il Fatto Quotidiano, 8 dicembre 2025
Calcio e soldi: le difficoltà di Dazn e i timori della Serie A: e se poi non ci paga?
Dazn ha pagato e sta pagando. Ma pagherà sempre, tutto e fino all’ultimo centesimo? La domanda che assilla i presidenti del calcio – perché quei 700 milioni l’anno mandano avanti il carrozzone – sta diventando una forma di psicosi. Scatenata dall’ultima idea un po’ bislacca venuta in mente alla piattaforma streaming e rivelata da Calcio e Finanza: far entrare la Serie A nel capitale di Dazn. Soltanto una suggestione al momento, per certi versi una proposta quasi indecente e, comunque, di improbabile realizzazione. Quanto basta, però, per agitare come formichine i padroni del pallone.
“Dobbiamo decidere cosa fare, perché se Dazn ci dovesse abbandonare come ha abbandonato la Francia, siamo tutti nei guai”: l’intemerata di De Laurentiis dal palco del “Galà del calcio”, al netto della teatralità del patron del Napoli, è indicativa dello stato d’animo dei presidenti. Tutti si chiedono come stia Dazn, perché anche se il rischio d’impresa se l’è caricato l’azienda, l’assegno alle squadre arriva finché il broadcaster sta in piedi.
La risposta è che Dazn è convalescente: dopo il naufragio della partnership con Tim, l’aumento delle tariffe e il conseguente crollo degli abbonati, quest’anno le cose vanno meglio. In stagione, fin qui, Dazn ha segnato +12,5 milioni di telespettatori complessivi, circa un milione in più a giornata rispetto al 2024/2025. Milan-Roma (2,4 milioni di persone) è stata la partita più vista di sempre su Dazn (ma era in chiaro). Il derby tra Inter-Milan ha comunque sfondato il tetto dei due milioni (2,1), che era diventato quasi una chimera. I numeri confermano le indiscrezioni: dopo essere scivolata a 1,7 milioni di abbonati (e forse meno), Dazn è risalita e oggi, a quanto risulta al Fatto, avrebbe grosso modo 2 milioni di clienti. Siamo lontani da un business profittevole, anche perché non tutti sono a prezzo pieno (la revenue share con la Lega prevista per contratto non è mai scattata): insomma, Dazn ci sta dentro a fatica.
E qui torniamo alla proposta indecente di Dazn alla Serie A: entrare nel suo capitale. Un’idea non nuova in assoluto (se n’era già discusso in sede di bando gara nel 2023), ora ripresentata come sinergia virtuosa, sul modello dell’accordo siglato con la NFL di football americano, per rinsaldare il legame fra le parti. Ma non sarebbe questo il vero senso dell’operazione. Dazn non sta proponendo alla Serie A solo di entrare nel capitale: sta proponendo di congelare una fetta dei diritti tv e restituirli in azioni al momento della quotazione in Borsa, nel 2027. È una cosa completamente diversa, perché di fatto vorrebbe dire non saldare una rata del contratto (si parla di circa un 10% annuo). Uno spauracchio di cui si chiacchierava da tempo, in realtà senza reali riscontri, perché Dazn non aveva mai dato segnali di voler venir meno ai propri impegni. E tutt’ora, formalmente, non ha detto niente di simile. Questa però è la prima volta che viene anche solo ventilato il mancato pagamento o comunque una forma di pagamento alternativo.
Dazn non dà la sensazione di un’azienda in fallimento: è ancora in fase espansiva, come dimostra l’acquisizione dei diritti del Mondiale per club (seppur con l’aiutino dei sauditi di Pif e della Fifa) e della Liga spagnola, è vicina al pareggio a livello globale, ma ha ancora problemi in alcuni mercati e sta adottando azioni sempre più spregiudicate per ripulire i conti in vista della quotazione.
La proposta alla Serie A andrebbe letta in quest’ottica, anche se ad oggi rimane una suggestione, quasi impossibile da realizzare, proprio da un punto di vista tecnico. Innanzitutto, per la valutazione da fare con tanto anticipo. E poi a chi passerebbero queste quote? Con la Lega non risulta alcuna trattativa, i colloqui esplorativi Dazn li avrebbe avuti direttamente con alcune proprietà (specie quelle internazionali, come Redbird). Ma le squadre che sono in Serie A oggi non sono le stesse che ci saranno fra due anni. Infine, cosa succederebbe nel 2027, al momento della quotazione? Conoscendoli, i presidenti vorranno subito monetizzare e recuperare i loro soldi vendendo le quote, ma questo farebbe crollare il titolo.
Oltre a queste valide obiezioni, la più banale è che i patron vogliono soldi subito, altro che quote. Tutti, di base, sono contrari. Tanti, però, sono anche spaventati. Sanno di avere a che fare con un partner non completamente affidabile e qualcuno comincia a pensare che potrebbe essere meglio un uovo domani che nulla oggi. Il tema, infatti, è come si comporterebbe Dazn a fronte di un diniego. Il timore è che l’emittente possa sospendere unilateralmente i pagamenti, come accaduto in Belgio, Francia e, caso ancora inedito, in Australia. Certo, la Serie A non è la Ligue 1 (lì la situazione era già compromessa) e la Lega avrebbe argomenti legali per difendersi. Però la guerra non conviene a nessuno. È lo scenario apocalittico evocato da De Laurentiis, che travolgerebbe il calcio italiano. Da soci (difficile) o semplici partner, il futuro prossimo della Serie A dipende da Dazn. E forse è questo il problema.