il Fatto Quotidiano, 8 dicembre 2025
Israele, l’ultima vendetta: Natale vietato a Gerusalemme
Il Natale a Gerusalemme sarà come in tutti questi anni un Natale blindato, di guerra e di qualche vendetta che si consuma a carico dei cristiani. Va detto subito che i cristiani in Terrasanta – per la verità sempre meno – sono arabi, sono palestinesi. Di fatto nella città santa per 3 religioni le celebrazioni ne escludono sempre due. Non ci sono alberi di Natale in giro per la città, né tantomeno in shopping center o negozi. Al Mamilla Mall, il più elegante e costoso centro commerciale a due passi dalla Città Vecchia, anche quest’anno sono arrivati i “delegati ultra ortodossi” per dire niente addobbi di Natale o luminarie che lo celebrano pena il boicottaggio di negozi e ristoranti.
Niente luci che possano ricordare anche lontanamente che è Natale.
Restrizioni anche per i riti, specie quelli al Santo Sepolcro che è nel cuore della Old City. Entrate limitate e i turisti e pellegrini troveranno all’uscita – come accade da anni – due file ben organizzate ai lati delle stradine di giovani ultra ortodossi che gli sputeranno addosso. Del resto come ha spiegato Itamar Ben-Gvir – il criminale che guida la Polizia nazionale – sputare ai cristiani in Israele non è peccato, è una tradizione.
Solo in qualche stradina di Gerusalemme Est – dove si concentra la maggior parte dei cristiani – si vendono addobbi natalizi. Nel resto della città nulla.
L’American Colony Hotel – l’albergo più celebre della città fondato da cristiani americani – può permettersi di sfidare le minacce degli ultra ortodossi e lo fa regolarmente ogni anno.
Betlemme, la città a 10 km da Gerusalemme dove tutto è cominciato, oggi è a maggioranza musulmana ma la presenza cristiana in questi giorni è effervescente. L’albero sulla Piazza della Mangiatoia, festoni e luci ovunque.
Migliaia e migliaia di pellegrini e non affollano la Piazza davanti ai maxischermi per la messa di mezzanotte, la Chiesa della Natività non potrebbe accoglierli tutti. Entrare in città dall’unico check-point per gli stranieri è una sfida lenta e inesorabile, ore di attesa in file di pullman turistici e auto per il controllo. Alle due di notte – alla fine della celebrazioni – il percorso a ritroso è ancora peggio. I militari sono ridotti della metà e i controlli di auto e persone sono esasperanti. Il messaggio è chiaro: sei venuto, non tornare mai più.