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 2025  settembre 12 Venerdì calendario

Biografia di Stella McCartney

Stella McCartney, nata a Camberwell, Londra, il 13 settembre 1971 (54 anni). Stilista (numerosi premi dalle principali riviste di moda internazionali. Dieci vittorie in varie categorie ai The Fashion Awards, tra cui due premi come Designer of the Year, nel 2007 e nel 2012). Attivista ambientalista.
Titoli di testa (Rispetto alla varietà di epoche, linee e indumenti che fanno parte delle sue collezioni) «A me va bene tutto, basta che abbia una funzione per chi li porta» [Serena Tibaldi, Repubblica]
Vita Tuo nonno materno era l’avvocato di tutti quegli artisti famosi… «Mio nonno, Lee Eastman! Era avvocato nel mondo dell’intrattenimento, e rappresentava artisti incredibili di tutti i tipi, assieme a scrittori e attori, tutti i grandi creativi dell’epoca, a New York. Compilava gli assegni per Quincy Jones quando era solo un bambino. Quincy me lo ricorda sempre quando ci vediamo. Lavorava anche con gli Impressionisti astratti. Rappresentava de Kooning (…) con cui passavo un sacco di tempo crescendo. (…) Ma rappresentava anche Franz Kline and Robert Motherwell and Joseph Cornell and Josef Albers and Mark Rothko. Cioè, era davvero pazzesco. Da bambini siamo cresciuti attorniati da tutto ciò» [Derek Blasberg, Gagosian Quarterly] • Suo padre è il leggendario Paul McCartney, cantante, bassista e pianista dei Beatles. La madre è Linda Eastman, abile fotografa • I due si incontrano a Londra, il 15 maggio del 1967, nel club Bag O’Nails. Lei si trova in Inghilterra come inviata per scattare fotografie alla scena musicale locale. Quattro giorni dopo si rivedono a casa di Brian Epstein, alla festa di lancio per l’album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band. Lei ha portato a termine l’incarico ed è costretta a tornare a New York [Barry Miles, Paul McCartney: Many Years From Now] • Passa un anno, e i due si rivedono quando McCartney e John Lennon raggiungono New York per l’inaugurazione della Apple Records. Alcuni mesi dopo, McCartney la invita a raggiungerlo a Londra per passare del tempo assieme. La prima sera sono già a casa di lui, che ai fan appare «molto felice» [Philip Norman, Shout!: The Beatles in Their Generation] • In seguito, Paul racconterà la sua attrazione nei confronti di lei per il suo aspetto, l’indipendenza ribelle, l’amore per la natura, la preferenza per i vestiti informali. Rimane sbalordito dal fatto che con lei può manifestare la sua stanchezza per il lavoro, cosa fino ad allora mai provata [Ibid.] • I due si sposano a Londra, in una piccola cerimonia privata, nel marzo del 1969. I fan dei Beatles la prendono male: l’ultimo scapolo del gruppo è occupato. Assieme a Yoko Ono, moglie di John Lennon, Linda verrà incolpata per la separazione dei Beatles e presa di mira dalla stampa e dal pubblico [Ibid.] • Due anni dopo nasce Stella: ha due sorelle maggiori, Heather (nata da un precedente matrimonio di Linda) e Mary. Nel 1977 nasce il fratello minore, James • Il parto è difficile: Linda deve sottoporsi a un cesareo di emergenza. Paul, fuori dalla sala operatoria, prega che la figlia nasca «sulle ali di un angelo». Ciò gli ispirerà il nome per il gruppo che creerà assieme alla moglie, i Wings [Barry Miles, Keith Badman, The Beatles Diary After the Break-Up: 1970–2001] • La famiglia McCartney passa più tempo possibile nella loro fattoria organica, situata in mezzo a una foresta nella campagna scozzese. Quando Stella ha cinque anni vi si trasferiscono in pianta stabile per alcuni anni: «Eravamo una famiglia molto unita (…) C’erano sempre tonnellate di musica a casa: quella è stata la forza portante della nostra infanzia. (…) Cavalcavamo in giro, al pelo. Mia mamma era una gran cavallerizza, come lo è mio papà. Ci lasciavano in buona sostanza a cavarcela da soli, l’opposto dell’educazione di oggi. (…) Venivamo letteralmente lasciati liberi di girovagare per la campagna scozzese, cadevamo da cavallo e dovevamo camminare per chilometri verso casa. Avevamo una libertà incredibile, sono i migliori ricordi della mia vita» [a Desert Island Discs] • I suoi genitori la mandano a studiare in scuole pubbliche, perché vogliono che tenga i piedi per terra. Lei non apprezza la scelta, perché si distingueva comunque per la fama e la ricchezza del padre. «In ogni modo sapevo badare a me stessa: sono stata una bulla per un po’. E poi sono rimasta nella stessa scuola dagli 11 ai 17 anni, per cui gli altri si abituarono a me. Ma mi vergognavo un pochino se perdevo il bus e dovevo essere accompagnata in una bella macchina. Penso che gli insegnanti trovassero il tutto ancora più strano dei bambini, perché dovevano conoscere la musica dei miei genitori» [Nicole Lampert, The Standard] • «Una parte dei problemi che ho nel mio lavoro è dovuta a come sono cresciuta (…) sono talmente paranoica di non piacere alla gente per via delle mie origini che voglio piacere agli altri. E al lavoro voglio essere una capa gentile (…) non sempre mi è stato di vantaggio, ma voglio essere carina con la gente». Quando le chiedono se perderà mai questa sensazione di dover dare prova di sé stessa agli altri, risponde: «No. Mi sento scontenta di me stessa, il che è davvero patetico» [Ibid.] • «A scuola, già avere come argomento di conversazione il fatto di avere per genitori due superstar globali era tremendo, ed essere vegetariane significava raddoppiare. I nostri genitori ci misero intorno a un tavolo e ci dissero che volevano diventare vegetariani. La mamma ci disse che non avrebbe più cucinato carne o pesce a casa, ma che, se avessimo voluto mangiarlo fuori, avremmo potuto farlo perché era una nostra scelta. Per cui non ci siamo mai sentite obbligate (…) trovavo tanta ostilità e difensività, la gente si arrabbiava se mangiavo vegetariano» [a Romesh Ranganathan, Youtube] • «Sono cresciuta in una famiglia in cui non si buttava via la roba. (…) Mia mamma e mio papà sono stati veramente astuti: andavo in una scuola pubblica, e non mi davano un sacco di soldi. Così andavo a comprarmi i vestiti in negozi di seconda mano e in quelli vintage, o nei mercati». Incoraggia i coetanei a fare lo stesso, perché «era molto più eccitante. E più figo» [PorterEdit] • Da bambina accompagna i genitori nei tour dei Wings: i viaggi aerei le danno molto presto la sensazione che tutto il mondo e la natura siano uniti in un unico insieme • Volevi essere una stilista già a 10 anni? «Sì. Fin da bambina ero colpita da tutto quello che era fashion. (…) Ero veramente attratta dal guardaroba di mia mamma e mio papà. Ci passavo un sacco di tempo, dentro. (…) I miei genitori avevano lavori creativi, ma la nostra famiglia era una in cui si lavorava. Non c’era un’opzione “Quando sarai grande non dovrai lavorare”» [Cindy Leive, Glamour] • A 12 anni porta a termine la sua prima creazione, una giacca bomber color rosa scuro. Si ricorda il momento in cui ha pensato: diventerò̀ fashion designer? «Da teenager. Chiesi a un’amica stilista di mamma, Betty Jackson, se potesse offrirmi un’esperienza lavorativa e lei mi diede un’ottima idea: “Vuoi sul serio fare moda? Dovresti prima conoscere ogni singolo reparto, invece che partire direttamente da uno studio di design”. Così, a 15 anni sono andata a Parigi e ho lavorato per Christian Lacroix, Saint Laurent e altre Maison. Sono seguiti stage nelle pubbliche relazioni, da British Vogue, nella produzione. L’industria negli Anni ‘90 non era come oggi, dove puoi essere un knit o print designer, un esperto di ricamo o sostenibilità. Contava solo essere designer» [Benedetta Rossi, amica.it] • Il passo successivo è un’esperienza da Edward Sexton, il sarto delle star di Savile Road, che tra gli altri aveva vestito proprio Paul McCartney [Ibid.la] • All’inizio degli anni ‘90 iscrive al corso di fashion design del rinomato college Central Saint Martins. «Quando Stella McCartney è arrivata alla Saint Martins», ricorderà la direttrice del corso Willie Walters, «era una studentessa defilata, quasi invisibile, ma con una volontà di ferro. Aveva un’ottima manualità e dal primo semestre le era già chiaro ciò che voleva realizzare: una moda commerciale, per tutti, da grandi numeri». [Iban Rais, GQ] • Nel 1995 si laurea. Il giorno del diploma c’è la sfilata di fine corso, con presentazione delle collezioni degli studenti. Stella fa infuriare i compagni di scuola: a sfilare per lei entrano in passerella Kate Moss e Naomi Campbell e gli altri allievi la accusano di aver monopolizzato l’attenzione della stampa su di sé. Lei scatta: «Voi avete chiamato le vostre amiche, io le mie» [James Sherwood, Indipendent] • In sottofondo si sentono le note di Stella May Day, canzone composta per l’occasione dal padre (e mai pubblicata ufficialmente) [the-paulmccartney-project.com] • Nel 1997, appena venticinquenne e con solo due collezioni (andate a ruba), viene chiamata a sostituire Karl Lagerfeld alla guida di Chloé. Il tedesco sibila: «Penso che abbiano voluto prendersi un grande nome. E lo hanno fatto, ma nella musica, non nella moda. Speriamo abbia il talento del padre». Stella non accusa il colpo: considera una certificazione del livello che ha raggiunto il fatto che il gran Kaiser l’abbia considerata. Nonostante foschissime previsioni, McCartney porta la casa francese a un aumento del 500% di profitti [James Sherwood, Independent] • Nel 2001 arriva il gran salto: Stella McCartney decide di lasciare Chloé e di dare vita a una casa di moda tutta sua, che battezza con il suo stesso nome. È una joint-venture con il gruppo Gucci, che le lascia la guida, creativa e gestionale, del marchio [Ibid.] • Mette in pratica da subito le sue idee in materia di salvaguardia delle specie animali e dell’ambiente, mettendo al bando prodotti di origine animale come pellame, pellicce, penne, e dando vita a una lunga serie di sperimentazioni, che la porteranno a cercare materiali il più possibile rispettosi dell’ambiente. Dai primi esperimenti con i materiali ricavati dal riciclo della plastica al finanziamento di progetti rivoluzionari, come la prima pelliccia in materiale Koba, con il 37 % di componenti vegetali, contiene poliestere rigenerato che può essere a sua volta riciclato una volta in disuso (presentata nel 2019) o un tessuto artificiale simile a quello prodotto da un ragno per sostituire la seta (il Microsilk, biodegradabile) • «È stato difficile sin dall’inizio, a essere sincera. Non credo di riconoscere abbastanza a me stessa e al mio team quanto sia impegnativo lavorare in questo modo. Tendo a comportarmi come se fosse tutto semplice, come se potessimo fare qualsiasi cosa». Ripercorrendo i primi anni del brand, ricorda: «quando ho lanciato Stella nel 2001, era quasi impossibile trovare materiali sostenibili. Le poche alternative alla pelle esistenti erano pensate per l’industria automobilistica, non certo per la moda o per ragioni etiche». Oggi, però, lo scenario è cambiato, anche grazie al lavoro pionieristico della maison: «abbiamo un ruolo attivo nello sviluppo di questi materiali. Ci muoviamo in uno spazio unico, tra agricoltura, scienza e innovazione tessile. Nessuno ci impone di fare ricerca e sviluppo o di seguire standard così rigorosi: siamo noi a scegliere queste regole». Con orgoglio, McCartney sottolinea l’impegno del brand: «non utilizziamo Pvc nelle nostre paillettes, né piombo nei cristalli. Non usiamo colle di origine animale e restiamo fedeli al nostro approccio cruelty-free, lavorando con alternative vegane e innovazioni all’avanguardia. Lo facciamo per amore degli animali, delle nostre comunità e del Pianeta». [Sennait Ghebreab, Vogue Italia] • Tappe importanti nella storia del marchio: 2003, lancio della prima linea di profumi. 2009, lancio della borsa Falabella, 2010, in collaborazione con il gruppo GAP, disegna una linea di abbigliamento per bambini. Gran successo: la indossano anche quarantenni come Carla Bruni, all’epoca Première dame di Francia [Sara Ricotta Voza, Stampa], 2016, lancio di una collezione maschile ispirata dal padre Paul. 2018, Fine della partnership con il gruppo Kering (già Gucci) e rilevamento completo delle quote societarie [Wunderlabel.com] • Nel 2012 viene chiamata a progettare, per conto di Adidas (con cui collabora strettamente dal 2004) la divisa degli atleti inglesi che parteciperanno all’Olimpiade di Londra 2012. Il suo disegno, basato sulla Union Jack, solleva alcune voci critiche: mancherebbe il colore rosso, il che potrebbe aver ridotto l’aggressività agonistica degli atleti, e l’insieme dei colori richiamerebbe un tubetto di dentifricio [Nicky Bandini, The Guardian] • Anche la divisa delle olimpiadi del 2016 verrà disegnata da lei • Tappe controverse nella storia del marchio: 2014, polemiche per una sua frase un po’infelice e decontestualizzata durante un’intervista per il lancio della collezione primavera/estate «La forza, da sola, in una donna è abbastanza aggressiva, e non terribilmente attraente, questa collezione celebra il lato gentile» [Lauren Cochrane, The Guardian] • Nel 2015 accuse di appropriazione culturale e di “neocolonialismo del fashion” per aver usato sui suoi vestiti della collezione primaverile i motivi Ankara, originari dell’Africa Occidentale, su modelle non africane (e che queste ultime siano pesantemente sottorappresentate, con una sola rappresentante in passerella) [Rosie Swash, The Guardian] • Nel 2021, prima e unica personalità del mondo della moda, viene invitata a partecipare ai lavori della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop 26), in cui porta una petizione per portare l’attenzione dei governi (e dei suoi colleghi) sul pesante impatto ambientale che il settore del fashion ha sul riscaldamento globale, e proponendo una messa al bando più ampia possibile delle pelli animali. Si dice molto soddisfatta dell’accoglienza, dopo anni e anni di ironie e scetticismo sulle sue battaglie ambientalistiche [Emily Chan, Vogue Italia] • Nel 2013 è stata nominata Officiale dell’Ordine dell’Impero britannico in riconoscimento ai suoi servizi nel mondo della moda. Nel 2022 è stata promossa al rango di Comandante [Harper’s Bazaar].
Curiosità Rifiuta di salire sugli aerei con i sedili in pelle [Stampa] • Aveva un cane da pastore, Mimì, nutrito per oltre quindici anni a carote [Ibid.] • La passione per i cavalli le ispira il nome della sua iconica borsa «Falabella», come l’omonima razza argentina di cavalli in miniatura: gli esemplari non superano gli 80 cm al garrese [Guia Rossi, Cosmopolitan] • Nel 1998, alla morte della madre, a cui era molto legata e che era stata una fonte d’ispirazione importantissima per il suo stile, nonché un modello di condotta personale imprescindibile, comincia a soffrire di forti attacchi di panico e depressione. Con il padre si recano in visita al guru Maharishi Mahesh Yogi, fondatore del metodo della meditazione trascendentale. Grazie ai suoi consigli e alla pratica degli esercizi meditativi riscontra un miglioramento immediato [Stella McCartney, The Times] • «Sono veramente una musicista frustrata. Suono un po’la chitarra e canto. Ho sempre voluto essere una musicista, ma non mi ci sono dedicata perché sapevo che sarebbe stato talmente ovvio e facile, e non volevo finire incasellata. Voglio dire, se già vengo messa in difficoltà facendo un lavoro completamente diverso da quello di mio padre, immaginatevi cosa succederebbe se provassi a fare la musicista» [Lampert, cit.]
Amori Sposata dal 2003 con Alasdhair Willis, pubblicista inglese (dal 2022 direttore creativo di Adidas). Alla cerimonia indossa l’abito da sposa di sua madre. • Riesce a vedere i cambiamenti che Alasdhair ha causato in lei? «Oh, li vedo tutti i giorni. È un uomo incredibile. Sono molto innamorata di lui». Sente che possa essere qualcosa tanto banale quanto che lui l’abbia domata? «Oh sì, potrebbe esserci stato un momento del genere. (Ride) Ero così selvatica? Quando trovi una persona con cui sistemarti immagino ci si ammorbidisca. Ti domano, no? Oppure sei tu a domare loro. Per me è stato un momento di resa. Accetti semplicemente il giorno successivo della tua vita». Si è sorpresa? «Sì. Ma io trovo tutto sorprendente. Ma non penso di rifletterci tantissimo. Io seguo un po’ la corrente. C’è una parte di me che riconosce come talvolta la vita abbia un suo sentiero (…)». È stato amore a prima vista? «Abbastanza. Sicuramente abbiamo trovato una chimica parecchio in fretta. Voglio dire, ci siamo visti e la sera stessa avevamo un appuntamento» [Tim Blanks, interviewmagazine.com] • Hanno quattro figli, due maschi e due femmine.
Titoli di coda Lei è una dei pochi stilisti affezionati all’ambiente... «Ma si convertiranno anche gli altri, si fidi. Altrimenti, presto saranno terribilmente fuori moda» [Antonello Guerrera, Rep]