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 2025  ottobre 22 Mercoledì calendario

Biografia di Álvaro Morata

Álvaro Morata, (Álvaro Borja Morata Martìn), nato a Madrid il 23 ottobre 1992 (33 anni). Calciatore. Attaccante. Dalla stagione 2025-26 al Como, in prestito dal Milan. Con la nazionale spagnola, di cui è capitano, è diventato campione d’Europa nel 2024 e ha vinto la Nations League 2022-2023. «Come attaccante vorrei fare 35-40 gol a stagione, ma ho visto tanti che hanno fatto quei gol e non hanno vinto nulla. Per guardare i numeri singoli, meglio giocare a tennis. Il calcio è un gioco collettivo».
Vita «Ha iniziato la carriera calcistica a 13 anni nel settore giovanile dell’Atletico Madrid, prima di passare al Getafe e al Real Madrid. Ha poi trascorso diversi anni trascorsi nelle fila dei Blancos. Il 12 dicembre 2010 ha esordito in Liga, ma nonostante il suo talento, ai tempi non riuscì a rimanere a Madrid e nel 2014 fu venuto alla Juventus. Successivamente è tornato in Spagna al Real Madrid e poi in Inghilterra al Chelsea, dove è stato allenato da Antonio Conte. A Londra ha trascorso due anni per poi trasferirsi all’Atletico Madrid. Nel 2020 è stato preso in prestito con diritto di riscatto dalla Juventus. Alla fine della stagione 2021/2022 è tornato all’Atletico Madrid» • «Lo spagnolo arrivò alla Juve dal Real Madrid a titolo definitivo per 20 milioni di euro, ma con la possibilità per i Galacticos di riportarlo alla base due anni dopo a una decina di milioni in più, cosa che accadrà. Álvaro era alle porte dei 22 anni ma aveva già segnato 11 reti in maglia blanca, aveva giocato l’ultima finale di Champions League – a fianco del Cristiano – e si era messo enormemente in mostra con le nazionali giovanili. Due Europei vinti – Under 19 e Under 21 – con tanto di “Scarpa d’Oro” di capocannoniere sia in Romania che in Israele. Certo, era la squadra di Isco, De Gea, Thiago Alcantara e Carvajal, ma a fare da terminale offensivo c’era lui, “El Ariete”. L’acquisto di Morata, con tanto di clausola all’orizzonte da 100 milioni, fu in parte una scommessa dal momento che si trattava di un talento ancora non completamente sbocciato, ma il curriculum era davvero appetitoso agli occhi della dirigenza: “È stata una trattativa difficile – spiegò Marotta –, molto lenta. Da una parte c’era la volontà del Real Madrid di trattenerlo, dall’altra la concorrenza di agguerriti club. E se oggi Álvaro è con noi, è perché forse determinante è stata la sua volontà di scegliere di indossare questa gloriosa maglia della Juventus”» (Matteo Nava) • «Centottantacinque presenze in totale, 59 gol, 40 assist in quattro stagioni con la Juventus, non consecutive. Sei i trofei, tra cui due scudetti. La prima gioia in campionato è arrivata a Bergamo, in un 3-0 sull’Atalanta in cui un giovane Álvaro – nemmeno 22enne – ci mise poco più di un quarto d’ora per far vedere quello che sapeva fare sotto porta. Anche da subentrato. Si è preso piano piano la Juve, ha conquistato Allegri e con lui ha costruito un rapporto d’acciaio, ha esultato in Champions League (primo gol sempre nella stagione 14/15 al Dortmund, nell’andata degli ottavi) e poi in Europa ha anche sofferto ma ci arriveremo. Meglio il primo Morata bianconero o quello 2.0 del secondo biennio? I numeri dicono che tra il 2014 e il 2016 ha giocato in 93 occasioni in tutte le competizioni, segnato 27 gol e fatto 19 assist; poi tra il 2020 e il 2022 a fronte di 92 presenze (praticamente quindi lo stesso impiego della prima volta) ha segnato di più e fatto più assist: 32 i gol, 21 i passaggi decisivi. Nella prima esperienza a Torino è arrivato a giocarsi una finale di Champions, nella seconda per la prima e unica volta è riuscito ad arrivare in doppia cifra di gol e assist (era il 2020/21). Momenti ed età diverse ma le stesse ambizioni. E una certezza: “Hanno avuto fiducia in me quando ero molto giovane. Sono diventato un giocatore grazie alla Juventus”» (Guendalina Galdi) • «Il primissimo Morata visto in bianconero fu un’arma inedita per la squadra nel ciclo Agnelli: una punta di movimento che, a una grande struttura fisica abbinava una notevole rapidità sul lungo, unico per caratteristiche in un parco attaccanti che comprendeva Tevez, Giovinco, Llorente e Coman. Dopo un paio di mesi di adattamento e qualche infortunio, Morata riesce finalmente a prendersi la scena al fianco di Tevez. L’argentino era un enorme catalizzatore di possessi e aiutava la squadra a risalire il campo andando a raccogliere palla anche molto indietro; Morata invece rimaneva più libero sul fronte avanzato e aveva il compito di svariare soprattutto orizzontalmente, per svuotare l’area e agevolare gli inserimenti dei centrocampisti di Allegri (all’epoca schierati col rombo). Le poche volte che si ritrovava a ricevere palla spalle alla porta e lontano dall’area di rigore, tuttavia, Morata riusciva quasi sistematicamente a girarsi agilmente e saltare l’uomo, puntando direttamente la porta. A fine stagione, dopo l’addio di Tevez, la Juventus decide di acquistare Mandzukic, e a rendere la situazione ancora più indecifrabile, inoltre, c’è l’arrivo di Simone Zaza. L’avvio della stagione è positivo per Morata, che nonostante un piccolo infortunio non sembra soffrire particolarmente la concorrenza: è forse il miglior attaccante della squadra per tutto il primo mese, complice anche le difficoltà iniziali di Mandzukic, in un sistema di gioco che lo vedeva giocare in posizione più defilata. […] Morata perde progressivamente il posto in favore di Mandzukic, e si ritrova ad essere il primo sostituto di Dybala come punta di “raccordo”, mentre Zaza si alterna con il croato. […] Inizia un periodo di grande imprecisione sotto porta per Morata, ed i primi segnali di irrequietezza sono evidenti. Allegri, dopo aver recuperato terreno in classifica e ritrovato solidità generale, preferisce non intaccare nuovamente gli equilibri e la formazione tipo non vede più Morata tra i suoi effettivi. La doppia sfida col Bayern Monaco mostra però segnali sorprendenti […] Quella di ritorno, poi, è forse la miglior partita in assoluto di Morata in bianconero, come punta in un 4-5-1 mirato ad allargare i reparti dei tedeschi e colpirli sulla profondità, sfruttando principalmente le doti di strappo palla al piede dello spagnolo, insieme a Cuadrado e Pogba. L’azione con cui la Juventus mette a segno il 2-0 è il ricordo più impressionante che ha lasciato Morata a Torino: dopo aver raccolto palla nella propria trequarti parte in percussione centrale, resistendo alla carica di Alaba, saltando secco Benatia e Kimmich, evitando i rientri di Lahm e Vidal e aprendo infine con un delizioso tocco di esterno per Cuadrado. Questa azione è stata probabilmente l’espressione più alta di tutte le migliori qualità di Morata lontano dall’area: la cavalcata velocissima con quella leggera gobba che sembra quasi aumentarne l’incisività, il fisico che riesce a contenere l’impatto avversario senza fargli perdere lo slancio, e poi la brillantezza e la lucidità del tocco finale. L’esperienza di Morata alla Juventus si chiude qualche mese dopo, con un’altra manciata di gol segnati tra Coppa Italia e campionato (tra cui quello della matematica certezza dello Scudetto, a Firenze) e uno status da comprimario ormai consolidato. Il Real Madrid decide di esercitare il diritto al riacquisto» (Dario Pergolizzi) • Nell’estate 2024 è stato acquistato dal Milan per 15 milioni di euro. Dopo 16 presenze in Serie A e cinque gol, a inizio 2025 è stato ceduto in prestito al Galatasaray, dove ha messo a segno sei reti in 12 presenze in nazionale, conquistando il campionato turco e la coppa nazionale • «È stata una stagione strana, sono successe tante cose. Alcune troppe veloci e complicate da gestire, ma alla fine sono contento. Inizialmente al Milan abbiamo fatto anche grandi partite, le cose non stavano andando così male come si diceva. Poi, però, là dentro sono successe cose che non mai vissuto in carriera. Preferisco tenerle per me. Non mi sentivo più a mio agio: prima di diventare un problema, me ne sono andato. Le cose non andavano soprattutto a livello di comunicazione: io cerco di essere rispettoso con tutti, ma ci sono certe cose che non mi vanno bene» (alla Gazzetta dello Sport) • Nell’estate 2025, tornato al Milan, passa in prestito al Como • Nel 2024 ha vissuto un periodo di crisi, con depressione e attacchi di panico, che ha raccontato così: «Avevo paura di tutto, avevo pensieri orribili, autolesionistici. Ho persino pensato di fingere di essere infortunato per non giocare. La mente ti suggerisce ogni genere di cose per farti evitare ciò che ti fa soffrire. Era come se fossi in una stanza completamente buia, con tutti che mi fissavano. Senti dolore alle gambe, il petto si stringe e l’aria non ti entra in gola. Senti una grande pressione al petto, come se ti mancasse il respiro. Non so se avrei potuto giocare senza farmaci. Ora sto bene, ma il messaggio che voglio mandare è che una persona in crisi totale grazie all’aiuto di compagni, famigliari e specialisti si ritrova a giocare e a vincere un Europeo da capitano» (a Filippo Maria Ricci) • «Un malessere interiore nato dopo le intense critiche ricevute durante la sua carriera calcistica. Oltre alle delusioni come l’eliminazione dalla Champions League del suo Atletico Madrid contro il Borussia Dortmund (aprile 2024 nei quarti di finale) con un suo errore a porta vuota: “Non sono riuscito a seguire la palla. Non stavamo perdendo la partita, ma nella tua testa avevi già perso l’occasione di raggiungere la finale di Champions League con l’Atletico. Quando la partita è finita, sono rimasto a lungo da solo nello spogliatoio. Volevo solo piangere. Da lì è iniziato tutto. Inizi a provare molte sensazioni nel corpo e non sai perché o come. Ti fanno male le gambe. Ti si stringe il petto. Non riesci a respirare. Avevo paura di addormentarmi e non svegliarmi più. Avevo paura di tutto”. Tanto da pensare di fingere un infortunio per non andare agli Europei poi vinti con la Spagna nella finale contro l’Inghilterra: “Ho avuto molti pensieri orribili e autodistruttivi. Mi è passato per la testa di fingere un infortunio, così non sarei dovuto andarci”. Morata addirittura aveva inizialmente contattato il medico della Nazionale spagnola, Oscar Celada, spiegando di non poter giocare il torneo. Per poi tornare indietro. Il punto di svolta è stato il dialogo che Álvaro ha avuto con Andres Iniesta, che ha sofferto di depressione dopo la morte dell’amico Dani Jarque nel 2009. Così Álvaro ha potuto festeggiare anche lui il quarto titolo Europeo delle Furie Rosse» (Salvatore Riggio) • Difficile il rapporto con i tifosi spagnoli, come ha ammesso lo stesso Morata nel 2024: «In Spagna faccio fatica a essere felice. Alla fine, c’è sempre qualcuno da qualche parte che dice qualcosa per criticarmi. Sarei più felice in un altro Paese? Sì, senza dubbio. L’ho detto tante volte, soprattutto perché la gente mi rispetta, in Spagna non c’è rispetto per nulla e per nessuno» (al Mundo Deportivo) • «Quando vivi momenti così davvero difficili come la depressione o gli attacchi di panico non importa quale lavoro tu faccia, hai una persona dentro di te contro cui devi combattere ogni giorno e ogni notte» (a Radio Cope).
Critica «Morata ha sempre compensato una più scarsa vena realizzativa – rispetto agli attaccanti della sua fascia di valore – attraverso un’ampia e sofisticata diversificazione delle proprie competenze. Cose che gli valgono un’affidabilità riconosciuta e sfruttata sotto ogni aspetto. Sia in campo, sia soprattutto nelle vesti di giocatore-asset da scambiare sul mercato: un aspetto che lo ha destinato a una carriera errante, tra un porto e l’altro, tra un legame interrotto e l’altro, il ruolino dei suoi trasferimenti ha finito con il ricalcare la struttura di una poesia a rima incatenata. Ma è l’unica cosa associabile alla poesia che lo riguarda. A parte, forse, una vaga malinconia, se si spoglia questo andirivieni del prestigio delle maglie che ha indossato» (Andrea Sponticcia) • «Álvaro Morata è un attaccante dotato di grandi doti atletiche e tecniche. Possiede ottima velocità sul lungo che, abbinata a un ottimo controllo del pallone con entrambi i piedi in conduzione, lo rendono abilissimo negli spazi aperti con la sua progressione palla al piede. La tecnica individuale è di alto livello e brilla in particolare nel primo controllo. Si muove benissimo dentro l’area dove calcia bene con entrambi i piedi, ha una grande tecnica nel colpo di testa, dove sfrutta anche un ottimo senso dello smarcamento. La combinazione delle doti atletiche e tecniche ha regalato versatilità a Morata, e ha suggerito agli allenatori un impiego vario dell’attaccante spagnolo. La sua stazza (è alto 189 centimetri e pesa 85 chili) unita alla mobilità, all’agilità e alla capacità di coprire tutto il fronte offensivo, giocando bene anche sull’esterno, ha favorito un suo impiego da centravanti in schieramenti offensivi a una sola punta. L’abilità nel giocare internamente o sulla fascia, la possibilità di ricevere venendo incontro al portatore o attaccando la profondità, gli ha permesso di giocare con qualsiasi tipologia di compagno in schieramenti a due attaccanti, svolgendo indifferentemente i compiti di prima o seconda punta. Alla Juventus è stato persino usato come punta esterna nel 4-3-3» (Fabio Barcellona).
Amori Dal 2017 è sposato con l’influencer veneziana Alice Campello, hanno quattro figli: i gemelli Leonardo e Alessandro, Edoardo e Bella. La coppia si era separata nell’estate del 2024, per poi tornare insieme all’inizio del 2025 • «Álvaro Morata e Alice Campello si sono conosciuti dal 2016, al tempo in cui l’attaccante spagnolo vestiva la casacca bianconera della Juventus. Secondo le cronache, Álvaro Morata contattò Alice Campello sui social. “Tu sei la donna che voglio sposare”, le disse. E detto fatto. Il 17 giugno 2017, Álvaro Morata e Alice Campello hanno celebrato il loro matrimonio a Venezia, in una cerimonia lussuosa che ha visto la partecipazione di 415 invitati, tra cui molti volti noti del mondo dello sport e dello spettacolo. La coppia scelse la Chiesa del Redentore per il rito religioso, seguito da un ricevimento all’Isola delle Rose» (Gennaro Marco Duello) • Dopo il ritorno insieme, Alice Campiello ha raccontato: «Eravamo due persone che non stavano bene, anche per questo ci sono stati momenti di odio profondi, ma quando passa la rabbia, l’amore vince sempre. Non che ora sia tutto perfetto, perché non lo era prima e non lo è neppure oggi. Non ho mai nascosto di provare un amore immenso per lui, ma abbiamo momenti più complicati e altri migliori, e continueremo ad averli. Non sarà la prima volta né l’ultima, ma spero che sapremo gestirla diversamente. Ci siamo scelti di nuovo ed è tutto ciò che conta per me».