la Repubblica, 8 dicembre 2025
La cognata accusa Leavitt, portavoce della Casa Bianca: “Vuole farmi deportare”
La Casa Bianca e la portavoce, Karoline Leavitt, hanno mentito sulla madre di suo nipote, forse con l’obiettivo di farla deportare dagli Stati Uniti. È l’accusa che Bruna Ferreira ha lanciato ieri, parlando al Washington Post dal centro di detenzione in Louisiana dove si trova da quando è stata arrestata, in attesa di sapere se verrà cacciata dal paese. Triste storia di una relazione finita male, con in mezzo un bambino di undici anni che rischia di restare senza madre.
Bruna è nata in Brasile ma è venuta negli Usa nel 1998, a sei anni. Per un certo periodo è stata illegale, perché è rimasta oltre la scadenza del visto, ma nel 2012 aveva approfittato del Daca, con cui Obama aveva protetto dalla deportazione chi era entrato senza documenti da bambino.
Ferreira ha vissuto oltre vent’anni in Massachusetts e una sera ha incontrato in discoteca Michael Leavitt, fratello di quella che oggi è la portavoce della Casa Bianca. Si erano messi insieme con la promessa di sposarsi e nel marzo del 2014 lei aveva partorito il loro figlio, nipote di Karoline, madrina al battesimo.
Otto mesi dopo Michael aveva vinto un milione di dollari ad una competizione di fantasy football. Il rapporto però si era incrinato perché lui, secondo lei, aveva buttato i soldi in scommesse e l’aveva tradita. Il matrimonio era saltato e nell’aprile del 2015 Leavitt aveva fatto causa in New Hampshire, chiedendo la custodia del bambino. Micheal e Bruna si era denunciati a vicenda per abusi. Il giudice Polly Hall aveva ordinato la custodia condivisa e nel 2021 la coppia si era accordata per lasciare il figlio con il padre durante la settimana e con la madre nei weekend.
Ferreira faticava a trovare lavoro ed era stata indagata per aver trascurato il bambino. Viveva in una casa malandata a Cohasset, Massachusetts, con cibo marcio in frigo. Una volta sua madre, Selma Valeriano, era andata a prendere il nipote perché temeva che stesse male con la mamma.
Anche Michael aveva avuto problemi, fra cui due incriminazioni in New Hampshire per possesso di alcool da minorenne, una multa da 620 dollari nel 2009 per guida in stato d’ebbrezza e un arresto a Miami nel 2011 per una rissa in strada.
Il 12 novembre scorso Bruna stava portando il figlio a scuola, quando gli agenti dell’Ice l’hanno arrestata. È stata trasportata “come bestiame” in Vermont, Philadelphia, Texas, e infine in Louisiana. Quando si è saputo che era la madre del nipote di Karoline, l’amministrazione l’ha dipinta come una criminale, perché a 16 anni era finita davanti ad un tribunale minorile per una lite archiviata senza incriminazione. Poi l’hanno accusata di essere una madre assente, senza alcun rapporto con la portavoce della Casa Bianca. Lei ha detto al Post che sono bugie: «Vedevo regolarmente mio figlio, lo portavo a scuola e sport, riempivo la stanza di regali». Quanto a Karoline, «l’ho scelta come madrina invece di mia sorella, ero al suo matrimonio a gennaio e a Pasqua ho mandato mio figlio alla Casa Bianca». Insomma la diffamano, per favorire la deportazione: «Il giorno del mio arresto, Michael e suo padre Bob erano tra i pochi a sapere dove ero». Hanno chiamato loro gli agenti?