il Fatto Quotidiano, 10 dicembre 2025
Liliana Fiorelli: “Io, tra Juso, Gialappa’s e Virzì: l’attore deve essere affidabile”
Segni particolari: ha lavorato con Galliano Juso. “Mi vide in televisione ai tempi della Gialappa’s e mi propose un ruolo ne Il Grande Boccia”.
Juso era essenza di cinema.
Andava in giro con un motorino scassato, improbabile nella postura, sembrava l’opposto di Nanni Moretti; l’ho vissuto come ultimo avamposto di un cinema che non c’è più, quasi eroico, quando arrangiarsi era arte e un grande come Tomas Milian veniva schernito solo per via del Monnezza; e poi le mille mogli di Galliano, gli amori.
Si era innamorato di lei?
Può essere.(Galliano Juso è stato un bravissimo produttore cinematografico, uno che aveva occhio per i talenti. E tra i tanti scovati in un lampo, o in un ciak, c’è Liliana Fiorelli, già protagonista con la Gialappa’s, poi attrice di cinema e di televisione, da poco tra i volti della serie “L’appartamento – Sold out”, in onda su RaiPlay)
Il primo set.
In un film di Massimiliano Bruno, interpretavo la figlia di Claudio Bisio (Confusi e felici).
La sua urgenza.
Da sempre sono incontenibile: a Natale non recitavo la poesia, ma radunavo amici e parenti per mettere in scena un piccolo show.
A quel punto…
Mamma mi ha segnato a una scuola di teatro.
Dal palco non si prescinde.
(Ci pensa e rilancia) Secondo lei uno nasce artista o lo diventa?
Le risposte sono le sue.
Credo entrambe.
Si definisce “artista”?
Il termine corretto è “creatrice”, quello che amo maggiormente è “artigiana”.
Creatrice, in particolare con chi?
Nel periodo della Gialappa’s Band abbiamo lavorato su tante parodie, come quella su Georgina Rodriguez (moglie di Cristiano Ronaldo).
Georgina non avrà gradito.
Mi sono arrivate le hater.
Oggi non fa più satira.
È difficile muoversi in quell’ambito, non ti senti totalmente libero; e poi vivevo il rischio di dare visibilità a personaggi totalmente negativi.
Non ci sono neanche più personaggi.
Manca il carisma.
Chi ha carisma?
Simone de Beauvoir.
Anacronistica.
Ci sono momenti in cui posso non ammirare nessuno, mentre qualcuno a volte lo invidio.
Chi invidia?
È un peccato che sto cercando di estirpare.
A cosa dice di “no” sul set?
A qualcosa che umilia me o qualcuno.
È successo?
L’imbarazzo l’ho lisciato con un collega.
Situazione spiacevole.
Sì, con la troupe che in quei momenti punta solo sul ciak “buono”, non su come uno ci arriva.
Scena intima, quindi?
In quei momenti la fragilità tocca anche il livello professionale. E senti il rischio di intaccare il sogno.
Qual è il suo sogno?
Essere sfacciatamente felice.
Sfacciatamente famosa?
Sì, ma solo con progetti che mi piacciono.
Perché ha scelto di rendere esplicito il racconto della sua sessualità?
Per onestà; mi sono esposta per aiutare a capire. Però ora sto con un uomo meraviglioso.
Virzì l’ha coinvolta in due film: l’ha aiutata a capire cos’è il cinema?
Grazie a lui ho avuto la possibilità di lavorare con un cast incredibile, è come se fossi stata allo stesso tempo spettatrice e protagonista.
Quanti copioni le arrivano?
Molte lettere d’intenti, ma tra l’idea e i fatti non c’è sempre corrispondenza.
Ha l’angoscia del telefono che non squilla?
No, poi amo il silenzio e scrivere.
È un bel lusso.
(Sorride) Lo so; (pausa) sembro caciarona ma alla fine non bevo, non fumo, non mangio neanche la cioccolata. Sono quasi macrobiotica.
La perfetta rappresentante della nuova generazione: professionalmente ineccepibile.
Oggi, nella povertà, la più grande qualità è risultare affidabili e capaci di trovare soluzioni ai problemi.
Niente fregature.
Oppure lanciare il messaggio “te la porto a casa anche in condizioni avverse”. E io sono esattamente così.