19 luglio 2025
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Biografia di Rose Villain
Rose Villain, (nome d’arte di Rosa Luini), nata a Milano il 20 luglio 1989 (36 anni). Cantautrice • «Villain» significa «la cattiva», ma «in realtà è una maschera e sono una ragazza molto dolce» [a Ruviglioni, VanityFair]. Quando è nata Rose Villain? «Penso che sia sempre stata latente dentro di me. Anche da bambina avevo questa parte inquieta, malinconica, taciturna. Io sono più dolce e solare, sono un po’ Bridget Jones: ironica e quasi goffa. In Rose Villain ho incanalato tutta la mia parte più scura e quando scrivo o salgo sul palco esce lei. Le voglio bene». Perché questo nome? «Fin da piccola mi hanno sempre chiamato tutti Rose. Villain è nato a Los Angeles, dove mi trovavo per studiare musica. Avevo 18 anni e avevo creato una band punk: eravamo quattro sfigati, piccoletti, magri e per contrasto ci siamo chiamati The Villains, i cattivi. Ho tenuto il nome per ricordo» [a Croci, Cds] • Capelli azzurri, naso rifatto a punta, «sorriso da bambina, il corpo da Jessica Rabbit» [Fumarola, Rep].
Titoli di testa «Non sono venuta fuori perché abbia chissà quale voce, ma perché ho lavorato tanto sulle mie doti, cercando di affinare le armi dello storytelling, le rime, l’immaginario e il resto; ho faticato in questi anni, ma posso dire di avercela fatta esattamente con la musica che voglio, senza scorciatoie. Ne sono in pieno controllo. E ne sono fiera. Passione, si sa, batte talento. E di tanto» [a Ruviglioni, cit.].
Vita «Nonno, comandante partigiano [Biagio Melloni, nome di battaglia «Oreste», ndc], ha fondato la catena di librerie Remainders. Andavo sempre con lui in quella di Milano, era bellissimo. Ho vissuto in mezzo ai libri tutta la vita. L’altra nonna era insegnante di Lettere, latino e greco» [a Fumarola, cit.] • «Mia nonna mi parlava sempre in milanese stretto, conosco tante frasi in dialetto e nella mia vita quotidiana un po’ lo uso» [a Sisti, RollingStone] • Suo padre è Franco Luini, fondatore di Tucano, azienda che produce borse, zaini, porta computer, eccetera. «È pacato, dolce, non mi ha mai sgridato per un voto cattivo. Ha seguito la mia passione silenziosamente. Un grande papà». Viene ai suoi concerti? «Sì, assolutamente. Non conosce nemmeno una mia canzone e ogni tanto mi dice: “Perché non fai una bella cover di Lucio Dalla?”» [ibid.] • Sua madre Franca Melloni è morta nel 2017 per un tumore ai polmoni, «fumava tantissimo. […] E questo è stato il cruccio della mia vita: io le ho rotto sempre le scatole per questa cosa del fumo» [a Colosimo, VanityFair] • Ha un fratello più piccolo di 8 anni • «Ho frequentato il liceo linguistico e ancora oggi la mia migliore amica è Francesca, la mia compagna di banco. Abbiamo riso tanto, lacrime di risate, momenti che tornano nelle mie canzoni. Sono molto fortunata, ho un’ottima memoria visiva: non studiavo molto, ma i risultati erano decisamente buoni» [a Croci, cit.] • «Da ragazzina mi sono sempre sentita un diversa. Non dico di essere stata bullizzata nel senso più duro del termine, tipo film americani, però mi sono sempre sentita incompresa, facevo fatica a trovare il mio posto. Avevo una sensibilità artistica e una fantasia sviluppata, come ancora adesso» [a Galal, Lampoon] • «Da neonata sua madre la cullava facendole ascoltare Prince, perché quello era l’unico modo per farla smettere di piangere. […] Scopre di avere una gran voce alle elementari, durante una festicciola con il karaoke. “Ho iniziato ballando – racconta – a quei tempi vedevo nella danza l’unico modo di esprimermi. Ma quella festa cambiò tutto”» [Castagneri, Sta] • «Ero molto piccola quando ho detto alla mia famiglia che sarei andata a vivere in America. Non ho lasciato scelta ai miei genitori, hanno dovuto supportarmi. Avevo deciso che sarei partita dopo la fine del liceo, e così ho fatto. Credo che tutto sia iniziato quando guardando il videoclip di One more time su Mtv ho pensato “Io voglio essere quello. Farò quello”. In Italia non c’era ancora, e forse manca tutt’ora, la concezione della pop star, con quell’attenzione americana all’estetica e al cinema. Esisteva una forte scena femminile legata al cantautorato, ma molto distante dal mondo dei magazine, dei paparazzi, da tutto quello che da ragazzina mi attraeva» [a Daprelà, Gq] • «Per un breve periodo ha studiato anche criminologia. “Ho mollato quasi subito, però: nella vita ho sempre voluto fare musica”, ride. “Non ho mai avuto un piano B nella vita”» [Tripodi, cit.] • «Ogni estate, finita la scuola, vola negli Stati Uniti per seguire corsi di canto. E alla fine decide di proseguire gli studi a Los Angeles. “Ho frequentato un conservatorio di musica contemporanea dove ho imparato a suonare tutti gli strumenti”. Ma Los Angeles non la convince e dopo il diploma va a New York per studiare teatro e musical a Broadway. L’idea di tornare a casa non la sfiora» [Castagneri, cit.] • «Mio padre ha incrociato per caso al bar un vecchio compagno di liceo e gli ha raccontato di me. Questo suo amico conosceva Mark [Gartenberg, che divenne suo agente, ndc] e ci ha messi in contatto» [ibid.] • Nel 2016 pubblica la sua prima canzone, Get the Fuck Out of My Pool. «“Ricorderò per sempre il giorno in cui è uscito il video. Ero a Milano, era il mio compleanno, e all’improvviso ho ricevuto una chiamata da New York. Era un discografico di Republic Records: mi diceva che aveva sentito la mia musica e voleva conoscermi, e se per favore potevo tornare a New York al più presto”. Dopo poche settimane firma un contratto con Republic Records, l’etichetta di Ariana Grande, Florence + the Machine, Taylor Swift, Post Malone e altri. “Da una parte è stato incredibile: mi invitavano nei backstage o alle feste più esclusive, come l’afterparty degli Mtv Video Music Awards, dove magari mi trovavo seduta vicino a superstar come Shawn Mendes”. Dal punto di vista musicale, però, “mi si chiedeva di abbandonare la vena dark e trasformarmi in una pop star per ragazzine. Non faceva proprio per me. Ho capito che un musicista dovrebbe pensare prima all’arte, sempre: le persone giuste per veicolarla arriveranno strada facendo”. E difatti finalmente arrivano, stavolta da questa sponda dell’Atlantico, dove nel frattempo Slait è stato meritatamente promosso a direttore artistico di Arista Records, un’etichetta di casa Sony. Rose Villain entra nel roster della label e, colpo di scena, dopo anni di brani in inglese comincia a scrivere in italiano» [Tripodi, cit.] • «È stato Guè [Pequeno, con il quale aveva duettato in Chico, ndc] a dirmi di provare a scrivere in italiano mentre lavoravamo a Chico; non era nei miei piani. Ho così scoperto che il suono della mia voce in italiano mi piaceva. Ho dovuto adattare molto la mia scrittura. In inglese è difficile essere sdolcinato e cheesy, trovi sempre il modo per essere cool. In italiano è complesso, quando ho provato a tradurre dei miei pezzi mi son detta «madonna che sfigata che sei!». Ho dovuto cercare le mie parole, il mio modo di esprimermi. Ora preferisco come scrivo in italiano» [a Sisti, cit.] • Nel 2020 esce la canzone in italiano Bundy, nel 2022 ha duettato con Fabri Fibra, poi con Tony Effe, con Ghali, con Irama • Nel 2023 ha pubblicato il suo primo album, Radio Gotham, nel 2024 il secondo, Radio Sakura, e a marzo di quest’anno il terzo, Radio Vega • Nel 2024 a Sanremo ha portato la canzone Click boom! (arrivata 23esima). «Devo tutto ad Amadeus, l’ho incontrato in aereo e gliel’ho detto: “Tu mi hai cambiato la vita e ti sarò eternamente grata”» [a Fumarola, cit.] • A luglio 2024 ha aperto i concerti dei Coldplay a Roma • Quest’anno a Sanremo ha portato la canzone Fuorilegge (è arrivata 19esima) • A giugno è stata la madrina del Pride di Roma, su un carro ha sventolato la bandiera palestinese.
Amore Nel 2022 si è sposata con il suo produttore, Sixpm, nome d’arte di Andrea Ferrara, 37 anni. La festa è durata tre giorni: il primo giorno si è vestita di azzurro, il secondo di rosa, il terzo, per la cerimonia, di bianco, con un abito corto Stella McCartney ricoperto di swarovski • «Un giorno sono arrivata in studio a New York e ho scoperto che per quella session mi avevano abbinato a un produttore di cui non avevo mai sentito parlare, un certo Andy. A lui mi hanno presentato come Rose, quindi entrambi eravamo convinti che l’altro fosse americano. A quel punto abbiamo scoperto che in realtà eravamo entrambi di Milano, che quando ancora vivevamo lì abitavamo a pochi metri di distanza e che avevamo tantissimi amici in comune. Pazzesco» [a Tripodi, cit.] • Prima di Andy, invece? «Ho avuto quasi solo relazioni tossiche. A lungo sono stata affascinata da persone fredde, pensavo che avrei dovuto salvarle, rompere quel guscio, ma poi ho capito che dietro non c’era niente. Erano solo persone di merda. E infatti ora ho trovato un napoletano divertente e caloroso» [a Colosimo, cit.] • Volete un figlio? «Sì, lo canto anche in una canzone: “Con te un figlio non può venire sbagliato”. Perché a volte mi dico che tutto il mio bagaglio di oscurità è un pericolo, potrei trasmetterlo al mio bambino, o forse quel bambino potrebbe soffrirlo. Ma con una persona così entusiasta della vita al mio fianco sono tranquilla». Ha paura del suo lato dark? «Ora l’ho accettato, ma non è detto che un figlio lo capisca. Io l’oscurità di mia madre la percepivo, anche se poi la esorcizzavo in teschi e nei cimiteri – che sono ancora oggi i miei posti preferiti» Com’è fatta la sua oscurità? «Ho degli episodi depressivi. Sono momenti di down molto forti, forse anche a causa del lavoro che faccio. Dopo un live, l’adrenalina crolla e sei distrutta. E, al contrario, quando sono su, sono su moltissimo: quando amo, amo forte, e mi godo ogni cosa, il cioccolatino dopo il caffè, la margheritina nel prato, la tazza di latte d’avena mentre guardo un film. Tutte le cose che faccio le faccio veramente. Non voglio perdermi un giorno della mia vita senza essere felice» [ibid.].
Altro Vive tra New York, nel Greenwich, e Milano. Milano «è la città dei miei demoni. […] New York mi ha dato l’ambizione di far le cose al massimo della mia possibilità: qui sei il top o vieni schiacciato». La vita a New York, la carriera a Milano. Riesci a vivere tra due città senza impazzire? «Stare tra due case, due città, due nazioni mi destabilizza. […] Ma non voglio rinunciare a nessuna delle due cose» [a Sisti, cit.] • Femminista: «Quando mi vesto un po’ sexy arrivano i commenti “ah sei femminista però ti spogli”, e sta cosa mi manda in bestia. Io sono totalmente in controllo di come mi presento, della mia sessualità, e faccio quello che voglio» [a Barro, RollingStone] • Vegana (come suo marito) da quando ha visto Earthlings, il documentario sugli allevamenti intensivi narrato da Joaquin Phoenix: «Tutto è cominciato perché nella mia famiglia c’è tanta incidenza di malattie, in particolare di tumori. Ho letto How not to die di Michael Greger, che in italiano hanno tradotto Sei quello che mangi: studi scientifici che mostrano come l’alimentazione vegetale può prevenire molte patologie. Per 7-8 anni sono stata vegetariana» [a Croci, cit.] • Per stare bene mentalmente fa psicoterapia (ma non trova utile fare sport e meditare) • «Il pulp di Tarantino, il surrealismo di Lynch, il sarcasmo dei fratelli Coen, l’estetica di Kubrick e l’elegante violenza di Scorsese, sono elementi che cerco di incorporare nella mia arte» [a Castagneri, cit.] • «Sono fan del rock e dei poeti maledetti» [ibid.] • «Non mi piace stare in mezzo alla gente, i meccanismi sociali mi terrorizzano, quando le persone si aggregano vengono fuori situazioni scomposte e un po’ ignoranti, detesto il cameratismo. Sono fatta per stare in piccoli gruppi» [a Colosimo, cit.] • «Per me la musica è una sofferenza estrema. Non la vivo bene perché sono un’ambiziosa patologica. Voglio la luna e devo arrivare alla luna. Ogni passo che faccio mi sembra lentissimo rispetto alla velocità in cui vorrei andare» [a Sisti, cit.] • «Clash Magazine ha scritto “C’è un senso di drama nel lavoro di Rose Villain che sconfina quasi nel cinema”. Per me è un grande complimento perché sono una mega fan del cinema e quando scrivo mi ispiro ai grandi registi come Tarantino e Kubrick» [a Bonazzi, MarieClaire] • Legge molto, nella sua «top five dei libri preferiti» c’è La città dei vivi di Nicola Lagioia • Vende trucchi con il marchio Good Villain.
Titoli di coda Qualche giorno fa ha scritto su Instagram: «Alcune cose che mi rendono felice: 1. svegliarmi nel mio letto 2. sentire cantare così forte una canzone che ho scritto nel silenzio più assoluto 3. uscire di casa con una coroncina (lo consiglio a tutti!) 4. le ciliegie intinte nel cioccolato 5. diventare un tutt’uno con la luce 6. viaggiare indietro nel tempo [nella foto a corredo c’è lei che visita un vecchio borgo, ndc] 7. infilarmi le ali per volare dove cazzo mi pare 8. l’ombra degli alberi 9. il temporale!!! al primo posto nella mia lista da sempre [nel video a corredo ha filmato i fulmini sopra la madonnina del duomo di Milano, ndc] 10. vestirmi da femminuccia dopo aver fatto il maschiaccio tutto il giorno 11. sparire dentro i libri [nella foto a corredo mostra i libri Trilogia della città di K. di Agota Kristof, Le quattro casalinghe di Tokyo di Natsuo Kirino, Dracula di Bram Stoker, Il peso della farfalla di Erri De Luca, I fiori del male di Charles Baudelaire, Cose che succedono la notte di Peter Cameron, ndc] 12. l’acqua, la amo, nella vita precedente ero un axolotl 100% 13. i fiori strani, che sembrano tristi [nella foto a corredo ci sono dei fiori di camomilla, ndc] 14. i fenicotteri anche se li preferirei nel loro habitat [nel video a corredo si vedono i fenicotteri di villa Invernizzi a Milano, ndc] 15. nella mia testa infatti io così 16. lacrimogeni, la mia mia canzone preferita 17. i vinili, la ricerca del suono, la musica del passato 18. le persone che mi fanno sentire al sicuro <3 19. cancer season !!! 20. chihiro [il protagonista de La città incantata di Miyazaki, ndc]».