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 2025  dicembre 11 Giovedì calendario

«Il mercato degli scafisti resta florido»

Più rischioso e complicato si fa il passaggio irregolare di un confine, più persone si rivolgono a chi, in cambio di denaro, riesce a favorirlo. Così il ricorso ai trafficanti cresce, e con l’aumento della domanda i prezzi tendono a salire, riempiendo le tasche di chi gestisce i viaggi. Da anni, almeno dal 2015, si rincorrono proclami su nuovi piani d’azione e politiche migratorie più intransigenti per “spezzare il modello di business sconsiderato”, “cinico e crudele” dei trafficanti di esseri umani (per usare le parole della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen). Solo che l’effetto ottenuto spesso è l’opposto di quello desiderato. Non viene colpito concretamente chi gestisce il “business”, ma si tormenta solo chi è in viaggio senza alternative legali su cui contare. Lo sostiene, con migliaia di testimonianze di prima mano, un rapporto pubblicato il 4 dicembre dal Mixed Migration Centre (Mmc) di Ginevra, istituto di analisi e raccolta dati legato al Danish Refugee Council. Lo studio utilizza tutti i sondaggi elaborati dal centro a partire dal 2019 e fino a oggi, con interviste a un numero enorme di persone in transito, circa 80.000, di cui 50.203 ricorse a reti più o meno organizzate per migrare. Si aggiungono le risposte di 458 trafficanti interpellati in Africa settentrionale e occidentale, nel 2021 e tra il 2024 e il 2025. Materiale di prima mano che permette di capire – assicura il titolo del report “How smuggling really works”, («Come funziona davvero il traffico», ndr) spazzando via stereotipi e qualche luogo comune fuorviante. A partire dal modo in cui gli smuggler, i trafficanti appunto, vengono descritti dai rifugiati e dai migranti: a volte come criminali (23% del campione), altre volte come fonte di protezione in viaggio (14%), nel maggior numero di casi, il 48%, come fornitori di servizi, necessari in assenza di alternative. Contrariamente a quanto si crede, solo una piccola minoranza di migranti, il 3%, si è sentita spinta a utilizzare le loro prestazioni e “solo raramente” sono gli smuggler a prendere l’iniziativa di contattare chi sta progettando di partire. Così, essere avvicinati direttamente appare un fenomeno poco diffuso, e solo il 9% dei migranti è stato contattato di persona, il 6% per telefono e il 2% sui social media.
Le interviste rivolte a chi gestisce il traffico rivelano i meccanismi di funzionamento del sistema e la sua grande flessibilità. Il 61% dei contrabbandieri di uomini afferma che la domanda è aumentata rispetto all’anno precedente all’indagine. Di questi, l’85% lo spiega con il crescente numero di persone in movimento, ma il 35% lo associa a misure di frontiera più severe.
Considerando solo le risposte ottenute nell’Africa del Nord quest’anno e nel 2024, «nonostante il calo degli arrivi in Italia, il 44% degli smuggler ha segnalato un aumento della domanda, dimostrando che i mercati del traffico rimangono robusti», scrivono i ricercatori. Il sistema è flessibile: il 49% ha cambiato rotte e il 59% ha aumentato le tariffe, «principalmente in risposta ai controlli più severi alle frontiere, con molti che sottolineano come l’applicazione più rigorosa delle norme alimenti in realtà la domanda. Di conseguenza, il 37% ha dichiarato un aumento dei ricavi».
L’indagine poi conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, la collusione tra reti di traffico e forze dell’ordine locali. Sempre in Nord Africa, quasi la metà degli smuggler (49%) ha ammesso di aver avuto contatti con funzionari di guardia di frontiera, costiera (beneficiaria del sostegno finanziario e materiale dell’Ue e dei Paesi membri), di polizia o con agenti di detenzione, che hanno facilitato l’attraversamento dei confini, dietro compenso per la loro “collaborazione”. La percentuale arriva al 57% se si ricomprendono anche le risposte raccolte nell’Africa occidentale, dove si ammettono contatti con agenti statali per liberare i migranti dalla detenzione, per guidarli attraverso i confini e per fornire informazioni sulla posizione delle pattuglie.
Non ovunque, dopo gli annunci di inasprimento delle misure, segue un effettivo giro di vite. Due smuggler su dieci ritengono che le autorità non attuino realmente alcun provvedimento per contrastare il traffico illegale, mentre solo tre su dieci riferiscono che le misure sono attuate in maniera rigorosa. Per il 35% l’implementazione è moderata. Severità o no, oltre la metà dei trafficanti dichiara di non essere mai stata interrogata, fermata o arrestata (è il 44%, se si considera solo il campione dell’Africa settentrionale). E comunque l’arresto è spesso solo temporaneo: due terzi degli arrestati sono stati rilasciati dopo aver pagato una tangente o, con una bustarella o una multa, hanno del tutto evitato la detenzione. La corruzione, dunque, annulla i già pochi effetti delle misure di contrasto. Così si torna presto in circolazione, pronti a sfruttare politiche che sulla carta vorrebbero essere restrittive, e che invece per i trafficanti si rivelano spesso solo un buon affare.