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 2025  dicembre 09 Martedì calendario

Gli operai di Stellantis: da Pomigliano alla Serbia per uno stipendio pieno

Trasferirsi qualche mese in Serbia pur di lavorare e portare a casa uno stipendio intero. È la scelta che ha fatto Giovanni, nome di fantasia, operaio dello stabilimento Stellantis di Pomigliano d’Arco (Napoli), in trasferta a Kragujevac, a 140 chilometri a sud di Belgrado, dove il gruppo, due anni fa, ha deciso di produrre la Grande Panda. Nello stabilimento serbo ci sono un centinaio di operai italiani. Tutti su base volontaria. Vengono da Pomigliano, Melfi (Potenza), Atessa (Chieti) e altri stabilimenti in difficoltà. A Kragujevac c’è bisogno di manodopera per rispettare l’obiettivo di produzione: 500 auto al giorno. «Stare a 1.600 chilometri da casa non è facile, ma l’unica cosa che vogliamo è lavorare. Come si fa a campare con 1.200 euro? Qui lavoriamo su tre turni e riusciamo a prendere uno stipendio intero, più gli straordinari», racconta Giovanni.
Nello stabilimento napoletano la paga è decurtata da cassa integrazione e contratti di solidarietà. «Ormai si lavora 10-11 giorni al mese. Per avere uno stipendio pieno alcuni hanno accettato di andare in Serbia a produrre un modello che si sarebbe dovuto produrre a Pomigliano: è uno schiaffo ai lavoratori», dice Mario Di Costanzo responsabile automotive Fiom-Cgil Napoli. «Gli operai del nostro stabilimento che sono da mesi in Serbia sono una trentina, ma a questi se ne sono aggiunti altri che, nei periodi di stop produttivo, sono andati lì chi per una settimana, chi per dieci giorni. Non si può continuare così, serve una prospettiva di crescita per il nostro stabilimento», aggiunge Ferdinando Giustino, rappresentante sindacale Uilm a Pomigliano. «Tavares aveva detto che ci sarebbero stati tre nuovi modelli per Pomigliano e l’azienda deve mantenere gli impegni. Senza un rafforzamento del piano industriale, il rischio è di logorare ulteriormente il tessuto sociale e produttivo del territorio», commenta Aniello Guarino, segretario territoriale Fim-Cisl Napoli.
Agli operai, che hanno accettato di andare a Kragujevac, Stellantis offre lo stipendio italiano che, con i turni maggiorati e l’indennità di trasferta, può arrivare intorno ai 2.000 euro. La differenza consente di pagare il mutuo, le bollette, i libri per i figli. Per risparmiare, i trasfertisti condividono un appartamento in due o tre persone. «Qui la vita è più cara di quello che si crede – sottolinea Giovanni – Gli affitti sono aumentati e per un appartamento si possono spendere più di 800 euro al mese». I rapporti con i colleghi serbi sono buoni. «Cerchiamo di aiutarci a vicenda – racconta il metalmeccanico di Pomigliano — Ci sono anche nepalesi, marocchini. Quasi tutti giovani alla prima esperienza. Noi italiani abbiamo 10-12 anni di fabbrica alle spalle, cerchiamo di dare loro dei consigli». Ognuno è pagato in base al contratto del Paese d’origine. I serbi prendono tra i 600 e gli 800 euro e fanno quasi tutti un secondo lavoro. Una differenza contrattuale che è stata lamentata dai sindacati locali. Per i trasfertisti il primo rientro in Italia è previsto dopo 45 giorni con l’aereo pagato dall’azienda. Stare lontano dalla famiglia è un sacrificio. «La cosa più brutta è accorgersi che i figli crescono e tu non ci sei», sottolinea Giovanni. La sua trasferta termina a dicembre. «Cosa succederà dopo non lo sappiamo, ma almeno il Natale si passa in famiglia».