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 2025  dicembre 09 Martedì calendario

«Le assenze alla Scala? Bossi aveva ragione: alla politica romana il Nord dà fastidio»

Meglio soli che con i romani che non ci capiscono e ancora ci soffrono perché siamo più bravi. Il giorno dopo la Prima della Scala, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana riprende la sua battuta sulla grande diserzione del governo dall’apertura della stagione lirica ambrosiana («Ce ne faremo una ragione, noi viviamo bene anche da soli») e la butta in politica rispolverando argomenti che – come certi profumi – hanno il potere di riportare istintivamente alla memoria la stagione leghista del primo Umberto Bossi. Bersaglio: la politica di Roma, che continua a non capire e anzi a invidiare un po’ quella del Nord, ma anche una frecciata a qualche fratello leghista: «L’amatriciana è buona per tutti…».
Presidente, com’era l’atmosfera della Prima, considerate le tantissime assenze di figure istituzionali e di governo?
«Bellissima, come sempre, non si è sentita proprio alcuna mancanza. Innanzitutto perché abbiamo assistito a uno spettacolo meraviglioso, un’opera di oltre tre ore e mezza che è scivolata via velocissima grazie allo splendido lavoro della regia, dei cantanti, della scenografia e a una musica intensa. Insomma, una grande serata all’altezza della tradizione della Scala, che rappresenta sempre la nostra tradizione di eccellenza lombarda. E non è certo la maggiore o minore presenza di personalità istituzionali e politiche a incidere su questa magia. E io ho voluto esprimere il mio orgoglio di lombardo».
A prescindere dalle presenze alla Prima, però, l’idea che questo governo stia snobbando un po’ Milano è sempre più condivisa.
«Ma non dipende da questo governo: è Roma che da sempre vive con pregiudizio e fastidio la realtà lombarda, perché noi rappresentiamo ciò che dovrebbe accadere ovunque e che invece si realizza soltanto qui. E questa cosa evidentemente fa girare un po’ le scatole e noi siamo vissuti come antipatici».
Come il compagno di classe secchione che non fa copiare?
«Più o meno. Però noi siamo secchioni simpatici, e faremmo anche copiare volentieri. Lo facevo già a scuola».
Non dipende da questo governo: è Roma che da sempre vive con pregiudizio la realtà lombarda, perché noi rappresentiamo ciò che dovrebbe accadere ovunque
Però nel governo ci sono anche ministri della Lega.
«Il problema è che l’amatriciana è buona per tutti».

Cioè?
«Cioè esiste un modo di pensare, che definiamo romano, che è diametralmente opposto al nostro e che ha una sua brillante pervasività».
Aveva ragione Umberto Bossi quando voleva tenere tutti i parlamentari leghisti in un residence perché temeva che Roma li corrompesse?
«A distanza di tempo mi viene da dire che, come in tutti gli altri casi, Bossi aveva visto giusto».

In questa fase di vitalità nel partito è importante affrontare il tema del Nord Perché il Nord produce di più e sostiene economica-mente l’intero Paese
In ogni caso, adesso, anche all’interno della Lega sta tornando attuale il tema del Nord e delle politiche del Nord. Anche lei ha detto nei giorni scorsi che sarebbe favorevole a un eventuale ruolo dell’ex presidente del Veneto, Luca Zaia, come punto di riferimento per questo.
«Al di là dei nomi e dei ruoli ipotetici, la questione, a mio giudizio, va letta in questi termini: in questa fase di grande vitalità e trasformazioni è importante affrontare il tema del Nord. Ma è un argomento da impostare adesso e non dopo. Ed è un’operazione nell’interesse di tutti, perché il Nord che produce di più e sostiene economicamente l’intero Paese, non può e non deve rischiare di perdere o di vedere frenate le proprie potenzialità».
E su questo non sono tutti d’accordo, anche a Roma?
«A Roma certe cose non le capiscono. Ricordo ancora nitidamente quando, tanti anni fa, da giovane sindaco di Induno Olona, in provincia di Varese, andai al ministero per portare alcune questioni relative ai lavoratori transfrontalieri: sembrava che stessi parlando dei marziani. Ma è proprio questo il valore della territorialità della politica, rendere condivisibili temi che altrimenti non avrebbero attenzione».
Ma anche nella Lega ci sono anime e visioni diverse?
«Non direi, esistono semmai diverse sensibilità territoriali, ma sono convinto che attorno all’idea di un Nord politicamente centrale ci si compatta sempre e comunque».
Quindi adesso cosa succederà?
«Per quanto mi riguarda, succederà che la Lombardia continuerà a crescere e a essere competitiva con il resto del mondo».
E a lei? Cosa farà dopo la fine di questo suo secondo mandato alla presidenza della Lombardia?
«Farò fino in fondo il mio dovere e poi mi metterò a disposizione, se e dove potrò essere utile. Ma con spirito di servizio, consapevole di non essere imprescindibile. Ringrazierò sempre il mio partito per avermi dato la possibilità di essere sindaco, presidente del consiglio regionale e presidente della Regione».