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 2025  luglio 29 Martedì calendario

Biografia di Marco Tamberi

Marco Tamberi, nato ad Ancona il 30 luglio 1958 (66 anni). Ex saltatore in alto. Padre di Gianmarco Tamberi (1992), oro alle Olimpiadi di Tokyo 2020, di cui è stato allenatore fino al 2022. Due volte primatista nazionale indoor con la misura di 2,26 m stabilita il 3 marzo 1980 ai Campionati europei indoor di Sindelfingen 1980 e successivamente con 2,28 m stabilito a Genova il 2 febbraio 1983.
Vita Un matrimonio con Sabrina Piastrellini finito quando i due figli, Gianluca, lanciatore di giavellotto, e Gianmarco erano ancora piccoli. «La mia famiglia non è mai stata molto unita, i miei hanno divorziato, il rapporto con mio padre non è mai stato un bel rapporto, tutt’altro. Non ho vissuto in una famiglia ideale, non stavo bene a casa, avevo 17 anni e ho praticamente vissuto in casa di Chiara (l’attuale moglie, ndr), mi hanno dato molto i suoi genitori, Piergiorgio e Francesca, innamorati a 55 anni come lo siamo io e la loro figlia. Mia mamma mi ha dato tanto amore, papà non è che non mi abbia dato amore, me l’ha dato in modo diverso» (Gianmarco Tamberi) • «Quando i suoi genitori si separano, Gianmarco rimane a vivere con Marco, che fin da quando aveva 9 anni è il suo allenatore. Anche sua madre Sabrina era una saltatrice, anche lei era allenata da suo marito. “Mio fratello Gianluca invece si trasferì a Roma da mamma. Lui è sempre stato uno dei mie più grandi stimoli, perché volevo uguagliarlo e batterlo. Era primatista italiano nel lancio del giavellotto, ma poi ebbe grossi problemi con il suo allenatore. Che anche in quel caso era nostro padre”. Nel 1984 Marco Tamberi aveva 27 anni. Alle Olimpiadi di Mosca era stato finalista di salto in alto. Era campione italiano, aveva appena ritoccato il record indoor che già gli apparteneva. Mentre si allenava, venne investito da un camion che gli spezzò il tendine d’Achille. Per Gianluca, era persino andato in Finlandia a studiare i maestri del giavellotto. Ma con il figlio più piccolo fu subito diverso. Anche se Gimbo preferiva il basket (ha giocato come guardia nella Stamura Ancona, ndr) che ancora oggi adora. “Non gli feci alcuna pressione. Gli dissi solo che al massimo avrebbe giocato nelle serie minori. Nel salto in alto invece, gli bastavano due allenamenti per gareggiare con i migliori d’Italia. Diciamo che lo aiutai a scegliere”. Lo sport è lastricato di padri che proiettano sui propri figli i loro sogni non realizzati. “Forse è stato davvero così, e solo ora mi rendo conto di quanto anch’io desideravo questo oro” racconta Marco. “Io ho un carattere molto impositivo, lui non è affatto arrendevole”. Nella casa di Ancona, fino al 2012 restano solo padre e figlio. “Ero costretto a vederlo sempre” dice Gimbo. “A colazione, a pranzo, a cena, agli allenamenti”. Nel 2012 c’è una fuga da fermo. Gianmarco non fa vita da atleta, beve e torna tardi la sera, non si presenta al campo lasciando Marco ad aspettarlo per ore. “Bisognava cambiare qualcosa. Andai a vivere da solo, contro la sua volontà”. Quattro mesi dopo, fa il record italiano» (Marco Imarisio) • Il rapporto turbolento tra Marco e Gianmarco Tamberi ha vissuto alti e bassi • «Com’è il vostro rapporto? “In passato è stato piuttosto difficile, soprattutto finché Gimbo è stato nella fase adolescenziale. Abbiamo caratteri molto simili e ci si scontrava duramente. Immagino sia arrivato vicino a detestarmi. Allo stesso tempo abbiamo sempre avuto una grande stima reciproca, che ha aiutato il nostro riavvicinamento. I rapporti padre-figlio e allenatore-atleta, negli anni, hanno avuto problemi, ma sono serviti a farci crescere”. Quando avete toccato il punto più basso? “Le fasi dure sono state tante, con momenti in cui abbiamo interrotto il rapporto per alcuni mesi. Aggiungiamo che la mamma ed io nel 2010 ci siamo separati: Gimbo l’ha presa male, ha faticato ad accettarlo”. Cosa vi ha fatto svoltare? “Gimbo, poco più di un anno fa, è andato a vivere da solo: le cose sono ulteriormente migliorate, perché si è autodisciplinato e non abbiamo più dovuto mescolare i rapporti, se non dal lato affettivo”. Dove può arrivare? “Percorriamo strade innovative, sotto il profilo tecnico e della preparazione. La sua crescita mi impressiona. La via è lunga, ma ci potrà portare ben oltre le quote attuali. Gianmarco è cocciuto, non si arrende mai, come ha dimostrato sabato”. Cosa ammira di lui? “La spontaneità, la caparbietà e la positività”. Come può migliorare? “A volte si fa prendere dal momento, non giudica obiettivamente le situazioni. La scorsa stagione all’aperto cominciò male, se ben ricordo con un 2.17 in giugno. Ma era stato fermo per un infortunio a un piede. Prese a dire che avevamo sbagliato tutto. Lo feci ragionare, spiegandogli che un mese di stop si paga. Poco dopo è arrivato il record italiano e ovviamente s’è calmato”. Quanto c’è di lei in lui? “È la mia evoluzione. In gara mi comportavo allo stesso modo. Ricordo il mio primo titolo italiano indoor, a Milano 1980. Mi presentai con un personale di 2.18. Entrai a 2.10 e lo feci alla terza. Poi 2.15, sempre alla terza. Come 2.18 e 2.21. Quindi 2.23, ancora all’ultimo tentativo. Di Giorgio, che aveva superato tutte le misure al primo, mi apostrofò: “Ora non dirmi che vuoi saltare anche 2.25”. Gli risposi: “Sì, Massimo, ma alla prima e vinco”. E così fu. Con le dovute proporzioni, c’è qualche analogia con quel che Gimbo ha fatto a Portland. La settimana dopo, agli Europei in sala di Sindelfingen, fui 5° col record italiano a 2.26” […] Condividete anche la passione per il basket? “A me piace molto, lui è malato: aveva sei anni quando col fratello Gianluca, che ne ha due in più, lo portai a Osimo dove allenava il grande Alessio Baldinelli, mio caro amico. Gimbo ha un bel talento, ma non avrebbe sfondato: è troppo leggero”» (ad Andrea Buongiovanni nel 2016) • «Nel 2021 io e mio padre siamo arrivati alla corda di violino, stavamo per spaccarci: io ero nervoso, frustrato, lui non sapeva più come prendermi. Abbiamo vissuto insieme un evento traumatico e per cinque anni ci abbiamo litigato. È alle nostre spalle, ora si prosegue leggeri» (Gianmarco Tamberi a Giulia Zonca) • «Il padre allenatore. Dopo l’oro olimpico hai cambiato. E hai vinto l’oro anche ai mondiali. Sinner ha un nuovo coach ed è migliorato. “La mia decisione è stata dettata da due motivi particolari. Il primo: era un rapporto padre e figlio completamente logorato; il secondo: un rapporto personale che non era più un rapporto normale, tutt’altro. Dal 2017 al 2022 è peggiorato. Per colpa di entrambi probabilmente. Era diventato un rapporto veramente tosto, pesante. Anche perché un conto è aver una brutta intesa con un collega di lavoro, e già è di per sé pesante se ci convivi ogni giorno sui campi d’allenamento; un conto è se questo collega di lavoro è tuo padre. Eravamo entrambi arrivati a non poterne più. E poi negli ultimi anni avevamo visioni un po’ diverse. Lo ritengo a tutt’oggi un allenatore straordinario dal punto di vista fisico e tecnico per il salto in alto, uno dei migliori al mondo, mi ha portato a far quello che ho fatto, e mi ha sicuramente insegnato ciò che mi ha permesso l’anno dopo, senza di lui, di vincere il Mondiale. Quello che so lo so grazie a lui. Però arrivato a 30 anni ho realizzato che non ero più un atleta da costruire, ma che andavo ascoltato; ho cercato di farglielo capire, però in mio padre manca la capacità di ascoltare l’atleta. Lui è bravissimo a insegnare, a prendere un talento e formarlo. Ma quando un atleta è formato come ero io e in più aveva subito un bruttissimo infortunio e lottava per tornare, è molto importante riesumare le proprie vecchie sensazioni. Io non arrivavo da 2 e 15 e volevo fare 2 e 39, io arrivano da 2 e 39 e volevo rifarlo. Io volevo ritrovarmi, lui voleva insegnarmi”. Ora tra padre e figlio com’è? “Il rapporto si è rovinato a tal punto che ad oggi è compromesso e se il tempo lo sistemerà, ancora non posso saperlo. Praticamente non ci parliamo più”. Vuoi che smettiamo? “No, no, è la verità, perché dovrei nasconderla? Non dicevo prima della finzione nei social, di tutti che mostrano solo cose belle? Sicuramente è uno dei fallimenti della mia vita non essere riuscito a creare un rapporto con mio padre; non me ne faccio una colpa e non la faccio a lui. La faccio al nostro modo di essere incompatibili”» (Gianmarco Tamberi a Benny Casadei Lucchi) • «La separazione fra Gianmarco Tamberi e il padre Marco ha lasciato parecchi strascichi. Il campione olimpico e il suo ex allenatore si sono divisi poco dopo gli Europei 2022 vinti da Gimbo con quest’ultimo che è passato alla corte di Giulio Ciotti. Tuttavia, il tempo non sembra aver ricucito la ferita. Il 18 gennaio 2024 quando Tamberi senior ha pubblicato un post al vetriolo su Facebook: “Tuo figlio dopo che ti sei giocato tutto, ma proprio tutto per lui, ti mette in mezzo a una strada da un giorno all’altro come una pezza da piedi”. Parole che pesano, soprattutto se messe a confronto con quanto raccontato nei mesi scorsi dal campione olimpico che ha sempre ringraziato il padre, anche se non ha nascosto un rapporto burrascoso, giunto ormai al limite della sopportazione. Il post è stato cancellato poco dopo, ma ha riportato a galla vecchie ruggini come la scelta di Gianmarco di abbandonare il basket per il salto in alto. Una mossa senz’altro lungimirante da parte di coach Marco che ha indirizzato entrambe i figli all’atletica leggera, ma che all’atleta delle Fiamme Oro Padova non è mai andato giù tanto da scegliere Ciotti per la rincorsa al titolo mondiale outdoor che mancava per completare il “Grande Slam”. L’allenatore marchigiano ha però pagato a caro prezzo questa scelta tanto da subire anche dei contraccolpi a livello fisico: “Ti devi operare al cuore (na robetta), prima di Natale ti dicono che potresti avere un tumore alla tiroide (era uno scherzo, pfuiii), tra poco la tua azienda per cui hai speso tante energie per 30 anni fallisce. Ma io ho Stefy e almeno un obiettivo molto importante, gente che non mi sarei mai aspettato mi dimostra ogni giorno di stimarmi e volermi bene. Cosa vuoi di più dalla vita? NEVER GIVE UP per me è davvero troppo facile (però voglio rincominciare a dormire bene, mi piaceva troppo, ca***!!)”» (Marco Cangelli) • Dopo la vittoria ai Mondiali di Budapest del 2023, Gianmarco Tamberi ha dedicato l’oro al padre Marco. Il commento della madre Sabrina Piastrellini: «Mi ha stupito il fatto che pubblicamente ha dichiarato che la medaglia è anche di suo papà, non me lo aspettavo. Lo ha fatto da vero uomo e sono contenta per quello che ha dato suo padre. È stato un rapporto non facile ma molto produttivo per l’atletica, la tecnica l’ha data il padre, purtroppo i caratteri sono molto simili, non sono uguali, si sono scontrati parecchie volte anche perché si ascoltano poco».