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 2025  dicembre 09 Martedì calendario

Così l’ex ceo di Google monetizza sulla guerra in Ucraina: droni in cambio di dati

Dopo l’invasione del 2022 Eric Schmidt, attraverso una società di venture capital da lui fondata, ha offerto all’Ucraina accesso gratuito alle immagini da satellite per studiare le posizioni dei russi. A questo punto aveva creato un rapporto di fiducia con Kiev, che gli ha permesso di visitare i laboratori ucraini in cui si iniziavano a sviluppare le prime ondate di droni da guerra. Schimidt era in grado di capirne il potenziale: fra il 2016 e il 2020, aveva guidato un organo di consulenti tecnologici del Pentagono e fra il 2019 e il 2021 aveva fatto parte della Commissione di sicurezza nazionale sull’intelligenza artificiale del presidente degli Stati Uniti.
A questo punto, il 13 settembre 2023, l’ex Ceo di Google fonda in Estonia la società Volya Robotics Oü che controlla un’altra società negli Stati Uniti, Swift Beat, produttrice di droni integrati all’intelligenza artificiale. Schmidt sembra aver investito un miliardo di dollari per mettere tre gruppi in competizione per chi avesse sviluppato il drone intercettore più efficace, nei tempi più rapidi, ai costi più bassi. Ogni giorno la Russia lancia circa mille droni derivati dai modelli iraniani Shahed: costano fra 20 mila e 50 mila euro l’uno e volano a una velocità fra 160 e 400 chilometri all’ora, carichi di esplosivo. Per intercettarne almeno una parte, l’Ucraina deve disporre di almeno 1.500 droni antiaerei al giorno.
Il passo successivo per Schmidt arriva a luglio scorso, quando firma un contratto con il presidente Volodymyr Zelensky, per fornire esattamente questo: centinaia di migliaia di intercettori «con forniture prioritarie all’Ucraina, sulla base di termini speciali e a prezzo di costo». Chiamati Merops, questi droni costano circa cinquemila dollari l’uno e viaggiano a 280 chilometri all’ora.
Ma quali sono i «termini speciali»? Accanto al denaro, l’azienda dell’ex ceo di Google riceve dall’Ucraina interi archivi di dati. Swift Beat avrebbe persino fornito a Kiev un sistema per il trasferimento sicuro del materiale digitale, che a sua volta serve ad allenare gli algoritmi dell’intelligenza artificiale per i droni a guida (parzialmente) autonoma. Così tramite milioni di video ottici o termici di combattimenti fra Shahed e intercettori, Schmidt si fa pagare da Kiev in dati: sa che chi ne ha di più, vincerà la corsa dell’intelligenza artificiale per armi volanti senza pilota.
Gli intercettori semiautomatici salvano ogni giorno molti militari o civili e più essi diventano sofisticati, più proteggeranno gli ucraini. Ma Schmidt, accumulando dati, si è assicurato anche un vantaggio su altri che volessero entrare ora in concorrenza con lui sui droni automatici. Su questa base in novembre ha iniziato a vendere intercettori ai Paesi della Nato traumatizzati dagli attacchi ibridi della Russia. Swift Beat ha appena concluso contratti con Polonia, Romania, Danimarca. Altri governi seguiranno. Così l’ex Ceo di Google estrae valore dall’Ucraina e lo monetizza per sé nel resto d’Europa. Si potrà forse criticare. Ma nessun imprenditore o governo europeo è mai andato vicino a replicare la sua capacità di capire una combinazione di tecnologie e investire con l’audacia necessaria.
Ma neanche Eric Schmidt può rilassarsi. L’innovazione continua sul campo di battaglia rende rapidamente obsoleti i vecchi dati, oltre alle vecchie armi. Mikhail Kokorich, il fisico visionario arrivato da un remoto villaggio siberiano e oggi schierato con l’Ucraina, sta già costruendo altri intercettori – gli Hornets – che costano meno, vanno più veloci e sono più a guida autonoma persino di quelli di Swift Beat. Kokorich è cresciuto ai confini con la Mongolia, così povero che da ragazzo faceva il pastore: per lui, dall’inizio, la tecnologia è stata un appiglio per la sopravvivenza. Per lo stesso motivo oggi la fornisce a Kiev.