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 2025  dicembre 08 Lunedì calendario

Stop al Cpac in Italia, FdI boccia la proposta: “Ospiti troppo radicali”

Un conto è partecipare con una delegazione meloniana agli eventi del Cpac, altro è organizzare in Italia un appuntamento Maga. Fratelli d’Italia non è orientata a farlo, si apprende da fonti di massimo livello del partito. Per una serie di ragioni politiche. E per la radicalità delle convention, sempre più megafono dei teorici della distruzione dell’unità europea e sempre più disponibili ad abbracciare i sovranisti filoputiniani (ieri, intanto, Donald Trump Jr., figlio del tycoon, ha minacciato di tagliare gli aiuti militari a Kiev). Ecco, per tutte queste ragioni e per evitare di creare un caso che metta in imbarazzo Palazzo Chigi, FdI nutre pesanti dubbi sulla possibilità di darà seguito al pressante invito arrivato dal potente presidente del Conservative Political Action Conference, Matt Schlapp, che ieri su Repubblica ha ufficializzato l’idea: «Portiamo nel vostro Paese una conferenza Maga, a patto che la premier ci aiuti».
Un passo indietro. Il confronto con i vertici del trumpismo va avanti da più di un anno, perché a margine di ogni evento del Cpac – ovunque venga ospitato – viene recapitata alla delegazione italiana la stessa proposta: perché non pianificare la prossima tappa in Italia? La risposta informale, finora, è sempre stata diplomatica, ma sufficientemente vaga da evitare questo tipo di coinvolgimento per FdI. Questo approccio ha trovato conferma in alcuni eventi degli ultimi mesi, convincendo ancora di più i meloniani che per il momento è meglio soprassedere.
L’esempio più significativo risale al febbraio 2025, durante la conferenza Cpac a Washington. Sul palco interviene il premier slovacco Robert Fico. Lascia intendere che in Ucraina è tempo di chiudere la guerra. E che è opportuno farlo in nome della sintonia tra Trump e Vladimir Putin. Accenti filo-Cremlino e anti-europei che riscuotono l’ovazione della platea. Per i delegati FdI è ovviamente tutta un’altra storia, visto che il partito si è posizionato su una linea ostile allo Zar e vicina alle ragioni di Kiev.
Ma non basta. Ospite fisso di tutti gli appuntamenti Maga è Nigel Farage, il leader di Reform Uk alfiere della Brexit e avversario giurato dell’Europa. Difficilmente potrebbe essere escluso da un evento in Italia. Peccato che Fratelli d’Italia sia gemellata con i conservatori britannici, arcinemici di Farage. Per dire: venerdì prossimo, la numero uno dei conservatori britannici Kemi Badenoch sarà ospite della kermesse di Atreju. Non si può tenere tutto assieme, anche con i migliori equilibrismi.
Un conto è dunque partecipare agli eventi Cpac: FdI l’ha fatto e continuerà a farlo, anche come segnale di riconoscenza verso chi – quando il partito arrancava attorno al 3% – già ospitava Meloni sui palchi americani. Diverso è invece prendere in mano l’organizzazione, assumersi la responsabilità politica della scaletta, risponderne di fronte agli alleati continentali. Anche perché i detentori del marchio trumpiano – tutti americani – vogliono comunque avere il controllo del meccanismo di finanziamento di questi appuntamenti (in altri termini, intendono guadagnarci) e mantengono un rigido controllo sugli ospiti, anche se l’evento si tiene in “trasferta”.
C’è infine un ultimo aspetto, che è forse il vero punto di svolta in questa storia. La pubblicazione della Strategia degli Stati Uniti in politica estera, diffusa dalla Casa Bianca pochi giorni fa, rende politicamente ingestibile l’eventuale decisione di ospitare un Cpac in Italia: la disarticolazione dell’Europa – assieme alla teorizzazione di un appeasement con Mosca a scapito del vecchio continente – appare insostenibile per Meloni. E rischia di divaricare ulteriormente Roma e le altre principali capitali dell’Ue.