Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  dicembre 09 Martedì calendario

Croazia e gruppi per la verginità

Pola. Croazia. Una città splendida che mostra la sua storia antica e variegata nelle architetture austroungariche, nelle villette liberty, nel tetro classicismo stalinista. Per non parlare dei grandiosi resti romani, come l’anfiteatro che ospitava 20.000 spettatori, l’arco di trionfo dei Sergi del 27 a.C., il tempio di Augusto, un piccolo gioiello tenuto in ottime condizioni. Una città viva, che si dibatte, ormai come tante altre città del mondo fra l’accettazione della complessità del reale e dall’altra parte la voglia di fermare il tempo e riferirsi al passato come a un traguardo da riconquistare. Io sono qui col mio libro in traduzione, così come sono stati tradotti amorevolmente altri autori italiani quali, Camilleri, Morante, Magris, Scurati, Ferrante. Nella fiera molto affollata ci si interroga sulla situazione internazionale, sulle preoccupanti minacce di guerra, sulle inquietanti nostalgie per i regimi autoritari, per la denigrazione e la demolizione della democrazia.
In un’altra zona della città, in un giorno stabilito, si incontra una folla di uomini (le donne sono escluse) che chiede il ritorno della verginità femminile.
Mi è sembrata una notizia assurda, ma anche indicativa di una deriva malsana e preoccupante. Il gruppo, mi raccontano, ha cominciato a riunirsi anni fa per protestare contro l’aborto. E questo lo posso capire. L’aborto è comunque una violenza. Ma penso pure che l’aborto sia la conseguenza di una storia in cui le donne sono state private della libertà di decidere quando e come fare un figlio. Se ci fosse questa libertà possiamo stare certi che l’aborto non esisterebbe. Al suo posto si praticherebbe una maternità responsabile.
Il gruppo protestatario nel frattempo è passato dal no-aborto alla richiesta di ritorno alla verginità femminile. Le donne le vogliamo in casa, pare dicano, a occuparsi con spirito di sacrificio e sottomissione della cura dei figli e della casa. Non le vogliamo nelle professioni e soprattutto nei posti di potere. Una posizione che fa pensare a quella dei talebani in Afghanistan. Chiaramente si tratta di un gruppo minoritario, ma purtroppo da ultimo si sta allargando e sta diventando più aggressivo. Un fatto che viene visto con preoccupazione dal mondo femminile croato oggi all’avanguardia nelle professioni e nella gestione del sociale.