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 2025  dicembre 10 Mercoledì calendario

Porte chiuse a chi cerca rifugio. Respinte due domande su tre

Ancora una volta i dati confermano che l’Italia non rischia un’invasione di profughi, anzi. Ne accoglie – e generalmente – male pochi rispetto ai partner della Ue. Dove invece le domande di protezione internazionale e asilo calano per la prima volta dal 2020 del 13% nella Ue e in Germania del 30%. Le domande sono sì aumentate nel Belpaese lo scorso anno, in piena controtendenza, tanto da segnare nel 2024 il massimo storico (quasi 159 mila). Ma sono state bilanciate dal record di dinieghi del 2024, con le Commissioni territoriali che hanno pronunciato il 64% di dinieghi, contro una media Ue del 51%. E nel primo semestre 2025 i dinieghi sono già al 69,5%.
I rifugiati che vivono nel nostro paese sono comunque circa 484mila, +17% rispetto a un anno prima, ma poco più dello 0,8% di tutta la popolazione residente. Lo conferma il rapporto “Il diritto d’asilo. Report 2025” (Tau editrice) della Fondazione Migrantes, presentato ieri a Roma alla Pontificia Università Gregoriana che ricorda le cause principali che costringono le persone a fuggire e chiedere asilo, ovvero conflitti, violazioni dei diritti, persecuzioni, mancanza di acqua e cibo, cambiamento climatico e un aumento dei regimi autoritari che hanno portato alla fine del 2024 il numero di persone sradicate nel mondo alla cifra record di 123,2 milioni, con un incremento del 6% rispetto al 2023 e ben 46 milioni di “sfollati climatici.
Nei primi sei mesi del 2025, invece, per la prima volta dal 2015, si registra una flessione globale a 117,3 milioni, ossia 5,9 milioni in meno rispetto al 2024. Ma non è sempre una buona notizia
, avverte il rapporto, perché il calo è dovuto in larga parte a ritorni in Paesi insicuri (Afghanistan, Repubblica democratica del Congo, Sudan e Siria), più che a soluzioni stabili delle crisi. Tre rifugiati su quattro continuano ad essere accolti in Paesi a basso o medio reddito e per la prima volta nel 2024 diminuiscono anche i richiedenti asilo nell’Ue. Sono meno di 913 mila (13% rispetto al 2023) e anche i minori stranieri non accompagnati che hanno chiesto la protezione internazionale sono meno di 34.600 (20% rispetto al 2023).
Ospitando a metà 2025 secondo dati Unhcr, 313mila rifugiati in senso “lato” (beneficiari dello status di rifugiato o di protezione sussidiaria, umanitaria o temporanea), l’Italia viene dopo Germania Francia, e Spagna. Ma è superata anche da Svezia, Grecia e Bulgaria per numero di rifugiati in rapporto al totale della popolazione.

Le previsioni indicano comunque un calo delle richieste di asilo già quest’anno. Secondo dati provvisori Eurostat, nei primi otto mesi del 2025 hanno chiesto protezione in Italia circa 85 mila persone, il 20% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A fine giugno ’25 i richiedenti registrati erano poco meno di 64 mila mentre a fine ottobre si trovavano in accoglienza in Italia circa 143.500 richiedenti asilo, rifugiati e migranti. Per quanto riguarda gli arrivi, calano del 21 % i flussi irregolari in entrata di rifugiati e migranti rispetto allo stesso periodo del 2024. Risulta in aumento solo la rotta del Mediterraneo occidentale verso la Spagna (+ 22%). Alla fine del settembre ’25 la stima (per difetto) dei rifugiati e migranti morti o dispersi nel Mediterraneo nell’anno sfiora già le 1.300 unità. Il Report della Migrantes denuncia inoltre il sistema di accoglienza italiano come “infrastruttura di esclusione”, fatta di marginalità e “zone di non essere”: dalle “file della vergogna” in Questura alle espulsioni improvvise, dalle segregazioni nei Cpr (Centri di permanenza temporanea) alla rinuncia dei territori ai progetti Sai (Sistema di accoglienza e integrazione). A fine 2024, ad esempio, su circa 95.500 rifugiati e richiedenti, quasi il 70% era ospitato nei Cas, i centri di accoglienza straordinaria. Solo il 27% era inserito nella rete ordinaria del Sai. Il 2024 ha poi registrato il numero più alto di sempre di beneficiari ospitati nel Sai: 55 mila. Ma nello stesso anno i posti finanziati sono diminuiti a circa 40.800, rispetto ai 43.200 del 2023. E, spiega il rapporto curato da Chiara Marchetti e Maria Cristina Molfetta, la crescita strutturale dei Cas evidenzia la difficoltà di costruire un’accoglienza programmata e stabile. Secondo una ricerca di Unhcr, il 67% dei beneficiari di protezione internazionale e temporanea in Italia vive in povertà relativa a fronte del 17% degli italiani e del 39,5 dei cittadini extra-Ue.

«Come Chiesa e come persone che hanno a cuore il bene comune e la dignità umana – commenta monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes diventa fondamentale prendere posizione e farci vicini».
Infine il rapporto ricorda la necessità di una normativa europea adeguata per chiedere giustizia e verità nel caso di persone morte o scomparse lungo le rotte migratorie ricordando il diritto e l’esigenza dei familiari di risposte certe.