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 2025  ottobre 11 Sabato calendario

Biografia di Massimo Ghini

Massimo Ghini, nato a Roma il 12 ottobre 1954 (età 71 anni), è un attore e regista teatrale italiano. Riconoscimenti: Grolla d’Oro per Natale a Miami (2005), premio De Sica (2012), Nastro d’argento alla carriera (2018), Ciak d’oro (1995) come miglior attore non protagonista per Senza pelle, e (2018) per A casa tutti bene, Premio Flaiano (2012) per il musical per Il vizietto, sezione teatro, migliore interpretazione maschile per La volta buona (2021).
Titoli di testa «Io sono la perfetta esemplificazione della battuta di Ennio Flaiano sulle tre fasi della vita: “Giovane promessa, solito stronzo, vecchio maestro”. Nel mio caso, il periodo “solito stronzo” pare interminabile» [Massimo Ghini a Vanity Fair].
Vita Figlio di Lorenzo Ghini, un partigiano di Parma, deportato a Mauthausen, che si separò dalla madre, romana, impiegata dell’Aeronautica, quando lui aveva 3 anni. È stato battezzato di nascosto perché suo padre militava nella Sinistra quando la Sinistra era davvero Sinistra • «La prima volta che si è sentito attore è stata servendo la Santa messa: “Mi proposero di fare il chierichetto nella mia parrocchia e accettai subito”, racconta. “La celebrazione del rito cattolico è una rappresentazione: si indossa un costume, si compiono determinati gesti, si dicono frasi e si intonano canti da copione. Diciamo la verità: è un vero e proprio spettacolo... E pensare che ero stato battezzato di nascosto...”. Perché? “Mio padre era un esponente del partito comunista, quindi assolutamente contrario. Mia madre e mia zia, invece, erano credenti e, quando avevo già compiuto 2 anni, riuscirono a organizzare il battesimo in gran segreto nella chiesa di Sant’Eusebio. L’anno seguente i miei genitori si sono separati e ho svolto i miei primi anni di scuola in un istituto di Salesiani... ecco perché poi sono approdato al ruolo di chierichetto”» [autobiografia raccolta da Emilia Costantini, Cds] • Studi al Liceo Scientifico: «L’esame fu un terrore, presi 4 e mezzo in matematica, 9 in italiano e filosofia. La commissione mi chiese perché avevo scelto lo Scientifico. Fu una scelta di mia madre: ero abbastanza irrequieto e temeva per il latino. Ho fatto malissimo alcuni anni di liceo, erano anni belli ma difficili» [a Serena Bortone, Rai 1] • «C’è stato un docente che mi ha letteralmente indirizzato verso il mestiere di attore. Insegnava lettere e ci portava a teatro» • Inizia la sua carriera come animatore in villaggi turistici: «“Avevo conosciuto Rosario Fiorello, che lavorava come animatore, e gli chiesi se potevo fare qualcosa anch’io, avrei accettato persino di fare il barista. Siccome però nel villaggio c’era un anfiteatro, gli proposi di organizzare uno spettacolo tratto da La gatta Cenerentola”. Un’opera di Roberto De Simone per gli ospiti di un villaggio turistico? “Sì, una follia, eppure a Rosario piacque l’idea, aveva fiducia in me e fu un gran successo, anche perché io so cantare piuttosto bene”» [Costantini, cit.] • Ha due passioni: la politica, che lo impegna sin da adolescente – è stato responsabile Fgci durante gli anni del liceo – e la recitazione: ha iniziato a recitare negli Anni Ottanta e non ha mai smesso. Ha una sorella, Camilla, conduttrice televisiva e radiofonica • «“I miei si sono separati quando io avevo tre anni” racconta: “Tutto questo mi ha segnato. Quando arrivavano le pagelle o i documenti vi era scritto firma del padre o di chi ne fa le veci. E, al posto di mio padre, firmava mia mamma. E io ogni volta che tornavo a scuola, c’erano anche i professori che mi guardavano un po’ strano, perché all’epoca c’era questo politically correct”. Ghini ricorda ogni cosa di quegli anni sofferenti: “Ad un certo punto abbiamo trovato una soluzione. Mia mamma firmava con la dicitura Lorenzo Ghini, che era il nome di mio padre. Una truffa, per come dire, ma così tutti erano contenti. Purtroppo in qualche maniera penso di aver finto di aver accettato la separazione dei miei, per questo faccio l’attore. Ma dentro di me soffrivo come una bestia, perché quello che ti rimane addosso è il senso dell’abbandono”. Un vuoto incolmabile, conclude Massimo Ghini: “Mi è mancata tanto una carezza di mio padre. L’ho visto talmente tante poche volte, che mi ricordo quante volte sono state. Una roba assurda. Paradossalmente le volte che l’ho visto di più, è stato quando stava per morire”» [ospite di una puntata di Ciao Maschio, su Rai1] • «La prima paga della mia vita la ottenni come istruttore di nuoto. M’ero iscritto a Giurisprudenza solo per fare contenti i miei. Per assurdo vado a sostenere un provino a Milano da Strehler, e lui mi prende subito per il Re Lear, con debutto all’Odéon di Parigi. Ma guadagnavo pochi centesimi, non facevo né cinema né televisione, e non volevo chiedere soldi ai miei. Allora un amico della Valtur mi fa entrare per tre mesi in un villaggio vacanze, garantendomi un piccolo stipendio, una cosa da nascondere, senonché lì, nel villaggio, comincio a fare il battitore d’asta per la galleria fiorentina di Renzo Spagnoli, e a 22-23 anni m’imbatto in un’avventura redditizia, “recitando” per due estati la vendita di quadri importanti come Il violinista di Carrà per 36 milioni dell’epoca, facendo l’attore serio in palcoscenico e l’imbonitore-showman nelle aste nel Salento, dove il mio ristoratore era lo zio di Carmelo Bene, con mio padre comunista integralista che mi vedeva male […]. • Quand’ero ragazzo, a chi mi chiedeva cosa sognavo di fare da grande, avrei risposto “l’attore”, ma preferivo darmi un tono dicendo “il direttore d’orchestra”. Il fatto è che, a casa, mio padre sindacalista e mia madre impiegata all’Aeronautica discutevano solo di melodrammi. Fu naturale che io finissi nel coro della chiesa di via Giulia (dove venni ammesso cantando Bella ciao). Passai al rock suonando la batteria, dal ’68, e presto mi ritrovai in un gruppo di cui facevano parte anche Fabrizio Bentivoglio e Armando De Razza. Finché un bel giorno preferii il teatro alla musica, portandomi però sempre con me una passione speciale per il suono”» [a Digianmarco, Rep] • Principalmente teatrale il debutto, dove si contraddistingue – fra le regie di Franco Zeffirelli, Giorgio Strehler, Giuseppe Patroni Griffi e Gabriele Lavia – per i ruoli brillanti e ironici, ma lontani dalla macchietta. A impegnarlo però, almeno nei primi tempi, non è solo la recitazione ma, anche il doppiaggio e il lavoro di speaker radiofonico. Grande amico di Fabrizio Bentivoglio e Armando De Razza, con i quali condivideva un appartamento • «Dice che da ragazzo lo chiamavano “‘Sparame in petto’, perché ero uno che si buttava sempre: in politica, con le donne, nel lavoro”. Negli anni Settanta viveva con Fabrizio Bentivoglio “e con le donne era sempre la stessa storia. Io mi davo da fare come un pazzo, sudavo per ottenere risultati. Lui non alzava un dito e li otteneva lo stesso. Io conquistavo, lui era perennemente conquistato”» [Sara Faillaci, Vanity Fair] • L’esordio cinematografico è con la pellicola del 1979 C’era una volta la legge di Stelvio Massi, accanto a Fabio Testi, Vittorio Mezzogiorno, Daniela Poggi, Lia Tanzi e Marco Bonetti, poi lavorerà principalmente in televisione negli sceneggiati Anna Kuliscioff (1981), Delitto di Stato (1982), Il Diavolo di Pontelungo (1982), Tre anni (1983) e le fiction La biondina (1982) e La maschera e il volto (1984) • Nello stesso anno, Giuseppe Bertolucci lo inserisce nel ricco cast di Segreti segreti accanto a Stefania Sandrelli e la mitica Alida Valli, nonché all’oggi regista Francesca Archibugi, poi sarà ancora accanto alla Sandrelli ne La sposa era bellissima (1986) • Per la seconda metà degli Anni Ottanta sarà ancora televisione: da Portami la luna (1986) a Un’isola (1986), passando per La neve nel bicchiere (1986), Ellepi (1987) e la miniserie di Franco Giraldi La Fronde inutile: Ciano Bottai e Grandi (1986) • Lavora in Spagna accanto ad Antonio Banderas ne Así como habían sido (1987) • Passa poi alla miniserie di Alberto Lattuada Due fratelli (1988), poi Tamburi di fuoco (1990) con Ugo Tognazzi e Harvey Keitel alla commedia di Alessandro Benvenuti Zitti e mosca (1991) con Alida Valli, poi interpreterà Giacomo Puccini nella miniserie di Mauro Bolognini La famiglia Ricordi (1993) e reciterà ne La vera vita di Antonio H. (1994) accanto a Federico Fellini e Vittorio Gassman • Attore prediletto di Alessandro D’Alatri, è diretto da Davide Ferrario ne Anime fiammeggianti (1994), scegliendo poi il teatro dove, accanto a Nancy Brilli, interpreta il musical Alleluja, brava gente • Nel 1995, indossa i panni di Roberto Rossellini nella pellicola Celluloide, recitando accanto a Christopher Walken, mentre due anni più tardi è diretto da Francesco Rosi ne La tregua (1997) e da Maurizio Zaccaro ne Il carniere (1997). Zaccaro, l’anno seguente lo rivorrà nella fiction La missione, così alternerà il set cinematografico con quello televisivo della divertente miniserie Tutti gli uomini sono uguali (1998) • Contemporaeamente al lavoro, Massimo Ghini, fa politica, ereditando la passione dal padre: è stato presidente nazionale del Sindacato Attori Italiani-Cgil, nonché presidente di una sezione del Pds di Roma per circa dieci anni. Ha inoltre ricoperto l’incarico di responsabile della cultura del Partito Democratico nel Lazio. Dal 1993 al 1998 è stato consigliere comunale a Roma • Impegno e lavoro: il suo ruolo migliore, per alcuni è nel film di Franco Zeffirelli Un tè con Mussolini (1999) accanto a Lily Tomlin, Maggie Smith, Joan Plowright, Cher, Judi Dench, Claudio Spadaro, Pino Colizzi, Roberto Farnesi e Paolo Seganti • Si gode il suo momento di popolarità, anche accanto a grandi star internazionali come Sean Penn (Una notte per decidere, 2000) e Gérard Depardieu (Cq, 2001), sperimentando e presenziando principalmente nella fiction: Commesse (2002), Papa Giovanni - Ioannes XXIII (2002), La cittadella (2003), Imperium - Augusto (2003) con Peter O’Toole e Charlotte Rampling, La Omicidi (2004), Edda (2005) e Meucci (2005) • «Dopo aver rimpiazzato Massimo Boldi come partner di Christian De Sica in due cinepanettoni, è protagonista del telefilm Raccontami (2006-2007) su Rai1, prodotta da Claudio Velardi. ex capo dello staff di Massimo D’Alema a Palazzo Chigi diventato imprenditore da vicepresidente della società Pay per Moon» [Cds, 07-06-2006]. È protagonista anche in Piper (2007) ed Era mio fratello (2007) • Baudo lo chiama in giuria di qualità a Sanremo,• Nasce il Partito Democratico, Walter Veltroni è eletto segretario: «Nell’entourage sale l’eccitazione: a piazza di Pietra sfilano le “sue” star, Ettore Scola e Massimo Ghini, Pietro Terracina e il ministro Giovanna Melandri, l’europarlamentare Lilli Gruber» [Schianchui, Sta, 15-10-2007] • Segretario generale del Sindacato Attori Italiani-CGIL, Massimo Ghini ha ancora palesemente vivo l’altro interesse: quello per la politica, che manifesta su grande schermo con Guido che sfidò le brigate rosse di Giuseppe Ferrara. Dopo la parentesi seriosa torna all’appello dei cinepanettoni e delle commedie: Natale a Rio (2008) • «Massimo Ghini sta interpretando Enrico Mattei per una miniserie tv sulla vita del fondatore dell’Eni, ed è protagonista del cinepanettone di Neri Parenti: “Il mio maestro, Vittorio Gassman, faceva l’Otello e I soliti ignoti. Noi attori lavoriamo tra mille difficoltà, ma non c’è affetto nei nostri confronti. I critici la mattina mangiano pane e fiele. Se dovessimo campare grazie a loro, saremmo tutti sotto i ponti”». [Ferrario, Chi, 10-12-2008] • Il tema “rivendicativo” prosegue in una intervista di qualche tempo dopo con Assante per Repubblica: Difficile essere popolari e di sinistra? “Difficile sì, perché sembra che essere popolari sia sempre un difetto. Invece credo che ci siano solo due metri di giudizio per un attore, l´onestà e la bravura”» • Per la regia di Paolo Virzì è in Tutta la vita davanti, commedia grottesca sull’universo del precariato • De Sica, dopo la rottura del sodalizio con Boldi, fa coppia con lui per alcuni anni: «È bravissimo, capace di passare dal film sulle morti bianche alla farsa, il genere più difficile» [a Cazzullo, Cds] • A completare il poker firmato Neri Parenti di cinepanettoni c’è Natale a Beverly Hills (2009), Natale in Sudafrica (2010) e Amici miei - Come tutto ebbe inizio (2011) • Massimo Ghini però è anche a teatro nei panni di Albin nel musical tratto da Il Vizietto-La cage aux folles. «Aiutarlo a mettersi in reggiseno in camerino prima della recita è una prova che sfido ogni moglie a superare senza traumi» [Paola Romano, moglie di Ghini a Novella 2000] • Nel 2012 recita nella fiction italo-irlandese Titanic - Nascita di una leggenda • Con i colleghi Francesca Chillemi e Cesare Bocci, conduce su La7 l’edizione di Miss Italia 2013 • Dopo un’incursione nel film di Woody Allen To Rome with Love (2012), partecipa nel 2013 alle commedie Outing - Fidanzati per sbaglio e Niente può fermarci, tornando poi nel 2015 accanto a Christian De Sica nel film di Natale di Neri Parenti Vacanze ai Caraibi - Il film di Natale • In Catturandi (2016) riveste il ruolo di vice questore mandato a Palermo per punizione dopo i fatti genovesi della Diaz • La politica torna a intermittenza nella sua vita: «“Nonostante io non sia stato un renziano della prima ora, anzi, avevo con lui parecchi punti discordanti. Io sono stato tra i fondatori del Pd, vengo dalla vecchia scuola, sono figlio di un partigiano, sono un soldatino, sono stato un bersaniano convinto. Mi sono riavvicinato a Renzi per quello che è successo negli ultimi tempi: non ho accettato la scissione, che ho fortemente contestato. Il partito si combatte da dentro. Ma soprattutto ho notato un forte cambiamento di Renzi”. In che senso? “Be’, intanto non bisogna dimenticare che, avendo fallito un suo obiettivo, cioè il referendum, ha dato le dimissioni e se n’è andato. Vi pare poco? Perché si può dire tutto del Pd, ma è ancora un partito dove ci sono i congressi, le primarie, e non dei ‘monarchi assoluti’ che distribuiscono investiture come fanno Grillo e i ‘pentafascistellati’ come li chiamo io. Matteo ha fatto tesoro del suo fallimento”. Gliel’ha detto? “Sì, ma gli ho parlato da uomo del popolo, perché io non sono un dirigente dem, sono uno che parla dal basso”» [Costantini, Cds] • «Perché in Natale a 5 Stelle c’è un premier (Massimo Ghini, in notevole forma) che non è Giuseppe Conte, no, per carità, però – combinazione – ha un filo truccato i titoli di studio nel curriculum, e sta in fissa con parole tipo “legalità”, “sobrietà”, “trasparenza”, ed è un po’ vaso di coccio in mezzo a due litigiosi alleati di ferro che non vediamo, ma – coincidenza – si chiamano uno Matteo e l’altro Luigi» [Cicala, Venerdì] • «Con il procuratore di calcio fallito che ha perso al gioco averi e famiglia e che punta a comprare e rivendere il talento di un ragazzino per svoltare, Massimo Ghini, 65 anni e cento film, consegna una delle sue migliori interpretazioni [Finos, Rep] • Nel 2021 è Conte Vladimiro, un vampiro snob, nel film Una famiglia mostruosa, di Volfango De Biasi: «È un ruolo che mi ha molto divertito, ma la prima difficoltà nel doverlo affrontare e la prima domanda che mi sono posto è stata: come parla Dracula? Così, una mattina mi viene in mente un’idea: e se parlassi come parlava l’avvocato Agnelli? D’altronde lui è stato un vampiro in tutti i sensi» [Costantini, cit.] • «Non è facile recitare per due ore in palcoscenico bloccato su una sedia a rotelle. Massimo Ghini ci riesce, interpretando il ruolo di Philippe in Quasi amici, dal film di Olivier Nakache e Éric Toledano. Lo spettacolo ha debuttato al Teatro Parioli, con la regia di Alberto Ferrari. Nel ruolo di Driss, Paolo Ruffini. [Costantini, Cds] • Tra gli ultimi film interpretati troviamo L’agenzia dei bugiardi, Vivere, Una famiglia mostruosa e Un matrimonio mostruoso (2023), e Ennio Doris - C’è anche domani, regia di Giacomo Campiotti (2024) su vita, operazioni bancarie e commissioni dell’imprenditore che ha creato Mediolanum. Interpretato da Massimo Ghini: «Ennio Doris è stato un vero self-made man – racconta in una pausa delle riprese –. Ho letto la sua storia è sono rimasto sorpreso: partì dalle campagne venete, dove era destinato a continuare il lavoro del padre, mediatore di bestiame, e invece si mise a studiare, diventò banchiere e ha fatto della sua famiglia una delle più ricche del Paese. Noi pensiamo che la sfida fra due miliardari che si vogliono prendere a scazzottate come Elon Musk e Mark Zuckerberg sia degna di un film... E invece abbiamo storie incredibili a casa nostra» [Mascheroni, Giornale] • Nel 2024 lavora a 30 anni (di meno), regia di Mauro Graiani, e a Ari-cassamortari, regia di Claudio Amendola • «“Si vive di stereotipi e il ruolo da seduttore era incongruente rispetto a quello che appariva; da ragazzo, per la pallanuoto avevo un fisico alla Maurizio Arena poi grazie a Giorgio Capitani e alla fiction della Rai dedicata a papa Giovanni è cambiata la percezione di me, più profonda, nonostante la sinistra non mi volesse in quel ruolo”. Come mai? “La domanda va posta ai dirigenti di quella televisione di sinistra; (pausa) comunque insieme ad Andrea Occhipinti e Fabrizio Bentivoglio venivo inserito tra i belli, per questo emarginato da una sorta di fascismo culturale, la sinistra non aveva un’egemonia culturale, ma un’ipocrisia culturale, senza nulla togliere al valore culturale della sinistra rispetto al nulla della destra”» [Alessandro Ferrucci, Fatto] • Nell’estate 2025 termina, da protagonista, le riprese di Nel tepore del ballo, di Pupi Avati • «Quasi cinquant’anni di carriera: tre istantanee. “Tre sono poche. Proviamo. Quando ho debuttato all’Odeon di Parigi; quando mio figlio Leonardo è entrato all’Accademia… Quando sono andato a casa di Zeffirelli per il provino di Maria Stuarda. Suono. Aspetto qualche minuto. Poi vedo salire un uomo con zoccoli e bermuda: era Gregory Peck. Dentro ho trovato altri personaggi particolari come Nureev o le Kessler e tutti hanno pensato ‘questo è il nuovo fidanzato di Franco’”. Un grazie, a chi? “A Sabrina Ferilli e Christian De Sica, per me fondamentali; poi a Gabriele Muccino, grazie a lui ho ottenuto l’unica nomination ai David. Infine a Paolo Sorrentino per avermi coinvolto in The New Pope”. Chi è lei? “Uno che ha un difetto: voglio fare tante cose e nella vita non si può”» [Alessandro Ferrucci, Fatto].
Curiosità Quattro figli in cinque anni, è soprannominato dagli amici The inseminator • Appassionato del Palio di Siena, è contradaiolo della Contrada della Pantera, e tifoso della Roma. • «Ex pallavolista si giudica vanitoso ma non ha sempre avuto un buon rapporto con suo fisico: “Quando ero giovane la mia non era una bellezza moderna e per questo ho avuto difficoltà ad avere certe parti. Solo oggi mi piaccio davvero”» [Vanity Fair] • «Per tanti l’idea del pasto resta associata alla convivialità. L’attore Massimo Ghini giura: “Non ho mai fatto il one man show nei teatri perché ho sempre pensato: dopo, con chi vado a cena?”. E spiega: “Sono abituato a mangiare in compagnia. Ho tre fratelli e, a casa, fra amici e parenti, non eravamo mai meno di otto a tavola. Io ho continuato la tradizione: casa mia è stata un ostello della gioventù, ho sfamato tutto il cinema italiano. Quando da ragazzo arrivai a Milano per recitare con Giorgio Strehler, avevo una fame che manco si immagina e la mentalità boyscout, per cui telefonavo a casa, mi facevo spiegare le ricette e cucinavo per tutta la compagnia. Tuttora, a Los Angeles o a Parigi, gli amici mi fanno trovare la spesa fatta e mi aspettano per mettermi ai fornelli”» [Morvillo Cds] •Sulla scrivania della vecchia casa aveva la foto di Tognazzi, Manfredi, Mastroianni, Gassman e Sordi, ai quali ha aggiunto Volonté: «A ognuno di loro ho cercato di rubare qualcosa».
Amori «Nel 1986 Massimo Ghini e Sabrina Ferilli hanno più volte recitato fianco a fianco sui set dei film di Natale. I due attori ebbero una storia di un anno che, infine, si scoprì essere una profonda amicizia: da amici non hanno mai smesso di cercarsi e supportarsi» [Moro, DiLei] • Nel 1988, sul set di Due fratelli conosce l’attrice Nancy Brilli e il matrimonio dura tre anni. «Massimo aveva più di 30 anni ed era già un personaggio di gran rilievo, Nancy aveva appena spento 23 candeline e muoveva i primi passi nel cinema. Fu colpo di fulmine esploso in una risata: “Ci siamo sposati per allegria – rivelò lei –. Stavamo bene insieme, ridevamo molto”. E lavorano anche parecchio, forse troppo. Nel 1990, dopo tre anni di amore, arriva il divorzio. Ma Ghini rassicura che sono rimasti ottimi amici. E anche grandi colleghi, tornati più volte sullo stesso set • «Massimo Ghini non è praticamente mai stato single. Neppure il tempo di lasciare la casa che condivideva con Brilli che ha iniziato una relazione con Federica Lorrai. Storia che ha portato, nel 1994, alla nascita dei gemelli Lorenzo e Camilla (che oggi lavora a Forum). I gemellini hanno appena 10 mesi quando Massimo scappa di casa, destinazione: Paola Romano. L’attore conosce la costumista a una festa di Capodanno a casa di amici in comune: “Ci siamo guardati e ci siamo riconosciuti perché ci eravamo già incontrati. Lei era la donna più bella di Salerno. Dopo 15 giorni, siamo scappati” [DiLei, cit] • Da Paola Romano, ha avuto i figli Leonardo (1996) e Margherita (1999) • Intervistato da Chi, Massimo Ghini fa sapere di avere finalmente trovato la compagna ideale e di volerla sposare al più presto: «Paola ha saputo darmi tanto: coraggio, forza, amore, serenità, passione e due figli. Io ne vorrei perfino un terzo e un quarto, ma lei mi ha dato l’altolà». Nel 2002 le nozze. Sono ancora assieme. Ammette una “certa attitudine all’infedeltà dovuta anche al mestiere che faccio. Ciò non significa che abbia altre donne: la forza del mio rapporto con Paola è dato proprio dal fatto che non ci siamo mai dovuti promettere niente”» [Sara Faillaci, Vanity Fair] • «I Ghini di vacanze belle ne hanno fatte tante. I primi anni, coi bimbi piccoli, a Ischia, poi a Formentera, quindi, spiega Massimo Ghini “tu sei padrone delle tue vacanze finché i figli hanno sei anni, poi cominciano che un amichetto ha una casa qua, un altro là. Infine, sette o otto anni fa, abbiamo trovato la pace a Panarea”. Pace, per modo di dire. Dei quattro figli totali, due avuti insieme, due che l’attore aveva prima d’incontrare la costumista Paola Romano, ognuno si porta in vacanza anche degli amici... » [Morvillo, Cds].
Titoli di coda «“Mi manca sempre uno per fare cento, come si dice a Roma”. Ma non se ne fa un cruccio» [ad Assante, Rep].