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 2025  dicembre 11 Giovedì calendario

I figli tra social, telefonini e intelligenza artificiale. Le ansie dei genitori: due su tre chiedono aiuto

Qual è il rapporto tra i ragazzi italiani e lo smartphone, i social e l’intelligenza artificiale? A queste domande ha provato a rispondere una ricerca commissionata lo scorso settembre alla SWG dalla Fondazione Barbara Berlusconi, nata nella primavera del 2025 con una visione precisa: promuovere libertà, cultura e formazione come strumenti di emancipazione individuale e progresso sociale. Due i pilastri al suo interno: education (sostenere progetti educativi di qualità, innovativi e non convenzionali) e cultura (valorizzare eccellenze artistiche e musical con iniziative che uniscono tutela, divulgazione e impatto sociale).
La ricerca della SWG è stata condotta su un campione di 540 genitori con figli tra i 6 e i 17 anni. Ne è venuto fuori un documento in tredici punti che scandaglia a fondo la situazione su un argomento considerato giustamente spinoso e che riguarda tantissime famiglie. Uno dei primi temi affrontati ed evidenziati è la constatazione di un ingresso nel digitale anticipatissimo: oltre metà dei bambini tra i 6 e i 10 anni ha un proprio dispositivo per andare online, e dopo gli 11 anni chi non lo ha è una minoranza. La reazione dei genitori rispetto a questo fenomeno è faticosa perché spesso si sentono soli e disorientati nella gestione del digitale: smartphone, social e IA. E due su tre chiedono esplicitamente aiuto. Soprattutto mancano loro gli strumenti per fronteggiare il fenomeno: pochi genitori infatti dicono di sentirsi davvero competenti. Solo il 15–25% dichiara di essere «del tutto preparato» a spiegare i rischi o gestire problemi legati allo smartphone, ai social e all’IA. Ma sono davvero fondate le loro preoccupazioni? La ricerca offre una risposta affermativa basata su testimonianze reali: dipendenza da smartphone, cyberbullismo, contenuti violenti, pornografia e molestie non sono timori astratti, visto che quasi metà dei genitori ha già riscontrato almeno uno di questi fenomeni all’interno della propria cerchia familiare.
Dall’indagine emergono anche la diffusione di comportamenti problematici come l’uso notturno, gli eccessi e i conflitti interni. Il 54% ha scoperto i figli con il telefono fino a tarda notte. E le discussioni sul tempo di utilizzo sono quotidiane soprattutto dagli 11 anni in su. Insomma, i social sono percepiti come veri «nemici» educativi. Instagram e TikTok sono considerati i più pericolosi. WhatsApp e YouTube invece vengono valutati come più gestibili o persino utili. Dal dialogo con i genitori emerge dunque come sia davvero necessaria la creazione di regole più stringenti a livello di sistema.
I genitori italiani invocano: sistemi più efficaci per impedire ai minori l’accesso ai social, regole più rigide, maggiore responsabilità delle piattaforme digitali. A preoccupare moltissimo sono le conseguenze di questo uso poco normato. Solo il 5% dei genitori è completamente tranquillo quando i propri figli sono online. Il resto vive un mix di ansia, incertezza e necessità di controllo. Diversa la relazione con l’IA che è vista come un alleato, ma con poca consapevolezza reale. È percepita come potenzialmente utile e «meno pericolosa» dei social, infatti, ma questo nasce più dall’ignoranza dei rischi che da una reale comprensione. È ritenuta un’opportunità (da chi è già competente). Chi ha una buona cultura digitale vede infatti nell’IA un aiuto alla creatività, uno strumento per studiare, nuove opportunità di conoscenza. Chi non la capisce, invece, la percepisce soprattutto come rischio. I genitori si dichiarano più tranquilli quando i figli usano IA rispetto ai social, ma spesso perché non ne conoscono ancora i veri rischi: esposizione a contenuti falsi o non verificati, bias, dipendenza dagli automatismi, perdita progressiva della capacità critica.
In sintesi sull’IA c’è molta confusione: i genitori non sanno davvero come funzioni. Rispetto ai social, è ancora poco capita: molti genitori confondono algoritmi, chatbot, filtri e strumenti educativi. La scarsa comprensione amplifica paure o, al contrario, eccessiva fiducia. C’è dunque, rileva l’indagine, l’urgenza di una educazione digitale e su questo il campione di genitori intervistati chiede supporto. Servono formazione, linee guida, strumenti concreti, percorsi educativi per i figli. Molti, lo hanno dichiarato con franchezza, ammettono di non potercela fare da soli.