corriere.it, 10 dicembre 2025
Unesco, la cucina italiana è Patrimonio culturale immateriale dell’umanità
«Adopted!» e cioè «Accolto!». Così l’Unesco ha ufficializzato la cucina italiana come Patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Un riconoscimento che arriva dopo altri specifici come, ad esempio, l’Arte del pizzaiuolo napoletano. A deciderlo è stato il Comitato intergovernativo, riunito poco fa a Nuova Delhi, in India.
Tra i presenti alla cerimonia il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani per il Governo Meloni, già in India per rafforzare le relazioni politiche ed economiche con il gigante del Sud-est asiatico.
In un videomessaggio, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato: «Oggi l’Unesco ha riconosciuto la Cucina italiana Patrimonio dell’umanità. Siamo i primi al mondo a ottenere questo riconoscimento, che onora quello che siamo e la nostra identità. Perché per noi italiani la cucina non è solo cibo o un insieme di ricette. È molto di più: è cultura, tradizione, lavoro, ricchezza. La nostra cucina nasce da filiere agricole che coniugano qualità e sostenibilità. Custodisce un patrimonio millenario che si tramanda di generazione in generazione. Cresce nell’eccellenza dei nostri produttori e si trasforma in capolavoro nella maestria dei nostri cuochi. E viene presentata dai nostri ristoratori con le loro straordinarie squadre. È un primato che ci inorgoglisce, e ci consegna uno strumento formidabile per valorizzare ancor di più i nostri prodotti e proteggerli con maggiore efficacia da imitazioni e concorrenza sleale».
E ancora: «Già oggi esportiamo 70 miliardi di euro di agroalimentare, e siamo la prima economia in Europa per valore aggiunto dell’agricoltura. Questo riconoscimento imprimerà al Sistema Italia un impulso decisivo per raggiungere nuovi traguardi. Il Governo ha creduto fin dall’inizio in questa sfida e ha fatto la sua parte per raggiungere questo risultato. Ma è una partita che non abbiamo giocato da soli. Abbiamo vinto questa sfida insieme al popolo italiano, insieme ai nostri connazionali all’estero, insieme a tutti coloro che nel mondo amano la nostra cultura, la nostra identità e il nostro stile di vita. Oggi celebriamo una vittoria dell’Italia. La vittoria di una Nazione straordinaria che, quando crede in sé stessa ed è consapevole di ciò che è in grado di fare, non ha rivali e può stupire il mondo. Viva la cucina italiana! Viva l’Italia!», ha concluso Meloni.
Dal canto suo Antonio Tajani ha sottolineato come «si vince quando c’è un grande gioco di squadra e l’ingresso della cucina italiana quale patrimonio immateriale dell’Unesco ci incoraggia a fare ancora di più. Ogni ricetta della nostra cucina racconta i territori, promuove una dieta mediterranea sostenibile ed equilibrata, è innovazione e uno straordinario volano di crescita e prosperità».
Sui social, il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini ha festeggiato «la cucina italiana patrimonio dell’umanità Unesco! La prima nel mondo a essere riconosciuta nella sua interezza. Un premio alla nostra filiera agroalimentare che ci riempie di orgoglio e di soddisfazione – ha scritto —. Dobbiamo essere custodi e promotori di questa eccellenza, apprezzata e imitata ovunque. Alla faccia di chi vuole metterci cibo da laboratorio e insetti nei piatti: viva la nostra cucina, viva le nostre tradizioni».
Massimo Bottura, in diretta a «È sempre mezzogiorno», la trasmissione di Rai 1 condotta da Antonella Clerici, ha ribadito come «la cucina italiana è unica al mondo nel suo genere. Non è solo un insieme di piatti o ricette, ma è un rito d’amore, un linguaggio fatto di gesti, di profumi e sapori che tengono unito un Paese intero. Attorno a una tavola apparecchiata l’Italia si riconosce: lì si condividono sogni, si litiga si fa pace, si tramandano memorie. Lo spiegai all’apertura del Refettorio di Parigi. Per noi non è solo nutrirsi: è prendersi cura dei famigliari, degli amici, dei nostri ospiti nei nostri ristoranti o nei nostri Refettori. Ogni regione custodisce una propria grammatica del gusto: un modo diverso di unire la farina all’acqua, l’olio alla luce, il tempo alla pazienza. In questa biodiversità di paesaggi, culture e tradizioni, sta la nostra vera ricchezza. La cucina italiana è un patrimonio immateriale vivente: costruito giorno dopo giorno da milioni di mani di contadini, casari, allevatori, artigiani, cuochi. Riconoscerla come Patrimonio dell’Umanità significa riconoscere la sua forza nel creare legami, nel costruire comunità e nel restituire dignità. Perché quando il gusto incontra la memoria non è più solo cucina: è cultura, è l’Italia che ogni giorno si rinnova cucinando per amore».
Per Niko Romito, chef del tristellato «Reale» a Castel di Sangro, L’Aquila, «la cucina italiana rappresenta soprattutto una responsabilità: questo riconoscimento ci ricorda che la nostra cucina non è solo un insieme di ricette, ma un patrimonio vivo fatto di territori, gesti, tecniche e identità. Come cuoco significa dare ancora più forza alla ricerca, alla sostenibilità, alla purezza del gusto. È un invito a custodire e allo stesso tempo a innovare con consapevolezza». Tra le strade più efficaci per valorizzare e tutelare la cucina italiana nel mondo, secondo lo chef e imprenditore, «ora più che mai servono tre cose: formazione, filiere e comunicazione autentica. La mia cucina nasce dall’Abruzzo: dalla montagna, dalla sobrietà dei sapori, dalla natura che ti obbliga a essere essenziale. Questo territorio mi ha insegnato a togliere, a cercare l’essenza, a costruire gusto senza sovrastrutture. L’Abruzzo resta il mio punto di partenza, ma il dialogo è ormai globale». Stando alle parole rilasciate a Adnkronos da Heinz Beck, chef del tristellato «La Pergola» di Roma, «non c’è nessun Paese che ha così tanto da raccontare come l’Italia in materia di cucina. Questo riconoscimento, però, servirà ad accendere un ulteriore focus sul made in Italy agroalimentare. Non parliamo di un’unica cucina, ma di tante regioni, di tante ricette e tradizioni e poi di tanti prodotti e soprattutto di svariate tecniche. E se qualcuno riduce la cucina italiana a pasta e pizza, oggi si deve ricredere. La cucina italiana è molto di più: è cultura e tradizione, ha un patrimonio immenso e si merita veramente questo riconoscimento. Nell’evolvere, è importante che non dimentichi la sua identità. E fondamentale che racconti sempre cose nuove, belle e interessanti, ma il nostro bagaglio culturale culinario non dovrebbe essere mai dimenticato quando mettiamo mano alle nostre ricette».
Nel 2023 il Governo italiano, attraverso il Ministero della Cultura e il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, su impulso di tre comunità proponenti – Fondazione Casa Artusi di Forlimpopoli, Accademia Italiana della Cucina e la rivista La Cucina Italiana – aveva presentato la candidatura della «Cucina italiana: sostenibilità e diversità bioculturale» per l’inserimento nella Lista rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco. Il 10 novembre 2025, il comitato tecnico dell’agenzia Onu ha dato un primo via libera: la candidatura ha ricevuto una valutazione tecnica positiva e gli esperti hanno raccomandato l’inserimento.
La candidatura non celebra soltanto una serie di piatti celebri – pasta, pizza, risotti e tanti altri – ma riconosce la cucina come un sistema culturale complesso, fatto di tradizioni regionali, cicli stagionali, biodiversità agricola, convivialità e condivisione. La nostra cucina, insomma, è considerata una «arte di vivere», un tessuto sociale che unisce famiglie, comunità e territori, portando con sé memoria, identità e legami.
Al di là del valore simbolico, il riconoscimento potrebbe avere un impatto concreto su turismo e lavoro: secondo alcune stime di Cst per Confesercenti, «l’effetto sui flussi turistici potrebbe tradursi in un incremento delle presenze straniere compreso tra il 6 per cento e l’8 per cento nei primi due anni, per un totale di circa 18 milioni di presenze turistiche aggiuntive». Sempre secondo Cst per Confesercenti «la ristorazione italiana è già un attrattore insostituibile del turismo». Nel 2024 i visitatori stranieri hanno speso 12,08 miliardi di euro in ristoranti, bar e pubblici esercizi, il 7,5 per cento in più rispetto al 2023. Le anticipazioni per il 2025 indicano un ulteriore aumento, con un totale atteso di circa 12,68 miliardi di euro, pari a una crescita del 5 per cento. A questi si aggiungono i viaggi turistici motivati dall’enogastronomia che generano già oggi 9 miliardi di euro di spesa diretta: un dato che conferma il ruolo della cucina italiana come uno dei principali fattori di scelta della destinazione. Infine, cosa ben più importante, valorizzare la cucina come patrimonio vivente potrebbe contribuire a sostenere le piccole realtà locali – agricoltori, ristoratori, produttori – che custodiscono sapere e sapori, evitando l’omologazione e l’impoverimento culturale.
A oggi l’Unesco ha riconosciuto come Patrimonio immateriale 788 elementi in 150 Paesi del mondo. Gli elementi italiani iscritti nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale sono 19, a cui si aggiunge 1 elemento iscritto al Registro delle Buone Pratiche di Salvaguardia. La cucina italiana viene ritenuta inclusiva, superando barriere culturali e generazionali. Inoltre, l’aderenza a principi come il contrasto allo spreco alimentare e la riduzione del consumo di risorse la rende un modello di sostenibilità ambientale. La decisione dell’Unesco rappresenta anche un riconoscimento del saper fare e del saper esportare delle nostre imprese agro-alimentari, veri e propri ambasciatori non solo del cibo ma della società italiana nel mondo.