1 ottobre 2025
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Biografia di Antonio Di Pietro
Antonio Di Pietro , nato a Montenero di Bisaccia (Campobasso) 2 ottobre 1950 (75 anni). Politico. Fondatore e presidente onorario dell’Italia dei Valori (già presidente dal 1998 al 2013). Eletto al Senato nel 1997 (suppletive del Mugello con il 68 per cento dei voti, contro il 16 di Giuliano Ferrara), al Parlamento europeo nel 1999 e 2004, alla Camera nel 2006 e 2008. Ministro ai Lavori pubblici nel Prodi I (1996, si dimise dopo pochi mesi perché accusato di concussione, poi completamente scagionato), alle Infrastrutture nel Prodi II (2006-2008).
Titoli di testa «In aula ci vado io e, a quello, lo sfascio» (su Silvio Berlusconi nel novembre 1994, al momento d’inviargli l’avviso di comparizione).
Vita Figlio di Peppino e Annina Palma, contadini («erano una mente e un corpo, quattro braccia che lavoravano in campagna e chi arrivava prima metteva il piatto in tavola: non esisteva il ruolo uomo-donna»). Una gemella, Angelina, morta a quattro anni per un’emorragia cerebrale, altre due sorelle • «“Nella masseria dove nacque, nel 1950, il bagno l’hanno costruito solo nel 1987”» [Facci, Libero] • «Quando andavo a scuola non potevo giocare con i figli di quelli che non venivano in chiesa, con il figlio del muratore, perché era comunista. La mia era una famiglia cattolica, anzi direi ecclesiastica, piena di parenti preti e suore. Io stesso sono stato anni in seminario» [ad Aldo Cazzullo, Cds] • Andato a Roma, frequenta la scuola superiore delle Telecomunicazioni (pagata facendo il muratore) • Servizio militare a Chieti, per 15 mesi è istruttore delle reclute di fanteria. Nel 1972 emigra in Germania, operaio a Böhmenkirch in una fabbrica di posate • Poi, il momento più bello della sua vita: «Quando ho vinto il concorso al ministero della Difesa, ero emigrante in Germania. Ho finito di lavorare e a tarda sera ho caricato sulla macchina tutto ciò che avevo, compreso il materasso sul portabagagli. Fino a quel momento, il mio futuro era quello di emigrante che lavorava in fabbrica come un asino dalla mattina alla sera. Quel concorso è stata la mia rivincita. A mezzanotte ho chiuso la porta dell’appartamento in cui vivevo in Baviera e sono andato incontro al futuro”» [a Giorgio Esposito, N] • Impiegato tecnico al ministero della Difesa dal 1973 al 1977 • Nel 1978 si laurea in Giurisprudenza all’Università Statale di Milano: «Mi sono laureato in tre anni perché dopo i 30 anni non avrei potuto più fare i concorsi. Studiavo di nascosto perfino da mia moglie. Mi vergognavo. Ma lei, una notte, mi sorprese sul water che studiavo”» • Berlusconi, durante una puntata di Porta a Porta, ha invece sostenuto che la laurea gli è stata data dai servizi segreti. Di Pietro l’ha querelato • Già segretario comunale nel comasco e commissario di polizia, nell’81 entra in magistratura. Dall’85 al 1994 è sostituto procuratore della Repubblica di Milano. Nel 1992 avvia l’inchiesta di Mani pulite • «L’espressione Mani pulite nasce dalle iniziali M e P (Mike e Papa) nomi in codice con cui si chiamavano via radio il pm (Papa) e il capitano Roberto Zuliani (Mike) durante le prime operazioni» [Barbacetto, Fatto] • «Che tempi, quei tempi! Francesco Saverio Borrelli scriveva: “Ha capacità di lavoro e produttività eccezionali grazie a vigore intellettuale, memoria e resistenza fuori dal comune”. La Voce titolava: Così eroe, così normale. Maurizio Gasparri tendeva entusiasta il saluto romano: “È un mito: mejo lui del Duce”. Silvio Berlusconi gli rendeva omaggio: “Le mie televisioni sono al suo servizio”. Romano Prodi lo blandiva: “Quello lì dove va si porta dietro i voti come la lumaca il guscio”. Perfino Cesare Previti giurava: “Nel Polo l’accoglieremmo a braccia aperte”. Per non dire di Francesco Cossiga: “Ha le qualità morali per andare al Quirinale”. Tale era l’entusiasmo che un sondaggio Cirm decretò che il 72 per cento degli italiani lo avrebbe voluto accanto come compagno d’ombrellone e un altro sondaggio di Elle lo immortalò come l’uomo più sexy del pianeta dopo Harrison Ford» [Gian Antonio Stella, Cds] • Mani pulite fu «un gran lavoro di squadra. Io ero l’investigatore. Piercamillo Davigo era il tecnico che dava una veste giuridica alle malefatte che avevo scoperto: arrivavo nel suo ufficio, posavo i fascicoli sulla scrivania, e gli dicevo in dipietrese: “Ho trovato quindici reati di porcata. Ora tocca a te trovargli un nome”. Gherardo Colombo si occupava dei riscontri al mio lavoro di sfondamento, rintracciava i conti correnti» [ad Aldo Cazzullo, Cds] • «Le prime accuse al pool di Milano di aver fatto un’operazione politica sono arrivate dalla sinistra, non appena si accorsero che indagavamo anche sui cassieri Pci-Pds, Renato Pollini e Maurizio Stefanini. È successo quando siamo andati a fare una perquisizione alla sede storica del Pci, alle Botteghe Oscure. Dovevamo capire che fine aveva fatto un miliardo di lire: il finanziere Sergio Cusani racconta che Raul Gardini l’ha portato a Botteghe Oscure. Piaccia o non piaccia, dunque, quel miliardo lì è entrato, anche se non siamo mai riusciti a sapere a chi è arrivato» [Gianni Barbacetto, Il guastafeste, Ponte alle Grazie] • Si dimette dalla magistratura nel 1994, a conclusione della sua ultima requisitoria al processo Enimont, «per difendere il mio onore. Sono stato accusato di tutto: dall’attentato agli organi costituzionali fino alle molestie sessuali. Uscivo pulito da tutto, e soltanto grazie alle mie forze» • «Stavo a Roma, squilla il cellulare: sono Silvio Berlusconi e la chiamo dall’ufficio del presidente della Repubblica. Vorrei avere il piacere di incontrarla per proporle un incarico di governo. La proposta ha il pieno consenso del presidente, che è qui vicino a me. L’aspetto in via Cicerone, 40... Restai a bocca aperta. Presi tempo, telefonai a Davigo che mi disse: da me è venuto La Russa a offrirmi da parte di Fini l’incarico di ministro della Giustizia. Faccio chiamare Scalfaro da Borrelli. Dopo cinque minuti Davigo mi richiama e mi dice che Scalfaro non ha chiesto niente né patrocinato niente. Io ci metto due minuti per rifiutare l’incarico. Io ho detto no, e guardi non è facile rifiutare un incarico così. Ero forte, fortissimo e potevo invocare l’immunità, chiamarmi sempre fuori. Invece dodici minuti dopo che giunge l’avviso di garanzia, la famosa questione Pacini Battaglia, io mi dimetto anche da ministro dei Lavori pubblici. Dodici minuti, capito?”» [ad Antonello Caporale] • Pensionato dall’età di 45 anni: «Era la legge di allora e non potevo certo rifiutare» • Nel 1998 Di Pietro fonda il suo movimento, l’Italia dei valori • Nel luglio 2006 si vota sull’indulto, provvedimento per il quale protesta anche contro il governo di cui fa parte • Stretta un’alleanza col Partito democratico, la sua Idv ottiene un ottimo risultato alle politiche del 13-14 aprile 2008: il doppio dei voti del 2006 • Strenua l’opposizione al governo Berlusconi • Tra i politici è stato quello più in sintonia con Beppe Grillo. L’8 luglio 2008 è tra i principali animatori del No Cav Day di piazza Navona • Tra il 2008 e il 2009 Di Pietro, intuendo la possibilità di ampliare il proprio bacino elettorale ai simpatizzanti dell’estrema sinistra imprime all’Idv una svolta a sinistra. Il movimento cresce rapidamente nei sondaggi • In vista delle Europee 2009 accoglie come indipendente nelle liste Luigi De Magistris (il pm noto per l’inchiesta Why not). E De Magistris ottiene 415 mila preferenze quando Di Pietro si ferma a 396 mila: tra i due inizia un rapporto conflittuale • In settembre Idv è oggetto di una severa inchiesta di Micromega intitolata C’è del marcio in Danimarca, fortemente critica nei confronti dei criteri adottati per selezionare la classe dirigente del partito» [Venturini, Foglio] • Il 5 dicembre 2009 a Roma c’è il No-B Day, l’onda viola: ufficialmente autoconvocata su Internet all’indomani della dichiarazione di incostituzionalità del Lodo Alfano, di fatto attivamente promossa da Di Pietro. C’erano Dario Franceschini, Rosy Bindi, Nichi Vendola e Giovanna Melandri. Ma Di Pietro era la star» [Grilli, Panorama, 2009] • Otto giorni dopo, il 13 dicembre, Silvio Berlusconi si becca in faccia una statuina del Duomo lanciata da una Massimo Tartaglia. Di Pietro: «Deploro l’aggressione, ma c’è un clima d’odio creato da chi ha in mano le redini del Paese» • «Tra il 5 e il 7 febbraio 2010 si svolse a Roma il primo Congresso nazionale dell’Idv. Sotto un involucro presidenzialista, lo Statuto dell’Idv ha espresso per diversi anni una sostanza aziendalista per via dei poteri assoluti attribuiti al “Presidente fondatore” (cioè Di Pietro). Al termine del congresso, Di Pietro fu rieletto presidente per acclamazione» [Giorgio Dell’Arti] • L’immagine del leader dell’Idv ha rischiato di offuscarsi per sui suoi presunti rapporti coi servizi segreti (dalle foto insieme a funzionari della Cia al tavolo con l’indagato per mafia Bruno Contrada fino alle irrituali indagini alle Seychelles per dare la caccia al faccendiere Francesco Pazienza) • S’è incrinata a proposito delle polemiche sui “viaggi americani” nel boom di Tangentopoli a fianco di personaggi (Leeden e Luttwak) considerati dalla sinistra italiana vicini all’intelligence Usa • «Nel partito è cresciuta l’insofferenza per la gestione dei soldi. Si è detto di tutto e di più del patrimonio immobiliare di Tonino, ma alla fine giudiziariamente l’ex Pm ne è uscito sempre intonso. La realtà è sotto gli occhi di tutti: checché se ne dica, Antonio Di Pietro in tribunale non perde (quasi) mai» [Bracalini e Chiocci, Giornale] • Nuove polemiche giungono quando, in vista della mozione di sfiducia al governo Berlusconi, tre deputati eletti dell’Idv – Americo Porfidia, Antonio Razzi e Domenico Scilipoti – passano nella maggioranza per tenere in vita il Berlusconi IV. Di Pietro: «Traditori» • Le Amministrative 2011 confermano un calo di consensi per l’Idv e Di Pietro decide che era ormai giunta l’ora di costruire una nuova prospettiva di governo insieme a Pd e Sel • Parziale riscossa con la vittoria del Sì ai referendum abrogativi contro la liberalizzazione dei servizi pubblici e del servizio idrico e il nucleare • Con Bersani, l’idillio finisce quando si sfila dalla maggioranza nel governo Monti • Di Pietro alza sempre più i toni dello scontro anche con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (per la trattativa Stato-mafia) • Emarginato dalla nascente coalizione di centrosinistra e apprezzato ma tenuto a distanza da Grillo, nel corso del 2012 Di Pietro finisce per avvicinarsi sempre più alle formazioni della sinistra estrema come la Fiom-Cgil di Maurizio Landini, il Prc di Paolo Ferrero e il Pdci di Oliviero Diliberto • Decisivi, per la carriera politica di Di Pietro, furono gli avvenimenti del mese di ottobre del 2012: prima lo scandalo legato del suo fidelissimo Vincenzo Maruccio accusato di peculato e di accordi con la’ndrangheta, poi, la devastante puntata di Report curata da Sabrina Giannini e intitolata Gli insaziabili: «Sono emerse tre vicende. La prima storia riguarda la gestione dei rimborsi pubblici indirizzati all’Idv. Tra il 2000 e il 2007 decine di milioni di euro non sono stati trasmessi direttamente al partito, ma – caso unico – ad una associazione parallela composta da Tonino, sua moglie e Silvana Mura. La seconda vicenda attiene invece ai soldi donati nel 1995 dalla signora Borletti a Romano Prodi e a Tonino Di Pietro per il progetto dell’Ulivo. La terza questione riguarda il patrimonio immobiliare della famiglia Di Pietro, che sarebbe aumentato a partire dal 2000, fino a raggiungere il numero di cinquantaquattro tra case, terreni, cantine e garage» [Fabio Martini, Sta] • Di Pietro indice un nuovo congresso per il 2013: «L’Idv è finita domenica sera, a Report. Mediaticamente siamo morti. Ho commesso tanti errori. Ma su questi fatti sono perseguitato» [a Carlo Tecce, Fatto] • Alle Politiche 2013 l’Idv, ancora guidata da Di Pietro, si presenta sotto l’insegna di Rivoluzione Civile (Rc) di Antonio Ingroia. La lista non ottiene nemmeno un seggio • «Di Pietro è un uomo antropologicamente di destra, ma da quella parte non poteva andare perché c’era Berlusconi. Dovette spostarsi a sinistra. Ma si trovò sempre a disagio. L’avvento di Grillo l’ha spiazzato definitivamente» [Massimo Fini, Fatto, 2013] • Il 26 febbraio 2013 Di Pietro si dimette A giugno viene eletto Ignazio Messina, uomo di fiducia di Di Pietro • Nel febbraio 2014 indossa nuovamente la toga per assistere come avvocato l’Idv nel processo per la presunta compravendita di senatori che avrebbe coinvolto Silvio Berlusconi, Valter Lavitola e l’allora senatore Idv Sergio De Gregorio, già reo confesso. Tale richiesta viene poi rigettata • Pur definendosi un «semplice militante» del partito, ha annunciato la propria candidatura alle Europee 2014 • «Non c’è niente di peggio che il cieco che non vuole vedere». Questa è una delle celebri massime di Di Pietro, giusto per inquadrare il tipo. Dopo non poche sfortunate vicissitudini si sente tagliato fuori e vuole rientrare in gioco. Invia alla Regione Lombardia il suo curriculum per candidarsi a succedere ad Antonio Rognoni, l’ex dg di Infrastrutture Lombarde, arrestato per associazione a delinquere» [Grasso, Cds, 2014] • Nel 2014: «Alla bell’età di 64 anni Antonio Di Pietro ha già vissuto sette vite. Ora è maestro dei contadini del domani» [Filippi, Giornale] • Dice di volersi candidare sindaco di Milano • Nel 2016 «“Che c’azzecco io con Maroni? Mi ha chiamato alla presidenza di Pedemontana perché da ministro avevo avviato io quell’opera”. L’avventura di Pedemontana arriva alla fine di due anni di totale ritiro dalla scena pubblica» [Senesi, Cds] • Sempre nel 2016 Di Pietro vola in Brasile come consulente del governo. «Lì hanno un gigantesco problema di corruzione ed evasione», ha spiegato a Fabrizio Roncone del Corriere, “«e la cosa curiosa è che i metodi che usano sono gli stessi che usavamo ai tempi di Mani Pulite» [IoDonna] • Di Pietro su Dell’Utri «Dice di essere un prigioniero politico? Sta dentro per mafia, non per politica» • «Mani Pulite ha prodotto un vuoto: è da lì che sono cominciati i partiti personali a cominciare da me». Lei rinnega Mani Pulite? «No, non confondiamo. Io rifarei tutto”» [Rep, 2017] • Nel 2019 «è tornato dopo 25 anni nel tribunale di Milano per rendere omaggio a Borrelli. Senza cravatta, nervoso, s’è inginocchiato, ha pianto, s’è fatto prestare una toga e ha vegliato la salma per una decina di minuti. Nel gelo dei colleghi. I giudici del pool non perdonano a Di Pietro le sue improvvise dimissioni dalla magistratura, nel 1994. La vedova Borrelli, Maria Laura Pini Prato: “Gherardo Colombo, Piercamillo Davigo e Ilda Boccassini sono degli amici. Di Pietro è stato solo uno dei suoi sostituti”» [Visetti, Rep] • Nel 2020 «abbiamo restaurato la grande casa di famiglia, a pochi chilometri dal paese. Alleviamo animali, facciamo un poco di olio e di vino, coltiviamo qualche verdura» • «Per esserci, le foto ci sono: Di Pietro che porta fuori i cavalli, Di Pietro con un cappello di paglia che torna dall’orto» [Scorranese, Cds] • Per i trent’anni di Mani Pulite: «In proposito, si è più volte messa in evidenza la eccezionale abilità investigativa in particolare – e non a caso – dell’esponente-simbolo del pool milanese, cioè di Di Pietro: abilità caratterizzata sia da un pur discutibilissimo stile poliziesco (acquisito, verosimilmente, nel periodo precedente in cui lo stesso Di Pietro aveva operato come commissario di polizia), da metodi alquanto spregiudicati o sbrigativi e da un sapiente dosaggio di bastone e carota nel condurre gli interrogatori, sia da una spiccata capacità (comune invero ad altri colleghi del pool) di analizzare i movimenti bancari» [Fiandaca, Foglio] • Nel luglio del 2023: «Non tornava alla Camera da tre anni: “Sono tornato solo per sistemare alcune cose della pensione...”. Di Pietro si è affacciato nel Transatlantico di Montecitorio. “Non vengo più e da inizio gennaio del 2021 ho deciso di non parlare più di politica”» [Agi] • Di Pietro, è tornato a parlare? «Sì, perché ora faccio l’agricoltore e voglio dire che gli agricoltori che protestano hanno ragione». Le “colpe” di Mani pulite... «Hanno stravolto la storia. Hanno fatto vincere il revisionismo storico. I colpevoli siamo noi che abbiamo fatto Mani pulite, mentre intanto dedicano strade a Bettino Craxi, “statista”, “esule”: ma quale statista? Latitante, condannato. E Silvio Berlusconi? Esaltato come un grande politico. Ma chi compie crimini è un criminale, e Berlusconi è un criminale». Comunque siete stati sconfitti. «Siamo andati avanti finché abbiamo scoperto i rapporti tra la politica e gli affari. Poi ho toccato il rapporto mafia-affari. Mi stavo preparando ad arrestare Filippo Salamone…». Filippo Salamone era fratello di Fabio Salamone, il magistrato di Brescia che poi indagò a lungo su di lei. Senza risultati. «Poteva finire in due maniere: o una bomba, o la delegittimazione. Mi è andata bene, per me hanno scelto la delegittimazione» [a Barbacetto, Fatto, 2024] • Da ex pm, cosa pensa della riforma della giustizia? «Non è la riforma della giustizia per la quale basterebbero più uomini, più mezzi e più strutture. Non c’azzecca niente. È la riforma della magistratura. Ciò detto, vedo tanta ipocrisia in chi la critica». Perché? «Una volta imboccata la strada del sistema accusatorio non c’è dubbio che debba esserci un giudice terzo che non ha nulla a che spartire né con il pm né con i difensori. È previsto dell’articolo 111 della Costituzione e bisogna rispettarlo». Ma la separazione delle carriere non è già nei fatti? «Il tema non è questo. Ma il principio per cui accusa e difesa debbano confrontarsi alla pari di fronte a un giudice terzo. E ciò deve non solo essere ma apparire così» [Piccolillo, Cds] • «Tangentopoli? Non è mai finita, semmai si è ingegnerizzata. Quando scoppiò Mani Pulite percepimmo tutti nel cittadino un sussulto d’orgoglio, di speranza, un anelito di rivincita perché vedevano una possibile svolta per le loro vite. Oggi nell’elettore è intervenuta una forma di indifferenza». Che idea si è fatto delle riforme sulla giustizia? «Parto dalle intercettazioni. Limitarle anche sui reati di pubblica amministrazione è deleterio: non condivido questa battaglia di Nordio» [a Legato] • «Quando il piede di Craxi si aprì, in una di quelle lesioni difficilissime da curare tipiche delle fasi avanzate del diabete, Antonio Di Pietro disse che “Craxi aveva un foruncolone”» [Cazzullo, Cds] • Nel 2025: «Non si vedevano dai tempi di Mani pulite. Rieccoli, a sorpresa, trent’anni dopo: Antonio Di Pietro e Carlo Sama, l’inquisitore e l’inquisito. Il marito di Alessandra Ferruzzi presenta al Senato il suo libro, La caduta di un impero, su quel terribile 1993, l’ex pm sta seduto sui banchi e prende appunti come uno studente. “Dal 1993 mi porto dentro il peso del suicidio di Raul Gardini – spiega Di Pietro al Giornale – Avevo concordato con i suoi avvocati che alla fine dell’interrogatorio sarebbe tornato casa a con i suoi piedi. Invece, non si fidò e si sparò proprio quella mattina. Avrei dovuto anticipare l’arresto di 24 ore, ma ora, leggendo le pagine di Sama, ho capito meglio il dramma di Gardini» [Zurlo, Giornale] • «Il vento tira forte sui colli di Montenero di Bisaccia. Antonio Di Pietro ci aspetta al cancello verde della sua masseria. Ad attenderci ci sono le oche, le galline, i pastori abruzzesi, gli ulivi, le vigne e l’orto. Qui è nato Antonio Di Pietro. A pochi metri di distanza, nel 1987, morì suo padre Giuseppe travolto da una balla di fieno [...] E dall’estate 2025 torniamo a quella del 1992: Mani pulite infuriava già, ma la mafia voleva uccidere anche Di Pietro, dopo Falcone e Borsellino. Di Pietro, lei nell’estate del 1992 assunse un’identità di copertura. “Diventai Marco Canale. Ero stato un testimone importante per la procura di Falcone a Palermo e poi a Caltanissetta. Io ritengo che Borsellino sia stato ucciso non tanto per le indagini già fatte, ma per la maxi inchiesta che stava avviando: una ‘Mani Pulite siciliana’, perché le cosche mafiose stavano investendo miliardi nelle imprese edili al Nord”» [Bozza, Cds, 2025].
Commenti «È un uomo di violenza: il contrario di ciò che un politico dovrebbe essere e dovrebbe fare» [Silvio Berlusconi al Cds, 2008] • «I Di Pietros sono più che una famiglia, sono una saga. Se politicamente l’Idv ha costruito la sua fortuna sull’ambizione di incarnare il nuovo, antropologicamente è un partito clan di tipo quasi arcaico. Insomma: lui, la moglie di lui, l’amica di famiglia, l’ex compagno di lei, i figli di lui, la sua ex moglie, il nuovo compagno della ex moglie, la figlia della sorella, il cognato...» [Laura Maragnani, Panorama, 2009] • «Se accendo la televisione e scorgo il viso avvinazzato del russo-siciliano ministro La Russa, o gli occhi rossi, il viso quasi suino, i brufoletti cosparsi con grazia sui lineamenti di Antonio Di Pietro, ho una sola tentazione: prendere il treno, e trasferirmi, per tutto il resto della mia vita, sulle rive del lago di Lucerna» [Pietro Citati, 2010] • «La serie B è il suo destino di poliziotto, di laureato che non si vede, di piccolo magistrato coccolato da grandi mascalzoni, incline a note cadute di stile, e poi versato in una politica partitante e grottesca, tenuta in piedi da un giornalismo e da una politica grotteschi» [Giuliano Ferrara, Foglio, 2012] • «Non ci furono e non ci sono ombre sui componenti di quel formidabile pool, dal Procuratore capo Francesco Saverio Borrelli a Ilda Boccassini a Piercamillo Davigo a Gherardo Colombo e allo stesso Antonio Di Pietro, particolarmente bersagliato, soprattutto dal mondo berlusconiano allora vincente. Fu l’ultima stagione in cui noi cittadini, perlomeno quelli, diciamo così, normali, potemmo avere piena fiducia nella Magistratura. Ma l’illusione durò poco» [Massimo Fini, Fatto, 2019].
Curiosità Ha un sito internet fornito di blog e distribuisce filmati su You Tube. Nel 2007 s’è comprato un’isola virtuale su Second Life • «Non sono mai entrato in un casinò, non ho mai giocato al Totocalcio, a poker o ai cavalli. Al massimo una partitina a briscola o a tressette» • Tifoso della Juventus: «Buffon. Un mito» • In polizia praticò il judo • Nella serie 1992 è stato interpretato Antonio Gerardi • Rapida antologia degli epiteti rivolti a Berlusconi nel corso degli anni: «piduista», «mafioso», «stupratore della democrazia», «serpente a sonagli», «diavolo», «magnaccia», «nazista», «fascista», «razzista», «antisemita», «satrapo», «Mussolini», «Hitler», «Pinochet», «Videla», «Noriega», «Dracula», «Nerone», «Pilato», «Erode», «Vanna Marchi».
Amori Il suo primo amore è Anna: «Io ero ancora in seminario. Avevo 14 anni. E ho scoperto che non c’erano solo le tonache, c’erano anche le minigonne. Una delle ragioni per cui ho messo alle ortiche la veste talare furono proprio quei due occhi scuri e quei capelli neri neri che mi attiravano più del rosario» • Nel 1973 sposa Isabella Ferrara, conosciuta «durante una delle ultime licenze da militare. Fu un matrimonio riparatore: apprese che era incinta nel febbraio del 1973 e si sposarono il 7 aprile successivo» [Filippo Facci, Giornale] • Nel 1973 a Vasto nasce il figlio Cristiano • Nel 1994 sposa l’avvocata bergamasca Susanna Mazzoleni, dalla quale aveva già avuto i figli Anna e Antonino: «Alta, robusta, originaria di Rota Imagna, figlia di Arbace Mazzoleni, classe 1916, ex ufficiale dei carabinieri e rinomato avvocato: Susanna era un cremino di quella borghesia bergamasca che odia Milano e non ci vivrebbe mai, e per Di Pietro rappresentava un nuovo status sociale» [ibidem] • «In amore non corteggio, faccio il gatto mammone, il pesce in barile. Butto l’amo e aspetto. Mi piace essere corteggiato» [a Claudio Sabelli Fioretti, Amica, 2021].
Titoli di coda «E quando ha deciso di ritirarsi quassù? “Il 1° luglio 2023, giorno in cui qui si è sposato Antonio Giuseppe, il mio figlio più piccolo. Ha voluto fare il matrimonio in mezzo a quegli ulivi. Due giorni dopo la fine della festa mi ritrovai qui, solo. Avevo comprato tutto nuovo: piatti, biancheria, cucina. E mi chiesi: perché me ne devo tornare a Bergamo? Così sono rimasto”» [Bozza, cit.].