29 settembre 2025
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Biografia di Marion Cotillard
Marion Cotillard, nata a Parigi il 30 settembre 1975 (50 anni). Attrice. Premio Oscar miglior attrice protagonista per la La Vie en rose nel 2008.
Titoli di testa «Da ragazza, fare l’attrice mi sembrava un sogno. Oggi ho imparato ad arrendermi ai miei personaggi. Ed è una sensazione bellissima» [Satta, cit.].
Vita I genitori di Marion sono persone estremamente creative che fanno avvicinare i figli al mondo dell’arte e dello spettacolo sin dalla loro più tenera età. Il padre è mimo, attore e regista teatrale mentre la mamma è un’attrice e un’insegnante di recitazione. Ha due fratelli gemelli minori, Guillaume e Quentin • I suoi genitori la lasciavano disegnare sui muri: «Era una libertà magnifica! Un gesto incredibile! Abitavamo in un quartiere popolare e tutti i bambini del palazzo potevano venire a disegnare con noi. Io, l’ho permesso anche a mio figlio, ma... su un solo muro e sugli interni dell’armadio» • Ricordo che quando nevicava la porta d’ingresso della nostra casa si bloccava e non andavo a scuola. La neve per i bambini ha qualcosa di magico, non capivo come facesse a cadere dal cielo. E ricordo che mia madre mi leggeva le favole» [Cappelli, cit.] • «Sono figlia di attori, avevo cinque o sei anni, mia madre mi portava a teatro con lei e il regista mi chiese di fare qualcosa. C’era un’attrice che impersonava mia madre, ma in scena c’era anche mamma e io non capivo, ero confusa. Fu la mia prima volta sul palco» [Cappelli, Cds] • «Quando ero bambina, pensavo davvero che non sarei mai stata felice con me stessa, perché mi odiavo così tanto. Ero più che timida, ero socialmente disturbata. Non capivo il comportamento degli esseri umani. Penso che sia per questo che sono diventata attrice. Avevo bisogno di capire» [Harper’s Bazaar] • Ha iniziato a recitare presto, «sentivo di essere fatta per questo, ma non mi sentivo legittimata a dirlo. Mi sembrava presuntuoso». L’umiltà si è trasformata in un perfezionismo ossessivo sul set [Finos, Rep] • A 16 anni riesce ad entrare al Conservatorio d’arte drammatica di Orléans • «A vent’anni sognavo di lasciare la Francia per inventarmi una nuova esistenza altrove, libera di fare esperienze senza curarmi delle aspettative degli altri. Non ho avuto il coraggio di partire, ho avuto quello di restare e ho sempre combattuto per rimanere me stessa. Oggi sono una persona felice, capace di trovare il bello in tutte le cose» [Gloria Satta, Mess] • Dopo aver ottenuto alcuni ruoli in teatro e in televisione, Marion Cotillard arriva al cinema. Esordisce con L’histoire du garçon qui voulait qu’on l’embrasse di Philippe Harel e nel 1996 recita nella commedia Il pianeta verde e in Comment je me suis disputé (1996), il secondo lungometraggio di Arnaud Desplechin. «Ero rimasta colpita allora dal suo perfezionismo, dalla coerenza del suo universo». Non riuscendo a ottenere ruoli importanti e gratificanti, Marion è decisa a cambiare vita ma prova comunque a fare il casting per Taxxi. È un bene, perché il produttore Luc Besson le offre la parte di Lilly Bertineau. È senza dubbio questo il momento di svolta nella sua carriera. Recita in Furia, Lisa, Les jolies choses. Questa pellicola permette all’attrice di vincere un ulteriore Premio César. Partecipa poi anche a Taxxi 2 e Taxxi 3 [Samuel Blumenfeld, Le Monde] • Nei primi anni del 2000. «Era un giorno in cui non aveva le idee chiare. Marion Cotillard entrò precipitosamente in un’agenzia di viaggi. Il negozio stava per chiudere, fece appena in tempo a comprare un biglietto per Bombay. Poi tornò a casa in uno stato di trance, fece la valigia e si recò all’aeroporto con una sola certezza: andare a Goa. Marion Cotillard era già un’attrice nota. Ma da lì a sentirsi un’attrice importante, capace di sopravvivere all’entusiasmo di un momento, di un regista... Marion Cotillard aveva un problema d’immagine. O meglio, della giusta immagine. A Goa un indiano le dice: resterai frustata finché non diventerai una star internazionale. Al suo ritorno a Parigi Marion Cotillard riceve un messaggio da Tim Burton: le offre un ruolo in Big Fish (2003) [ibid.] • Sul set di Big Fish di Tim Burton, Cotillard ammise che di inglese non capiva quasi nulla. Nell’ultima scena del film, si rese conto che non era brava: «Ero frenata dall’ostacolo della lingua, ero del tutto consapevole di non essere all’altezza» • Per facilitare il suo inserimento nel mercato americano, le viene suggerito di inventarsi una vita. «Hanno provato a presentarmi degli attori. Non era per girare un film, ma per vedere se potevo attirare l’attenzione. Se mi fossi messa con un attore americano famoso, avrei subito beneficiato di maggior interesse» • «Ero esotica. Ero carne fresca» • Sempre nel 2003 recita in Una lunga domenica di passioni di Jean-Pierre Jeunet. Con questa pellicola si aggiudica la vittoria del prestigioso Premio César come migliore attrice non protagonista. Anche grazie a questo riconoscimento importante, la Cotillard riesce a farsi conoscere dal grande pubblico. La sua carriera può a questo punto dirsi lanciata del tutto. Recita in seguito in Mary di Abel Ferrara, Un’ottima annata - A Good Year, La Vie en rose. «Questo è un ruolo complesso per Marion. Deve infatti entrare nei panni della cantante protagonista – Edith Piaf – e comprenderne appieno tutti i cambiamenti, dai 19 ai 47 anni di età. Inoltre deve sottoporsi a sessioni di trucco giornaliere lunghissime, anche di oltre 6 ore. Deve poi imparare a muovere le labbra al meglio per il playback cercando di essere realista. Un ruolo complesso, ma che ha permesso alla Cotillard di ottenere molti riconoscimenti e consensi. Si aggiudica infatti la vittoria di un Golden Globe come migliore attrice in un film commedia o musicale, il Bafta, il Premio César e il Premio Oscar come miglior attrice protagonista» • Nel 2008, decide di tornare a scuola a New York per prepararsi ad affrontare le domande dei giornalisti in inglese prima degli Oscar [ibid.] • «Lì cominciò la mia storia d’attrice. All’epoca non avevo idea del grande successo che avrebbe avuto, e di come sarebbe cambiata la mia vita» […]. Dopo l’Oscar e la celebrità, cosa chiede a questo mestiere? «Per me recitare è un’esplorazione dell’animo umano. Cerco di indagare su cose sconosciute, selezionando i progetti in modo viscerale. Ho capito abbastanza e voglio condividerlo. Ma la strada è lunga. Mi piacerebbe debuttare come regista» [Cappelli, cit.] • Recita in Nemico pubblico - Public Enemies di Michael Mann, «Quando ho girato Nemico pubblico, Michael Mann ha preteso che cancellassi totalmente il mio accento francese e ho lavorato per sei mesi ogni giorno con un insegnante per imparare la pronuncia inglese. Il lavoro è stato intenso: abbiamo provato il testo per un mese e mezzo prima di girare» [Marco Consoli, Sta] • In seguito ottiene molti ruoli importanti nel musical Nine, nel film d’azione e di fantascienza Inception di Christopher Nolan e in Piccole Bugie tra amici • Nel 2011 arriva Woody Allen e la sceglie per Midnight in Paris. La Cotillard è emozionata al pensiero di essere diretta da un regista di questa portata, anche perché ha visto tutti i suoi film e lo ritiene un uomo di grande carisma, divertente e ironico. Woody Allen è felice della scelta fatta, perché Marion è capace di dare vita ad una varietà di espressioni credibili, così da rendere vivido il personaggio che le è stato chiesto di interpretare • Seguono Contagion, Un sapore di ruggine e ossa, Il cavaliere oscuro - Il ritorno, The Immigrant – C’era una volta a New York • «Marion Cotillard ha scelto, il più spesso possibile, di recitare in silenzio. Lì dove eccelle. Lì anche dove la maggior parte degli attori fallisce. È pensando a lei che James Gray ha scritto il ruolo di un’immigrata polacca che arriva a New York all’inizio degli anni ’20 e cade nelle grinfie di un pappone: «Avevo incontrato Marion Cotillard per caso, pranzando con Guillaume Canet, senza sapere che fosse la sua compagna, mentre stavo lavorando alla sceneggiatura del quarto film di Guillaume, Blood Ties, spiegava il regista quando lo avevamo intervistato, nel 2012, in occasione di un reportage sul set di The Immigrant, a Ellis Island. Trovavo che somigliasse a Pola Negri, l’attrice polacca del muto. Così ho scritto il film per lei, senza averla mai vista sullo schermo, sapendo che il suo viso era esattamente quello che cercavo. È successo un fenomeno sorprendente durante le riprese. Lei mi proponeva continuamente di togliere del testo, assicurandomi che avrebbe potuto esprimere tutto con il suo volto. Ogni volta ero scettico, mi sembrava impossibile. Eppure, ogni volta, mi dimostrava il contrario. Riusciva a trasmettere cose incredibili solo con il suo viso» [ibid.] • Con The Immigrant, uscito nel 2013, Marion Cotillard ritrova una persona che aveva già incontrato su Nine: Harvey Weinstein. Il produttore aveva acquisito i diritti di distribuzione del lungometraggio negli Stati Uniti. Lei ricorda che lui aveva una pessima opinione del film. «Mi aveva già colpito all’epoca di Nine, Harvey Weinstein era pieno di ammirazione verso certi grandi registi con cui lavorava, come Tarantino o Scorsese, ma calpestava gli altri. Su The Immigrant, Weinstein non rispettava James Gray, ancor meno il suo film. Ha tentato di impedirgli di andare al Festival di Cannes, ha persino pensato di distribuirlo direttamente in televisione senza passare per la sala. Per James Gray, si trattava di un’opera personale, una storia familiare. Avevo scritto a Weinstein per dirgli che, anche se disprezzava il regista, rispettasse almeno le persone che provavano una profonda ammirazione per lui. Anche se Weinstein oltrepassava i limiti del suo potere, doveva almeno non rovinare il film» • Recita in Blood Ties - La legge del sangue, Macbeth: «Non c’è stato un solo giorno in cui mi sia rilassata su quel set. Ad ogni secondo risuonava nella mia testa la possibilità di rovinare Shakespeare». E poi «Recitare Lady Macbeth in inglese è stata la prova più difficile della mia vita. Ma non meno facile è stato il testo di Lagarce (È solo la fine del mondo, 2016). In molti pensano che alcuni scambi nel film siano improvvisati, invece ogni singola parola è nella sceneggiatura e io sono entrata in paranoia perché non volevo dimenticare nulla: il mio personaggio si corregge, si ripete, torna indietro: tutto doveva essere perfetto. E poi ci sono i silenzi, che sono altrettanto importanti delle parole, nel mio personaggio» [Finos, Rep] • Due giorni, una notte, che le permette di vincere il premio European Film Awards 2014 come migliore attrice. Marion Cotillard e Brad Pitt recitano insieme nel thriller romantico Allied - Un’ombra nascosta di Robert Zemeckis. Recita poi anche in I fantasmi d’Ismael e Grandi bugie tra amici• Nel 2018 al Festival ha partecipato alla marcia delle 82 registe e attrici: qual è stato il vero significato? «Ora abbiamo una voce univoca che viene ascoltata e dobbiamo darla anche alle donne che non ce l’hanno. Il prossimo passo è questo: dobbiamo combattere insieme, donne e uomini, per l’equità nei salari e contro ogni discriminazione; è una vergogna che non sia ancora avvenuto, è una debolezza dell’umanità» […]. Ma lei, che si batte per equità dei salari e contro ogni discriminazione, cosa pensa del divismo delle attrici? «Non mi identifico con l’essere una star, fa parte del gioco dell’identificazione ma non è la mia aspirazione. Spesso il pubblico ha una percezione distorta degli attori, che non ci corrisponde. Io cerco di proteggermi restando ancorata al mondo reale. Per me, come ci siamo detti in passato, recitare è un’esplorazione dell’animo umano… A Cannes una volta il mio agente americano mi chiese di presentargli una mia collega francese; lei non parla inglese e non è interessata al cinema Usa. Non volle incontrare il mio agente» [Cappelli, cit.] • Marion Cotillard, dal canto suo, è riuscita a diventare la più americana delle star francesi, pur rimanendo molto presente in Francia. Nel 2021, ha aperto il Festival di Cannes con Annette di Leos Carax • «Non mi sono mai stabilita negli Stati Uniti. Ho affittato case lì, ma ho sempre mantenuto il mio domicilio in Francia.» Alla fine di Frère et sœur, di Arnaud Desplechin, il personaggio che interpreta parte per il Benin, da dove invia una lunga lettera a suo fratello che si conclude con: «Sono viva» Samuel Blumenfeld, Le Monde] • Nel 2023, Marion Cotillard interpreterà la giornalista di moda Solange D’Ayen in Lee, un film biografico diretto dalla direttrice della fotografia Ellen Kuras su Lee Miller, celebre modella diventata reporter di guerra (interpretata da Kate Winslet). Come sempre, ha anche girato in Francia. Ha così indossato il costume di Cleopatra in Asterix e Obelix: L’Impero di Mezzo, di Guillaume Canet, previsto anch’esso per il 2023 • Come si passa da Asterix ai Dardenne? «Sono fortunata ad attraversare mondi diversi. Quando scelgo di fare un film, non mi interessa di sapere a quale genere corrisponda, se sono commedie o drammi. Non mi piace pianificare. A dirla tutta, mi piacerebbe fare più commedie perché esco dalla mia comfort zone, è un tipo di cinema più difficile dove avrei un sacco da imparare» [Cappelli, cit.] • «Lo sguardo così intenso, sembra la star di un’altra epoca, veste un’eleganza antica, ha un misto di malinconia e seduttività. Adopera parole semplici per verità profonde: “Se vogliamo che il mondo sia migliore, dobbiamo guardare a noi stessi con amore”. Le diciamo che ricorda Papa Francesco. Lei sorride e cita Gandhi: “Sii il cambiamento che vuoi vedere” [ibid.].
Curiosità Ha una totale avversione per i parchi acquatici, per gli zoo, per gli acquari. «Tutta questa bellezza rinchiusa mi repelle completamente...» • Ha una debolezza per il cioccolato, «per il quale è pronta a gettarsi a terra se un pezzo le cade di mano, e a gridare: “Ti mangerò comunque, cosa credi!”» [Le Monde] • Da diversi anni, testimonial della maison Christian Dior. L’attrice è da sempre affascinata dal mondo della moda e ha firmato anche una capsule collection di gioielli per Chopard, che rispecchia però i valori etici e ambientali a cui lei tiene particolarmente. Non bisogna dimenticare, infatti, che è da anni una combattiva attivista e collabora spesso con Greenpeace. All’inizio del 2020 ha partecipato, insieme ad altre star, a una missione in Antartide a bordo della rompighiaccio Arctic Sunrise per studiare i cambiamenti climatici [Frigerio, Gq].
Amori Tra un set e l’altro l’attrice ha trovato anche l’amore: una love story con Julien Rassam conosciuto sul set di Taxxi, morto suicida nel 2002. Marion è costretta ad allontanarsi dal set per affrontare il lutto. È stata in seguito fidanzata con l’attore Stéphan Guérin-Tillié e con il cantautore Sinclair. Poi si è innamorata perdutamente del collega Guillaume Canet. I due, dopo essersi conosciuti nel 1997 e aver lavorato insieme nel 2003 (nel film Amami se hai il coraggio di Yann Samuell), hanno iniziato a frequentarsi nel 2007 e ora hanno due figli (Marcel e Louise). La famiglia vive a Parigi, il più possibile lontana dai riflettori [Frigerio, Gq] • Nel 2016 l’hanno accusata di essere «responsabile della rottura tra Angelina Jolie e Brad Pitt, con il quale ha girato Allied- Un’ombra nascosta. È stato anche insinuato che il collega sarebbe stato il padre del figlio di cui l’attrice è in attesa. Ha tenuto duro, nel silenzio, finché ha potuto. Poi Marion ha ceduto al comunicato ufficiale: “Sono incinta per la seconda volta, Guillaume è l’unico uomo di cui ho bisogno”. È il prezzo da pagare per la ragazza schiva che è oggi l’attrice francese più famosa al mondo».
Titoli di coda «Ho imparato a domare l’insicurezza e amo tuffarmi nell’ignoto».