Libero, 9 dicembre 2025
A Riad apre la prima enoteca di lusso
Negli hotel internazionali dei vicini Emirati Arabi gli alcolici sono stati sdoganati da tempo. Ma l’Arabia Saudita ha mantenuto il divieto (introdotto ufficialmente dal governo negli anni Cinquanta) anche in questi ultimi anni in cui si è aperta al mondo, concedendo visti turistici agli stranieri, sviluppando sensibilmente le proprie strutture ricettive e ospitando un numero crescente di eventi mondani e sportivi di livello internazionale. Persino a bordo degli aerei della compagnia di bandiera Saudia l’alcol resta bandito, anche nel caso in cui si viaggi in First o in Business Class.
Però, le cose potrebbero cambiare nel giro di breve tempo, in un Paese in cui le donne oggi guidano le auto (cosa impensabile solo una ventina di anni fa) e le più giovani iniziano a girare a capo scoperto, almeno nelle grandi città come Jeddah e Riad. E proprio nella capitale, scrive il New
York Times, potrebbe essere iniziata l’ennesima rivoluzione dei costumi, con il primo negozio che vende bevande alcoliche alla luce del sole.
Sia chiaro, i locali clandestini in cui si consumano vino, birra e superalcolici ci sono sempre stati nei Paesi arabi, anche in quelli in cui l’osservanza delle norme religiose è più rigorosa. Ma si è sempre trattato di locali e club clandestini, un po’ come lo erano quelli in America durante gli anni del proibizionismo.
Invece, ora, se sei straniero, non musulmano, ricco e in possesso di un permesso di residenza “premium”, a Riad puoi acquistare alcolici presso un anonimo (e ovviamente non pubblicizzato) store situato nel quartiere diplomatico della città, contraddistinto da un’insegna che recita «Prodotti per soli diplomatici esenti da tasse».
Non è un caso che il negozio si trovi lì. Tra gli “strumenti di sopravvivenza” delle migliaia di occidentali che vivono e lavorano in Arabia Saudita per periodi prolungati di tempo è notorio il vino fai-da-te, una sorta di pozione moderatamente alcolica e dolciastra ottenuta utilizzando succo d’uva e lieviti con cui gli expat si consolano non potendo scolarsi altro.
L’inviata del Times riferisce di lunghe code di suv di lusso che attendono il loro turno per accedere al parcheggio dello store, all’ingresso del quale un addetto controlla che chi si trova a bordo delle auto abbia i requisiti per accedervi. I prezzi sono da capogiro se è vero, come scrive il quotidiano newyorkese, che una normalissima bottiglia di vino bianco è venduta a 85 dollari, «cinque volte il prezzo a cui la si troverebbe negli Stati Uniti» scrive.
Sebbene non sia chiaro chi possieda il negozio, diversi dettagli sul suo funzionamento suggeriscono il coinvolgimento del governo. I clienti hanno riferito alla giornalista che potevano acquistare una quota mensile di alcol collegata al loro numero di identificazione rilasciato dal governo, e l’app per smartphone che i diplomatici usano per accedere al negozio è stata creata dall’autorità fiscale e doganale.
Insomma, la vendita a prezzi elevatissimi di alcolici agli stranieri potrebbe diventare un’altra fonte di entrate per il Regno (come lo è per gli Emirati). E uno strumento per rendere più competitiva l’industria del turismo di lusso che la monarchia, sotto la guida del principe regnante Mohammed Bin Salman, sta sviluppando tanto sul Mar Rosso quanto nel deserto saudita. Perché un europeo o un americano storcono il naso quando, dopo aver pagato mille dollari a notte per una stanza, si sentono dire che a cena possono bere solo succhi e coca cola.