio Fazio, suo padre Gino ha detto che a casa il soprannome di Elena è “l’essere superiore” e che è pronto a supportare qualsiasi sua battaglia. «In famiglia sono stata sempre quella con le idee meno conformiste e mi hanno sempre preso in giro sulla mia intelligenza, ad esempio quando al quarto anno delle superiori ho preso la certificazione per l’inglese mi hanno chiamata per mesi “C1”» • Nel dicembre del 2023 si fa tatuare un disegno fatto da Giulia, raffigurante un orsetto [Elena Filini, Vanity Fair].
Titoli di coda «Io non starò mai zitta. Non mi farete mai tacere» [su Instagram].