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 2025  ottobre 28 Martedì calendario

Biografia di Luciana Littizzetto

Luciana Littizzetto, nata a Torino il 29 ottobre 1964 (61 anni). Attrice. Comica. Cabarettista.
Titoli di testa Cosa le è riuscito meglio nella vita? «Fare la cretina» [a Di Stefano, iO Donna].
Vita Figlia unica di Piero e Antonietta, lui ex operaio, lei ex camiciaia. Suo padre è arrivato a Torino dal Canavese per lavorare alla catena di montaggio della Fiat: «Ma era lentissimo e non ne veniva mai a capo. Non riusciva neanche a mangiare e così ha aperto una latteria» • I Littizzetto abitano in via San Donato, strada un po’ curva, piccoli negozi, popolata di operai meridionali, malvisti dai torinesi doc • Famiglia religiosissima. La mandano a scuola in un collegio di suore. Lei siede al primo banco. I suoi quaderni sono un modello di ordine e bella scrittura. Sembra più piccola della sua età. «Ero spesso malata, mi si gonfiavano le tonsille e così ero costretta a starmene a casa, in compagnia della radio accesa. La radio, sì, non la televisione. Al mattino davano questi sceneggiati meravigliosi, oppure le fiabe dei Grimm, e allora ho cominciato a sognare che sarei diventata un’attrice della radio anch’io, consapevole già da bambina che era meglio se non avessi fatto vedere la faccia» • «I miei erano lattai, gente normale. L’idea di un percorso artistico, per loro, era legata alla danza. Così un anno sono andata a ballare. Ma avevo un nonno che suonava la chitarra, mio padre la fisarmonica e uno zio il clarinetto nella banda. In quinta elementare ho cominciato a prendere lezioni di piano» [a Angelo Carotenuto, Rep] • «I lunghi pomeriggi trascorsi a fare i compiti e gli esercizi sul pianoforte preso a noleggio sono interrotti dalle merende a base di pane, burro e zucchero. I lunghi pomeriggi delle vacanze a Bosconero nella casa di famiglia trascorrono in letture forsennate» [Bruno Gambarotta, Sta] • Fin da piccola, però, si diverte a prendere in giro la suora economa del suo collegio. «Già a scuola avevo capito che sapevo far ridere». La invitano alle feste perché è simpatica e suonava la chitarra: «Facevo le imitazioni e sparavo battute a raffica e quindi mi volevano sempre. Quando poi a fine serata iniziavano a formarsi le coppie e a limonare, io rimanevo lì come un carciofo» • Adolescente, Luciana scrive articoli per Gioventù operaia, la rivista della Gioventù operaia cristiana • «Crescendo mi sono ritrovata al Conservatorio. Eppure sapevo che non sarebbe stata quella la mia strada, non mi vedevo concertista con queste mani da talpa» [a Carotenuto, cit.] • Si iscrive a Lettere. È la prima laureata della sua famiglia. Titolo della tesi: La mitologia della notte della luna nel melodramma romantico del primo Ottocento. Poi diventa professoressa di musica • Con i primi stipendi da supplente si paga un corso di dizione. Il tuo primo spettacolo?
 «Ho cominciato facendo cabaret nelle bettole. Contemporaneamente insegnavo musica in una scuola media alle Vallette, periferia di Torino. Un luogo dimenticato da Dio» [a Vittorio Zincone, Sette] • «Ho fatto tutta la mia bella gavetta senza sconti. Non avevo nessuna carta vincente, arrivo da Torino e di Torino - si può dire? - chissenefrega. I miei facevano i lattai, non ho avuto fidanzati importanti, non sono bellissima. È stata dura. All’inizio non sei niente di tutto quello che c’è in giro. Sei un Ufo. A me è sempre piaciuta tantissimo Bice Valori. Franca Valeri ha un’energia pazzesca. E poi mi piace Sandra Mondaini» • «Torino è una città che se ne sta un po’ per conto suo. Esisteva il gruppo dei romani, il gruppo dei fiorentini, e così via. Io non facevo parte di nulla. Quando ho iniziato, a Torino c’era Piero Chiambretti, c’era Bruno Gambarotta, c’era Arturo Brachetti: ma se oggi volessimo rivederci e celebrarci, al massimo potremmo andare a farci una pizza fuori» • All’inizio della carriera la mettono a fare un numero con i Cavalli Marci e quelli le dicono: «Noi siamo dieci uomini e non abbiamo mai avuto bisogno di una donna». Lei, rimasta sola, si mette a piangere • Non si rassegna e decide di lasciare l’insegnamento. Quando lo dice ai genitori, il padre è sbigottito. «Non se ne faceva una ragione. Quando qualcuno gli chiedeva di me diceva che facevo recite, non cabaret...» • «Frequenta la scuola di recitazione di Michele Di Mauro; al saggio finale, non prepara come gli altri un monologo del repertorio classico, ma dà vita ai caratteri conosciuti in quella scuola, prima fra tutte la mitica Minchia Sabri. La notano, si preoccupa che non sbaglino a scrivere il suo cognome: quattro ti e due zeta» [Gambarotta, cit.] • In tv come ci sei arrivata? «Nel 1991 vinsi Bravo Grazie, un concorso di cabaret che si teneva a Saint-Vincent. Fabio Fazio presentava la serata insieme a Bruno Gambarotta e a Moana Pozzi. Pensa che trio. Fabio alla fine mi disse: “Ti rendi conto che da oggi la tua vita cambierà?”». Te ne rendevi conto? «No. Lì tra i giurati c’era anche Bruno Voglino…» …storico dirigente e talent scout della Rai. «Voglino mi propose di andare a Roma per una partecipazione ad Avanzi». La trasmissione di Serena Dandini. Quella tua prima apparizione è stata immortalata su YouTube: avevi un berretto verde pisello.
 «Sì. Ma non durai molto. Dopo una puntata tornai a Torino. Il vero esordio in tv è nel 1993 con Cielito Lindo». Una volta hai raccontato che a quelli di Cielito Lindo non faceva piacere avere tra i piedi una donna comica. 
«Era tutta la tv a rifiutare l’idea che una donna potesse far ridere. Un po’ è così anche ora. Le donne “parlanti” in tv sono poche. Persino tra gli ospiti di Fazio scarseggiano» [Zincone, cit.] • Si capiva già allora che era una fuoriclasse o no? «Chi ha l’occhio lungo l’ha capito presto. Fazio ha l’occhio lungo. Luciana ha innanzi tutto la dote che non può mancare a nessun attore e meno che mai a un comico: il senso del tempo, perché qualunque battuta, detta un istante troppo presto o un istante troppo tardi, non funziona. Aggiunga la capacità di sorprendere, senza la quale non si dà né il comico né l’artista. Poi c’è l’intelligenza e una cultura non comune. E infine un’evidente, personale, autentico senso di inadeguatezza, che potremmo chiamare più semplicemente “modestia”. Gli artisti, dentro di sé, sanno sempre quanto valgono, ma hanno anche – devono avere – una forte coscienza del proprio limite. Se non percepiscono questo limite, non lavorano per superarlo, e se non lavorano per superarlo è impossibile che crescano» [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta] • Lei lo racconta così: «La comicità si allena leggendo, e non dico solo testi umoristici; si allena facendo grandi figuracce nella vita di ogni giorno, ma disponendosi all’ascolto, mettendosi in gioco, aprendo gli occhi sui mille modi in cui le altre persone leggono la vita, imparando dalla maniera in cui hanno risolto la loro, guardando da quale parte sono andati a cercarsi una porzione di verità. L’altro giorno a Torino ero in strada per pagare una bolletta, ma l’ufficio postale era chiuso. Con me lì fuori c’era una signora anziana un po’ spiazzata dall’imprevisto. Cercava un’alternativa, s’informava, finché non le hanno detto che la bolletta a quel punto andava pagata via mail. Allora mi ferma e fa: scusi, ma dove si trova di preciso questa Via Meil?» [a Carotenuto, cit.] • In passato sostenne Rifondazione comunista. «Quello che mi turba è che al 20° posto nella classifica dei 50 maschi più fighi c’è Silvio Berlusconi. Allora perché nelle prime 50 donne gnocche del mondo non ci sono io? Sono alta come lui, porto i tacchi alti, mi metto il fondotinta, mi tingo i capelli e c’ho pure tre tivvù, in camera, in cucina e in salotto» (dal libro Rivergination) • Scrivi per Mondadori e partecipi a una trasmissione (Che tempo che fa) prodotta dalla Endemol. Tutte società della famiglia Berlusconi. «E che devo fare? È tutto suo. Ai bunga party però non ci sono mai stata. Perché non mi invita, eh”» [a Zincone, cit.] • «I politici, comunque, ormai hanno capito». Che cosa? «Sono diventati personaggi dello spettacolo. Sanno che più si parla di loro e meglio è». Mi fai un esempio? «Qualche mese fa, durante una puntata di Che tempo che fa ho massacrato Bocchino. Battute su battute. Finita la trasmissione, mi arriva la telefonata. Penso: “Ora questo mi divora”». Annuncio di querela?
«No. Complimenti e risate» [ibid.] • • Nota soprattutto per i suoi monologhi a Che tempo che fa (Rai, dal 2005) • «Nostra Signora dello sberleffo» (Angelo Carotenuto, la Repubblica, 6/3/2016) • «La monella della satira» [Giacomo Pera, Mess] • «Lucianina» (Fabio Fazio) • «Litti (i cultori la chiamano così)» (Vittorio Zincone, Sette, 1/2011) • È alta un metro e 58: «Con un top della Stefanenko io mi faccio una gonna con lo strascico. Ho il 33 di scarpe: trovo solo modelli con le stelle alpine e i cuoricini, o pesco dal guardaroba di Barbie» • Ha presentato due edizioni del Festival di Sanremo (2013, 2014, assieme a Fabio Fazio) • Famosa per aver coniato i neologismi Walter e Jolanda. Fu lei a lanciare il tormentone «Eminence», con cui prendeva di mira il cardinale Camillo Ruini, all’epoca presidente della Conferenza episcopale italiana • Ha pubblicato diciasette libri, tra cui: Minchia Sabbry! 365 giorni di storie acide (Sperling & Kupfer, 1994), Ti amo bastardo (Zelig, 1998), Sola come un gambo di sedano (Mondadori, 2001), La principessa sul pisello (Mondadori, 2004), Rivergination (Mondadori, 2006), La Jolanda furiosa (Mondadori, 2008), I dolori del giovane Walter (Mondadori, 2010), L’educazione delle fanciulle. Dialogo tra due signorine perbene (con Franca Valeri, Einaudi, 2011). Da ultimo Io mi fido di te. Storia dei miei figli nati dal cuore (Mondadori, 2021) • Al cinema vista, tra l’altro, in: Manuale d’amore (Giovanni Veronesi, 2005), Cover boy – L’ultima rivoluzione (Carmine Amoroso, 2007), Maschi contro femmine (Fausto Brizzi, 2010), Il giorno in più (Massimo Venier, 2011), È nata una star? (Lucio Pellegrini, 2012), Aspirante vedovo (Massimo Venier, 2013), Io che amo solo te (Marco Ponti, 2015) e Al massimo ribasso (Jacopino, 2017) • In tv una delle protagoniste di Donne in corto (Sky), cinque cortometraggi per la Festa della donna 2008. Ha interpretato il Grillo parlante nel film tv Pinocchio di Alberto Sironi. Dal 2011 al 2015 ha vestito i panni della professoressa di Lettere Isa Passamaglia nella fiction Rai Fuoriclasse. È stata giudice di Italia’s Got Talent (Sky Uno, 2015-2017) e oggi è giudice di Tú sí que vales (Canale 5, dal 2023): «Sono felice di avere pubblici diversi. Ti serve a non perdere contatto con la realtà, a vedere il mondo in tre D. Certe mattine mi capita di andare a fare la spesa al supermercato qui sotto casa. Un giorno una signora di origine rumena mi ha riconosciuto e mi ha detto: “Lo sa che ieri sera mi ha fatto davvero ridere?” Queste sono anche le mie soddisfazioni». Il successo ha degli inconvenienti: «Basta avere qualche accorgimento. Io nel mio quartiere mi trovo bene conosco tutti e tutti mi conoscono. Quando esco cerco sempre di essere presentabile perché nessuno vuole fare un selfie con la strega Nocciolina. Per questo quando ho tanto le briscole preferisco rimanere chiusa in casa» [a Paolo Griseri, Sta] • Scrive di lei il Foglio: «Ogni anno che passa è sempre più di moda, più supervalutata, più universalmente simpatica, quasi quasi ogni anno che passa diventa anche più figa. La domenica sera allunga le gambe sulla scrivania di Fabio Fazio, lui finge (forse) fastidio, lei si toglie le scarpe e fa un po’ come le pare, praticamente è una Fiorello femmina, unica femmina capace di far ridere i maschi sputtanandone calzini mutande telecomandi rutti e piselli piccoli» • «È una sgomitante moralista. S’indigna anche lei, si lancia in fiere invettive contro la stupidità di uomini, donne, usi, costumi, oggetti, parole, non sopporta nemmeno lei l’infinità di cose che tutti dobbiamo sopportare giorno dopo giorno» (Carlo Fruttero) • «La trovo molto volgare. Troppe parolacce, doppi sensi... e non capisco perché lo fa: essendo così brutta potrebbe far ridere senza volgarità» (Sandra Mondaini) • Lei ha detto: «La misura ideale delle tette è a coppa di champagne. Le mie sono a tappo di champagne» • A ottobre è torna con Fabio Fazio a Che tempo che fa sul Nove, edizione numero 23. Ancora insieme, ci sono matrimoni che durano meno. «Mi dà una sensazione di famiglia. Quando mi incontrano mi chiedono: non c’è Fabio? Come se fossimo siamesi o sposati. La gente pensa che facciamo le vacanze insieme, non è così. Curiamo insieme un presidio di resistenza e siamo molto grati per questo» [a Silvia Fumarola, Rep] • Due anni fa replicò a Giorgia Meloni (aveva dichiarato che “una donna che mette al mondo almeno due figli ha già offerto un importante contributo alla società”) che, a prescindere dai figli, se le donne pagano le tasse il contributo alla società lo danno. Oggi cosa le direbbe? «La stessa cosa. La maternità è un’attitudine, se non te la senti ti rispetto. E poi ci sono tante donne che non possono avere figli. Allora? Questa estate ho trascorso una settimana in Salento. A parte che i pugliesi sono meravigliosi – mangiano, festeggiano qualsiasi cosa, e trombano – ho visto tantissimi bambini. Felicioni, gli compravano certi gelati. Capisci che il miglior modo per affrontare la maternità è essere rilassati e non performanti». È mai capitato che Fazio le dicesse: “Stavolta hai esagerato” o che lei stessa lo abbia pensato? «Non mi ricordo casi specifici ma anni fa era tutta una querela. Fabio mi annunciava: “Domani ti querelano, ti scomunicano”. Adesso siamo più rilassati, siamo grandi, però a volte succedono cose strane. Se vuoi trovare il male lo vedi anche dove non c’è. Cito sempre Troisi: sono responsabile di quello che dico, non di quello che non capisci» • Lei ha fatto un elenco di problemi della menopausa che terrorizza. La vive così male? «Fino a un certo punto, benissimo. Poi, quando mi sono presa la pancreatite, ho subìto una battuta di arresto fisica. È una malattia pesante, ho cominciato a scricchiolare. Sto scrivendo un romanzo su tre donne alle soglie dei 60 anni in cui mi chiedo se la felicità e il benessere siano appannaggio solo della giovinezza, se hai ancora qualcosa a cui ambire o sei panata per sempre». Non starà esagerando? «Ma lo sa che i sintomi della menopausa sono 72? Tutta quella roba lì è un’orchestra di cose, non bellissime, devi riaccordare gli strumenti. Ne ridi anche, ma devi farci i conti. E la nebbia mentale, la brain fog? Sei sempre stata sul pezzo, devi dire il nome di uno, sai benissimo chi è, ma non ti viene».
Curiosità Tifosa della Juventus, amica di Alex Del Piero • Ha la fobia delle farfalle • Conserva in un cofanetto i guantini di pizzo indossati il giorno della prima comunione • Collabora con la Caritas e mette a disposizione un suo appartamento per le donne in difficoltà • Ogni tanto incontra i suoi ex alunni, magari con i capelli bianchi • «L’altro giorno mi si è avvicinato un ragazzo e mi ha detto: “Sono missino. Del Msi”. E io: “Perché lo dici a me?”. E lui: “Perché lei mi fa molto ridere”. La gente è strana forte» • Film preferito: Brazil di Terry Gilliam. «Se invece voglio sorridere mi guardo Colazione da Tiffany» • Canzone preferita: Voilà l’été dei Négresses Vertes • Libro preferito: I Buddenbrook di Thomas Mann. Poi: i Racconti di Tomasi di Lampedusa, Fiorirà l’aspidistra di Orwell, Marcovaldo di Calvino (dal suo sito). Legge circa un libro a settimana • Qual è l’errore più grande che hai fatto? «Non ho mai coltivato altre passioni fuori dal lavoro. Dovrei cominciare. Invece sono così: lavoro… bam, figli… bam. Quadrata» [Zincone,cit.] • Cosa farebbe se fosse uomo per un giorno? «Per prima cosa farei pipì in piedi, perché avete questo vantaggio: che vi basta estrarre l’arnese, mentre noi dobbiamo sollevare tutto il sipario. E poi, sempre facendo la pipì, scriverei il mio nome sulla neve» [Sabelli Fioretti, cit.] • «Io dico sempre che quando ci sarà una donna incapace in un posto importante, allora vorrà dire che avremo raggiunto la vera parità».
Amori A 17 anni si fidanza con un ragazzo della parrocchia: «È stata una bellissima storia e la mia prima volta. Sono stata con lui sino ai 26 anni. Non ho avuto pochissimi fidanzati ma sempre storie importanti. Sono una monogama seriale». Il primo bacio: «A 14 o 15 anni ed eravamo entrambi inesperti. Non capivo bene dove mettere la lingua» • L’uomo che le piace: «Spiritoso, intelligente, basico e un po’ truzzo. La prima cosa che valuto è come mi potrebbe abbracciare: mi seduce il tipo armadio, possente, stile baita di Peter. Quelli leccati o mingherlini non li vedo neanche. L’impiegato del catasto lo lascio alle altre e quelli che usano i fantasmini mi danno pena al cuore» [a Cristina Rogledi, Oggi] • Ha mai tradito?
 «Sì». Che cosa è successo? «Un casino. Avevo sensi di colpa clamorosi». E glielo ha detto al tradito? «Sì, perché sono deficiente». È stata mai tradita? «Una volta». Ha reagito civilmente? «Insomma. Volevo spaccargli la faccia» [a Claudio Sabelli Fioretti, Sette] • Dal 1997 al 2018 ha vissuto con Davide Graziano, ex batterista degli Africa Unite. La coppia dal 2006 ha due ragazzi di origine Rom in affido (Jordan e Vanessa). Presi quando avevano otto e undici anni, non la chiamano mamma: «Mi chiamano Lu. La cosa buffa è che, se non ci sono, dicono “mia madre”. Io non ho mai insistito, pazienza, è una cosa che deve venire da loro. Però mi farebbe piacere, sì» [a Luca Dini, Vanity Fair] • Il figlio, quando andava a scuola, vendeva ai compagni gli autografi di lei. Oggi sono grandi. Sono volati fuori dal nido. «In casa c’è ancora Svetlana, perché studia qua», la ragazza bielorussa che Littizzetto ha accolto, ma racconta che alla fine tutti tornano a trovarla, spesso: «Vanno e vengono come le nuvole di De André». E l’amore? «C’è spazio, ma non arriva» [a Silvia Toffanin, Verissimo].
Titoli di coda Sei stata fortunata? «Sì, bestemmierei se dicessi di no» [a Gian Paolo Ormezzano, 7].