corriere.it, 10 dicembre 2025
La neve portata in elicottero: ecco le foto che fanno litigare il Trentino. «Forzatura pericolosa». «Non c’erano altre soluzioni».
«Più rispetto per la montagna», lo chiedono dodici associazioni ambientaliste dopo che sul Monte Bondone (vicino a Trento) è stato utilizzato un elicottero per imbiancare le piste da sci con neve artificiale. Gli ambientalisti – da Extinction Rebellion al Wwf, passando per Enpa, Lipu, Legambiente, Italia Nostra, Mountain Wilderness e altre realtà – parlano di un’operazione che «forza la montagna oltre i suoi limiti naturali, ignorando il contesto climatico in cui viviamo. Sono servite oltre quaranta rotazioni in elicottero per trasportare neve artificiale», osservano.
Effettivamente, come ha spiegato Fulvio Rigotti, presidente della società Trento Funivie (che gestisce gli impianti del Monte Bondone), all’inizio della settimana la pista era perfettamente innevata ma il forte vento registrato successivamente ha spazzato via la coltre bianca che ricopriva alcuni punti di cima Palon. Per questa ragione, lo scorso 5 dicembre, la società che gestisce gli impianti ha deciso di far alzare in volo l’elicottero per portare la neve mancante. Secondo quanto riferito da Rigotti, in quei giorni non c’erano le condizioni per produrre neve artificiale in quota (la temperatura ideale si aggira intorno ai 4-5 gradi sotto lo zero termico), che è stata quindi prodotta a valle e poi elitrasportata in vetta. Stando alle stime di Trento Funivie, se la pista del Palon fosse rimasta chiusa – tra mancati skipass, potenziali chiusure dei negozi e possibili disdette nelle strutture ricettive – si sarebbero persi tra i 300 e i 400 mila euro. «La maggior parte delle agenzie che lavorano con noi – ha spiegato Rigotti – hanno un accordo per cui, se noi non abbiamo almeno la metà delle piste aperte, possono riposizionare altrove i loro clienti». Attualmente la stazione sciistica del Bondone ha comunque il 60% delle piste aperte.
Tuttavia, per le associazioni quest’operazione ha avuto un grave impatto ambientale. «L’intervento – sottolineano – ha comportato l’emissione in atmosfera di almeno una tonnellata e mezzo di CO2. Mentre il clima cambia sotto i nostri occhi (in questi giorni lo zero termico ha toccato i 3.500 metri, ndr), la risposta non può essere quella di bruciare carburante per trasportare neve artificiale su una montagna che, semplicemente, in quelle condizioni non può garantire ciò che garantiva un tempo». Gli ambientalisti puntano il dito anche contro la campagna pubblicitaria di Trento Funivie: «Meno di tre settimane fa, sulle sue pagine social, veniva promosso l’impegno “per far vivere la montagna nel modo più autentico e responsabile possibile”, salvo poi ricorrere a uno dei mezzi più impattanti disponibili per innevare una pista. La necessità di aprire almeno il 50% delle piste per non perdere clienti non può diventare un lasciapassare per interventi che ignorano ciò che la montagna ci insegna da sempre: la cultura del limite».
In altre parole, le associazioni chiedono di porre un limite a questo tipo di interventi e allo sfruttamento «a qualsiasi costo» delle montagne. «Ciò che è avvenuto rappresenta un’inaccettabile aggressione al territorio e apre la strada a una normalizzazione di pratiche che nulla hanno a che fare con la sostenibilità». Infine, gli attivisti chiedono al Comune di Trento (tra i soci della società che gestisce gli impianti) di prendere posizione: «La transizione ecologica non può limitarsi alle parole: deve manifestarsi attraverso scelte responsabili, soprattutto quando riguardano beni collettivi e fragili come la montagna».