il Fatto Quotidiano, 8 dicembre 2025
Avvento. L’uso politico del presepio (aridaje!) e i cretinismi bipartisan dall’Ue agli Stati Uniti
Le montagne. Le casette, piccole e grandi. Il cacciatore. La lavandaia. L’osteria. La cascata d’acqua. La capanna, infine, dove nasce Gesù Bambino. È il tradizionale presepio di Lucariello Cupiello (Eduardo De Filippo) nella notissima scena dell’antivigilia di Natale quando Nennillo alias Tommasino (Luca De Filippo) esprime il suo dissenso nei confronti dell’opera in divenire del papà: “’O presepio nun me piace”.
Chissà, quindi, cosa direbbe oggi Nennillo dinnanzi alla solita, grottesca farsa natalizia dell’uso politico del presepio nell’intero orbe terracqueo. Un rito che andrebbe vietato con una risoluzione dell’Onu, se oggi le Nazioni Unite contassero davvero qualcosa. E invece eccolo, questo rito, che si rinnova nel periodo di Avvento scandito da cretinismi bipartisan, sia di orientamento woke e ultraprogressista, sia di matrice sovranista e di destra. La scemenza più grande è quella venuta in mente, tanto per cambiare, al generale leghista traslocato nel Parlamento europeo: Roberto Vannacci, erede naturale del mitico colonnello Buttiglione. Contro il presepe nascosto dalla sindaca di Genova Silvia Salis (in realtà solo spostato dal municipio a un’altra sede), l’europarlamentare leghista si è inventato il presepe portatile, da tenere sempre con sé in uno zaino.
Per rimanere nella zona delle istituzioni Ue: a Bruxelles c’è un’artista per giunta cattolica, di nome Victoria-Maria Geyer, che con l’imprimatur della Chiesa locale ha allestito un bruttissimo presepio con pastori senza volto, laddove l’arte contemporanea pretende di soppiantare l’insuperabile tradizione del presepio classico, in primis quello settecentesco e napoletano.
Per non parlare poi della Natività diventata propaganda anti-trumpiana negli Stati Uniti. Come ha rivelato LifeSiteNews, sito della destra clericale nordamericana, “nella chiesa cattolica di Santa Susanna a Dedham, nel Massachusetts, la tradizionale immagine di Gesù nella mangiatoia è stata sostituita” da un cartello con una scritta contro l’Ice (Immigration and Customs Enforcement) anti-migranti ai tempi di Trump. Questo il cartello al posto del Bambino: “Ice was here”. “L’Ice è stata qui”. In un’altra chiesa, stavolta nell’Illinois, il neonato Gesù ha invece le mani legate con fascette mentre la Madre Maria ha una maschera antigas, con riferimento ai lacrimogeni usati dagli agenti dell’Ice.
Questo orrido show politico sulla rappresentazione della Natività non fa che confermare la morte del presepe che il grande Roberto De Simone (musicologo, compositore, scrittore e regista morto nella primavera scorsa a Napoli, a 91 anni) constatò quasi due lustri fa. Per un motivo molto semplice, al netto delle riflessioni antropologiche e religiose. Una volta (e qui si torna al Natale eduardiano in casa Cupiello) la realizzazione del presepio era l’acme di una liturgia artistica e familiare che iniziava dopo la solennità dei morti, a inizio novembre, e si concludeva l’8 dicembre, festa dell’Immacolata. Una tradizione di fatto estinta.