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 2025  dicembre 09 Martedì calendario

L’abbraccio europeo a Zelensky: «Non cederò terre a Putin»

Salvate il soldato Zelensky: gli abbracci che il presidente ucraino ha ricevuto ieri pomeriggio sulla soglia di Downing Street volevano essere la prova che gli europei non hanno intenzione di abbandonare Kiev nelle grinfie del Cremlino. Ma il vero problema è il cosiddetto piano di pace americano, che rischia di consegnare l’Ucraina chiavi in mano a Putin: e con essa l’intera sicurezza del Continente.
È di questo che ieri hanno discusso a Londra il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Friedrich Merz, assieme al premier britannico Keir Starmer, che li ha convocati, e al leader ucraino, che in serata ha proseguito per Bruxelles, dove ha incontrato il segretario della Nato Mark Rutte e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
Nel vertice di Londra si è provato a elaborare una posizione comune rispetto all’iniziativa di Donald Trump, che nel tentativo di mettere fine al più presto al conflitto non sembra farsi scrupoli di fronte alla prospettiva di svendere l’Ucraina (e l’Europa tutta) per potersi concentrare altrove.
A dare voce apertamente alle perplessità europee è stato il tedesco: «Sono scettico riguardo ad alcuni dei dettagli che stiamo vedendo nei documenti che arrivano da parte americana: ecco perché siamo qui», ha detto Merz. E probabilmente non si tratta di dettagli da poco, perché Trump vorrebbe che Zelensky cedesse alla Russia tutto il Donbass, compresi i territori ancora in mano ucraina, oltre che prevedere la riduzione delle forze armate di Kiev e il divieto di ingresso nella Nato. Ma il presidente ucraino ha ribadito ancora una volta che «non abbiamo alcun diritto legale o morale di cedere territori a Mosca».
Una prospettiva che delizierebbe Putin, ma che ora per la prima volta gli europei sembrano pronti a rigettare in pubblico. Anche perché, come ha aggiunto Macron, l’Europa ha ancora«molte carte in mano», incluso «il fatto che l’Ucraina sta resistendo in questa guerra e il fatto che l’economia russa comincia a soffrire».
Insomma, non è il momento di una resa incondizionata: ma con Zelensky indebolito in patria a causa degli scandali di corruzione, e con le truppe russe che conquistano posizioni sul terreno, la sensazione è che si dovrà trovare una soluzione che inevitabilmente comporterà sacrifici da parte ucraina. Allora la questione che si pone è quella formulata da Zelensky ieri mattina: «C’è una domanda alla quale io e tutti gli ucraini vogliamo una risposta: se la Russia ricomincia la guerra, cosa faranno i nostri partner?».
Il problema dunque è quello delle garanzie di sicurezza, che ormai solo gli europei sembrano volere o potere offrire: e dovranno essere «acuminate», come ha detto Starmer. Secondo Downing Street, i leader riuniti a Londra «hanno sottolineato la necessità di una pace giusta e durevole in Ucraina, che includa robuste garanzie di sicurezza».
Ma in cosa consistano queste garanzie di sicurezza resta tutto da vedere. Sicuramente non si tratterà di truppe europee schierate lungo la linea del cessate il fuoco: si punterà piuttosto a mettere l’Ucraina in condizione di difendersi.
L’obiettivo dell’incontro a Downing Street era anche quello di coordinarsi per provare a tenere agganciata un’amministrazione americana che sembra sempre sul punto di svincolarsi da impegni: «Sono deluso dal fatto che il presidente Zelensky non abbia ancora letto la proposta» di pace, ha detto Trump domenica sera. E suo figlio, Donald Jr., ha fatto sapere che suo padre è pronto in ogni momento ad abbandonare le trattative. Ma se alla fine la Russia venisse ricompensata per l’aggressione, l’Europa sarebbe sola a fronteggiare l’assalto successivo.