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 2025  ottobre 07 Martedì calendario

Biografia di Sigourney Weaver

Sigourney Weaver , (Susan Alexandra Weaver) nata a New York l’8 ottobre 1949 (76 anni). Attrice. Una stella sulla Hollywood Walk of Fame di Los Angeles. Due Golden Globe. Tre candidature agli Oscar. Tre candidature ai Grammy, i premi per la televisione. Un Leone alla carriera.
Titoli di testa «Sono una delle persone più paurose che esistono. Mi terrorizzano persino i ragni e se mi capita di rivedere i vari Alien non riesco a credere che sono proprio io a sbarazzarmi di tutti quei mostri».
Vita Nata al Leroy Hospital di Manhattan, sulla 61ª strada. Famiglia benestante, tanto che nei primi tempi, a teatro, la chiamano Park Avenue actress, l’attrice di Park Avenue • Suo padre, Sylvester L. Weaver Jr, detto Pat, è uno dei primi produttori televisivi degli Stati Uniti, pioniere della tivù via cavo, ideatore dei primi talk show. «Mio padre amava immensamente la storia romana, al punto da chiamare mio fratello Trajan, in onore dell’imperatore. In un primo momento avrei dovuto chiamarmi Flavia, e sono rammaricata del ripensamento dei miei genitori. Forse non avrei cambiato nome» • Sua madre, Desireé Hawkins, inglese, divenuta famosa con i nomi d’arte di Elizabeth Inglis e Elizabeth Earl, è un’attrice elegante e aristocratica. Ha recitato in I trentanove scalini di Alfred Hitchcok e Ombre malesi di William Wyler, negli anni Trenta era considerata una delle attrici più promettenti d’Inghilterra, ma ha lasciato il cinema per mettere su famiglia. «Mia madre ha smesso di recitare nel 1945, ed è riapparsa sullo schermo soltanto una volta, dopo oltre quaranta anni, insieme a me in Aliens, in una scena che, ironicamente, venne tagliata in fase di montaggio. Quando rivedo i suoi film ammiro un’attrice di talento e di grandissima sensibilità» • Susan cresce nel lusso, tra bambinaie e governanti • Presto diventa altissima. A tredici anni misura già un metro e 77, a sedici un metro e 80. Ha le spalle larghe e un fisico atletico e se ne vergogna. «Una spanna in più ti cambia la vita. All’improvviso mi ritrovai a camminare ingobbita, indossavo scarpe a tacco zero». Frequenta una scuola femminile e, nelle recite scolastiche, le assegnano sempre la parti da maschio. «È incredibile quanto un fisico ingombrante ti trasformi in un essere insignificante. Ero timida e ansiosa di non farmi notare, ma in realtà ero praticamente invisibile. Ho imparato presto cosa significa essere una perdente» [ad Arianna Finos, Rep] • «Il nome che l’ha resa celebre sul grande schermo se lo è scelto a tredici anni dopo essersi innamorata di un personaggio del Grande Gatsby chiamato Sigourney Howard. Fino a quel momento si chiamava Susan Alexandra Weaver, e sin da piccola aveva odiato tutte le abbreviazioni che le venivano affibbiate a scuola, a cominciare da Susy» [Antonio Monda, Rep] • Nonostante siano dell’ambiente, i suoi non la incoraggiano a fare l’attrice. «Mi ripetevano di essere pragmatica, razionale. Io avevo grandi piedi ancorati a terra e la testa fra le nuvole» • Passa un periodo in un kibbutz in Israele • Si laurea in letteratura a Stanford negli anni della contestazione giovanile. «Ho vissuto in una casa su un albero con il mio boyfriend e mi cucivo da sola vestiti da elfo». Si batte contro la guerra in Vietnam. «Il napalm è stato inventato nella nostra università: protestavamo perché pensavamo che bloccando Stanford avremmo bloccato la guerra» • «Ero una studentessa e consideravo scontate tante libertà. Con la fine della guerra del Vietnam, il Watergate, io, come gli altri, ero convinta che avremmo cambiato l’America» [a Silvia Bizio, Rep] • Poi torna sulla costa orientale, si iscrive a un master in recitazione a Yale. Meryl Streep è sua compagna di corso, i professori la considerano già una stella, mentre sono scettici sul talento di Sigourney. «Ero abbonata alle parti di prostituta oltreché alle solite da maschio. Gli insegnanti facevano di tutto per scoraggiarmi. E ho pensato di rinunciare alla recitazione» • «Molti tra loro erano rigidi, conservatori e misogini. Vissi il ritorno in una New York nella quale vivevo per la prima volta da sola come una liberazione, e finalmente cominciai ad apprezzare realmente il teatro» • All’inizio la sua carriera è tutta in salita. Si specializza nel teatro greco (in particolare Aristofane) e in quello d’avanguardia. «Il teatro e la recitazione mi hanno regalato una grande confidenza con il mio corpo» • «Un’altra grandissima fonte di ispirazione per me è stata Ingrid Bergman, che ho accompagnato come assistente del direttore di scena in un lunghissimo tour teatrale per una pièce di Somerset Maugham. Era gentilissima e da lei ho imparato cosa vuol dire essere professionali: ricordo che si ruppe una caviglia e recitò per sei mesi in sedia a rotelle» • Nel 1977 appare per pochi secondi in Io e Annie, in una scena in cui parla con Woody Allen, alla fine del film • Ci vogliono altri due anni perché Ridley Scott la scelga per il suo nuovo film di fantascienza. All’inizio a lei tocca il ruolo di Lambert, mentre Ripley deve essere interpretata da Veronica Cartwright. Poi però, il regista ha un’intuizione e sceglie Sigourney per il ruolo di protagonista • «Quando Ridley Scott mi offrì la parte, ero in un momento di grandi studi intellettuali: non ero una fan della fantascienza, ma compresi che per molti versi quello era il ruolo di una donna che faceva cose da uomo. Dissi a me stessa: questo sarà il mio Enrico V» • «Nella sceneggiatura originale erano previsti solo uomini, quando la riscrissero si chiesero chi sarebbe stato il sopravvissuto, penso che abbiano trasformato Ripley in una donna perché a quel punto nessuno si sarebbe aspettato che una sconosciuta sarebbe stata l’unica superstite» • «Il fisico perfetto per gli anni Ottanta, asciutto e atletico, deciso e fermo» [Gabriele Niola, Wired] • Per il terzo Alien la pagarono 11 milioni di dollari più una percentuale sugli incassi, cifra più alta dell’intero budget del primo Alien. Per il quinto Alien il compenso salì a 22 milioni di dollari • «Mio padre non corrispondeva al cliché dell’executive che tornava a casa la sera con sigaretta e whiskey, era sempre sorridente e soddisfatto, diceva “ho avuto una giornata fantastica”. Penso che sia lui ad avermi ispirata a iscrivermi alla drama school di Yale, quando mi sono laureata però non avevo idea di ciò che avrei fatto, pensavo a un futuro come fiorista, panettiera o in banca. Ho cominciato a lavorare nell’off Broadway e anche se mi pagavano poco, o non mi pagavano affatto, continuavo a lavorare. Solo i miei genitori sono stati più sorpresi di me del mio successo. Di tutti i generi che ho fatto il mio preferito è la commedia, ma vi darò una delusione: il mio preferito non è Una donna in carriera. Un giorno ho conosciuto la madre del ragazzo che frequentava allora mia figlia e lei mi disse “ma non sei assolutamente come il personaggio di Una donna in carriera!». Tra i film che le stanno più a cuore rimane Gorilla nella nebbia (1988): «Avevo letto il libro, non pensavo sarebbe stato possibile girare un film e invece lo abbiamo fatto e non dimentico tutti quei bebé di gorilla che mi saltavano addosso e mangiavano il mio pranzo» • «Marziale, maschia e ultrasexy» [Alberto Alfredo Tristano, Linkiesta] • «Mi piacciono le donne forti, robuste, che sanno combattere. Come Sigourney Weaver in Alien: è lei il mio modello di femminilità» (Ellen Page, attrice, protagonista di Juno). Tra i suoi altri film: Un anno vissuto pericolosamente (Peter Weir, 1982), Ghostbusters (Ivan Reitman, 1984), Gorilla nella nebbia (Michael Apted, 1988), Una donna in carriera (Mike Nichols, 1988), 1492 - La conquista del paradiso (Ridley Scott, 1992), La morte e la fanciulla (Roman Polanski, 1994), Tempesta di ghiaccio (Ang Lee, 1997), Galaxy Quest (Dean Parisot, 1999), Holes – Buchi nel deserto (Andrew Davis, 2003), The Village (M. Night Shyamalan, 2004), Avatar (James Cameron, 2009), Quella casa nel bosco (Drew Goddard, 2011), Exodus – Dei e re (Ridley Scott, 2014), My Salinger Year (Philippe Falardeau, 2020), The Good House (Maya Forbes e Wally Wolodarsky, 2022), Il maestro giardiniere (Paul Schrader, 2022), Call Jane (Phyllis Nagy, 2022), Misteri dal profondo (Scott Derrickson, 2025) • In tv da ultimo nella miniserie Ascolta i fiori dimenticati • Niola su Wired: «Ci sono attrici che emergono interpretando le figlie o le fidanzate e poi invecchiano interpretando le mamme e le nonne. Sigourney Weaver è emersa uccidendo alieni, posseduta da dèi, ed è invecchiata interpretando villain, mentori, grandi vecchi di pericolose organizzazioni o dottori geniali» • Lei ha detto: «La mia carriera, molto seria, non rende davvero l’idea di quale idiota io sia nella realtà» • «Ho sempre visto Sigourney Weaver come un supereroe, anche se non possedeva poteri soprannaturali, era una che non aveva paura a decimare quegli alieni mostruosi. Non aveva un mantello, ma delle super palle!» (Gal Gadot, attrice, protagonista di Wonder Woman) • Nel 2021 riprenderà il suo ruolo di Dana Barrett nel vero sequel dei primi due film di Ghostbusters, intitolato Ghostbusters: Legacy, diretto da Jason Reitman. Nel 2022 partecipa inoltre al sequel di Avatar, Avatar - La via dell’acqua, sempre sotto la regia di James Cameron. Nel 2025 Avatar - Fuoco e cenere: «Trovo i film così personali e così stimolanti. Tutti e cinque sono uniti, si sviluppano e si intrecciano nei modi più straordinari: Fuoco e Cenere prepara il terreno per Avatar 4 e 5, ma ovviamente è un’avventura a sé stante». Il terzo capitolo uscirà il 17 dicembre, mentre Avatar 4 e 5 arriveranno a dicembre 2029 e 2031 • Nel 2024 il Leone alla carriera: «Per gli americani il Leone d’oro è un riconoscimento prestigioso – risponde – perché ha a che fare con l’eredità artistica italiana. Mi sono innamorata dal cinema attraverso quello italiano come spettatrice, attraverso i film di De Sica, Fellini, Antonioni... Ancora oggi sento quel cinema come un pianeta distante. Mia figlia, che si è appena sposata, il primo film che ha visto con noi è stato Divorzio all’italiana di Germi, strana scelta, lo so. Insieme al premio alla carriera dovrebbero aggiungere una clausola che riguarda un film italiano da girare in Italia con un regista italiano. Sono convinta che dovrebbe far parte del pacchetto. Io sono disponibile» [Ugolini, Rep] • Weaver è la regina delle saghe: è la leggendaria tenente Ripley di Alien, la dottoressa Grace Augustine in Avatar e Dana Andrews in Ghostbusters. Non le mancava che Star Wars. Il film, che continua la storia della serie tv, uscirà in sala il 22 maggio 2026. Il primo in 7 anni, da Star Wars – Episodio IX – L’ascesa di Skywalker. Il suo personaggio è una pilota, il cui nome dovrebbe essere Colonnello Bishop, in omaggio all’androide di Alien. Ovviamente è una dei ribelli, come ci ha detto lei stessa: «Oggi è importante esserlo: abbiamo bisogno di ribelli» [Valentina Ariete, Sta] • Che tipo è questa Colonnello Bishop? «È una pilota da combattimento. Ha fatto parte della Ribellione e ora sta cercando di proteggere la Nuove Repubblica. È molto razionale, quindi ha pensato a lungo prima di trovare la giusta persona in grado di aiutarla. Ha scelto Din Djarin, un cacciatore di taglie, anche se non sa se sia totalmente affidabile: soprattutto perché si accompagna a questa creatura che fa strani rumori e mangia tutto» [ibid.].
Curiosità Alta un metro e 82 • È stata una delle poche attrici di Hollywood a fermare una petizione quando Roman Polanski fu arrestato in Svizzera • Parla correntemente inglese, francese e tedesco • Contraria alle armi • Ha il terrore di prendere l’ascensore • Dopo aver fatto The Village ebbe gli incubi per due settimane • Da giovane andava pazza per John Lennon • «Non c’è volta che non ti colpisca per quanto sia attenta, curiosa e sofisticata: quando venne a Roma per la Festa del Cinema chiese di poter visitare la Cappella Sistina insieme al marito Jim Simpson, un ottimo regista teatrale dotato anche lui di un grande senso dell’umorismo. “Mi dicono che i restauri hanno ripreso i colori del Tondo Doni”, disse, stupendo anche la guida» [Monda, Sta] • Quando Elon Musk mandò in orbita il suo Crew Dragon, il taxi spaziale che attraccò con successo alla stazione spaziale internazionale, gli uomini della Tesla caricarono a bordo un manichino chiamato Ripley, in onore del suo personaggio in Alien • Non riguarda mai i suoi film • Ha doppiato il computer madre in Wall-E della Pixar • «La maggior parte dei progetti che mi offrono sono illeggibili, non riesco ad andare oltre la pagina dieci» • «Preferisco una piccola parte in un film che mi piace a una parte importante in uno di cui non m’importa nulla» • «A me piacciono i film che ti fanno evadere, dove ti dimentichi di tutto il resto trasportata dalla magia del film. Una cosa come Le miniere di Re Salomone, o l’Africa, la vecchia Africa, con gli animali, le tribù…» • «Ho ancora un sogno da realizzare, lavorare in Italia, mi piacerebbe moltissimo, magari d’estate […] Non parlo italiano purtroppo, ma potrei fare la muta» [a Maria Pia Fusco, Rep] • «Ho sempre ammirato Margaret Rutherford. Quando avrò ottant’anni, mi piacerebbe interpretare Miss Marple, proprio come lei» • Non le viene mai voglia di film diversi, magari romantici? «Mi piacerebbe una commedia, come mi piacerebbe una storia d’amore. Ma credo che la mia statura, oltre alla mia età, mi precludano quel tipo di film. La mia teoria è che i produttori sono tutti bassi, e che io non corrispondo alle loro fantasie sessuali» (Bizio).
Amori Dal 1984 è sposata con Jim Simpson, regista teatrale, sette anni più giovane di lei. Una figlia, Charlotte (n. 1990), attrice. Vivono tra New York e Santa Barbara.
Titoli di coda «Detesto i diminuitivi e quando ho cambiato il mio nome speravo di non essere chiamata più Susi o Sue. Ma deve essere il mio destino, perché ora mi chiamano Sig o Siggy».