18 settembre 2025
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Biografia di Jeremy Irons
Jeremy Irons, nato a Cowes, sull’isola di Wight, nella Manica, di fronte dalle coste inglesi, il 19 settembre del 1948 (77 anni). Attore. Uno dei pochi a essersi aggiudicato le cosiddette tre corone: Oscar per il cinema, Tony Award per il teatro ed Emmy Award per la televisione.
Vita Qual è il suo primo ricordo? «Sono nel mio passeggino e mi stanno portando in giro per un campo di golf per la passeggiata quotidiana» [Rosanna Greenstreet, The Guardian] • Ultimo di tre figli. Sua madre è casalinga. «Suo padre è un contabile che gli impone una rigida educazione» [Rittatori] • «L’isola di Wight è all’origine della mia insularità, certo. Ma se spesso ho bisogno di restare con me stesso – andare a vela da solo, fare lunghe cavalcate, andare in moto o in giro coi cani – è anche per via della mia infanzia difficile. I miei genitori mi mandarono in collegio, come fanno molti in Inghilterra. Ma io ci andai a sette anni: troppo presto, il distacco dalla famiglia fu traumatico. Pian piano ho imparato a farcela da solo, ma sono anche divenuto un solitario» [Massimo Gaggi, Style] • A 13 anni lo mandano in un college – rigorosamente maschile – del Dorset, pieno di figli di famiglie che ambivano a entrare nella middle class. Impara ad andare a cavallo. «Sono cresciuto tra ragazzi […] che non hanno mai potuto fare quello che volevano. Ma io non sono il primogenito e la cosa ha aiutato» [a Tara Brady, Irish Times] • Sono gli anni dei Beatles, e Irons vorrebbe fare il batterista: dopo la scuola, suona in una rock band. «Il bassista aveva un certo successo con il pubblico femminile [...] Io invece non avevo neanche mai parlato con una ragazza: ero un incompetente assoluto in quel campo”» [Ruth La Ferla, New York Times] • «Sa che la prima intervista della mia vita l’ho data proprio al Corriere della Sera quando avevo 16 anni?» Faceva già film a 16 anni? «Macché, andavo coi miei amici inglesi a scoprire l’Europa. Avevamo pochi soldi, cercavamo di mantenerci suonando. Eravamo piuttosto bravi e un giorno, mentre ci esibivamo nella Galleria Umberto di Napoli, arrivò un giornalista del Corriere che fece un pezzo sulla nostra storia» [Gaggi, cit.] • «Da ragazzo, una volta, pensò di unirsi a un circo. “Ma gironzolando sul retro dei tendoni, una notte, scoprii che chi lavora per il circo, a quanto pare, dorme in una specie di cabina letto con quattro cuccette” racconta. “Ho pensato ‘Sono troppo middle class per questo’”» [La Ferla, cit.] • Come ha scelto di diventare attore? «Non è stata una decisione razionale. Dopo essere stato educato in modo molto tradizionale, mi sembrava che il mondo fosse di una noia mortale. Così sono diventato una specie di zingaro: suonavo la chitarra e stavo ore con gli amici a parlare davanti al fuoco. Ho fatto mille lavoretti finché mi è capitato di salire sul palcoscenico […] Avrei anche potuto fare il veterinario: mi piacciono molto gli animali. O l’architetto: sono affascinato dagli spazi e dalla forma degli edifici» [Rittatori, cit.] • Dopo il diploma, va a Londra. Lavora per un’associazione di beneficienza gestita da due preti. Nel tempo libero suona fuori dai cinema del West End. Poi, un giorno, vede un annuncio sul giornale. «Offriva lavoro come assistente di palcoscenico in un teatro di Canterbury. Si trattava più che altro di preparare gli arredi scenici e spostare la scenografia, ma fu lì che imparò ad amare il teatro» [Chloe Fox, The Telegraph] • Fa domanda per varie scuole di recitazione e viene ammesso a quella dell’Old Vic Theatre di Bristol, fondata nel 1946 da Laurence Olivier e considerata una delle più prestigiose del mondo • «Ho lavorato con John Gielgud e Laurence Olivier e me la facevo sotto. Ricordo che in una scena di Ritorno a Brideshead io avevo la maggior parte delle battute e mentre provavamo, Olivier mi osservava, studiando il modo in cui riuscire a fare una figura migliore di me. Ho pensato all’insicurezza di noi attori, che non scompare mai: siamo come bambini, abbiamo sempre il bisogno di trovare l’approvazione del pubblico» [Marco Consoli, L’Espresso] • Per potersi permettere la scuola, Irons lavora come assistente, musicista di strada, scenografo, cameriere e giardiniere. «Qual è il lavoro peggiore che abbia mai fatto? Riempire sacchi di letame» [Greenstreet, cit.] • Debutta a 21 anni, nel 1969, come Florizel principe di Boemia nel Racconto d’Inverno. «Sono convinto che se si impara a recitare Shakespeare si può recitare qualunque cosa. C’è più materiale nel suo lavoro che in quello di qualsiasi altro scrittore mai esistito. Ha trattato ogni umana condizione e riesce ancora oggi a comunicare con il pubblico. Compito dell’attore è proprio questo: rapportarsi al suo linguaggio e renderlo contemporaneo. Questa è tecnica. È un compito rischioso ma esaltante, perché con Shakespeare si può scavare in un’enorme area dei sentimenti umani, per questo ogni messa in scena di una sua tragedia è diversa dall’altra» [Alessandra Mammì, L’Espresso] • «Irons ricorda di non essere stato, da giovane, un attore particolarmente brillante […] e che lo interessavano molte cose fuori dal teatro. “Compravo mobili all’asta e li rielaboravo [uno dei suoi mobili, che ancora possiede, è una poltrona costruita incollando un cuscino sul vaso di un gabinetto, ndr]. Facevo anche compravendita di vecchie stampe teatrali” sorride. “Molti credevano che sarei finito a fare l’antiquario, credo”. Ma deve essere stato più ambizioso di quanto lascia supporre, perché dopo il diploma si trasferì subito a Londra per cercare lavoro» [Fox, cit.] • Ha successo: la sua grande occasione arriva nel 1971, quando viene ingaggiato come Giovanni Battista nel musical rock Godspell. Nel teatro vicino al suo lavora Sinead Cusack, già famosa per essere la figlia dell’attore Cyril Cusack e l’ex fidanzata del calciatore George Best • «Un mio amico […] aveva sposato una ragazza irlandese […] e ricordo di aver pensato: ecco di cosa ho bisogno nella vita, ho bisogno di un pizzico di spirito celtico, perché sono molto freddo e anglosassone. E così, quando ho incontrato Sinead ho pensato: ci siamo!». La coppia si sposa nel 1978 • «Nel 1980 Irons esordisce al cinema in Nijinsky di Herbert Ross e l’anno successivo è già protagonista de La donna del tenente francese di Karel Reisz […] accanto alla lanciatissima Meryl Streep» [Balzarotti, cit.] • Il cinema le è venuto naturale? «No, ero troppo teatrale. Esageravo, proiettavo la voce. Fu Meryl Streep a insegnarmi: “Non puoi voltare le spalle alla macchina da presa, devi considerarla la tua amante, flirta con lei”» (Michela Tamburrino, SecoloXIX] • «Inizia a delinearsi così quella parabola che negli anni 90 lo porterà […] a imporsi come nuovo volto del cinema internazionale» [Balzarotti, cit.] • I suoi più grandi successi sono Un amore di Swann (1984), il drammatico Mission, palma d’oro a Cannes nel 1986, Inseparabili e M. Butterfly di David Cronenberg. Nel 1991 vince l’Oscar, il Golden Globe e il David di Donatello per Il mistero von Bülow. Lavora con Zeffirelli in Callas forever e si trasferisce in Toscana per girare Io ballo da sola di Bernardo Bertolucci. «Una noia mortalissima […] dove tutti chiacchierano, fumano, si adagiano sull’erba, guardano i filari, dicono cose molto eleganti mentre cercano forsennatamente di perdere la verginità e sono, ovvio, vestiti Armani, tutti, dalla testa ai piedi. Perché nobilita» [Foglio] • Diventa abbastanza ricco da potersi comprare un castello sul mare abbandonato in Irlanda. Ci va ad abitare, ma fa infuriare i vicini quando lo ridipinge di rosa. «Su consiglio del dipartimento del patrimonio culturale irlandese, fu costretto [a dare] 10 passate di calce per proteggerlo. [Ma preoccupato per l’effetto del bianco della calce sul blu del mare] scelse un tipo di calce colorato, a cui ha aggiunto del solfato ferroso. Il che ha creato l’effetto terracotta ora sotto gli occhi di tutti» [The Telegraph] • Si dice che il restauro gli sia costato 800mila sterline [Rittatori, cit.] • «Avevo compiuto 50 anni e iniziava quel momento in cui invece di essere protagonista venivo scritturato per ruoli secondari. Mi sono fermato due anni e mi sono dedicato al restauro del castello. Quando sono tornato avevo perso il desiderio di primeggiare: con l’esperienza capisci che la fama non è importante, sai cosa conta davvero nella vita e qual è il reale valore di un film. E poi quando ti costruisci una buona reputazione, la gente vuole lavorare con te per il tuo passato, e così anche se vuoi metterti alla prova hai sempre una rete di protezione. E finisci per perdere molta della tua passione» [Consoli, cit.] • Ha recitato, tra l’altro, nella Corrispondenza di Tornatore, in Un treno notturno per Lisbona, ma anche in Batman contro Superman, Die Hard – duri a morire e nel film tratto da un videogioco Assassin’s Creed. Perché continua a passare dal cinema d’autore alle grandi produzioni hollywoodiane? «Che vuole che le dica: amo tenere il piede in due staffe. È come se il mio lavoro fosse contenuto in scatole separate: da una parte i film d’arte, dall’altra il business. Mi è piaciuto tanto lavorare con Tornatore ma è anche bellissimo venire acclamato per aver fatto il cattivo in Die Hard. Amo raggiungere il grande pubblico» (Gloria Satta, Mess] • Ha interpretato anche il favorito della regina nella serie Elizabeth I e papa Alessandro VI nei Borgia. «Le serie tv sono ormai anche meglio del cinema: permettono di lavorare sui personaggi e sulle storie» [a Edoardo Vigna, Sette] • Da ultimo è stato Rodolfo Gucci nel film di Ridley Scott House of Gucci (2021), il primo ministro britannico Neville Chamberlain nel thriller Monaco – Sull’orlo della guerra (2022), l’abate Faria nella miniserie Il conte di Montecristo (2025). Storico finanziatore del partito laburista inglese, smise di donare loro soldi dopo che Westminster votò l’abolizione della caccia alla volpe. È contrario alle unioni gay. Se l’è presa con il “nanny state” di Michael Bloomberg, il sindaco di New York che forsennatamente proibisce qualunque piacere, dal fumo nei parchi alle bevande zuccherate: «Chi fuma andrebbe protetto come i disabili e i bambini» facendo arrabbiare la National Organization on Disability • È cattolico • «Se apre la bocca, è per far partire una discussione. […] Ma non fatevi ingannare da tutta questa incandescenza. Irons è un compagnone» [Shoard, cit.].
Amori Nel 1969 sposa Julie Hallam, una compagna di studi, ma i due divorziano dopo solo undici mesi • «Ora lo ammette: […] lei lo lasciò perché era “noiosissimo”» [The Telegraph] • Irons e Sinead Cusack sono sposati da 48 anni. «Il segreto è prendere il matrimonio un giorno alla volta. […] Credo moltissimo nell’impegno e nella longevità. Sono un giardiniere. So che le cose richiedono tempo. Ci sono siccità e ci sono alluvioni. Ma poco per volta, ciò che hai piantato si adatta e diventa più forte. Io il matrimonio lo vedo così» [Brady, cit.] • «Quanto spesso fa sesso? Più spesso che posso» [Greenstreet, cit.] • Eppure, più volte negli anni, i due sono stati colti sul fatto dai tabloid con un altro uomo o un’altra donna – qualcuno ha persino insinuato che siano una coppia aperta • «Irons sembrava essere appena stato richiamato all’ordine quando, lo scorso anno [2015, ndr], ha detto a un cronista che avere l’amante non fa bene alla salute mentale» [La Ferla, cit.] • Hanno due figli: Samuel, nato nel 1978, fotografo; e Maximilian, nato nel 1985 • Suo figlio Max fa l’attore, che insegnamenti gli dà? «Riesco a dargliene pochi, perché il business è completamente cambiato rispetto a quando ero giovane io. Di solito gli dico di fare teatro perché è lì che si impara davvero, e di usare i film come la glassa sulla torta, perché la torta deve essere fatta di sperimentazione e rischi, difficili da ottenere nel cinema visto che i film ormai costano troppo. Ma una volta potevi costruirti tutta una carriera in teatro e oggi non è più così. Ascolta più i suggerimenti del suo agente che dei suoi genitori, e lo capisco perché non è facile riuscire a farsi notare con due genitori così ingombranti. Lo appoggio ma lo ritengo libero di fare le sue scelte. Perché non l’ho mai considerato mia proprietà…» [Consoli, cit.] • «La recitazione è un mestiere durissimo che lascia segni profondi nella psiche. Non c’è abbastanza lavoro per tutti e poi, dopo tanti sforzi, la ricompensa è minima. Io ho avuto una grande fortuna, ma i tempi sono cambiati e oggi sconsiglio a chiunque di fare l’attore» [Satta, cit.] • Mai avuto la tentazione di smettere? «Be’, cerco di lavorare il meno possibile. E sono molto selettivo nella scelta delle parti. Però la vita costa: […] Le rivelo il mio segreto: io faccio film per guadagnare i soldi che mi servono per fare il tipo di vita che mi piace» [Rittatori, cit.].