17 settembre 2025
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Biografia di Luca Bottura
Luca Bottura, nato a Bologna il 18 settembre 1967 (58 anni). Giornalista, scrittore (7 libri), conduttore radiofonico e autore televisivo. 2 premi Satira politica di Forte dei Marmi (Il primo nel 2008 come autore per Quasi TG, condotto da Rocco Tanica. Il secondo nel 2011 per il suo libro Mission to Marx).
Titoli di testa «Davanti a un microfono non mi spaventa quasi nulla. Anzi: davanti a un microfono, [...] sono profondamente felice. [Luca Bottura, lucabottura.net].
Vita Il padre, birocciaio, viene arruolato a 17 anni e inquadrato come autiere. «Il 25 luglio 1943, quando cadde il fascismo, rimase come tutti senza ordini. Scriveva alla fidanzata di allora che le milizie fasciste provavano a prendersi la caserma di Treviso, ma loro li respingevano. La salutava così: “viva il re, viva Badoglio, abbaso i fascisti”. Abbaso, con una “s” sola. Aveva la terza elementare. L’8 settembre arrivarono i tedeschi e gli diedero la possibilità di scegliere: Salò o la deportazione, a fare lo schiavo. Poche ore dopo era su un vagone piombato in direzione Kostryn, Prussia orientale. Oggi è in Polonia. [...] Il campo fu liberato poco prima della caduta di Berlino dall’Armata Rossa. L’autiere riuscì a tornare in Italia nel settembre del 1945. Pesava 36 chili» [ibid.] • A 13 anni, folgorato dallo slogan che annunciava la nascita di Mediaset «Corri a casa in tutta fretta, c’è un biscione che ti aspetta» implora il padre di portarlo a vedere gli Studi di Canale 5. «All’epoca sono me stesso ragazzino. Quindi un rompicoglioni ragazzino. Mi infilo nelle radio private assumendo dosi passive e massicce di sostanze psicotrope. Assalto le tv locali per vederne il backstage, che spesso manco c’è. [...] Importuno intere case editrici. A dieci anni ho già ho preso un bus per la lontana San Lazzaro di Savena, da solo, scopo pellegrinaggio alla redazione del Guerin Sportivo. Volevo conoscere Italo Cucci, il direttore. Che poi è diventato Italo Balbo, per quella vecchia consuetudine che i fascisti sono degli “intellettuali anarchici di destra” solo quando non governano. [...] Cucci faceva un giornale bellissimo e soprattutto tifava Bologna come me. Ma era sabato, c’era solo l’usciere. Mi fecero vedere la redazione deserta, le rotative e il magazzino: accatastati, pile di periodici stampati in loco. Quasi tutti tempestati di gente ignuda e flessibile [Bottura, Stampa] • «Non ho fatto il Classico, ho perso per strada la mia laurea mai raggiunta in Storia contemporanea mentre consumavo suole dietro a tizi che prendevano a calci un pallone o lo infilavano in un canestro» [Bottura, Rep] • Nel 1989 comincia a collaborare con l’Unità in qualità di inviato sportivo • Contemporaneamente muove i primi passi nel mondo della radio, sulle frequenze della bolognese Radio Città del Capo. Lì «ho cominciato la mia lunga storia d’amore con microfoni, cazzeggio e serietà. Registravamo le puntate di Vile vinile direttamente su cassetta, con le cuffie in bachelite rossa che funzionavano random, un canale alla volta. Nessun controllo editoriale. Libertà assoluta. Eppure, lampante, la sensazione di appartenere a una comunità cui regalavamo un’oretta di facezie al netto di una produzione talvolta professionalissima, talvolta meno, talvolta lieve, talvolta pesante come piombo glassato al tungsteno. Era, anche, la radio in cui lavorava mia moglie» [Bottura, lucabottura.net] • Tra il 1992 e il 1995 lavora nel settimanale satirico Cuore, di cui diventerà «altro direttore», accompagnando il direttore vero, Michele Serra • «Cuore era basato moltissimo sui contributi di chi ci scriveva: noi li chiamavamo “delatori”. Era di fatto un abbozzo cartaceo di social. Ogni giorno ci arrivava fisicamente un sacco pieno di carte, pieno di fotografie di negozi dai nomi strani, di segnalazioni dai giornali di virgolettati e titoli curiosi, tutto quel che ci serviva per fare il giornale. Si era creata una sorta di comunità molto forte, e quindi, quando mi è ricapitato di fare radio con un taglio satirico, ho inevitabilmente sfruttato quell’esperienza. [...] Quel tipo di complicità oggi è più o meno la stessa. La gente è contenta di far parte di una comunità satirica, si diverte [...] io sostanzialmente sono pagato per forzare il lavoro degli altri» [a Leonardo Grilli, Redazione Il Ducato] • «Da qualche anno collaboro con la Rai. Iniziai così: nel 1998, in una delle seimila crisi de l’Unità, ci misero in “contratto di solidarietà”. [...] Avendo tempo libero a disposizione, feci una cosa che [...] mi sembra ad oggi grottesca. Forse perché lo era. Non conoscendo nessuno, scrissi al direttore della sede Rai dell’Emilia-Romagna, Fabrizio Binacchi [...] proponendo un programma radiofonico. Siccome so fare praticamente solo quella, era una rassegna stampa satirica. Tarata sui piccoli giornali. Si chiamava Media Inferiori. Binacchi lesse il mio curriculum [...] e fece una cosa inaudita: lo girò al direttore di Radio2. A settembre, Tagliobasso era in onda. Affidato a uno sconosciuto senza maniglie che non fossero quelle dell’amore, reduce solo da esperienze radiofoniche locali. [...] Il programma sarebbe durato due anni. Poi arrivò un altro direttore, che mi chiese di “far fuori” uno degli autori per rimanere in onda, come segno di buona volontà per il nuovo corso. Rifiutai. Lo chiuse. Il primo direttore [...] che da bambino vedevo in conduzione al Tg2 mentre raccontava con aplomb e professionalità gli anni di piombo, si chiamava Giancarlo Santalmassi» [Bottura, su X] • Nel 2001 Michele Serra si trova a lavorare come autore al programma di Adriano Celentano 125 milioni di ca…te, e chiede a Bottura di seguirlo. In procinto di essere assunto al Corriere della Sera, Bottura rifiuta e decide di lavorare al programma di Celentano. Contemporaneamente, gli era stato proposto di collaborare anche a un nuovo programma di Fabio Fazio (che non verrà mai realizzato). Alla seconda puntata di 125 milioni di ca…te, Celentano mandò a quel paese Fazio, precipitando uno sgomento Bottura nella prospettiva della disoccupazione [a Radio Radicale] • Prospettiva che non si concretizza. Bottura diventa un autore televisivo e comincia a collaborare con Gene Gnocchi, che «mi chiamava “l’ostinato” perché, errore da principianti, ero convinto che, se l’artista non prendeva la mia idea, era perché non l’aveva capita. E allora la rispiegavo. [...] Occorre tenere presente che, se devi rispiegare le tue idee all’artista un po’troppo spesso allora è meglio cambiare artista. Cosa che mi è successa spesso nella mia carriera, anche perché io, normalmente e non soltanto in televisione, sono un tipo che prende le valigie e se ne va. Faccio fatica ad essere popolare con le persone che conosco» [ibid.] • Altri artisti con cui lavora e ha lavorato: Enrico Bertolino, Victoria Cabello, Maurizio Crozza, Antonio Cornacchione, Fabio Volo, Fabio Fazio e molti altri comici • Spicca il legame professionale strettissimo con Gepi Cucciari: «uno spirito dentro due corpi» [Aldo Grasso, Cds] • Al lavoro come autore televisivo accompagna quello di ideatore e di conduttore di programmi radiofonici in cui il suo cavallo di battaglia, la : Tagliobasso (Rai Radio 2, 1998-2000); Mi dia del play (Play Radio, 2005-2006); Lateral (Radio Capital, 2007-2017); Tuttorial (Radio Deejay, 2017-2018); Forrest (Rai Radio 1, 2020-2023) • La fine delle ultime due trasmissioni è stata oggetto di alcune controversie: Tuttorial è stata sospesa a metà stagione per far posto all’arrivo di una nuova trasmissione di Fiorello, adducendo anche una scarsa sintonia tra il conduttore e il pubblico. Bottura lascia la trasmissione con alcune sarcastiche stilettate nei confronti della direzione [Stefano Tumiati, radiospeaker.it] • La chiusura di Forrest ha avuto una eco ben maggiore: Bottura e la co-conduttrice Marianna Aprile lamentano il fatto che, con il contratto quasi in scadenza, la direzione abbia ignorato le loro richieste di colloquio e proceduto a chiudere la trasmissione in maniera brutale, lasciando senza alcuna risposta le domande di tutta la redazione, tecnici compresi. Il mancato rinnovo della trasmissione, nonostante gli ascolti positivi, ha fatto sorgere in diversi osservatori il sospetto che l’operazione rientrasse nel quadro più generale di riassetto della Rai in direzione più filo-governativa, censurando le opposizioni [Barbara Visentin, Cds] • Oltre a lavorare in radio e in televisione, Bottura ha scritto e tenuto rubriche su vari giornali, come il Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa, L’Espresso, Sette • Su Twitter tu vai a mettere il culo davanti alle pedate. E cosa ti spinge a fare ciò? «Perché sono alla fine un provocatore dei neuroni degli altri, per cui mi diverte andare a cercare gente che la pensa come me. Purtroppo molto spesso trovo anche gente che la pensa in maniera molto diversa da me, e siccome il linguaggio dei social non è esattamente un viale tappezzato di petali di rosa, talvolta lo pago. Però [...] io ho una tendenza mia da vecchio comunista emiliano, e mi scuso sia per le parole emiliano che comunista, di farmi guidare, quando ci metto la faccia o il culo (che in molti casi coincidono), da una specie di piccola etica di cose che ho l’urgenza di dire [...] e quindi [...] non riesco a rinunciare a quel piccolo personalismo anarchico che a volte mi fotte. Ma fino ad adesso mi ha sempre dato anche un sacco di soddisfazioni; quindi, continuerò a farlo finché campo perché mi diverte molto» [a Roberto Rapanello, Radio Radicale] • Proprio la sua attività di commentatore ironico e provocatorio sui social (in particolare su X) gli ha attirato, nel corso degli anni, gli strali dei rappresentanti di quasi tutte le forze politiche in maniera trasversale. Si ritiene particolarmente preso di mira da renziani, leghisti, e dal giornalista Marco Travaglio [Bottura, lucabottura.net].
Curiosità «Secondo me la satira deve evolversi, essere in qualche modo aderente a un mondo che cambia. [...] Ho una collezione di battute sessiste che ho nascosto nei meandri della mia cantina e che non rifarei. Non mi piacciono quelli che dicono: “non si può più dire niente”. Invece, secondo me, ci si può e ci si deve evolvere magari mantenendo una piccola stellina polare e cioè di non colpire i deboli che è una cosa decisiva e fondamentale» Una battuta che ha fatto e che rifarebbe? «Miliardi. Una che è rimasta un po’ nella storia era “scatta l’ora legale è panico tra i socialisti” [...] e poi su Cuore ne abbiamo fatte molte altre ed erano efferate, cose che adesso sicuramente con l’indignazione sociale che esplode magari non funzionerebbero più». Una che ha fatto e che non rifarebbe «Una battuta su Maria Elena Boschi: era in corso una campagna pubblicitaria di Moncler sui piumini e, misi con una vignetta la foto della Boschi con il titolo “Salva le oche, non comprare Moncler” quindi le stavo dando dell’oca» [a Leali alle notizie Aps, Youtube] • È un accanito tifoso del Bologna, ma preferisce non frequentare troppo spesso lo stadio. Minacciato dagli ultrà dopo aver pubblicato su Facebook «una foto della curva Andrea Costa. In mezzo alla quale campeggiava uno striscione in caratteri squadrati che parlava di difesa dell’onore e altri concetti piuttosto vacui e piuttosto nostalgici», corredata dal commento «ci meritiamo tutto» [Bottura, Corriere di Bologna] • Il suo gruppo musicale preferito è quello dei Cake; apprezza particolarmente la loro cover di I will survive [a La Locomotiva].
Amori Della sia vita privata non si sa molto. Ma sul suo blog, quattro anni fa, ha scritto di avere «moglie e figli sberluccicanti».
Titoli di coda «Ridere di chi ci comanda, che abbiamo scelto noi, è ridere anche di noi stessi» [Maria Viveros, Alto Adige].